Milano, giovedi'17 ottobre 2002

Cari compagni,

non sono un tipo molto festaiolo, ma a quanto pare l'arroganza e il culto della sopraffazione ormai e' talmente diffusa che basta che io esca di casa che ci inciampo. Come stasera.

Frank Semenzi (editore del mensile gay ''Pride''), Gianni Rossi Barilli ed io (giornalisti di ''Pride'') siamo arrivati in via Sammartini poco prima di mezzanotte per parlare con Felix Cossolo del suicidio di Dario Enriquez, avvenuto ieri (16/10).

Frank Semenzi (che era al volante) ha parcheggiato tra l'&laqno;After Line» e il &laqno;Next Groove». Davanti a noi, cioè di fronte al &laqno;Next Groove», c'erano una camionetta della polizia e numerosi poliziotti sui due lati della strada. La polizia non voleva che ci fermassimo in via Sammartini, ma Semenzi si e' rifiutato di andarsene.

Un poliziotto gli si e' avvicinato e gli ha detto con fare aggressivo:&laqno;Dammi i documenti». Frank ha risposto:&laqno;...per favore». Il poliziotto ha ripetuto la domanda. Frank ha ribattuto &laqno;Dimmi: &laqno;per favore» e te li do'. Sono un cittadino come gli altri, ho il diritto di essere trattato con buona educazione come tutti gli altri, e come anche voi volete essere trattati».

E' allora intervenuto un dirigente, urlando:&laqno;Ma si rende conto di quel che sta facendo? Lei rifiuta dunque di consegnare i documenti?».

&laqno;No, io non rifiuto, i documenti li do, dico solo che voi non avete il diritto di trattarmi senza rispetto: credo di avere diritto di vedermi rivolgere la parola con rispetto come chiunque altro»

Il dirigente ha gridato:&laqno;Lei sta ostacolando un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni! Se non obbedisce la carichiamo sul cellulare e la portiamo in comissariato!».

"Io i documenti li mostro", ha ribadito Frank, "non ho nessun problema a mostrarli, ho detto solo: solo perche' sono omosessuale non avete il diritto di trattarmi peggio degli altri cittadini!".

La conversazione e' proseguita su questo tono per qualche altra battuta, finche' il dirigente ha detto: &laqno;Va bene, portalo via». Frank e' stato accompagnato al cellulare senza opporre resistenza (e io e Gianni Rossi ci siamo spostati davanti al &laqno;Next Groove» per vedere piu' da vicino cosa succedeva), poi, dopo avere aspettato un poco accanto al cellulare, apparentemente perche' non c'era posto sul cellulare, Frank è stato portato su un'auto, con la quale poi e' stato portato via.

Il dirigente si e' messo a camminare avanti e indietro davanti al &laqno;Next Groove» gridando molto arrabbiato ai clienti, che erano sulla porta ad osservare mentre Frank Semenzi veniva portato via: &laqno;Ringraziate questo signore, perche' grazie a lui noi d'ora in poi verremo tutte le sere a farvi i controlli! Voi siete illegali. Le cose si possono fare se sono legali. Voi le volete fare, ma siete tutti illegali. Io devo fare rispettare la legalita'. Avete capito? Noi verremo tutte le sere! Per colpa di questo signore!».

Mentre il dirigente gridava queste cose noi ci consultavamo sul da farsi: nessuno ha raccolto la provocazione: il massimo delle reazione e' stata un'esclamazione di: &laqno;Ma quale illegali! Ma per favore!».

Fra gli avventori del Next Groove era presente anche un giornalista di &laqno;Radio Popolare», Diego Palazzo.

Dagli avventori abbiamo appreso che la polizia era entrata nel locale, identificando i presenti, sequestrando materiale stampato pubblicitorio di locali gay facendo commenti ironici sul suo conto (&laqno;Ve la facciamo noi la pubblicita', ora»).

Gli avventori ci hanno detto che questa era gia' la terza volta nel corso di una settimana che la polizia irrompeva nei locali gay di via Sammartini (anche l'&laqno;After line» ha ricevuto lo stesso tipo di controlli).

Saputo che nell'attiguo bar gay &laqno;After Line» erano presenti il deputato Franco Grillini e l'avvocato Marco Volante, siamo andati a chiamarli ed abbiamo deciso, assieme ad altre persone che li accompagnavano, fra le quali anche un consigliere comunale (in tutto una decina) di andare a parlare nel vicino Commissariato per chiedere cosa stesse succedendo e perche'. Dopodiche', in loro presenza, abbiamo chiesto agli avventori presenti davanti al &laqno;Next Groove» se qualcuno avesse visto quanto era appena successo e se si', se fosse disposto a testimoniare.

In tutto sono ben nove le persone disposte a testimoniare, includendo me e Rossi.

Questo fatto dimostra che altre volte, quando la polizia ha compiuto abusi nei locali gay, quando i gestori han detto di non poter sporgere nessuna denuncia perche' &laqno;i clienti non volevano», stavano mentendo. Se in trenta secondi (avevamo una fretta maledetta di andare in commissariato) ne abbiamo trovati sette piu' noi, perche' negli altri casi non se n'e' trovato nessuno? Se vogliamo parlare di malafede, facciamolo pure...

