ORSI ITALIANI


Le recensioni di Emilio Campanella

Giugno - Agosto 2016


NELLA MENTE DI VINCENZO SCAMOZZI - La XV Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia: SETTE GIORNI DI RIFLESSIONE - REPORTING FROM THE FRONT, PARTECIPAZIONI NAZIONALI - I GIUDII NEL PALAZZO DEL POTERE - SCHERMO INTERO SU IPPOLITO CAFFI - ORE BOLOGNESI - DUE MOSTRE PUNTUALI - TRENTO, CENTO ANNI DOPO             
Nella mente di Vincenzo Scamozzi, un intellettuale architetto, al tramonto del Rinascimento.

Una piccola, quasi sacrale , esposizione aperta al pubblico sino al 20 Novembre prossimo, a Vicenza, Palazzo Barbaran da Porto, Palladio Museum.

Dopo la sontuosa mostra del 2003/2004, il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, dedica questa manifestazione per celebrare i cinquecento anni dalla morte del grande architetto, a torto, sino a non moltissimi decenni fa, considerato un epigono di Andrea Palladio.

In occasione della ricorrenza e della manifestazione, la rivista Annali di Architettura curata dallo stesso Centro ed edita da Marsilio, esce con un numero monografico dedicato all'architetto (il n. 27 del 2015) ed in allegato ha una piccola pubblicazione in brossura, catalogo della mostra.

Diciassette fogli preziosissimi, uno dei quali, multiplo: uno straordinario taccuino di viaggio da Parigi a Venezia, che si puo' sfogliare telematicamente per apprezzarne prospetti, disegni, piante, ma anche la magnifica calligrafia dell'autore.

In mostra anche modelli, libri importantissimi, ed una parete di pagine, un po' sorella di quella dedicata alla Hypnerotomachia Poliphili alla mostra intorno ad Aldo Manuzio all'Accademia di Venezia (solo fino al 19 Giugno!), peraltro il direttore del museo vicentino è curatore e co-curatore di entrambe.

All'inaugurazione, l'esimio e festeggiatissimo Professor Franco Barbieri, eroicamente sostenuto dal suo bastone, nella sua veneranda età, ha tratteggiato un ritratto vivace, ed anche spiritoso, del grande architetto cui dedico' la propria tesi di laurea, di fronte al perplesso sconcerto del relatore, determinandone l'inizio della riscoperta cui contribui' con numerosissimi studi, e la fortuna critica di cui ormai gode, puntualizzandone il tenace carattere razionalista lombardo - essendo valtellinese di famiglia -  oltre l'amplissimo interesse intellettuale di uomo colto e curioso di altri paesi, altri paesaggi, altre architetture.

Andare a passeggiare per il centro storico di Vicenza e' sempre una grande gioia estetica, che si puo' completare con una visita a questa chicca espositiva.


emilio campanella

A distanza di sette giorni dall'apertura della mostra: Reporting from the front, titolo fortemente emblematico, non c'e' che dire, diretta dai cileno Alejandro Aravena, queste note sulla manifestazione negli spazi dell'Arsenale di Venezia, dei Giardini di Castello (sino al 27 Novembre prossimo), e per alcuni padiglioni nazionali, molte dislocazioni in citta'.

Un articolo a parte, avra': Reporting from Marghera and other waterfronts, in terraferma, Forte Marghera (a Mestre, raggiungibile facilmente, con il tram da P.le Roma).

Una Biennale al tempo stesso pratica, che guarda alla realta', alle difficolta' delle persone, alla vita vera, alle idee per affrontare le difficolta' abitative ed economiche, ma non dimenticando mai la qualita' della vita ed i modi per affrontare i problemi e risolverli in maniera umana, con un'architettura anche di grande commovente poesia.

Molte belle proposte, progetti, testimonianze, fra le Corderie ed i Giardini; un percorso che parte con la prima sala creata con i materiali riciclati della mostra dello scorso anno, dall' esito di grande suggestione.

Di seguito, la lunga corsa nel magnifico ambiente delle Corderie, affollato e costellato di progetti, modelli, maquettes meravigliose, sogni in miniatura, sogni abitativi per migliorare la vita delle persone, ma anche di installazioni gia' famosissime e che definire suggestive è molto limitativo.

