ORSI ITALIANI MAGAZINE


I briganti a i buoni Samaritani (prima parte)

Un racconto di Ste

Il tenore stava intonando le note di 'E lucevan le stelle', segnale che la tragedia di Tosca si stava per compiere. Sul primo ordine dei palchi non volava una mosca e lo storico loggione sembrava trattenere le energie per sfogarsi, come fece, in due minuti interminabili di applausi ed ovazioni. Ero in compagnia di una anziana coppia di N., la citta' che nell'autunno scorso mi ospito' per qualche mese, per motivi di lavoro, e stavo vivendo una delle prime, favolose serate di lirica a teatro. Per l'occasione avevo sfoggiato il mio smoking, la camicia con i gemelli in oro e ossidiana, il mio bellissimo papillon e portavo al polso il regalo che mi ero fatto fare dopo essermi fatto fare per qualche mese dal sessantenne proprietario di una gioielleria di Roma, la mia citta'. Zoccola, direte voi! Perche'? Non lo siamo forse un po' tutti?

Comunque era stata un'esperienza originale. Al tipo piaceva molto il sadomaso. Mi faceva travestire ogni volta in modo differente e io avevo il compito di punire il biricchino che chiedeva pieta' in ginocchio. Devo essermi comportato bene in quei quattro mesi di avventura, deve essergli piaciuto particolarmente il gusto del mio sperma se si attaccava alla mia pompa e si faceva fare il pieno quasi quotidianamente. Lui era un ciccione brizzolato e molto effeminato, aveva le unghie dei piedi dipinte e indossava sempre tanti bracciali di ogni genere, occhiali scuri sulla testa e camicie coloratissime e aperte sul davanti. Gli piaceva in particolare il mio pelo rosso e riccio sparso abbondantemente sul petto e sulla schiena. Io alternavo le serate passate da lui con la palestra, della quale sono un assiduo frequentatore, o meglio alternavo le serate con lui con quei bei palestrati dei quali sono assiduo frequentatore.

Alla fine dello spettacolo, con le lacrime agli occhi per l'emozione di una Tosca straordinaria, mi accinsi a tornare verso casa canticchiando alcune arie. Sostai per parecchi minuti nei pressi della fermata dei taxi, ma la cosa si faceva estremamente lunga e decisi di incamminarmi lungo il budello che attraversava il quartiere. A quell'ora, svoltato l'angolo, la citta' appariva un buco maleodorante, un antro umido e popolato di spettri.

Qualche goccia di rugiada si staccava dai cornicioni sbrecciati e pioveva nelle pozzanghere del selciato sconnesso e fra le quattro, altissime mura di quei vicoli che soffocavano il rumore del traffico del centro, il suono di quelle gocce si faceva assordante, tenebroso, spaventoso. Affrettai il passo diretto verso il lungo mare, sul quale speravo potessi trovare finalmente un taxi.

Due ombre lunghe e strette si svolsero sotto i miei piedi come una passerella srotolata. Alzai lo sguardo e vidi due individui ad una decina di metri, fermi, fissi su di me che sembravano aspettarmi e bloccavano il vicolo. Dall'aspetto li scambiai per magrebini. Mi passai una mano fra i capelli cercando di guardarmi alle spalle. Ero solo.

I due erano di tre quarti, uno di fronte all'altro, entrambe piuttosto robusti, alti piu' o meno come me, con le mani infilate nei giubbotti. Uno dei due fumava una sigaretta che passo' all'altro. Questo diede un tiro e getto' il mozzicone a terra. Dovevo passare fra di loro per uscire dal vicolo. Mi avvicinai. Sapevo di avere i loro occhi fissi su di me, ma non potevo mostrarmi timoroso.

Quando fui a pochi metri da loro, quello che sembrava essere il piu' giovane estrasse un coltello a serramanico e mi apostrofo':

-Dacci i soldi, muoviti!!!- Mi bloccai atterrito e mentre il complice passava alle mie spalle, il giovane muoveva la punta del coltello a destra e sinistra, in modo sincrono al proprio corpo, appoggiandosi alternativamente su di una gamba e sull'altra. Il volto seminascosto mi apparve freddo e determinato. Allargai le braccia in segno di resa e mi sentii frugare dal complice. Puzzava terribilmente di aglio e di fritto. Le sue mani si infilarono sotto il soprabito, sotto la giacca, palpeggiandomi il petto in cerca di un portafogli che non avevo.

