Le recensioni di Emilio Campanella

Dicembre 2006


DOMENICO E GIROLAMO INDUNO A TORTONA - UNA STORIA DI CARTONE


DOMENICO E GIROLAMO INDUNO A TORTONA

Non ricordo di essere sceso a questa stazione, salvo, per errore, molti anni fa, quando ancora vivevo a Genova, ed, i miei rapporti con Milano, essendo strettissimi, questa era una citta' abituale passaggio.

Questa volta, invece, mi sono fermato appositamente, calcolandomi i tempi fra un treno e l'altro, dovendo scendere in Liguria, per poter visitare una mostra la cui pubblicita' mi aveva incuriosito sfogliando il supplemento domenicale, dedicato alla cultura, di un quotidiano a grande tiratura. Avevo contattato gli organizzatori, cortesissimi, per le informazioni legate all'ubicazione del Palazzo Guidobono che ospita l'esposizione aperta sino al sette gennaio, raggiungibile a piedi, dalla stazione, in una diecina di minuti, passando dalla Piazza del Duomo, di fronte al quale, sotto i portici si trova una magnifica pasticceria produttrice di consigliabili specialita' locali.

La mostra, al primo piano del palazzo tardo medievale, recentemente restaurato, e' la prima dopo 73 anni, dedicata a questa coppia di fratelli pittori testimoni di un momento storico cruciale per il nostro paese: da prima a dopo l'unita. La scelta dei curatori e' stata quella di seguire un criterio, il piu' possibile, tematico, e cio' che piu' conta, di raffronto dei dure artisti su varî temi con accostamenti anche arditi, quanto sempre stimolanti. Avverto che il percorso e' contenuto ad una sessantina di dipinti suddivisi in nove sezioni contrassegnate da pannelli che riportano brevi brani di letterati e critici del tempo. Quindi si lascia, con molta intelligenza, il pubblico, libero di muoversi e di fruire le opere nella loro immediatezza. salvo poi, a seconda dell'interesse di ognuno, approfondire e prolungare l'osservazione di ogni singolo quadro; d'altronde, si sa, ogni tela non e' cio' che sembra, talvolta non lo e' assolutamente! E' cosi', quelli che sembravano quadri di genere, peraltro accuratissimi, sono anche e soprattutto ritratto di una societa' in trasformazione, e delle perplessita' di una certa classe, dell'importanza che sta vieppiu' assumendo. Ad esempio Un dramma domestico (1873) e Al cader delle foglie (1853) di Domenico, e l'intensissimo: Tradita! di Gerolamo, in cui i personaggi sono quelli stessi che erano protagonisti, ed, al tempo stesso, pubblico del melodramma, una sezione importante riguarda l'importanza della donna nella rinnovata organizzazione sociale.

Ricordo ancora Lo sgombero (1887) di Gerolamo.'

Un discorso a parte meritano le opere riguardanti le guerre, cariche di pathos, epica partecipazione, dirette, anche quando sembrerebbero rischiare l'allegoria od il 'genere'. Ovvero c'e' tutto questo, ma non solo, anche una partecipazione ed uno sguardo alla gente comune che 'sopporta' eserciti in movimento con tutto quel che di tragico cio' comporta, anche 'solo' una bambina che vede il cadavere di un soldato (Il soldato morto, 1854, Gerolamo Induno).

Consiglio caldamente il catalogo pubblicato da Allemandi, le cui schede sono agili ed estremamente interessanti ed esaurienti.

emilio campanella


UNA STORIA DI CARTONE

Il padiglione della Lettonia alla X Mostra Internazionale di Architettura

Prologo

Nel cielo dell'infanzia

Ho sempre molto amato il cartone, lo trovavo caldo quello ondulato delle scatole da imballaggio anche per il bruno colore, come di cioccolato al latte, da bimbo mi piaceva giocarci con le mie forbicette di plastica colorata.