Cito solo le magnifiche luci diagonali pensate da Jean Nouvel; archi e volte che inglobano ed incrociano colonne, piccole case di legno, una rossa elicoidale elastica, percorribile e realizzata in un pezzo unico, due simpatici maialetti trapuntati come divani, arcate orientali; giardini e giardinetti poi nel Palazzo delle Esposizioni dei Giardini di Castello, introdotto da un grande arco in legno, anche qui, sorprese ed emozioni, temi importanti, molto importanti, ideazioni, proposte, progetti, soluzioni "semplici" recupero di materiali, riciclaggi riusciti e fantasiosi.

Al Padiglione Italia dell'Arsenale, invece, molte proposte in attesa di concrete realizzazioni ed aiuti finanziari: Taking Care -  progettare per i bene comune a cura di TAMassociati.

A seguire, le Partecipazioni Nazionali e gli Eventi Collaterali.


emilio campanella

Molto mi ha colpito, come la maggior parte dei Padiglioni Nazionali, quanto gli Eventi Collaterali, nella maggior parte si siano uniformati alla proprosta del curatore, Alejandro Aravena, affrontando il medesimo tipo di tematica, ognuno, ovviamente, dal proprio punto di vista, e questo dimostra come il tema sia urgente e sentito.

Giusto prima di entrare alle Corderie dell'Arsenale, ci s'imbatte in Coexistence, esposizione interessantissima dedicata alla citta' di Macao, e la coesistenza, appunto, fra antico e moderno, oriente ed occidente, cosÏ strettamente intrecciati.

Accanto: Stratagems in Architecture, Hong Kong in Venice; Subito dietro: The Baltic Pavillion: Estonia, Latvia and Lithuania, per una volta, i tre paesi riuniti, nell'ampio, arioso, anche se non bello spazio, del piccolo palasport locale, usato in maniera razionale e suggestiva, utilizzando gradinate, corridoi e passaggi, oltre all'ampio spazio centrale, stimolando alla scoperta, l'osservazione di progetti, video, modelli, su e giù per le scale.

Ritornando nella lunga, emozionante corsa delle Corderie, e verso il fondo, poi oltre, notevoli invenzioni come: Home at Arsenale, proposto dal Padiglione della Slovenia, una magnifica casa, libreria, scaffale, biblioteca abitabile e percorribile; verso la fine del percorso, l'interessantissimo Padiglione Cinese, (Daily Design, Daily Tao) ampio, ricco di suggestioni, installazioni, idee e luci sapienti.

Poi, nel Giardino delle Vergini una torre colorata rivista poi un maquette, piu' avanti, e studiata nella sua realizzazione africana; uno studio/progetto per hangar a misura di droni... ma quanto sono inquietanti queste macchinette volanti, indiscrete, pericolose... mah!

Intanto si e' in vista della Torre nuova e, volendo, si puo' andare di fronte, in barca, all'Arsenale Nuovissimo e visitare Sarajevo Now, People's Museum alla Tesa 99; poco lontano, alla Tesa 105: Gangcity, strana, interessante - anche -  ma molto inquietante ricognizione su universi delinquenziali, ma anche concentrazionari, sette e legami fra fanatismi religiosi e delitto.

Spostandoci ai Giardini di Castello avremo il parco a nostra disposizione e gli edifici ormai storici, che accolgono le esposizioni proposte dei vari paesi.

Premetto che questa è soltanto, come l'articolo precedente, una serie di impressioni a caldo, di una visione d'insieme, in attesa di prossimi approfondimenti. Inizio con la Svizzera, che propone il suo magico: Incidental Space, una grande scultura che prende buona parte della stanza più grande del padiglione, ed eo' una sorta di nuvola vaporosa e solida dentro la quale si può entrare.

Al vernissage, nell'atrio, sono stato sorpassato da due bellissime Valkirie caracollanti sui loro tacchi 12, una in bianco, l'altra in nero, poco dopo una delle due seduta, si accingeva a slacciare i suoi coturni dorati, per entrare nella nuvola; brava!

Di fronte, la Danimarca con: Art of many and the right to space.

