ORSI ITALIANI MAGAZINE


Allo stadio

un racconto breve di Massimo

(hairymanle@yahoo.it)

Non sono un grande tifoso di calcio. Lo sport, ai nostri giorni, e' spesso solo uno squallido business, e non mi interessa alimentarlo. La maggior parte dei miei amici, invece, vede nelle chiacchiere fatte sul calcio un argomento di discussione, ed all'indomani delle partite piu' importanti della mia squadra, al lavoro o la sera al bar non si parla d'altro. Le ho sempre ritenute stronzate, al punto che, quando i miei amici mi invitano ad andare allo stadio, trovo sempre scuse per svignarmela.

Una bella domenica di maggio, calda ed umida, come spesso capita nelle mie parti, in Puglia, i soliti tre amici mi invitarono ad andare con loro allo stadio. Si scontravano la mia squadra locale e la squadra della mia infanzia. Una partita importante. Non potevo non andarci ed in fondo lo desideravo.

Partimmo quindi alla volta dello stadio, tutti in calzoncini corti e senza maglietta: il caldo era bestiale. Io sono il piu' massiccio dei miei amici: 180, 88kg, pelosissimo ovunque e con un fisico muscoloso. Ho i capelli rasati, pizzetto, due cosce molto possenti ed un culo da favola. Pratico lotta greco romana, in una palestra locale, frequentata solo da omaccioni come me.

La mia ragazza era rimasta a casa. Il calcio non le piace e sarebbe andata in spiaggia per uno dei primi bagni della stagione.

Giunti allo stadio la calca era incredibile: una fila lunghissima al cancello di ingresso. Purtroppo, nella mia citta', il concetto di fila non esiste, e file parallele si intrecciavano. Uomini sudati si strusciavano, ed il sudore di un volto poteva facilmente cadere sulla spalla di un vicino ma era concesso, si era allo stadio. Inutile sorprendersi delle spinte, delle urla con imprecazioni ma ma ad un certo punto mi sorpresi di qualcosa. Sentivo un fiato sul collo, ed una pancia soda premere sulla mia spalla. Ho spesso fastidio quando i contatti con persone dello stesso sesso si fanno troppo ravvicinati: sono stato educato al rispetto degli spazi altrui forse una stronzata ma sono fatto cosi'. Mi girai infastidito e vidi dietro di me un uomo alto e massiccio. Era forse alto come me, muscoloso, un viso marcato da duri segni, barba abbondante e poco curata, canotta bianca, jeans logori ma puliti, scarpe da ginnastica bianca. Gli occhi dolcissimi, in un viso burbero, mi portarono subito a sorridergli, mentre due minuti prima volevo chiedergli di non spingere. Lui mi rispose con un sorriso appena abbozzato ma cordiale.

Nel riprendere la strada verso quel cancello, cominciai a rendermi conto di qualcosa di diverso. Sentivo l'uomo spingermi ritmicamente, e sentivo qualcosa di duro poggiarsi tra le mie chiappe. Ho un culo molto tondo, pelosissimo e sodo, con due chiappe che combaciano perfettamente e formano un solco ampio. L'affare duro riempiva tutto il solco, e nonostante i calzoncini da trekking, sentivo il turgore in modo molto ravvicinato. Provavo un fastidio misto a curiosita'. Avevo spesso sentito di storie di questo tipo, ma non mi era mai capitato nulla del genere. Non ho mai avuto esperienze sessuali con un uomo.

Eravamo nel frattempo arrivati al cancello. I miei amici andarono su in tribuna. Chiesi loro di prendermi il solito posto: dovevo andare al cesso. Giunto all'orinatoio tirai fuori il mio arnese. Non ho un cazzo particolarmente lungo: solo 17 centimetri, ma molto grosso, con una cappella molto pronunciata e tonda, un grosso solco e moltissima pelle. Gia', uno di quei cazzi con tanta pelle intorno. Alla mia ragazza piaceva molto, ed avevamo una piacevole vita sessuale, intensa e di qualita', senza inibizioni di alcun genere.

