ORSI ITALIANI


Le recensioni di Emilio Campanella

Gennaio - Febbraio 2013


IL SERVITORE DI DUE PADRONI - MACBETH IN SALOTTO - DE NITTIS - UN MONDO IN BIANCO E NERO - UN INTELLETTUALE ANTICO DA PADOVA A VENEZIA - SUGGESTIONI DIFFERENTI- CASA D'ARTE - VENTESIMO SECOLO A FORLI' 
Il 28 ed il 30 dicembre scorsi, due fortunate repliche di uno spettacolo di teatro di figura che da mesi gira il Veneto, al Teatro dell'Avogaria di Venezia.
Si tratta di un gioco teatrale per cinque attrici ed una folla di magnifici burattini che dànno vita alla ridda di equivosi originata dal bergamasco Arlecchino, giunto a Venezia per trovare un impiego, solo che ne trova due! Il canocaccio e' noto, e la regia del bello spettacolo (Antonella Zaggia e Piermario Vescovo) gioca su vari livelli, certo quello alto e basso dal punto di vista sociale, ma anche e soprattutto quello grande e piccolo delle dimensioni degli interpreti che si tiranneggiano a vicenda con gustosi incroci e nodi drammatici quanto mai esilaranti, veri 'nodi rintrecciati e groppi raggruppati' in cui non si sa mai chi vessi chi e quando, se i burattini o le burattinaie!
Non si contano i tic, le controscene ed i gustosi tormentoni in un ritmo rapinoso di tornado teatrale, non a caso, siccome la scatola, cassa scenica, e' una sorta di carro di Tespi elegantemente ricoperto di stoffa,  che ruota su se stesso, a rivelarci, interni, esterni, prospettive urbane che cambiano, sale da pranzo, da ricevere, anticamere, stanze da letto, rivelando momenti intimi dei burattini che quasi non si rendono conto di essere spiati da un pubblico voyeur.
La compagnia si chiama: TEATRO DELL'ORSO IN PEATA, con un gustoso riferimento al TEATRO ALLA MODA di Benedetto Marcello, è composta da Linda Bobbo, Maria Ghelfi, Valentina Recchia, Marika Tesser. Antonella Zoggia.
Dico in chiusura quello che accade all'inizio dello spettacolo: prima dell' 'apertura del sipario'  due camerieri si aggirano fra il pubblico a raccogliere le ordinazioni di quello che scopriremo essere il ristorsnte-locanda gestito da Brighella; naturalmente si tratta di quattro personaggi, visto che sono due burattini e due burattinaie, ma ciò che mi ha divertito e' stato ritrovare quasi la scena della trattoria di VICTOR di Pina Bausch, rivisitata e rievocata... Forse ho gia' detto che i burattini sono molto belli, come lo sono tutti i piccoli oggetti di scena, e concludo ricordando i ritmi perfetti della scena degli incroci delle ordinazioni di tavola, al culmine della quale tutto, con gran clangore finisce sul pavimento: piatti, vivande, personaggi!


