ORSI ITALIANI


Le recensioni di Emilio Campanella

Febbraio 2011


ELEGANZE RODIGINE - FIGURINE - VOLLMOND, IL TANZTHEATER WUPPERTAL DI PINA BAUSCH SOTTO LA LUNA


Sabato 29 Gennaio, si e' inaugurata in gran pompa, la mostra annuale di Palazzo Roverella a Rovigo. Rimarra' aperta sino al 12 Giugno e s'intitola: OTTOCENTO ELEGANTE Arte in Italia nel segno di Fortuny 1860-1890.
Va premessa, a merito dei curatori, la notevole coerenza nell'esporre una materia ampia che si e' scelto, con molta intelligenza e competenza di limitare nel tempo di trent'anni che non sono neppure pochi, e di affrontare l'argomento dividendolo in sezioni non banali e presentate in maniera stimolante.
Essendo un'esposizione incentrata sulla frivolezza, a maggior ragione risaltano le notazioni di costume, come UN DRAMMA DOMESTICO di Gerolamo Induno del 1873, gia' visto alla mostra di Tortona del 2006 dedicata ai due fratelli pittori per cui rimando al pezzo scritto in quella occasione.
Come recita il sottotitolo dell'espozizione, siamo sotto l'egida di Maria' Fortuny y Marsal, il Mariano Fortuny senior, morto molto giovane, a trentasei anni, per una febbre, e padre dell'omonimo Mariano Fortuny cosi' meritatamente celebrato per i suoi tessuti , le sue invenzioni illuminotecniche, gli abiti sontuosi e geniali, la fotografia, la pittura, la scultura, nel segno del genio rinascimentale redivivo.
Fortuny padre viene preso a modello di uno stile elegante, appunto, accurato, e che tocca vari temi alla moda.
Non crediate, pero', siccome l'argomento e' frivolo, che lo sia la mostra la quale invece merita d'essere considerata con estrema attenzione, e non solo per le opere di alcuni dei piu' importanti pittori dell'epoca come De Nittis, Mose' Bianchi, Boldini, Favretto, per citare solo una manciata di nomi.
I capitoli della mostra comprendono ovviamente le rivisitazioni settecentesche, le evocazioni storiche, piu' o meno pasticciate, e l'oriente, tanto il vicino oriente, quanto il giappone tanto di moda a Parigi, quando si scoprivano i maestri come Hiroshige, Hokusai, Haronobu e gli altri maestri dell' Ukiyo-e, che tanto avrebbero influenzato la pittura europea, di li' a poco.
Il Catalogo, pubblicato da Silvana, al di la' dell'aspetto attraente, manca totalmente di schede informative delle opere, ed ha non poche riproduzioni, cromaticamente molto discutibili.
A qualche chilometro, a Fratta Polesine, a Villa Badoer, un'ideale continuazione della mostra rodigina L'ALTRO FORTUNY L'eleganza nuova, anche questa esposizione sara' aperta nelle medesime date  ed e' un'attenta scelta del ventaglio di geniali attitudini di Mariano Fortuny y de Madrazo.
La mostra e' 'piccola' ma emozionante, e magnificamente si adattano i dipinti, le stoffe, quelle originali, e quelle moderne, che si e' invitati a toccare, gli abiti come il DELPHOS con sopraveste od il COSTUME OTELLO, agli ambienti rinascimentali.
A parte: SCULTURA NELL'ATELIER, 1930 ca. di una collezione privata livornese, ogni cosa esposta, compresi disegni, campionari, armadi, oggetti e fotografie, provengono dal Museo Fortuny di Venezia. E' disponibile un piccolo, elegante catalogo.

emilio campanella

Il 4 Febbraio, si e' inaugurata una sezione aggiuntiva alla mostra 'L'avventura del vetro' ospitata al Museo Correr di Venezia, ed intitolata  'Sogno veneziano'.
Anche questa rimarra' aperta sino al 25 Aprile, ed e' elegantemente allestita nel Salone da Ballo dell'Ala Napoleonica.
Consta di un'ottantina di  'pupazzetti' di vetro, realizzati dalle piu' importanti manifatture muranesi, ed appartenenti ad un privato che ha prestato, per l'occasione, una scelta di pezzi dalla sua vastissima collezione.
Si tratta una delle pochissime al mondo, di questo genere. Assieme, per 'ambientare' i personaggi, si e' scelta una ventina di disegni di Giuseppe Borsato, dal Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, dello stesso museo, che rappresentano figure in maschera ed in costumi antichi, ed alcune Bissone, imbarcazioni ottocentesche da parata.
L'artista aveva avuto gran nome  ed importanza nel XIX sec. per le sue decorazioni applicate a svariate occasioni.
I nostri personaggi in vetro, invece, vanno dagli anni '30, agli anni '90 del novecento, e sono talvolta molto eleganti, come la coppia in bianco e nero che si fronteggia in un 'arabesque'; hanno le preziosita' cromatiche e le fascinose trasparenze di alcuni gruppi di musicanti, come i marinaretti od i sud americani, ci sono  danze 'di carattere', un simpaticissimo Signor Bonaventura di Barovier e Toso, del 1950, ma non manca il Feroce Saladino, quasi delle figurine Liebig ed i Quattro Moschettieri! (AVEM 1950), ma la mia passione e' 'Il viandante' , di Pino Signoretto, del 1990, una piccola scultura in vetro verde, che rappresenta un uomo il cui mantello e' sferzato dal vento.
Con l'occasione, i Musei Civici, hanno pubblicato il primo volumetto della collana 'Schegge di Vetro', sulle meraviglie del vetro locale