Ad un tratto scorsi accanto a me il tizio che fino a poco prima era alle mie spalle. Si era accomodato accanto a me ed aveva iniziato a pisciare. Non mi era mai successo, se non alla scuola media, di desiderare di vedere un pisello di un uomo, ma per qualche ragione volevo forse vedere l'oggetto che si era insinuato, a mio avviso in modo del tutto casuale, tra le mie chiappe poco prima. E bene feci a guardarlo, con la coda dell'occhio, dopo aver messo la mia mano da un lato del viso per evitare che il tizio vedesse che lo guardavo, facendo finta di asciugarmi il sudore. Era un arnese enorme: il tizio lo impugnava, con due mani, ma al di sotto della cappella ed una dall'attaccatura sul ventre, e rimanevano tre centimetri abbondanti piu' una cappella gigante. Non so perche' ma a quel punto il cazzo mi divento' duro, cosa che non mi piaceva. Non sono omofobo, anzi sono libero ed aperto di idee. Ho anche molti amici omosessuali, ma non mi ero mai trovato davanti ad una situazione del genere, dove il mio corpo, forse, rispondeva prima della mia mente.

Non so se l'uomo si accorse di qualcosa: fatto e' che, all'uscita, mi ficco' un biglietto da visita nella tasca destra, sorridendo.

Corsi a vedere la partita, che purtroppo la mia squadra locale perse. Scoraggiati io ed i miei amici tornammo verso l'auto. Avevo dimenticato la presenza del bigliettino nelle mie tasche. Arrivai a casa, feci una doccia e mi misi a sorseggiare del the freddo nel patio della mia villetta.

Fu solo alla sera, riponendo i calzoncini in lavatrice, che il bigliettino scivolo, fuori. C'era scritto: 'so che mi vuoi, anche io ti voglio '. Non so perche' decisi che lo avrei visto. Non so cosa mi attraeva vero quell'uomo, ma sentivo che volevo incontrarlo e gli telefonai.

'Ciao, sono L., ricordi, mi hai lasciato il tuo bigliettino, oggi temo di averti dato un'impressione sbagliata, e vorrei chiarire l'equivoco. Mi rispose che il modo migliore era incontrarsi per bere qualcosa, la sera stessa. Gli diedi appuntamento in un bel locale nelle vicinanze di uno dei piu' bei monumenti della mia citta'.

Alle 10 in punto ero li, a sorseggiare la mia birra. Avevo scelto un abbigliamento informale: bermuda e camicia senza maniche, a scacchi. Mi sta molto bene quella camicia, benissimo i bermuda cortissimi sulla coscia, che lasciano fuoriuscire coscioni e pelo abbondante.

Giuseppe, cosi' si chiamava, arrivo' poco dopo. Indossava anche lui un paio di bermuda corti sulle cosce, scarpe da trekking ed una T-shirt bianca, abbastanza attillata. Bevemmo una birra, poi una seconda, e decidemmo di fare una passeggiata al mare.

Ci recammo in una spiaggia vicina, d'estate frequentatissima ma in quel momento deserta. Voleva parlarmi. Avevo paura di quello che poteva volermi dire, ma desideravo sentirmelo dire, cazzo, avevo anche dimenticato il cellulare a casa, non potevo chiamare Silvia.

Giunti in riva al mare mi disse: 'Volevo dirti una cosa', ma, invece di parlare, mi prese la testa con le mani, e mi ficco' la sua lingua in bocca. Ero sconvolto. Non avevo mai toccato un uomo: mi era stato insegnato che bisogna mantenere un rispettoso distacco fisico da persone dello stesso sesso. Ma le gambe mi si piegavano, ed il cazzo mi si induriva. Giuseppe prese la mia nuca con le mani, mentre io oscillavo per l'improvviso sbandamento, mi costrinse dolcemente e piegare il capo, e inizio' a baciarmi a fondo, lentamente. Il mio cazzo era al massimo, ma sentivo lo strano bisogno di toccare il suo. Lui me lo impediva, mi allontanava da se', e costringendomi a stendermi, continuo' a baciarmi mentre con la mano iniziava a stringere i miei capezzoli. Cazzo come stringeva, cazzo come faceva male, cazzo come mi eccitava. Ero disorientato, ma non avevo forza il mio corpo era nelle sue mani. Mi toccava ovunque, la pancia pelosissima era il suo punto preferito, i capezzoli, le palle, il buchetto: ogni volta che avvicinava il dito al buchetto la mia prostata si contraeva, ed il mio ano si stringeva, in una sorta quasi di autodifesa.