emilio campanella

Si sta aggirando per l'Italia una interessante, scombiccherata, inquietante, folle edizione di Macbeth diretta da Andrea De Rosa autore anche dell'adattamento che in due ore senza intervallo ci presenta le mondanita' inacidite di una coppia di parvenu.
Se non tutte le scelte di regia mi hanno convinto, debbo comunque ammettere che certe intuizioni e cert'altre sfaccettature sono piuttosto intriganti, infatti, se il gioco di voci amplificate, con effetto di stentorea lontananza, e quelle piu' 'naturali'  costituisce uno studio interessante di piani sonori, per quanto molto, e talvolta troppo ebitore dell'indimenticabile lavoro di Carmelo Bene, soprattutto con un certo eccesso di voci di bimbi-mostro particolarmente inquietanti, la cosa  funziona invece visivamente calcando su un pedale grandguignolesco decisamente adatto a certi risvolti senechiani della tragedia ed in generale dei chronicle plays di cui Macbeth puo' essere considerato parte, benche' si tratti di un tempo mitico che si perde nelle nordiche brume di un cuperrimo Medio Evo.
La scena funzionale, per quanto non bella, si presenta come un salotto terrazza dove quasi rutto accade o viene raccontato.
All'inizio si svolge un party molto alcoolico e di danze pazze durante il quale le voci di tre bambolotti seduti sul divano accanto alla Lady (un'insinuante Frèdérique Loliée) sputano i loro misteriosi augùri che dànno la stura all'evocazione di fantasmi sanguinari  e tentazioni di potere che Glamis ciucco non avrebbe neppure immaginato di poter pensare; tant'e' la folie a' deux di questa coppia pazza che seminera' morte avra' inizio.
Per una volta c'e' un legame d'amore forte fra i due: sono sterili, ma non se lo rimproverano troppo, in effetti le seconde evocazioni delle streghe, quelle dei vaticini piu' ingannevoli verranno da feti arossati abortiti da una Lady in un lago di sangue la tragedia si srotola velocemente grazie al ritmo tenuto dallo spettacolo, senza risparmiarci nulla di orrori detti ed anche intravisti.
Lady Macbeth perdera' il senno e si affloscera' fra le forti braccia del suo re; lui perdera' il regno e la vita nell'estremo irridente inganno delle entita' infere.
Seduti accanto, vuoti fantocci sul loro divano -regno- focolare mi hanno ricordato l'ultima scena de LA CADUTA DEGLI DEI di Visconti.
Applausi convinti alla prima rappresentazione veneziana del 9 Gennaio al Teatro Goldoni.
Le repliche saranno sino al 13. Ora gli attori, ed in primis il protagonista, un Giuseppe Battiston convincentissimo: fragile, umbratile, capriccioso, dalle modulate voci infantili, immaturo, perplesso, e via via incredulo, rassegnato.
Ritorno su Frédérique Loliée, anche lei perfettamente in parte, signora borghese elegante e mondana, con il suo accento talvolta tagliente nella dizione sorvegliata; bambina pazza, anche lei ubriaca di sangue e di potere; comunque poi tutti interessanti: Ivano Alovisio, Banquo elegante travolto dagli eventi; Riccardo Lombardo, disincantato Macduff; dubbioso e credibile il Malcolm di Stefano Scandaletti.
Il cast e' degnamente completato da Marco Vergani, Ross; Valentina Diana, Ecate/Lady Macduff; Gennaro di Colandrea, Seyton.