A questo punto siamo andati in commissariato. Abbiamo chiesto di essere ricevuti, attraverso Franco Grillini che si è identificato come deputato.

Hanno permesso solo a lui di entrare, ed ha avuto un breve colloquio con il dirigente di polizia, che ha provveduto anche a... schedarlo.

La sua giustificazione è che la *polizia* (non, i vigili urbani, la polizia!) e' intervenuta perche' ha ricevuto numerosi esposti sul fatto che le auto parcheggiate nella via ostacolano la viabilita' (&laqno;ne ho un fascio così di esposti, se vuole glieli mostro!" "Sì, grazie, me li mostri...» -- Non li ha mostrati!), e LE VECCHIETTE non possono più attraversare la strada. La conversazione si è svolta verso le 00:30 della notte, ora, notoriamente, preferita dalle vecchiette per la passeggiatina serale.

Grillini ha espresso il suo dubbio rispetto al fatto che i raid di polizia nei locali gay vengano compiuti per consentire la viabilita' alle vecchiette, e il dirigente a questo punto lo ha accusato di volergli impedire di applicare la legge.

Quando Grillini ha detto che avrebbe presentato lunedi' un'interrogazione parlamentare sui raid nei locali gay, il dirigente lo ha accusto di cercare di intimidirlo, di impedirgli di lavorare con serenita'.

Dopo questo scambio di battute Grillini e' stato riaccompagnato alla porta. Nel frattempo avevamo consultato telefonicamente un penalista, avvisato Radio popolare dell'accaduto e verificato le ipotesi. La decisione e' stata: aspettare fino all'indomani per vedere se il fermo si sarebbe trasformato in arresto o no prima di agire. L'avvocato Volante e' riuscito a parlare al cellulare a Semenzi, che ha detto di stare bene.

Nel frattempo il dirigente aveva chiamato i vigili urbani per multare tutte le macchine parcheggiate in via Sammartini, in modo da darsi un alibi postumo (e vendicarsi).

Verso le due Frank è stato rilasciato. A quanto afferma Frank, e' stato trattato &laqno;molto male» a parole, MA non ha subito violenze fisiche di nessun tipo.

Fra i vari insulti che racconta di aver ricevuto e' l'affermazione secondo cui dovremmo vergognarci di essere quel che siamo e &laqno;se io avessi un figlio come te, lo ucciderei».

Questo prima dell'arrivo di Grillini, dopo il quale il tono e' cambiato immediatamente.

Queste affermazioni svelano che l'omofobia, e non la viabilita', e' il vero motivo dei raid.

Due conclusioni:

- Stanotte (giovedì) sono stato invitato PER DOMANI SERA, VENERDI', A TROVARMI DAVANTI AL NEXT GROOVE E ALL'AFTER LINE, PER UN PRESIDIO. Io ho risposto, modestissima, che non ho nulla di cosi' favoloso da mettermi quanto i protagonisti del film &laqno;Stonewall», ma che verro' con gli straccetti che ho addosso. Pero' non chiamate nessun regista.

Scherzi a parte, l'intenzione dei poliziotti e' intimidire i clienti e svuotare cosi' i locali, contando sul fatto che le ''velate'' non vogliono essere certo identificate come frequentatori di certi ''postacci''. Fino a ieri i raid erano un metodo certo per fare chiudere i locali gay (o intidimidirli finche' ''ammorbidivano'' la polizia con una mazzetta). Eppure, sorpresa!, oggi i clienti erano incazzati, ma niente affatto intimiditi o impauriti. Il mondo e' cambiato, e qualche dirigente di polizia non se ne e' ancora accorto. Vogliamo aiutarlo a farglielo capire?

L'unica risposta e' trovarci sempre piu' numerosi davanti ai locali che si cerca di far chiudere, se i raid continueranno, sera dopo sera, per fare capire che la loro tattica ormai è controproducente. I gay non hanno più paura, come mostrano i 7 telefoni di testimoni raccolti in 30 secondi.

Non occorre essere frequentatori dei locali o di QUEI locali specifici per esserci: basta credere nel diritto ad avere luoghi di incotnro anche per i gay. Fare un presidio davanti significa mandare un messaggio ai questori che autorizzano le retate.

Il movimento gay e' nato cosi' (a Stonewall), difendendo il diritto di aggregazione, e l'orgoglio gay e' nato in questo modo.

- Domani, come direttore della rivista ''Pride'', mandero' un comunicato stampa. Essendo il fermato l'editore della rivista, ed essendo io testimone a due passi dal fatto, credo che non sia inopportuno farlo. Tuttavia desidero mantenere separato il ruolo dei giornali gay da quello del movimento gay, come ho fatto in tutti questi anni, e quindi vedrei come piu' opportuna un'immediata iniziativa del movimento gay milanese, con la richeista immediata di un incontro col questore. E' ora di fare capire alla polizia cosa ha voluto dire il World Pride.

Io saro' al presidio domani come gay, e come giornalista per registrare gli sviluppi ulteriori (che spero siano: nessun raid), ma penso che l'iniziativa politica ora spetti piu' alle realta' politiche milanesi che al direttore di un giornale gay. O no?

 

Ciao.

Giovanni Dall'Orto