ORSI ITALIANI


Le recensioni di Emilio Campanella

Aprile 2009


MORANDI A FERRARA - DA BARONI A PIACENTINI  A GENOVA - ANDREA BRUSTOLON A BELLUNO - MATTOTTI E VENEZIA - ELIO COL


E' ancora aperta la grande mostra morandiana bolognese, che si e' inaugurata quella ferrarese: MORANDI, l'arte dell'incisione, che, inaugurata il 4 aprile, rimarra' aperta al pubblico sino al 2 giugno, negli spazi di Palazzo dei Diamanti.Insomma, come s'era auspicato, ideale continuazione, ed anzi, approfondimento della prima, questa esposizione che presenta un ampio corpus di oltre 130 incisioni che seguono tutto il percorso dell'artista; fra queste, 40 paesaggi e 6 figure. L'allestimento della mostra e' accurato, com'e' nelle abitudini di Ferrara Arte, e, se possibile, di ancor maggiore discrezione, in modo da porre in risalto la forza espressiva di quelle che, nella maggior parte, sono acqueforti,tecnica incisoria preferita da Morandi. E' da premettere come la qualita' delle tirature sia altissima, cosa che valorizza ulteriormente l'attenzione per gli sfumati. La cura per le 'inquadrature' e' la medesima dei dipinti che, molto spesso, da qui traggono origine. Nelle nature morte, gli oggetti, talvolta balzano fuori, quasi piu' che sulla tela. Si ritrovano i medesimi temi, la medesima coerente ricerca, incisa e scavata, ancora piu' concentrativa e rigorosa, se possibile! Il percorso espositivo segue un criterio cronologico, e parte dal 1912, per arrivare al 1961. Sono presenti alcune GRANDI NATURE MORTE, i cui oggetti sembrano veramente ingigantiti e che mi hanno ricordato la memorabile scenografia di un antico Romeo e Giulietta di Carmelo Bene: anche qui sembra possibile veder passeggiare persone fra queste coppe, brocche, vasi grandi come palazzi; c'e' come un'affascinante senso di 'mise en abime' scenografico, appunto. Cito poche opere a titolo di esempio: le prime tre per l'attenta cura espositiva di porre in successione segni sempre piu' marcati, Natura morta con la tazzina bianca a sinistra, 1930; Natura morta, 1930; Grande natura morta con lampada a petrolio, 1930; tutte dagli Uffizi. Ancora: Grande natura morta circolare con bottiglia e tre oggetti, 1946, dalla luce memorabile,  ancora dagli Uffizi e Narura morta con tre oggetti, 1954 con scatole misteriose,  dal Museo Morandi di Bologna. Accurato il catalogo edito da Ferrara Arte, ricco di ampie schede sulle vicende specifiche relative alle scelte incisorie dell'artista, per ogni opera.

emilio campanella


Immagini e memoria della Grande Guerra a Genova e in Liguria. Genova, Museo di Palazzo Reale -Teatro del Falcone, sino al 14  Giugno.
Il percorso espositivo si snoda sui due piani del ferro di cavallo della sala, al centro quattro ambienti multimediali, con testimonianze in videoproiezione, interpretate da Umberto Orsini, di lettere dal fronte, di eroi della Prima Guerra Mondiale; insieme con immagini, reperti, oggetti.
I corridoi esterni sono solcati da nicchie che ospitano oggetti d'uso quotidiano nelle trincee, e voci di testimoni. Molti sono gli artisti combattenti di cui sono esposti disegni, caricature, olii, ovviamente, piu' spesso, su materiali di fortuna che restituiscono, talvolta con ingenuita', talaltra con la forza espressiva di grandi artisti, la tragedia che stavano vivendo.
I nomi sono, un po' alla rinfusa: Balla, Boccioni, Bonzagni, Brunelleschi, Cambellotti, Carra', Cominetti, Dudovich, Arturo Martini, Merello, Milesi, Nomellini, Previati, Russolo, ed anche molti altri 'minori', ma non meno efficaci ed espressivi.
Al primo piano, sulla 'balconata' opere a tutto tondo, disegni d'architettura di edifici e per monumenti celebrativi, quando il lavoro era quello della rievocazione e della memoria, piu' spesso fortemente retorica! Molti modelli interessanti di Piacentini e Baroni, quest'ultimo, dall'estetica molto vicina a Wildt.       