emilio campanella

La Fondazione Bano di Padova, ha presentato la sua mostra annuale il 18 Gennaio a Palazzo Zabarella dove dal 19 Gennaio al 26 Maggio, sara' possibile visitare l'ampia retrospettiva dedicata a Giuseppe De Nittis, importante esponente italiano, di respiro inequivocabilmente europeo, della pittura del secondo ottcento. 
Definito piu' francese dei francesi, stimato da Edmond de Goncourt - che, come si sa, non era affatto tenero - come lui ed altre personalita' dell'epoca, fu testimone ed attento  interprete della societa' in cui viveva.
Stimatissimo, imitatissimo, falsificatissimo visse una parabola breve e folgorante della durata di soli trentotto anni! 
La manifestazione padovana, curata da Emanuela Angiuli e Fernando Mazzocca si distacca da quella del 2010/2011, tenutasi al parigino Petit Palais, che aveva privilegiato un approccio tematico al lavoro dell'artista, mentre nel caso presente si e' scelto un lavoro di criterio cronologico; infatti le prime sale del piano terra presentano i lavori di ambientazione italiana, e pugliese e campana: i luoghi della prima giovinezza, gli studi di paesaggio, i caratteri ed i volti contadini , l'attenzione alla vita dei meno fortunati come era stato lui.
La collaborazione con la Pinacoteca 'Giuseppe De Nittis' del Comune di Barletta ha permesso di poter esporre un'ampia scelta di opere, delle oltre centoventi visibili.
Il piano nobile allestito con grande cura, anche piu' di quello inferiore, se possibile, prosegue la vicenda umana ed artistica del pittore ed il suo lavoro parigino: i volti, i modi, i vizi, i vezzi della societa'  con i suoi riti e le sue sontuose eleganze: dame e cavalieri al Bois de Boulogne, Carrozze ed abiti sontuosi, salotti, decolletÈes e luci soffuse.
Non manca nulla di una pittura alla moda, ma non solo questo: c'e' una profonda attenzione alla luce, negli esterni, alla natura che circonda le figure ritratte.
Molto spesso eleganti figure femminili al centro e sullo sfondo dei parchi, dei fiumi, dei laghi delineati con grande espressivita'.
A meta' percorso, soggiorno londinese, una saletta dedicata a Giovanni Corcos ed a tre suoi ritratti famminili 'falsificati' sul mercato coprendo la sua firma e sostituendovi quella spuria di De Nittis.
Un breve incisivo capitolo per dare un'idea di un mercato falsario ribollente intorno al pittore di Barletta.
Restauri successivi hanno restituito le tele al loro autore. E poi inizia la straordinaria avventura londinese dove il 'nostro' s'innamora anche della capitale inglese di cui sono esposti paesaggi urbani veramente mozzafiato.
L'accurato catalogo (ancora una volta) pubblicato da Marsilio segue il percorso e lo puntualizza di schede esaustive.
Citero' solo tre tele che mi hanno colpito profondamente: PASSA IL TRENO del 1878/79 da Barletta in cui la vaporosa scia di vapore che percorre in diagonale, il paesaggio ci avverte del passaggio del convoglio; lo struggente PRANZO A POSILLIPO del 1979, dalla Galleria d'Arte Moderna di Milano; WESTMINSTER, Collezione privata 1878, che fa molto pensare a certe ricerche sulla luce di altri contemporanei intorno alla luce, che gli valse la scomoda etichetta di 'impressionista italiano'.
Da ultimo, una quarta, massÏi'! COLAZIONE IN GIARDINO da Barletta, del 1883/84 una calma scena famigliare da cui lui gia' si assenta, quasi presago, per dipingere.
Pittore uscito di scena troppo presto fu riscoperto dalle Biennali del 1901, 1914, 1928.

emilio campanella


Dal 1 Febbraio al 15 Maggio, a Venezia, alla CASA DEI TRE OCI, la nuova esposizione di questo spazio che sta, a buon diritto, assumendo il ruolo di centro espositivo dell'arte fotografica, della citta': GIANNI BERENGO GARDIN, Storie di un fotografo.
E ne ha ben da raccontare, questo maestro dalla lunga carriera e dai molti viaggi! Sui tre piani sono ordinati, in differenti sezioni, centotrenta scatti scelti oculatamente, ma in una saletta un po' segreta e dalla luce discreta, si possono vedere anche le sue macchine, e le numerosissime pubblicazioni che lo riguardano!
Molto ampia la scelta che concerne Venezia, con immagini notissime, ed altre interessantissime, e meno frequentate:VENEZIA, ACQUA ALTA A S.MARCO, 1960 , e l'altra, sempre del 1960: IN VAPORETTO vero manifesto spazialista in fotografia, con quell'intersecarsi e sovrapporsi di piani riflessi, di immagini scomposte e giustapposte... un po' cio' che si ritrova, come riproposto in: PARIGI, LE BEAUBOURG, 1981, ampia immagine sezionata da una griglia, in cui si colgono molti dei temi della sua fotografia: lo sguardo sulla gente, i grandi spazi pullulanti di figure minuscole, la coppia che si bacia.
Al bacio e' dedicata un'intera sezione anche molto divertente, di quella scelgo: VENEZIA, PIAZZA S.MARCO. 1959, con la coppia sotto la fuga di archi delle Procuratie Nuove, immagine scelta come copertina del bel catalogo Marsilio. Il dato umano e' sempre presente, e la vita quotidiana nei suoi momenti anche divertenti, assurdi, curiosi, simpatici, come TARANTO 1993, per una visione insolita di una processione!
Spesso il lavoro e' al centro della sua attenzione, anche in maniera molto curiosa: ALBERTO ALESSI, ACHILLE CASTIGLIONI, ENZO MARI, ALBERTO ROSSI, ALESSANDRO MENDINI, MILANO 1989... tutti in tuta blu!
Non manca una sintetica, incisiva scelta sulla situazione manicomiale pre basagliana che ci ricorda come gli orrori che vediamo non sono affatto finiti!