Lo spazio è organizzato su tre piani e con moltissime proposte;i Paesi Nordici (Finlandia, Norvegia, Svezia) hanno creato una grande gradinata di legno piramidale per riposare, pensare, discutere, conversare, ed ai suoi piedi piccole e confortevoli dormeuses per solitari pensieri.

Tutto questo e': In Theraphy - Nordic Countries Face to Face.

Non posso parlare della Russia, dato che dopo mezz'ora di musiche trionfalistiche e roboanti mi sono annoiato e sono andato altrove, siccome l'inaugurazione tardava troppo.

Lo faro' in altra occasione. Interessantissimo il Giappone che propone: En: art of nexus, preparatevi, sara' sempre, giustificatamente, affollatissimo.

In Germania, le porte sono tutte aperte, significativamente: Making Heimat. Germany, Arrival Country. Il CAnada, invece, e' sepolto sotto la sabbia, il lavoro si chiama: Extraction.

Nel recentemente ristrutturato padiglione dell'Australia: The Pool - Architecture, Culture and Identity.

C'e' proprio una piscina in cui nei giorni d'inaugurazione, bambini scatenati si rincorrevano sguazzando. In Romania: Selfie Automaton, che non sembra proprio aver nulla a che fare con il tema generale di questa edizione, e poco, direi, anche con l'architettura, all'apparenza... sono magnifici automi di legno, nella classica tradizione centro europea: si è introdotti da un teatrino con due maschere che si prendono a martellate, come nelle comiche ed in ogni teatro di burattini che si rispetti; si entra e si trovano delle macchine che il pubblico puo' agire, facendo muovere gli automi: basta salire su una bicicletta, ruotare un mestolo, girare una manovella, per veder agitare figure decisamente espressioniste.

Questa una scelta fra Arsenale e Giardini; di seguito, i padiglioni esterni ed altri eventi collaterali.


emilio campanella

Venezia, Gli Ebrei e l'Europa 1516 - 2016 a Palazzo Ducale di Venezia, sino al 13 Novembre prossimo            

Presentata alla stampa, venerdi 17 Giugno, ed inaugurata la domenica successiva, per rispetto del Sabato, questa mostra apparentemente molto divulgativa ed altrettanto popolata di "giocattoli multimediali", sembra poter attirare anche il grande pubblico turistico che affolla Palazzo Ducale in ogni mese dell'anno; peraltro, costituendo il traino economico di tutti i Musei Civici Veneziani.

Si spera, quindi, che questa esposizione storica, ed anche epocale, a pensarci bene, possa avere il successo auspicato.

Queste prime note si riferiscono ad un momento anche ben poco ultimato dell'allestimento, per cui sono suscettibili di modifiche di un giudizio, per il momento non positivissimo, se vogliamo, proprio perche' la manifestazione non sembra aggiungere molto alle conoscenze intorno alla prima istituzione del mondo che limitava pesantemente la liberta' della comunita' ebraica locale, e con consumata scaltrezza ne sfruttava le abilita', le qualita', le tradizioni, mostrando di controllarla per difendere gli altri cittadini.

Fra l'inizio di queste note e la loro continuazione, ho avuto l'occasione, e non sarao' certo l'ultima, di visitare la mostra definitivamente allestita, e con tutto ciò ch'è esposto - che non è poco - valorizzato al meglio, benche' l'impressione, nelle sue linee generali, non risulti sostanzialmente cambiata. In pratica, senza che questo voglia minimamente sminuire l'attento lavoro curatoriale, ne' la buona volonta' di un'iniziativa, diciamocelo pure, che sembra voler essere riparatrice, piu' che celebrativa, ci troviamo all'interno di un elegante Bignami della cultura ebraica, senza, in questo modo, sminuire neppure la meritoria casa editrice cui molti di noi sono profondamente debitori.

Bisogna pero', ammettere che la materia essendo vastissima, e ne e' prova il faraonico catalogo pubblicato da Marsilio, faccia un po' pensare al mare nella buca del racconto morale, riuscire a farla stare in un certo, peraltro, non numerosissimo e - scelta interessante - quasi anulare numero di sale...l'Enciclopedia del Ghetto avrebbe bisogno di molte mostre tematiche, ognuna piu' ampia ed esauriente di questa.