Nelle sale del Palazzo Reale, gia' Balbi Durazzo s'inizia un 'piccolo percorso' dedicato a Luca Giordano, che continua in altre due sedi. E' quindi un buona occasione,rivedendo il bell'edificio, fare attenzione a CLORINDA SALVA OLINDO E SOFRONIA, LOTTA FRA PERSEO E FINEO, e soprattutto la magnifica CROCEFISSIONE CON LA VERGINE, LA MADDALENA E SAN GIOVANNI.
Raggiungendo la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola (Piazza Pellicceria) ecco EDUCAZIONE DELLA VERGINE ed  ALLEGORIA DELLA PACE , e solo sino al 24 Maggio- mentre la manifestazione durera' sino al 31 dello stesso mese- FUGA DI ENEA DA TROIA IN FIAMME, in prestito dal Sovrano Ordine di Malta; poi, a conclusione del piccolo preziosissimo viaggio, a Palazzo Lomellino in Strada Nuova (via Garibaldi) FUGA IN EGITTO, una tela movimentatissima recentemente attribuita e facente parte di una fortunata collezione privata.
Due quadri mitologici: GALATEA E POLIFEMO e  DIANA E I NIOBIDI, e da ultimo un'intensissima SANTA LUCIA CONDOTTA AL MARTIRIO, dalla luce straordinaria,tutti in prestito dal Museo di Capodimonte.Alzando gli occhi troverete che i soffitti sono affrescati da Bernardo Strozzi. L'ultima notazione e' costituita dall'appena inaugurata nuova sezione permanente, di arte medioevale: DA BISANZIO AL RINASCIMENTO el Museo di S.Agostino, un altro viaggio emozionante.

emilio campanella


Palazzo Crepadona a Belluno, continua a valorizzare le glorie locali e quest'anno presenta quello che Honore' de Balzac ne LE COUSIN PONS, ebbe a definire: 'le Michel-Ange du bois'.
Prende le mosse da qui, infatti, il titolo della mostra ANDREA BRUSTOLON 1662-1732 'il Michelangelo del legno' aperta sino al 12 luglio. L'allestimento e', ancora una volta, affidato a Mario Botta che fa un lavoro meno pesante che con Tiziano, ma che, comunque, ha luci ed ombre; infatti, non ci dicono nulla le gigantografie di disegni in argento, sulle pareti, mentre in diversi casi oggetti molto ornati, hanno specchi intelligentemente orientati per una migliore fruizione; ed e' buona idea porre i disegni nella prima parte del percorso, quando l'attenzione del visitatore, ancora, non e' troppo affaticata.
La mostra non e' grandissima, ma molto ricca dal punto di vista della qualita', oltreche' attentamente contestualizzata con cio' che producevano gli artisti coevi in differenti ambiti.
S'inizia dall'alto, con le sale da 1 a 6 al secondo piano, poi 7 e 8 al primo, ed al piano terra in cio' che e' definito il cubo (era la corte) nell'intuizione dell'architetto che ha ricavato uno spazio molto ampio che, pero', ancora non e' riuscito a sfruttare in maniera soddisfacente, poiche' non ci dice nulla una piramide rovesciata di cordelline tirate blu che incombe sulle sculture senza aver con loro nulla a che fare, ma neppure disturbarle, per fortuna.
Peraltro sono assoluti capolavori come una coppia di angeli in volo dai Frari di Venezia, altri due, reggilampada, da S.Stefano di Belluno ed il Tizio di cui parlero' piu' avanti. Si parte da una piccola sala di bozzetti in terra ed opere di piccolo formato (illuminata con grande cura) come il bozzetto del pugilatore 'cugino' di Tizio ed antenato di quelli canoviani che e' in ottima compagnia di Bernini e Parodi; piu' avanti un movimentatissimo ABRAMO E ISACCO da Francoforte.
Artista a tutto tondo del tuttotondo, facendo un gioco di parole un po'facile, come si puo' vedere dalla qualita' dei modellati appena descritti, e che vengono, per la maggior parte, da collezioni private e dalle Gallerie dell'Accademia di Venezia, cosi' come e' interessante vedere l'evoluzione tecnica ed espressiva dei disegni dal Civico Museo di Bassano.
Ma cio' che piu' mi ha colpito e' come i soggetti sacri dipinti, ad esempio: Madonna addolorata (dalla fortissima influenza nordica), San Giovanni Evangelista, Cristo Crocifisso dalla Parrocchiale di Farra d'Alpago, mi abbiano ricordato Maragliano, entrambi, infatti, molto influenzati anche dall'arte nordica; ma per altri versi, Brustolon ha qualche cosa di certe suggestioni estremo-orientali, mi riferisco al PORTAVASO CON PUTTI E MOSTRI da Ca'Rezzonico (da cui provengono molte altre opere, e che ospita nel salone da ballo, una serie magnifica di"mori") che ha veramente, a modo suo, qualche cosa di cinese, tanto nel movimento del gruppo come e soprattutto per la presenza del mostro marino, pur essendo assolutamente occidentale e barocco!
Un altro caso e' il TIZIO gia' citato, dall'espressione furente molto vicina, cosi' come i capelli 'fiammeggianti' e la barba fluentissima, ai demoni protettori dei templi dell'estremo-oriente, ed anche qui, per un mito assolutamente occidentale!
Il buon catalogo edito da Skira, da' un quadro completo delle opere di contesto esposte,come di quelle dell'artista visibili in citta',nel bel Museo Civico gia' citato e nella chiesa di S.Pietro, cosi' come a Feltre; Zoldo Alto, Mareson;  Forno di Zoldo, Pieve; Dosoledo di Comelico  Superiore.