E' apprezzabile l'alternanza tematica scelta dai curatori, che molto spesso, specie nelle immagini degli anni sessanta, ci riportano alla nostra migliore stagione cinematografica!
Concludo con una bella scelta di immagini del Caffe' Florian, e da ultimo: VENEZIA, 1960, interno di palazzo con invitati in abito da sera, e subito sopra. VENEZIA CONTESTAZIONE DELLA BIENNALE, 1968 con il celerino che corre in piazza S.Marco, immagine dinamicissima, di contrasto con la fissita' di quella appena descritta!
Ma la grande simpatica ironia e' data da SIENA 1972; un monaco si allontana oltre un arco, un altro accanto, ci si fa incontro, sotto l'arco adiacente, solo che il secondo e' dipinto!

emilio campanella


Dopo molte presentazioni in varie citta', si e' tenuta il 1 Febbraio, la conferenza stampa introduttiva alla nuova manifestazione ospitata a Padova dal Palazzo del Monte di Pieta', si tratta di PIETRO BEMBO E L'INVENZIONE DEL RINASCIMENTO, che sara' aperta al pubblico dal 2 Febbraio al 19 Maggio prossimo.
Un numeroso staff di curatori ha seguito il progetto per circa tre anni di preparazione ad un risultato che definire apprezzabile e' poco, per un'idea particolarmente complessa: ricostruire il tempo di Pierto Bembo, la sua figura d'intellettuale e studioso, metterne in luce l'importanza, gli incontri fondamentali, i fermenti culturali, le innovazioni artistiche, in un tempo particolarmente inquieto (guarda caso!) per un'Italia frantumata in una miriade di piccoli stati litigiosi.
L'ampio catalogo Marsilio, tenuto in dimensione ridotta all'abituale, ha un formato ch'e' quasi un omaggio affettuoso ad un tema importante presente nella mostra: quello del libro di piccole dimensioni da portare con se', grande novita' ideata da Aldo Manuzio, e testimoniata attraverso una magnifica tela di Giorgione: GIOVANE CON IL LIBRO VERDE, da San Francisco, che non si vedeva in Italia dal 1955, un prestito importante,'sofferto' e riuscito.
Il libro 'tascabile' rappresento' una rivoluzione: la possibilita' di un dialogo diretto del lettore con l'autore, siccome venne pubblicato solo il testo, senza commenti, cosi' che un volume non fosse piu' un oggetto inamovibile per dimensione, ma, invece, compagno dello spirito, a dispetto del costo esorbitante di cui si lamento' persino Isabella d'Este!
Questo solo uno dei temi di un'esposizione trasversale e poliedrica, ricchissima di suggestioni e di emozionanti capolavori delle piu' diverse discipline artistiche e culturali.
Un'altra delle scommesse vinte e' rappresentata dall'allestimento e dall'attentissima precisone illuminotecnica, siccome una cosa e' illuminare un quadro, un volume antico, un'opera di oreficeria, un mobile, un bronzo, una statua di marmo, un disegno... e molte cose sono legate fra loro in un dialogo continuo e stretto, ma debbono avere ognuno la 'sua' luce, problema non facile da risolvere...
Importantissimo e' lo stretto legame con la citta' che scelse, e dove creo' il primo museo del Rinascimento.
Un forte accento e' posto sul suo lavoro linguistico, le sue qualita' di innovatore letterario, il suo stretto rapporto con Ariosto, ma non bisogna dimenticare che si tratto' di un uomo che visse intensamente, e molto nel mondo, cosi' come proverbiali furono le sue passioni, e l'amore per la bellezza muliebre; pare che vi sia stata una profonda conoscenza con Lucrezia Borgia; contemporaneamente il suo grande amore per la numismatica e lo splendore delle monete antiche... ci si domanda talvolta se il suo amore per le monete, -veri capolavori alcune- e quello per le belle signore si siano eguagliati... Cardinale (testimoniato dal bel ritratto di Tiziano da Washington) fu segretario di Leone X, e strettamente a contatto con Michelangeo e Raffaello, fra gli altri, sognando un'arte che potesse unificare il paese.
Molte le presenze di capolavori, ribadisco, Aggiungo l'altissima qualita' dei volumi esposti ed una sola opera mancante, di quelle richieste per l'esposizione: PRESENTAZIONE AL TEMPIO di Andrea Mantegna, inamovibile dalla Gemaldegalerie di Berlino.