E non si risolve con dei bei giocattoli multimediali, accattivanti quanto si vuole, ma, giocattoli tecnologici, appunto, che possono stimolare ed incuriosire, ma anche distrarre e rischiare di abbassare il livello medio dell'iniziativa; si pensi che su una decina di sale, ne sono presenti almeno uno per ogni sezione corrispondente, ed anche due o tre per stanza, con un rutilare d'immagini, suoni, voci, canti, anche.

Spero che il battage pubblicitario possa attirare le folle che passano accanto per raggiungere i piani superiori... e possa completare la loro infarinatura della citta' attraverso la quale stanno sgambettando. Le undici sezioni, che corrispondono, piu' o meno alle sale partono da prima che il Ghetto venisse istituzionalizzato dal Doge Leonardo Loredan (esposto il suo ritratto di Vittore Carpaccio, dal Museo Correr), raffronta la città Internazionale e cosmopolita al Quartiere Ebraico, altrettanto vivace e misto di voci e culture, influenze  e fermenti.

La sezione dedicata alle Sinagoghe espone magnifici oggetti liturgici provenienti dal locale Museo Ebraico. Un accenno importante alla cultura giudaica al femminile, ma pur essendo ampia e travalicando i secoli, l'argomento risulta inevitabilmente frammentario nonostante le intenzioni, e certe personalita' di spicco come la poetessa Sara Copto Sullam, o, molto piu' avanti, Margherita Sarfatti, poco piue' che citate.

Cio' non toglie che si possano vedere ampie documentazioni che partono dalla costruzione delle case del Ghetto, che si sviluppano in altezza, per forza di cose, e comprendere un'urbanistica ovviamente, speciale; un approccio intorno alla vita delle persone, i mestieri, i commerci, i pochi permessi agli Ebrei.

Sono esposti molti bei libri, materiali d'archivio, pagine sontuosamente decorate, ed anche molti quadri importanti, ad illustrazione di vicende bibliche, ma anche ritratti, più recentemente. Un poco di cinema, ma poco, solo quattro o cinque frammenti da IL MERCANTE DI VENEZIA, tragedia emblematica. Concludendo, consiglio la visita a chi sia interessato all'argomento, anche perche' cade in un momento di splendori espositivi in citta'.

Si possono vedere documenti raramente riuniti, belle opere pittoriche, qualcuna pretestuosamente esposta, ma imperdibile, come L'Ebbrezza di Noe' di Giovanni Bellini, dal Museo di BesanÁon, che dal Museo Correr dov'era esposto sino al 18 Giugno, ora e' in mostra; l'Ecce Homo di Quentin Metdys ( o Massys), 1525 c.a, del Palazzo stesso; La Distruzione del Tempio di Gerusalemme, di Francesco Hayez, dalle Gallerie dell'Accademia; il ritratto marmoreo di Margherita Sarfatti di Adolfo Wildt, da Ca' Pesaro oltre altre e molte opere importanti, ma,dulcis in fundo: il Rabbino n.2 (1914-1922) di Marc Chagall, ancora da Ca' Pesaro che qualcuno, non più di un anno fa affermò di voler vendere, insieme con la Giuditta II di Gustav Klimt (dello stesso museo), perchè senza legami con la cultura locale, per poter fare cassa.


emilio campanella

Ci eravamo lasciati lo scorso anno  al Castello di Miramare a Trieste, concludendo il resoconto della bella mostra introduttiva Ippolito Caffi fra Italia e Oriente ( 8 Luglio/8 Dicembre 2015), e ci ritroviamo adesso al Museo Correr di Venezia per  Ippolito Caffi fra Venezia e l'Oriente 1809-1866, mostra anche questa curata da Annalisa Scarpa, corredata dal puntualissimo catalogo pubblicato da Marsilio, e che si potra' visitare sino al 20 Novembre prossimo.

Il lungo lasso di tempo e' grazie al fatto che tutte le opere esposte fanno parte delle collezioni dei Musei Civici Veneziani: l'intero lascito della vedova del pittore, e che nella quasi totale interezza viene esposto in occasione del centocinquantenario della morte dell'artista.

