ORSI ITALIANI MAGAZINE


Amoremorte

Un racconto di Lupo
(
pizzet_one@yahoo.it)



Strano come il presente non esista. D'un tratto e' passato, oppure e' ancora futuro per quel che uno ne puo' sapere. Oppure sono pensieri che ti vengono se hai fame e non vuoi aspettare, o stai male o sei costretto a fare la fila, magari proprio dal dottore. E ti viene in mente che ci vorra' un'eternita', ma non sai cosa vuol dire questa parola.
Sai solo che c'e' gente che si promette l'amore per l'eternita', e questo a quarant'anni ti sembra ormai strano. Ma lotti per non sembrare tu quello strano, sebbene una volta lo hai fatto anche tu e ora sei sposato, hai figli, un lavoro.
Per vivere paghi il prezzo, un piccolo, grande sacrificio giornaliero: lo stress, il gas di scarico delle macchine, il capo, l'ufficio; sopporti i primi capelli bianchi sulle basette, sui baffi. Ma sei ancora un bell'uomo, dicono. Ma perche' lo dicono poi? E tu capisci che l'oggi si sbriciola e forse non lo sei gia' piu'.
Bussi delicatamente sulla porta del capo. Puoi entrare, non pensare ad altro. A nessuno puo' interessare.
Di fronte alla scrivania nuovi colleghi. Stai pensando a come organizzare la giornata, li vedi appena. Tutti, tranne uno. Un po' meno alto di te, ben proporzionato. I raggi ancora caldi del sole di settembre beffano la veneziana e filtrano nella stanza.
Ma tu stai pensando ad altro, vuoi ignorare il  pelo liscio e folto che gli ricopre gli avambracci. Sono forti, ha le mani belle. La luce rivela nella peluria riflessi di bronzo che ti feriscono. Sei costretto a guardare. Settembre e' crudele. A dicembre a volte piove, i tuoni avrebbero distratto tutti, te compreso.
Il Sig. F. e' il suo nuovo compagno di stanza. Le presento anche …
Il cielo e' sgombro, di un azzurro scanzonato e crudele. Benvenuto collega, le mostro la stanza, le parlo di come mi sono organizzato il lavoro.

Lo hai ignorato per mesi, hai evitato con lo sguardo le mani. L'inverno ha oscurato anche i riflessi di bronzo sulle sue braccia. Ma l'inverno scompare quando lui sorride. Per questo non devi guardare. Tu sei condannato all'inverno.
Una sera ti sdrai sulla sedia comoda. Ripensi a quando era freddo e tu eri bambino. Avevi afferrato un pezzetto di legno che bruciava e lo avevi mosso nel buio e quello aveva colorato l'aria nera di  strisce arancioni.
Guai toccare la fiamma. Il disegno nel buio durava poco. E invece no, si era solo nascosto da qualche parte nei tuoi pensieri. E quando nel sole di marzo hai visto gli occhi di F. brillare per caso, e una luce verde attardarsi in aria sfuggendo al suo sguardo ad ogni cenno del suo capo,  hai ripensato alle braci nel buio, e hai capito di non potere  piu' ignorarlo.

Per mesi ti sei alzato un'ora prima al mattino. C'e' un posto dove vai al buio, vergognandoti come un ladro. A volte ti fermi, spesso qualcuno si avvicina. Sono uomini come te che vanno al lavoro e,  come te, si sono alzati un'ora prima del dovuto.
All'inizio scappavi, poi una volta ti sei fermato. E' salito in macchina un signore sulla cinquantina, un bel viso, vistosa fede al dito.
Ti ha visto imbarazzato ma ha sollevato comunque la camicia scoprendo la tua pancia villosa.
Si e' avvicinato e ha preso a leccarti, sconvolto di desiderio per te. Hai tremato ma non l'hai fermato.
La lingua dello sconosciuto ha bagnato tutto il tuo ventre, ti sei ritrovato con i pantaloni giu' alle ginocchia mentre l'uomo dal bel viso continuava a leccare ogni centimetro della tua pelle. Ha portato giu' i boxer e ha ingoiato la tua erezione ormai incontenibile.
Hai urlato, mentre lui mugolava, e con le mani gli hai spinto la testa verso il basso. Lui ha ringhiato, ma non ha fatto resistenza. Con le mani hai frugato dentro ai polsini della camicia;  hai sentito la folta peluria sugli avambracci dello sconosciuto e hai pensato a lui, a F che lavora e praticamente ti vive a fianco ignorando che ti sta uccidendo con il verde dei suoi occhi e le sue mani forti.
Hai urlato il nome che nessuno sconosciuto avrebbe mai dovuto sentire e sei esploso nella bocca del tuo amante improvvisato. Lui ha ringhiato ancora e ancora, e quando ha risollevato la testa non hai avuto bisogno di fazzoletti di carta per pulirti.
Ha ingoiato il tuo amore nascosto, ha divorato qualcosa di te che non gli apparteneva.
Fuori fa caldo. L'inverno era freddo, ma offuscava i riflessi del bronzo sulle sue braccia.

Lo sconosciuto ti guarda apre la camicia e scopre il suo torace. Ti prende la faccia fra le mani e ti attira a se. Hai il viso appoggiato sul suo petto ricoperto di morbida peluria. Istintivamente gli lecchi i capezzoli. Lo sconosciuto rabbrividisce e geme. La tua testa precipita sul suo ventre, anch'esso villosissimo. Con le mani stai accarezzando le sue cosce nude. Quando si e' tolto i pantaloni?
Il tuo viso affonda fra le gambe virili dell'uomo come minuti prima il suo viso e' affondato fra le tue.
Ha il membro molto grosso, fradicio sulla punta. Pensi al sole che penetra la stanza e risveglia il verde negli occhi di F.
Delicatamente prendi il membro dell'uomo fra le labbra e ingoi tutto leccandolo come lui ha leccato te. Non ci vuole molto. Senti il membro gonfiarsi, senti l'uomo che ringhia ancora, quasi soffocasse di piacere, e poi esplode e finalmente senti il sapore del suo seme.
Spaventato ti ritrai, ma lui ha tenuto la tua testa incollata al suo membro per tutto il tempo. La sua mano forte ti spinge verso il basso e non puoi scappare senza aver prima ingoiato tutto. Mentre il tempo passa azzoppato, lecchi e ingoi.
I fiotti sono caldi… son buoni, vuoi tutto. Ti senti come mai prima d'ora perche' hai rubato l'immagine di F. e l'hai sovrapposta a quella dell'uomo che ancora ti stringe. Per un attimo provi sollievo, poi d'improvviso la consapevolezza della tua solitudine. Lo sconosciuto amante si e' rivestito, non ha detto mezza parola. Ti saluta ed esce dalla macchina. Il sole sta per sorgere. Passerai la giornata a ricordare il sapore che hai rubato e a  chiederti se assomiglia a quello del tuo collega, dell'uomo che ami disperatamente.
Poi, a sera, quando lui andra' via, di nascosto appoggerai la testa sulla sua scrivania e forse, finalmente, piangerai.

pizzet_one@yahoo.it


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