emilio campanella

A poca distanza l'una dall'altra, al di qua ed al di la' del Canal Grande, Venezia offre alcune manifestazioni artistiche di fine inverno.
A Palazzo Cavalli Franchetti un'ampia mostra di una personalita' della fotografia di questi anni: Maurizio Galimberti con il suo PAESAGGIO ITALIA aperto sino al 12 Maggio.
Il percorso e' quello abituale del sontuoso piano nobile del palazzo, e la cattiva illuminazione  anche, purtroppo!
Sono esposti i due filoni di produzione del fotografo/artista, tanto quello che prende le mosse da polaroid, scatto irripetibile, come anche rielaborazioni di foto d'epoca con innesti d'immagini attuali riprese da quelle, decisamente interessanti e talvolta di grande suggestione, che quello altrettanto suggestivo che vede la creazione di griglie d'immagini, quasi obiettivi prismatici, all'apparenza, in cui il soggetto, generalmente architettonico o paesaggistico, viene fissato con variasioni e cambi d'angolazione con effetto come di mosaico, e quasi alla Escher, se ci si permette l'ardito raffronto.
Proprio di fronte si puo' cogliere l'occasione di ammirare, ed e' proprio il caso di dirlo, IL MARTIRIO DI S.LORENZO di Tiziano, in deposito provvisorio dopo il restauro, dalla Chiesa dei Gesuiti, e la cui cappella e' in restauro a sua volta.
Occasione rara di poter vedere da vicino questa pala d'altare dalla forza straordinaria e dall'atmosfera cupa, notturna, illuminata da fuochi e luci fosche, volti crudeli, tutta in un moto ascensionale che parte dai contorcimenti del martire che protende il braccio verso una luce divina che lacera le nubi ma ch' e' cosi' lontana dalla sua sofferenza terrena ribadita dal gesto contratto e proteso che si ritrova nel Galata ferito del Museo Archeologico locale, non a caso raffrontato in questa occasione... l'esposizione e' ideale nell'abside dell'ex Chiesa della Carita', con luci giuste e senza lame di sole come quelle che  colpiscono la tela nella sua sede abituale.
Poco lontano la Peggy Guggenheim Collection propone la sua manifestazione espositiva di fine inverno curata con la consueta attenzione e presentata alla stampa il 22 Febbraio con l'abituale signorile simpatia e competenza da Luca Massimo Barbero. La mostra s'intitola POSTWAR e prende in esame cinque personalita' di punta dell'arte italiana del dopoguerra nel decennio 1950/1960, come dire: una possibile linea di percorso.
Intanto un'innovazione spaziale, l'ordine delle sale e' inverso all'abituale, e si parte da Fontana ed una sintetica panoramica dei suoi modi di coniugare pittura e scultura, come di andare oltre certi spazi tradizionali; Dorazio e lo studio cromatico ipnotico-prospettico; Castellani ed il lavoro su una certa visione della tridimensionalita'; Scheggi con la sua ricerca cromatico labirintica, per finire con Arico' ed il suo rigore iconico. 