Per non ripetermi, rimando al mio articolo dello scorso anno, in occasione della piccola mostra triestina, di cui questa e' l'allargamento, come quando un obiettivo cinematrografico passa gradualmente da un particolare, a svelare un'intera, molto ampia scena.

E questo non solo per il numero dei dipinti esposti: centocinquantasette, come da catalogo, di vari formati e su vari temi. Peraltro, come si sa, si tratta di vedute di citta' visitate, abitate, vissute, amate, colte con una speciale capacita' di fotografare (il termine non e' scelto a caso) la speciale luce di ognuna.

Vedutista precisissimo e cristallino tanto nelle immagini fredde della neve, come in quelle dei notturni illuminati da fiaccole o da fuochi artificiali, ma anche da incendi. Morbido ed al tempo stesso finissimo nel tratto per quelle di mare, siano esse di Genova, Nizza o Napoli.

Ancora differente, certo, Venezia, colta in ogni stagione, in ogni ora del giorno e della notte, e poi l'Oriente favoleggiato, sognato e porto ai committenti con una immediatezza, una sapienza di composizione ed una tavolozza cosÏ varia e solo sua.

Come dimenticare, poi, Roma nella felice capacita' di renderne i colori caldi delle pietre antiche, come quelli dei muri "nuovi", certe chiese sonnacchiose e sornione, le feste notturne, il carattere tipicamente romano e l'amore locale per le feste popolari, appunto; quindi anche vivaci figure animano le scene, ma senza mai cadere nel facile bozzettismo.

L'esposizione segue in andamento tematico-cronologico-biografico, introdotto, nella prima sala informativa, da una grande carta geografica che riporta i luoghi e gli spostamenti. Di seguito le sale con pannelli sintetici e le ideali sezioni: Venezia, rifugio dell'anima; Roma, maestra di prospettiva, di seguito Napoli; Fascino delle sirene d'Oriente (Atene, Costantinopoli, Egitto, Gerusalemme, Siria, Asia Minore); Le citta' dell'esilio: Genova, Pallanza, Ginevra, Novara, Torino, Nizza, Parigi. Come dire, un grand tour d'artista per motivi e professionali e politici.


emilio campanella

Una giornata a Bologna puo' essere ricca e densa di avvenimenti, in qualunque stagione, data l'ampia offerta di stimoli che questa antica, ed a suo modo, molto accogliente citta', offre.

In estate si e' immersi in un'atmosfera calda e sensuale camminando pigramente per le sue strade, sotto i suoi portici; in inverno si sgambetta velocemente spostandosi senza lentezze ed esitazioni nell'aria frizzante, stimolante e nel contrasto di luci, festose, sempre calde ed accoglienti.

Sabato 25 Giugno faceva un caldo notevole, di quelli giunti al'improvviso da due giorni, dopo molte settimane di temperature medie e frequenti piogge.

Sceso dal treno mi sono avviato per via Indipendenza ed ho raggiunto Palazzo Fava, gia' definito precedentemente, contenitore di mostre MOLTO commerciali.

In questo caso il giudizio si riconferma, siccome la mostra: Edward Hopper, puo' essere definita un po' una specie di elegante macchina per turisti colti. Non mi ero lasciato tentare dal vernissage ( l'esposizione e' aperta al pubblico dal 25 Marzo scorso, e lo sara' sino al 26 Luglio ) siccome avevo avuto la netta impressione che fosse un'emanazione di quella, gia' non particolarmente memorabile tenutasi a Milano, Roma e Losanna fra il 2009 ed il 2010, ed infatti e' così con la differenza di essere molto piu' contenuta, e per spazi meno ampi, con lo stesso andamento cronologico a sezioni un po' secche e sintetiche: un po' di Parigi, un po' di disegni, un po' di grafica, un po' di erotismo, un po' di case, un po' di fari, ed ecco un bel prodottino da esportazione nello stile ARTHEMISIA (che ha pure la mostra su Barbie a Palazzo Albergati, ma anche quella memorabile ed imperdibile - quella si - sull'Egitto, al Museo Archeologico).

Mostra piu' onesta, per certi versi, questa hopperiano felsinea, siccome non propone serie di disegni preparatori di tele famose senza esporle, ma solo un bel disegnino intorno a Gas... che comunque non c'e', ovviamente.