Avevo paura. Ma quando avvertii il contatto della sua mano sul mio petto, non pensai ad altro che alle sue mani, a quanto fosse eccitante quella situazione. Speravo quasi che non trovando molti soldi, volessero vendicarsi abusando di me in quel vicolo lurido e puzzolente.

-Dove cazzo li tieni, stronzo!!!!!???- Trovo' il porta biglietti da visita in argento e poi mise le mani nella tasca giusta ed estrasse qualche banconota da venti. La sua voce aveva uno spiccato accento mediterraneo. Lui era italiano, aveva forse quarant'anni, un busto rotondo ed una testa riccia, grassottella con una barba folta ed incolta.

-Tutto qua?- Chiese rabbioso mostrando al giovane il bottino.

-L'orologio, dacci l'orologio!!!- Minaccio' nuovamente il giovane. La sua voce fanciullesca mi faceva tenerezza. Quell'altro si paro' davanti a me e mi strappo' i gemelli ed il bracciale. Afferro' le falde della camicia aprendomela con violenza e facendo saltare tutti i bottoni. Vide che sul mio petto scolpito dai bilancieri non brillava alcuna catena.

-Brutto pezzo di merda!!- E mi diede un pugno molto violento in piena faccia.

Picchiai la schiena contro il muro del vicolo e fui tempestato di pugni al volto e calci allo stomaco.

Durante il pestaggio, violento all'inverosimile, gemetti ripetutamente, finche' mi lasciarono cadere carponi in ginocchio ai loro piedi. Il piu' giovane mi afferro' per i capelli guardando il bel lavoro di tinteggiatura compiuto dal complice sul mio volto grondante di sangue e mi fece balenare la lama del suo coltello davanti agli occhi tumefatti. Mi arrivo' un calcio in pieno petto e io caddi su di un fianco senza respiro. Mentre i due stavano per accanirsi ancora su di me, una voce proveniente dall'alto li fece fermare e, dopo un attimo di smarrimento, fuggirono nella direzione da cui ero sopraggiunto io. I minuti immediatamente successivi non li ricordo nemmeno oggi, ma ad un certo punto mi ritrovai steso su di un letto, in una stanzetta dalle pareti ammuffite e dal soffitto a volta, scrostato in piu' punti. Una lampadina appesa al centro del soffitto illuminava modestamente la modestissima stamberga nella quale mi trovavo. Avvertivo un leggero odore di spezie, una fragranza paragonabile a quella di qualche delicato fiore esotico. Un'ombra oscuro' la luce ed una bellissima voce grave comincio' a sussurrarmi qualcosa.

-Mi senti? Ti ho chiesto come va?-

-Dove sono?-

-A casa nostra.- Una seconda voce piu' robusta rispose alla mia domanda.

Giacevo su di un letto senza le scarpe ai piedi, con la cintura slacciata ed i pantaloni aperti. Mi accorsi di essere a torso nudo con il cappotto steso addosso come una coperta. La giacca mi copriva i piedi. Realizzai che i due uomini che avevo di fronte erano scesi in strada attirati dai rumori concitati dell'aggressione di cui fui la vittima e che il loro intervento aveva messo in fuga i malviventi. I due mi avevano portato in casa loro, mi avevano ripulito alla meglio del sangue rappreso e mi avevano medicato le ferite piu' evidenti.

-Ti senti meglio adesso?- Mi chiese il primo.

-Forse bisognerebbe chiamare un'ambulanza.- Disse il secondo.

-No, niente ambulanza, sto meglio adesso.- Mi affrettai a rispondere. Non volevo che la cosa assumesse le dimensioni di una tragedia. Ero intero, i due furfanti mi avevano portato via il bracciale e pochi spiccioli. Ora volevo solo tornare a casa. Cercai di alzarmi, ma l'addome mi doleva terribilmente per i calci ricevuti. Ricaddi sul letto con il panno umido sugli occhi.

-Stai calmo, adesso devi cercare di riposare, qui sei al sicuro.-

-Mi avete salvato la vita. Quei due mi avrebbero ucciso.-

-Purtroppo capita da queste parti.- Il ragazzo che mi stava parlando era un bellissimo maschio nero, una voce dolcissima e calda e un corpo mozzafiato. L'altro ragazzo, piu' o meno coetaneo era piu' robusto e piu' basso, ma splendido anch'esso.