emilio campanella

Palazzo Roverella a Rovigo ha  presentato venerdi 22 Febbraio la mostra dell'anno alla stampa, e successivamente al pubblico, al Teatro Sociale, con l'intervento di Corrado Augias.
Si tratta di LA MAISON GOUPIL Il successo italiano a Parigi negli anni dell'Impressionismo, aperta al pubblico dal 23 Febbraio al 23 Giugno.
Un curioso ed originale approccio filtrato dal gusto di una ditta specializzata in stampe d'arte di opere di pittori in voga, grazie a studi e ricerche recenti.
Un percorso agile e riposante agli albori dell'arte nell'epoca della sua riproducibilita' tecnica, prendendo a prestito un titolo fondamentale che fa veramente al caso.
Abilmente la 'maison' coglieva il gusto corrente ed offriva a prezzi modici riproduzioni di qualita' per chi non poteva permettersi gli originali.
Merito della mostra e' seguire questo processo e raffrontare gli originali con le stampe trattene; stampe, oggi, da collezione, per il cimelio e per l'accuratezza delle esecuzioni.
Poi pian piano l'attivita' si amplio' ed alcuni artisti lavorarono esclusivamente per l'organizzazione, altri solo saltuariamente.
Il percorso espositivo, piu' agile del solito, e limitato al solo ultimo piano del palazzo, evita impervi e macchinosi spostamenti e si apre con una sala dedicata a Giuseppe De Nittis, quasi un capitoletto aggiunto alla mostra padovana.
Di seguito un'ampia ricognizione intorno a Giovanni Boldini. Un occhio di riguardo a Vittorio Corcos ed al lancio della moda della pittura d'ambientazione balneare; suo l'onore del manifesto e della copertina del catalogo(Silvana) per il suo LE ISTITUTRICI AI CAMPI ELISI... che letto cosÏ potrebbe esere inteso 'Istitutrici in Paradiso', ma non si tratta esattamente di questo...
Sara' gia' chiaro che siamo fra figure maggiori e minori in un ambito di pittura di genere, anche della migliore, quando di tratta soprattutto di figure di spicco come Francesco Paolo Michetti cantore di elegie rurali. talvolta, di grande suggestione.
In chiusura cito un'opera di Giacomo Di Chirico: UNO SPOSALIZIO IN BASILICATA per l'equilibrio di una composizione affollata di personaggi, per il ritmo dell'episodica che anima la tela, per l'ambientazione che sembra avere un'eco nelle pittura nordica antica, per la preziosit‡ dei colori, ed un occhio di pittore quasi naif.