Prologo

In teatro

Alcuni, ormai molti, anni orsono, ho fatto un lavoro coreografico intitolato Dissolvenza incrociata, forse il mio piu' beckettiano, in cui due figure si alternavano vagando attorno ad una grande scatola, poi anche arsenale delle apparizioni, in cui i personaggi si trasformavano l'uno nell'altro, per poi diventare un terzo. La scatola era oggetto di timore reverenziale, totemica; abitazione, boîte a' joujou, fonte delle sorprese. Nel montarla, ancora a casa, aveva fatto la gioia della mia amatissima gatta di allora che, incuriosita dalle dimensioni, dal rumore, esplorava l'esterno, saltava dentro, si accoccolava nella sua calda protezione.

*

Una casa di cartone si e' materializzata in riva S.Biagio, nei primi giorni di apertura della X Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, grazie ad uno staff coordinato da Ugis Senbergs, anche curatore del padiglione, in realta' un piccolo ufficio sulla riva in cui erano accatastati fogli di cartone variamente sagomati, in cui si veniva accolti da una graziosa giovane signora di grande cortesia, responsabile dell'infopoint di Arte Communication, organizzazione che aveva la gestione di alcuni altri padiglioni di cui parlero' piu' avanti.

Il progetto lettone: Urban Dice; un vero e proprio dado di cartone bianco e beige, cavo ed abitabile, incastrato ed incollato con materiali ecologici, come il cartone stesso, riciclato, era costruito all'esterno, mentre un altro era all'interno. Vi trovano agevolmente posto: un tavolo, alcuni sgabelli, all'occorrenza, una piccola, confortevolissima poltrona, tutti rigorosamente in materiale ondulato, pieghevoli, facilmente trasportabili, immagazzinabili, caldi e protettivi. L'effetto estetico della 'piccola casa' e' un po' quello dello studiolo fatto della materia con cui si faceva 'casetta' da bambini.

La storia

Dopo pochi giorni alcuni buontemponi hanno deciso di buttare in acqua il "dado", quasi volessero fare un brodo in laguna, gia' di suo, peraltro, brodosamente inquinata! Ovvio il naufragio. Gli architetti sono tornati e, pazientemente ne hanno montato un altro che dopo qualche tempo e' stato eletto a propria abitazione da un senza casa della zona, quindi, proprio una destinazione ideale (vedi l'interessante romanzo L'uomo scatola di Kobo Âbe); ma qualche giorno di umidita' e di pioggia fine ha fatto si' che si sia afflosciato su stesso (sono in corso ricerche per rendere il progetto impermeabile, con materiali non inquinanti). Ancora una volta, gli ideatori, sono tornati ed hanno ricreato l'oggetto arredando, anche, rive e ponti circostanti con i loro mobili che hanno fatto gola a molti. Alcuni fortunati hanno avuto graditissimi omaggi. Naturalmente anche l'ultima casa-dado e' stata torturata e semidistrutta, ma Arte Communication e' abituata di vandalismi, poiche' ormai da 9 anni organizza Open, rassegna di opere tridimensionali esposte per le strade del Lido, in concomitanza con la Mostra del Cinema, dove vengono "trattate molto crudelmente" dalla stupidita' di alcune nullita' che vedono le loro prodezze onorate dai giornali.

A conclusione di questa storia cosi' sfaccettata, osservero' che quando un oggetto suscita tali contrastanti reazioni, difficilmente e' poco interessante; quei mobili che ho avuto, graditissimi omaggi, tavolo, poltrona, sgabello, faranno l'angolo natalizio del mio salotto, con albero e tutto il resto! Pare che la commercializzazione potrebbe essere competitiva, ad esempio: Euro 3,50 per la poltrona ma non da tenere in giardino, magari, almeno per ora!

Come accennavo sopra Arte Communication ha gestito, egregiamente, i padiglioni portoghese e greco ai giardini, ed altri sparsi in citta': Taiwan, Cipro, Lussemburgo, Hong-Kong; le mostre collaterali Habitar Portugal e Project Belgrade. Il tutto estremamente ben organizzato, con personale qualificato, competente, e sempre con materiale esauriente disponibile a richiesta.

emilio campanella



ORSI ITALIANI