-Io mi chiamo Ste.-

-Il mio nome e' Ahmin, vengo dalla Liberia. Lui e' Baruk della Sierra Leone.-

Ahmin era alto quasi due metri, una testa pelata lucida e liscia e due occhi marroni ed intensi. Le labbra carnosissime e due bellissime guance rotonde. Il collo taurino deliziosamente circondato da una dolcevita verde militare che delineava un fisico di una bellezza e di una compattezza divine. I due grandi pettorali sporgenti erano in contrapposizione ad un ventre incavato e due fianchi stretti. Quando si alzo' in piedi osservai con entusiasmo le dimensioni contenute del suo sedere e la lunghezza delle sue gambe avvolte in pantaloni lunghi neri. Baruk era alto all'incirca quanto me, piu' adiposo, con una bella chioma riccia, molto fine e nerissima. Portava un pizzetto ordinato e un paio di occhialini cerchiati d'oro. La sua camicia abbottonata fino al bellissimo collo glabro di un colore bianco un po' spento e due mani affusolate e callose. Il loro eccellente italiano e la presenza di alcuni libri appoggiati su di una tavola mi portarono a chiedere chi fossero e cosa facessero a N.

-Siamo studenti.- Disse Baruk. E prosegui':

-Io studio Medicina e Baruk si deve laureare in Geologia.- Li guardai con intensita'.

-Allora sono in buone mani.- E piu' che alle loro mani pensai ad altro.

-Siete a N. da tanto?-

-Da cinque anni.- Intervenne Ahmin.

-E immagino non siate sposati.- Chiesi ad Ahmin.

-No, io ho una famiglia numerosa in Liberia e con quel poco che guadagno non posso permettermi una moglie.-

-Ah! Perche' voi oltre a studiare lavorate!?- Chiesi stupidamente sorpreso.

-Si, altrimenti non potremmo permetterci nemmeno questo buco.- Rispose rassegnato Baruk.

-Tu che lavoro fai?- Gli chiesi.

-Io faccio il cameriere in una pizzeria. Ero appena rientrato quando abbiamo sentito che quelli ti pestavano.- Guardai Ahmin che stava armeggiando davanti ad una piastra riscaldante. Lui mi guardo' distrattamente e riprese a lavorare.

-Io faccio l'inserviente delle pulizie in una casa di riposo e do' una mano agli infermieri.-

-E come fate senza una ragazza?- Nessuno rispose. Si guardarono in faccia a vicenda. Ahmin si avvicino' con una tazza di caffe' solubile fumante e profumato, Baruk seduto sul letto mi aiuto' a sollevarmi e mi guardo' sorseggiarla. Il cappotto scivolo' dal mio petto e io restai a torso nudo, oggetto della curiosita' dei due ragazzi.

-Cerchiamo di arrangiarci.- Disse improvvisamente Ahmin sedendosi sul letto accanto a Baruk.

-Facciamo da soli.- Concluse Baruk sorridendo. E appoggio' teneramente la sua mano sul ginocchio di Ahmin.

-Capisco. Deve essere piacevole, siete due bellissimi ragazzi.- Dissi con un velo di imbarazzo togliendomi il cappotto dallo stomaco.

Si guardarono sorridendo e si baciarono sulla bocca. Li guardai pieno di invidia e di speranza.

-Vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per me, ma ora me ne dovrei andare.- Il mio tono rivelava un risentimento che i due non meritavano.

-No, aspetta, perche' non resti fino a domani?- Chiese Baruk. E mi mise una mano sulla spalla saggiando la compattezza dei miei muscoli. Mi stavo eccitando. Il contatto delle sue mani mi piacque, il mio batacchio si stava indurendo e il pacco che si intravedeva sotto i calzoni cominciava a crescere. Appoggiai la tazza al tavolino vicino al letto e mi sistemai il cazzo.