L'ultima notazione riguarda il contrasto fra Hopper ed i Carracci... che non si parlano, non si guardano, non si salutano proprio... e che molto pubblico ignaro... ignora.

Quattro passi o poco piu' ed ho raggiunto il Sottopasso di Piazza Re Enzo dove, da quel giorno, e sino al 22 Gennaio 2017, ci si puo' inoltrare in un labirinto di corridoi in penombra e scoprire: Lumière!

L'invenzione del Cinematografo, importante esposizione ideata dall'Istitut Lumière de Lyon, realizzata a Bologna in prima nazionale, in collaborazione con il Museo del Cinema di Torino e la Cinémathèque Royale de Belgique.

Si parte da prima dei due geniali fratelli e ci si ferma un po' più avanti, anche con le meravigliose follie di George Méliès, fra gli altri pionieri.

Les  Vues d'optique, dunque, certe lanterne magiche perfezionate, discendenti dei "mondi nuovi" già celebrati da Tiepolo, il giocattolo solipsistico di Edison, ed invece l'ampio respiro popolare del Cinèmatographe.

Molte macchine ottiche affascinanti provenienti dai vari musei ed interi corridoi di immagini in movimento (integralmente il repertorio dei Lumière ), ma anche molto altro da molti paesi del mondo fra cui non mancano antiche riprese della citta' ospite.

Si puo' fare un giro curiosando e saltabecando da una vetrina all'altra, da uno schermo all'altro, e si puo' avere anche una buona impressione generale, ma si possono trascorrere anche ore, in questi affascinanti sotterranei ricchi di immagini ed evocazioni di un mondo che puo' sembrare molto lontano, ma risale a poco piu' di un secolo fa.

Impagabili le foto di famiglia, gia' a smaglianti colori, i "filmetti amatoriali" del Lumière che sono gia' ben altro e molto più, ben inoltrati sulla strada di creare dei generi, delle situazioni, delle sorprese, degli effetti, del vero suspence in nuce.

Risalito in superficie e ritornato nel XXI secolo, mi sono avviato di nuovo, lentamente e pigramente, data la temperatura, lungo via Indipendenza, e mi sono fermato alla "bottega del corso.com", un simpatico locale dove si puo' acquistare ottima pasta fresca, ma anche consumarla cucinata da un appetitosissimo orso: tortelloni al burro e salvia, in questo caso.

Un buon caffe', e dopo aver sfogliato il magnifico catalogo de IL CINEMA RITROVATO, XXX edizione, inaugurata in quelle ore, mi sono portato accanto alla Cineteca di Bologna, siccome proprio vicino, al Cassero della Salara c'era la concentrazione e di la' sarebbe partito il corteo del Bologna Pride 2016.

Sono sempre in anticipo, per cui me ne sono stato un po' tranquillo, ripensando alle cose viste, poi ho pensato di chiamare un amico di Mirandola... chissa' mai fosse in citta', ed infatti c'era e per lo stesso motivo legato al corteo, per cui poco dopo ci siamo incontrati ed abbiamo passato il pomeriggio assieme.

Poco prima della partenza, nuvoloni si sono addensati ed hanno deciso di piangerci un po' addosso, con il risultato di rinfrescarci dopo l'afa.

Terminata la breve pioggia, un vento fresco che ha accompagnato tutta la manifestazione, si e' alzato, rendendo la festosa marcia, decisamente piacevole.

Molta gente, molta partecipazione della cittadinanza, tutto molto tranquillo e rilassato ed un magnifico ritmo coinvolgente determinato dal folto gruppo di percussionisti Laboratorio, professionisti, insieme ad allievi di valore dei corsi, che hanno costituito la vera colonna sonora del corteo e ne hanno stimolato l'entusiasmo... applauditissimi, hanno, ovviamente, fatto molti "bis".

Da via dei Mille, a Via Indipendenza, e sino alle torri.

Molti ragazzi, ragazze, bellissimi animali, magnifici orsi ed una drag queen bellissima ed elegantissima, con abito reinbow, decisamente sontuoso parrucca magnifica, trucco perfetto, simpatica e bella... anche pie' di Monica Bellucci.


emilio campanella

Alla Casa dei Tre Oci della Giudecca, a Venezia, due nuove interessantissime mostre di fotografia: Utopia, con immagini di Rene' Burri e quelle di Ferdinando Scianna per: Il Ghetto di Venezia, 500 anni dopo, che si potranno visitare sino all'8 Gennaio 2017.