emilio campanella

Anche quest'anno i Musei di S.Domenico di Forli' propongono la loro manifestazione culturale dell'anno, un'ampia dettagliata approfondita esposizione dedicata al periodo fra le due guerre. il titolo: NOVECENTO, il sottotitolo: Arte e vita in Italia fra le due guerre.
E' aperta al pubblico dal 2 Febbraio e potra' essere visitata sino al 16 Giugno. Si tratta di una ricognizione veramente ampia e dettagliata, che prende in esame molteplici aspetti della vita culturale dai 1922 al 1943, cosÏ come il costume influenzato dalle arti.
La prima ampia parte, al piano terra si apre con la SILVANA CENNI di Felice Casorati (collezione privata), cui accanto e' stata posta LA CITTA' IDEALE di Maestro dell'Italia Centrale, da Urbino.
La cifra della mostra, ed in nuce tutto il discorso che verra' sviluppato su due piani e numerose sale.
Di seguito le personalita' di Margherita Sarfatti, musa ispiratrice, fino ad un certo periodo, del Cavalier Mussolini; di Massimo Bontempelli, entrambi figure centrali per l'orientamento di un certo gusto e poi insieme agli artisti per cercare di indirizzare esteticamente il 'consenso'.
Quindi la costruzione dell'immagine del condottiero, creata da Adolfo Wildt risulta di riferimento e quella di maggiore scavo psicologico (MASCHERA DI MUSSOLINI 1923-25, Roma Galleria Nazionale dArte Moderna e Contemporanea); in questa ampia parte trovano posto anche due tele sorprendenti di Plinio Nomellini (IL SALUTO ALLA BANDIERA, 1927, Livorno, e LA RIVOLUZIONE FASCISTA, 1930, Roma), passato dal suo divisionismo tutto trasfigurato ed etereo ad una militanza, apparentemente, molto dichiarata.
Piu' avanti, passando gli anni troviamo CARICATURA DI UN'ADUNATA di Ottone Rosai del 1933 (collezione privata), e di seguito ventidue piccoli olii di Mino  Maccari della serie DUX del 1943, privati anche questi.e tragicamente satirici, fra Otto Dix ed Enrico Baj...
La seconda parte, nell' ala a destra dell'antico convento, dopo le gia' evidenti prove dei manifesti delle mostre autarchiche, e delle pubblicita', introduce nel cuore del discorso premesso dall'incipit dell'esposizione, quello della creazione di uno stile italiano, quello stile Novecento, appunto , che da' il nome alla mostra.
Precisamente con l'urbanistica, con l'architettura, l'arte monumentale l'affresco ed il mosaico; della decorazione dei palazzi del potere. Insieme a questo, anche la scultura monumentale.
Al centro di questa sezione, l'architettura e l'urbanistica appunto, con la trasformazione e la 'modernizzazione' dei centri storici delle citta', e le conseguenti devastazioni che ben conosciamo. Alle pareti molti esempi di aeropittura, cartoni e bozzetti di affreschi, ed accanto gessi di sculture e rilievi.
Al centro del corridoio molti modelli di architettura fra cui, ovviamente, quello della forlivese piazza Saffi, come lo studio di altri centri romagnoli, a ribadire una volta di piu' quanto le esposizioni di questa organizzazione siano sempre legate al territorio e strettamente motivate da approfondimenti che hanno al centro la citta' e la sua cultura.
Grande importanza della mostra, e ne va grande merito ai curatori, ovviamente, e' la fluida integrazione e fusione degli argomenti che si completano a vicenda, evitando quel frequente e sgradevole senso di 'compartimenti stagni' fra i temi.
Prima di salire al primo piano una vetrina con piccoli bronzi corrispondenti a sculture dello Stadio dei Marmi ed altri edifici, a tema sportivo ed esaltazione dell'italica virilita', che ben si legano all'impronta che architetti ed urbanisti imprimono anche alle citta' coloniali.
Il piano superiore si presenta subito denso di opere importanti e di nomi noti abilmente affiancati e legati con fili tematici indubbi anche alle arti applicate, in modo da rendere chiaro a quello ch'e' un accenno evocativo particolarmente preciso alla svolta figurativa ed ideologica di quegli anni.
Ci sono tutti gli esponenti di spicco del 'ritorno all'ordine', allo studio dell'antico alla ricerca di nobili radici, come del realismo magico.
Siamo di fronte a riflessioni legate alla presa di coscienza, od al tentativo di coprensione di che cosa sia il territorio, come paesaggio, cosa siano i suoi abitati e quale sia il percorso da compiere verso una evoluzione del paese, tutte intenzioni naufragate nell'immane tragedia della guerra cui ci si preparava, in realta', fin dall'inizio.
A conclusione due corridoi che si corrispondono intenzionalmente: quello delle sculture legate alla 'cultura fisica' ed allo sport, e di seguito, dopo riflessioni sulle  idealizzate 'italiche genti' all'origine dell'inganno populista di cui ancora paghiamo il prezzo, un'altra invenzione: quella del glamour della 'signora' in un tentativo, peraltro nobilissimo, di competere con l'alta moda parigina per motivi 'autarchici' di cui ben conosciamo i motivi.
Accanto, prima dell'uscita, nella sua sala circolare, la EBE canoviana, elegante dama d'altri tempi, ma non dimenticata ispiratrice di stile, ci congeda con il suo ineffabile sorriso, e ci lascia a tutte le riflessioni ed i dubbi che l'esposizione ha suscitato in noi, mentre scendiamo le scale.
Utilissimo mezzo di approfondimento, l'ampio dettagliatissimo ed accurato catalogo edito da Silvana con la Fondazione Cassa dei Risparmi di ForlÏ.


emilio campanella


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