emilio campanella


La Fondazione Bevilacqua La Masa, nel suo spazio di Piazza San Marco, e sino al 17 Maggio, propone una scelta di opere di Lorenzo Mattotti che hanno come scenario, Venezia e le sue atmosfere, create per il volume: SCAVANDO NELL'ACQUA, edito dal Consorzio Venezia Nuova; la mostra infatti e' appunto intitolata: MATTOTTI E VENEZIA, scavando nell'acqua.
Distribuita sui due piani, ha un'introduzione costituita dalla sala dedicata alle foreste che, a scelta dell'artista, serve da chiave di volta per la comprensione delle motivazioni stilistiche che hanno portato al segno che contraddistingue queste sue visioni della citta' e delle sue acque, come un continuo intrecciarsi di linee.
I lavori sono chine ed acquerelli e sono una continua sorpresa per le prospettive sempre ardite e talvolta, inedite, scelte come angolazione visiva. Al primo piano, una sala rossa ed un'altra verde, in successione a contrasto cromatico con le vedute.
I colori sono saturi, la trama delle linee marcata, gli intrecci, i labirinti liquidi hanno un segno forte; talvolta si affacciano accenni di narrazioni grazie a personaggi misteriosi, persenze surreali, mostri benevoli che vivono la loro esistenza o guardano lo spettatore/visitatore/curioso con sguardo assente, sognante, pacato.
L'ultima sala confronta le grafiche di Mattotti con le immagini riprese da Carlo Mazzacurati per un suo documentario, ed e' interessante constatare come le due visioni siano in sintonia.


Elio Ciol. Terre di poesia  Fotografie 1950-2007. Con questa mostra che rimarra' aperta sino al 14 Giugno, il Centro Culturale Candiani, rende omaggio al grande fotografo, in occasione del suo ottantesimo compleanno. Un percorso per immagini in un prezioso bianco e nero, che ricopre quasi sessant'anni di un lavoro e di una ricerca estetica che gioca tanto sui forti contrasti, come sulle piu' morbide sfumature. 

Interprete attento e sensibile nel guardare i volti, i paesaggi, le architetture, le tragedie (testimone del disastro del Vajont), al lavoro come fotografo di scena sul set del film GLI ULTIMI, rivisitando il Friuli, lui ch'e' originario di Casarsa della Delizia, una terra il cui forte legame si ritrova nelle immagini di montagna, con valli cupe accese da lampi di sole che illuminano un borgo sulla collina e le sommitą degli alberi piu' in basso, cosi' come visioni di immoti paesi innevati e silenti lagune; spiagge dai labirintici disegni compiuti dal vento sulla sabbia, ed ancora, giochi geometrici come nella serie ABITARE IL LEGNO; cosi' come l'attenzione all'architettura; siano le mura di Venzone, il duomo di Milano o l'EUR negli anni ' 50, o pił recentemente, l'opera di Gehry  a Bilbao. 

Marsilio ha pubblicato un'elegante volume che porta il medesimo titolo della mostra, ma ci sono fotografie in piu' ed in meno, quindi entrambi meritano di essere presi in considerazione unitamente. Di tutte queste immagini ne scelgo una. SPONTANEITA', Amalfi 1957, al centro della quale e' un bimbo dagli occhi che ridono.


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