emilio campanella

I milanesi hanno dovuto attendere ventun'anni perche' la straordinaria compagnia della 'santa con i pattini a rotelle' nell'affettuosa ed acuta definizione di Federico Fellini tornasse nella loro citta'.
Era il 1990 ed al Teatro  Lirico Pina Bausch presento' il dirompente PALERMO PALERMO - ancora fresco nella memoria il grande festival omaggio che la Biennale di Venezia, insieme con Il Gran Teatro La Fenice, le riservo' pochi anni prima, programmando un'ampia scelta dei suoi 'stuck', e due anni dopo, VICTOR, il primo lavoro dedicato a Roma - che il 'pezzo' sulla capitale siciliana dei tempi di Leoluca Orlando, arrivo' come un pugno nello stomaco, con la sua forza drammatica: indimenticabile la lenta ed inesorabile camminata della compagnia verso il proscenio, una mela verde sul capo, lo sguardo fisso e lontano!
Anche lo storico Dominique Mercy, che dopo la scomparsa della coreografa, dirige la compagnia con Robert Sturm, si e' meravigliato che cosi' tanto tempo fosse gia' passato! Grazie al Piccolo Teatro, la sala Strehler ha ospitato  VOLLMOND (Luna piena) coreografia del 2006. Si puo' quasi definire uno spettacolo da camera, dato che gli interpreti sono 'solo' dodici.
La scena, come da molti anni, di Peter Pabst, e' occupata da una solitaria grande roccia, verso il fondo del palcoscenico, un poco a destra dal punto di vista della platea; le luci, come sempre, magnifiche, piovono dall'alto.
L'azione s'inizia in medias res, e qualcuno da' vita ad un'energica legazione di movimento di perfetto stile scuola di Essen, infatti loro giocano in casa!
All'arrivo di qualcun'altro, il primo si allontana, poi sono due personaggi, e la drammaturgia prende forma, ed i giochi di queste persone ' stregate dalla luna 'si avvicendano, sono tutti simpaticamente un po' pazzi; c'e' chi si prende a sassate, e la tecnica e' quella di evitare la pietra che cade dalle mani del partner, rotolando rapidamente sul palco.
Le azioni sono ripetute ma non insistite... sappiamo come va, capiamo quasi alla prima, ed allora si puo' passare ad un altro argomento. Gli ingredienti ci sono tutti, ma meno crudi che in passato, non meno critici, pero', dei comportamenti, ma con un'ironia meno dura, per quanto altrettanto puntuta!
Questi magnifici centosessanta minuti di spettacolo, mi hanno fatto pensare ad una raccolta di schizzi, di studi, di impromptu: degli improvvisi teatrali danzati...
C'e' una luna rossa d'estate, evocata da una danzatrice dall'abito lungo color arancio caldo (i magnifici costumi sono sempre di Marion Cito) che danza morbidissima ed ispirata, un po' folle e divertita.
Ora bisognera' parlare dell'acqua, presenza importantissima di questo spettacolo (e, peraltro, elemento costante nel teatro della Bausch!): piove per tre quarti del primo tempo, e per l'ultimo quarto del secondo.
Una pioggia incessante e liberatoria, a volta si pensa anche ad una cascata, di un'acqua lustrale, rigenerativa e di conoscenza. Nella drammaturgia cui accennavo, si definiscono personalita', si tentano seduzioni e rivalita', anche giocando sulle doti tecniche della danza, ma in maniera buffa, anche se crudele; non sono diventati buoni di colpo, i personaggi di questo teatro, state tranquilli!
Certo e' affascinante vederli comparire dalla penombra, e da questa venire assorbiti, appaiono come evocati, e quasi si smaterializzano, quasi fatti della materia di cui sono fatti i sogni... ma ogni volta altri, diversi rigenerati, arrivano anche nuotando con grande divertimento, si, perche' scopriamo che con tanta pioggia, la meta' verso il fondo del palcoscenico, si e' trasformata in un piccolo lago, e quindi le danze si svolgono anche fra grandi spruzzi e sciaquii.
Potra' sembrare un effetto facile, non e' cosi', la suggestione e' tale, e la precisione cosi' attenta che anche delle gran secchiata sbattute contro la roccia, evocano immediatamente un mare in tempesta che si franga sugli scogli.
Gli episodi memorabili sono tanti, come quando tutte le donne vengono lasciate sole a sguazzare, oppure, tutte in nero, con abiti elegantissimi, verso la fine, come magnifiche bambole meccaniche su un tapis roulant.
E' un continuo di sogni, apparizioni, e ci sono anche pezzi d'assieme, omaggio a Nelken, Palermo Palermo, Fur die Kinder von gester, heute und morgen. Citero' tre nomi: Nazareth Panadero, con abito rosso fuoco, (a parte il momento citato poco sopra), donna forte, provocatoria, recitante, danzante, sfacciata e filosofa, Elena Pikon, fascinosa depressa che si fa tutto il male possibile, si spreme limoni addosso...anche sugli occhi, ci affascina cosi', bellissima sempre anche se gli anni passano!
Ed il grande Dominique Mercy, dagli straordinari, avari, centellinati assoli.
Poi ancora una pioggia insistente ed incessante e buio. Un applauso interminabile ha salutato la fine dello spettacolo, ad ogni chiamata si aggiungevano accappatoi di spugna sulle spalle dei danzatori zuppi... man mano, dopo un inizio, come sempre, compunto, i sorrisi di ringraziamento e di soddisfazione, illuminavano i volti dei dodici interpreti... mancava solo LEI... presente in spirito!

emilio campanella


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