-Mi piacerebbe scopare con voi.-

-Allora resta.- Rispose Baruk

Mi avventai su Baruk baciandolo appassionatamente ed egli ricambio' con altrettanta passione. Ahmin restava a guardarci e comincio' col togliersi la maglia. Il suo corpo era eccezionale, gli addominali erano perfettamente definiti. Il suo corpo glabro invitava a leccarlo con avidita'. Si tolse i pantaloni e gli slip. Fui folgorato dalle dimensioni del suo uccello nero e scappellato e mi affrettai a liberare la mia bestia che nessun confronto temette mai, nemmeno questo. Restai sul letto, inginocchiato sui talloni, appoggiando le braccia dietro la schiena ed aprii le ginocchia al piacere. Baruk me lo prese in bocca immediatamente. La sua bocca calda e salivosa era un rifugio ideale, ma io volevo assaggiare il cazzo di Ahmin, duro e lucido a due passi da me. Lo afferrai per le natiche, due chiappette dure come la roccia e lo avvicinai alla mia bocca vogliosa. Ahmin gemette con voce rauca non appena la mia lingua comincio' a solleticargli il frenulo. Aveva un buon odore ma era troppo grosso da tenere in bocca, quindi presi a rosicchiargli delicatamente tutto l'attrezzo, dalla cappella alle palle e ritorno, come se stessi sgranocchiando una bella pannocchia imburrata. Alla fine almeno la cappella riuscii a metterla in bocca. Ahmin mi accarezzava la testa e le spalle pompando energia dentro di me. Le sue natiche si inumidirono di viscido sudore, mentre i suoi movimenti pelvici si facevano via via piu' intensi. La mia mano si insinuava fra le natiche nel tentativo di raggiungere il suo buco. Egli se ne accorse e mi facilito' l'accesso allargando le gambe. Il suo buco era caldo e umido. Presi a massaggiarlo prima con delicatezza, poi sempre piu' forte.

-Mmmhhhh!!! Non fermarti, ti prego- Guai' Ahmin. Ed io lo accontentai. Le mani di Baruk mi massaggiavano il petto e giocherellavano con i miei capezzoli, mentre la sua lingua ruvida e calda flagellava la mia grossa cappella. Ahmin accelero' le pompate e dopo pochi minuti disse:

-Preparati, ti sto sborrando in bocca.- Non volevo perdermi nemmeno una goccia di quel nettare e lo ricevetti sulla lingua ingoiandolo poi a piccole dosi. Ahmin, afferrandomi la testa, la porto' fra i suoi splendidi pettorali. Cominciai a leccare furiosamente la sua pelle salmastra, i suoi capezzoli duri e neri, mentre sotto i colpi della mia lingua i suoi fasci muscolari si contorcevano e fremevano. Fui prossimo all'orgasmo anche io e non ebbi il tempo di avvertire Baruk. Lo inondai in viso schizzandogli la camicia.

-Nooo!!! Cazzo!!! L'unica camicia pulita!!!- Protesto' Baruk.

-Fregatene della camicia e fottimi subito.- Gli risposi abbassandogli i pantaloni e rivelando la sua bella nerchia affusolata. Lui si sedette fra le mie gambe.

-Voglio guardarti in faccia mentre ti scopo.- Ahmin si accoccolo' alle mie spalle e io mi sdraiai su di lui. Afferro' le mie braccia bloccandole e impedendomi cosi' di difendermi dalle attenzioni di Baruk che prese ad abusare di me a piacimento. Le sue belle dita stropicciavano il pelo del mio torace, lisciavano i contorni dei miei pettorali e contavano gli avvallamenti dei miei addominali. La sua lingua calda solleticava il mio ombelico. Sentivo dietro la testa l'avvallamento del petto di Ahmin e allargai le gambe voglioso di ricevere il regalo di Baruk. Si avvicino' leccandomi i capezzoli. Comincio' a morderli.

-AAAhhh!!!! Sei fantastico!!!- La mia voglia di lui cresceva, diventavo lo strumento del suo piacere ed egli del mio. Mi massaggio' lungamente il buco con la mano insalivata e io impazzivo per l'attesa.

La sua enorme cappella comincio' a farsi strada dentro di me. Io digrignavo i denti per il dolore e degli godeva della mia sofferenza.

-Stai buono!!- Disse con tono rassicurante.

-Ma che cos'hai una trave?- Piagnucolai.

-Aspetta di prendere quello di Ahmin.- Gemetti di piacere e cercai di muovere il bacino per facilitargli la penetrazione. Avvertii un dolore acuto e istantaneo. Era dentro. Mi afferro' per le cosce e comincio' a sbattermi come una troia ed io come una troia lo guardavo negli occhi rantolando.

-Aaahhh!!!! Siiiiii!!!! Continua!!- E mentre gemevo la sua eccitazione cresceva e la penetrazione si faceva piu' profonda.

