Le recensioni di Emilio Campanella: Aprile 2003


COINCIDENZE

E' strano come, talvolta, le cose si muovano e delle coincidenze si creino a formare dei percorsi tematici cosi' collegati fra loro.

Qualche giorno fa (14/III) l'Unita' pubblicava una bella recensione (a firma di Manuela Trinci) di OTTO di Tomi Ungerer; la mattina successiva al Centro Candiani di Mestre si inaugurava DIETRO LA LAVAGNA, una bella mostra dedicata alla scuola a Venezia fra il 1866 ed il 1977, ricca di documentazioni, immagini fotografiche d'epoca e ricostruzioni di ambienti attraverso oggetti vecchi ed antichi: cartelle, lavagne, banchi (quelli di legno!), carte geografiche, cattedre, armadî "pieni" di sussidî didattici "come venivano chiamati allora, ed un bel montaggio di frammenti di documentarî d'autore. In margine, nei prossimi mesi (la mostra rimarra' aperta sino al 4 Maggio prossimo) una piccola rassegna di film sul tema.

Nel pomeriggio un salto alla Feltrinelli dove sono venuto in possesso del piccolo libro citato, e poi al cinema per vedere ESSERE ED AVERE (si, arrivato qui con molto ritardo!) un prezioso documentario di Nicolas Philibert sull'esperienza di un maestro e della sua monoclasse fra i monti dell'Auvergne. La sera dopo e' stata, invece, la volta del durissimo, notevole, sconvolgente IO NON HO PAURA di Gabriele Salvatores. Un film che caldamente consiglio (anche se non in tutte le serate!) tratto da Niccolo' Ammaniti e diretto con raro acume e precisione, oltreche' molta sensibilita' per lo sguardo infantile (anche fisico dato che la macchina da presa e' tenuta deliberatamente ad 1m30 di altezza) nei confronti di un mondo adulto che definire spaventoso e' poco. Si tratta del rapimento di un decenne, a scopo di riscatto (e' proprio di queste ore la notizia di un episodio simile ai danni di un piccolo cinese di cinque anni che ribadisce la scottante attualita' di un film, pur ambientato 30 anni orsono). Casualmente il protagonista, della medesima eta' del piccolo prigioniero, scoprira' la buca dov'e' tenuto e si instaurera' un rapporto di aiuto per l'uno, ed un percorso di maturazione per l'altro. Non rivelo il finale, che, probabilmente, ormai tutti conosceranno, e faccio notare la straordinaria partecipazione del Grande Diego Abatantuono, eh si', bisogna proprio dirlo (il peggiore personaggio della sua carriera, e' stato scritto, apprezzandolo) per cui occorrono alcuni aggettivi: rivoltante, disgustoso, repellente ... insomma l'orco delle favole, fatto e finito, ma reale ed insidiosamente violento, e qui il mondo dell'immaginario infantile e la realta' si toccano e si confondono. Con molta acutezza il mio compagno mi faceva notare come il primo film di cui ho parlato racconti la realta', mentre l'altro sia un'opera di finzione, e come le due cose siano, per una volta, ribaltate: poetico, gaio, tenero, talvolta malinconico e triste, ma affettuoso il primo; tragico e sconvolgente il secondo, ma come tragicamente vicino alla verita'.

E questo mi da' la possibilita' di tornare al primo argomento: OTTO di T. Ungerer (Mondadori, Euro 5,20). Cercavo, aspettavo questo libro da anni, da quando, appena pubblicato, lo vidi a Vienna nel Bookshop del Museo Ebraico. Conoscevo quest'autore di libri per bambini da quando, molti anni orsono, lavoravo in libreria, ed attratto dal teddy bear in copertina, iniziai subito a sfogliarlo, ma essendo l'originale in tedesco, decisi di cercarlo in Italia.

Sono passati circa tre anni, ed ora, finalmente l'ho trovato. Questa edizione e' piu' piccola e maneggevole, ottima per le biblioteche intasate come la mia!

La storia e' semplice: Otto nasce in una piccola fabbrica tedesca e viene donato a Davide, per il suo compleanno, dai suoi genitori; con l'amico del cuore, Oscar, ne fanno il loro compagno di giochi. Gli anni sono duri e Davide ben presto dovra' farsi cucire addosso agli abiti una stella gialla. Prima di essere deportato affidera' Otto all'amico che vedra', dopo poco, partire il padre per il fronte. Durante un bombardamento, uno spostamento d'aria catapultera' lontano l'orso che verra' trovato da Charlie, un soldato nero americano, che tenendolo contro il petto ne verra' salvato quando verra' raggiunto da un proiettile. Dopo essere diventato la mascotte del reggimento, il nostro Otto arrivera' negli U.S.A e' verra' donato da Charlie, alla figlia Jasmine con la quale vivra' un momento di serenita' domestica. Un brutto giorno dei ragazzacci glielo strapperanno dalle mani per farne la loro vittima e gettarlo poi in una pattumiera; qui una vecchia lo trovera' e lo raccogliera' per portarlo ad un antiquario che lo acquistera' apprezzandone la qualita', e dopo averlo restaurato lo mettera' in vetrina dove lo ritroviamo dopo il lungo flashback che costituisce la narrazione. Passeranno lunghi anni finche' qualcuno lo notera'...

No, non vi rivelero' il finale, ma vi assicuro che la commozione non manca.

Il testo e' breve e sintetico ed i disegni sono efficaci. Naturalmente non e' solo un libro per bambini, e puo' esser un ottimo spunto di riflessione per rispondere alle domande che i piu' giovani, proprio in questi giorni, ci possono fare intorno alla guerra ed alle "differenze" fra gli uomini.

Questa storia ha una coda personale, infatti qualche giorno fa a Genova avevo comperato un'altra copia del libro per i nipoti di un'amica, e rientrando, in treno, sono riuscito a perderlo (rapito?) ed in stazione non e' stato trovato... cosi', ho dovuto rinunciare alla mia copia, ma solo per poche ore dato che poco dopo la consegna sono corso in un'altra libreria ed ora e' qui, nuovamente sul mio tavolo!

Continua...?

Dimenticavo di dire che proprio in questi giorni sto leggendo BAMBINI NEL TEMPO di Ian McEwan intorno alle interrelazioni fra mondo infantile e adulto.

emilio campanella