Ma il suo bacio profondo mi faceva rilassare ed abbandonare, ed istintivamente chiusi gli occhi, lasciandomi baciare.

Fu cosi' che Giuseppe mi spoglio' completamente e si mise su di me. Era profumato di sudore, maschio di aspetto, forte e sicuro, deciso ma dolce. 'Ora sto per scoparti', mi disse. Certo che mi avrebbe ascoltato gli dissi sorridendo 'no, non l'ho mai fatto, quindi direi che...', ma Giuseppe mi rificco' dentro la sua lingua, costringendomi a tacere. Ora non respiravo. Giuseppe era forte, e mi stava sollevando le cosce. Ero terrorizzato, avevo paura del dolore, ma nello stesso tempo desideravo quell'uomo, dannazione se lo desideravo.

Sentii che poggiava la sua grossa cappella sul mio buco, e certo che avrebbe fatto con me quello che io facevo con Silvia, decisi di rilassarmi, per consentirgli di entrare dentro piano. Ma ad un tratto un colpo sordo e totale, sorprendente: un affondo totale, spietato, duro ed immediato, con il quale Giuseppe sprofondo' completamente dentro di me, fino ai coglioni. Un solo colpo, terribile e spietato, assestato con maestria, ma dolorosissimo. Urlai e bestemmiai, pur non avendo l'abitudine di farlo, lo spinsi, lo allontanai, o meglio cercai di farlo, perche' Giuseppe mi serrava, non accennando ad uscire neanche un po'. Era dentro di me, ed il bruciore era fortissimo. Non avevo mai sofferto tanto, e sentivo il bruciore arrivare fin dietro la schiena, la prostata pulsare febbrilmente.

Giuseppe mi guardava, io lo detestavo forse. Mi prese la nuca e ricomincio' a baciarmi, teneramente, dicendomi 'scusami, ma non me lo avresti mai lasciato fare altrimenti, ma ora saro' tenero con te'. Questa sua dolcezza, in un corpo maschio e rude, mi tranquillizzo'. Inizio' a tirar fuori il cazzo enorme. Lo fece piano, e sentii ogni millimetro di quel palo di carne strofinare le pareti strette del mio ano. Poi ricomincio' a pompare, guardandomi e baciandomi, toccandomi i capezzoli e dicendomi: 'ora godrai, tesoro'. Sentivo il mio corpo adagiarsi, le pieghe della mia carne rilassarsi. Sentivo la mia prostata stimolata da un ritmo piacevole e deciso. Non mi toccavo il cazzo, che era ritornato duro come il marmo, eppure mi sembrava di masturbarmi. Era una masturbazione mentale. Sentivo il suo glande stimolare la mia prostata, in una sintonia perfetta. Ad un tratto lo sentii fermarsi: esito' due secondi, non piu' di tanto, e poi disse 'eccomi tesoro'. Non avevo idea di cosa fosse sentirsi sborrare dentro: non avevo mai capito Silvia quando mi diceva che era una cosa assolutamente fantastica, ma ora nonappena il primo schizzo si sprigiono', notai che il mio cazzo, che non avevo neanche sfiorato, cominciava a mandar fuori fiotti di sborra calda e densa.

Godetti a lungo, con lui dentro di me, in un orgasmo che interessava tutta la mia pelle, il petto, l'inguine, e che mi fece urlare e dimenare con lui dentro di me.

Non sto piu' con Silvia ora. Ho capito che e' di altro che ho bisogno, e l'ho detto a Silvia che lo ha capito, pur soffrendone. Ora sono di Giuseppe.


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