-Mi sa che questo bisognera' legarlo quando lo fotterai tu.- E mentre ridevano io mi sentivo in loro potere e il mio uccello ricomincio' a eruttare sperma liquido e trasparente. Il letto era ormai un giaciglio sudaticcio e insanguinato. Baruk eiaculo' in me e l'intensita' dei suoi schizzi mi riempi' totalmente. Quando i rantoli di Baruk cessarono, il suo attrezzo usci' dal mio corpo molto lentamente trascinando con se sperma e sangue. Io trovai sopra di me Ahmin che volle possedermi finche' il mio sfintere fosse ancora sufficientemente dilatato.

-Aggrappati al letto.- Ordino'. Ed io afferrai le sbarre della testiera.

-Sei pronto?-

-Non perdere tempo, ti voglio subito.-

Nel vicolo riecheggio' un grido soffocato. La trave di Ahmin comincio' a penetrarmi ed a dilaniarmi le mucose. Cercai di tenere ferme le cosce adagiate sulle spalle del mandingo che mi fotteva, ma il dolore per quel siluro sproporzionato era terribile. Per parecchi minuti soffrii fino alle lacrime, urlai come un dannato mentre Baruk mi teneva fermo e mi schiacciava uno strofinaccio sulla bocca. Poi, una volta adeguate le dimensioni del mio ano a quelle del suo randello, ebbi dieci minuti di piacere immenso. Ahmin mi stava scopando da molti minuti, le mie cosce ormai lo cingevano ai fianchi e lui era proteso su di me. Grossi goccioloni di sudore gli rigavano il corpo e mi piovevano addosso. Gli passai le braccia sotto le ascelle umide e odorose palpando la incredibile muscolatura della sua schiena e strinsi il suo petto al mio fino a sollevarmi dal letto. Le sue braccia nerborute riuscivano a reggere anche il mio peso e mentre usciva e spingeva, i peli del mio petto solleticavano il suo. Le sue splendide natiche si contraevano e si rilassavano molto velocemente ed erano sode come rocce. Il mio mandingo mi fotteva e rantolava digrignando i denti bianchissimi per il dolore che provava a causa del mio buco stretto che cercavo di stringere per sopportare il dolore immenso che provavo. Alla fine avevo il sedere anestetizzato e non ero piu' in grado di avvertire alcunche', ma Ahmin giuro' che mi aveva infilato tutti i ventitre centimetri della sua mazza nel culo. Un paio di colpi piu' intensi e lui si rilasso' sopra di me restando dentro ancora per qualche minuto.

-Sei stato fantastico!!- Ansimai stravolto. Baruk si sdraio' al mio fianco e cominciammo a limonare mentre io rimasi sotto il corpo caldo, sudato, appisolato di Ahmin. La lingua di Baruk era grossa, muscolosa, penetrante. La assaporavo voglioso. L'uccello mi si rizzo' nuovamente e cercai di sollevare il corpo scivoloso di Ahmin per poter sfuggire alla sua mole.

-Scopami Ste.- Chiese Baruk ammirando la mia verga in tiro che poco aveva da invidiare a quella di Ahmin.

-Vieni qui, lubrificami il cazzo.- Baruk si inginocchio' ai miei piedi e prese a spompinarmi nuovamente, mentre io, che mi sentivo mancare le forze per il delirio di passione che stavo vivendo, dovetti sedermi su di una seggiola. Baruk ne approfitto' immediatamente, con un filo di sborra che legava le sue labbra al mio manganello, si sedette su di me abbracciando il mio corpo e la sedia insieme.

-Fottimi, ti prego fottimi!!!!- E le sue bellissime natiche avvolsero il mio pisello in un abbraccio caldo ed umido. Lo penetrai senza alcuna difficolta', ma la sua espressione di godimento era sincera e comincio' a saltellare su di me prendendolo tutto dentro fino in fondo.

I nostri corpi sudati aderivano e scivolavano l'uno sull'altro, mentre la nostre lingue duellavano nelle nostre bocche come spadaccini. Dopo dieci minuti di amplesso durante i quali lo guardavo negli occhi, schizzai una alluvione di sborra dentro di lui e quando si rialzo' il mio pene dritto e ancora duro, colava come un vulcano in eruzione.

Restai ancora qualche minuto, il tempo di osservare Bark e Ahmin che riposavano insieme uno accanto all'altro e malgrado la mia voglia di farmi sbattere ancora dai due, ripresi i miei vestiti, annotai su di un foglio il mio numero di cellulare e glielo lascia, quindi uscii di casa.

 

(continua)