Poche settimane dopo la chiusura della visitatissima mostra dedicata ad Helmut Newton, ecco una nuova, stimolante, doppia proposta che affianca due grandi, diversissime personalita' della fotografia (entrambe legate all'Agenzia Magnum) e coglie due temi centrali della cultura espositiva veneziana dell'anno, e non solo: l'architettura e la ricorrenza della fondazione del primo Ghetto Ebraico del mondo.

Il piano terra ed il primo piano del palazzo sono dedicati allo svizzero Rene' Burri( Zurigo 1933-2014), del quale sono espose cento fotografie di differenti formati in bianco e nero ed a colori, e si sono scelti vari temi; predominante e' l'architettura: quella degli edifici, come quella dei volti degli architetti ritratti, fra i maggiori del novecento, ed ovviamente, anche di questo secolo ancora molto giovane: Le Corbusier, Oscar Niemeier, Mario Botta, Renzo Piano, per fare solo alcuni nomi . Non mancano paesaggi, eventi epocali, esposti in una stimolante alternanza.

Al terzo piano, le cinquanta intense immagini di Ferdinando Scianna dedicate al Ghetto di Venezia: persone, riti, luoghi, oggi come ieri, nelle ritrovate e tramandate tradizioni ebraiche, nei comportamenti, nei luoghi, attraverso i volti dei turisti, dei frequentatori dei ristoranti kosher, dei tradizionali negozi di alimentari, di quelli artigianali. L'architettura, gli abitanti, la vita quotidiana, in un magnifico bianco e nero,

Fra queste fotografie, anche qualcuna dedicata all'importantissimo cimitero ebraico del Lido di Venezia, luogo unico e di rara suggestione, gia' celebrato da Goethe nel suo Viaggio in Italia. Tutte le altre immagini sono nel piccolo e denso perimetro del Ghetto, e ce ne sono anche delle "pietre d'inciampo"...

Il lavoro di Scianna e' recentissimo; e' iniziato circa sei mesi fa, ed ha occupato tre mesi di attivita' e tre viaggi e soggiorni in citta' di dieci giorni, sotto la guida di Ziva Kraus ( presente in mostra in un bel ritratto), imprescindibile personalita' della cultura, in citta', ed animatrice dell'importantissima galleria d'arte Ikona Gallery (che in questo momento ospita una mostra fotografica storica intorno a Peggy Guggenheim).

Un lavoro alla ricerca dell'umanita' dei volti, delle voci delle pietre, delle intonazioni della sacralita', con estrema discrezione, ed un'attenzione a non violare le intimita' di chi sta partecipando ad un rito, a rispettare la vita delle persone, lo stupore dei turisti ebrei stranieri, le persone anziane, i bimbi, un signore dall'aria patriarcale che guarda qualcosa fuori campo...bambini in visita al (magnifico!) museo .

Una mostra "piccola", ma quanto intensa, corredata da una bella pubblicazione/catalogo edita da Marsilio.


emilio campanella

Al Castello del Buonconsiglio di Trento, sino al 6 Novembre: Tempi della storia, tempi dell'arte. Cesare Battisti fra Vienna e Roma.

Il 12 Luglio scorso, esattamente cento anni dopo l'esecuzione capitale, e' stata presentata ed inaugurata questa strana esposizione intorno al nostro martire irredentista, giustiziato insieme con Fabio Filzi e Damiano Chiesa, anche loro, giustamente ed ampiamente ricordati.

La perplessita' nel giudizio intorno a questa manifestazione nasce dal dubbio su che cosa sia veramente alla base del motivo apparentemente ed onorevolmente celebrativo. Una mostra storica? Una mostra d'arte? Entrambe? Nessuna delle due, veramente, sembrerebbe. Le scelte curatoriali di non optare veramente per una linea, portano ad una certa confusione.

Si aggiunga che le molte sale ed altrettante sezioni, sono sparse, e' proprio il caso di dirlo, fra i diversi piani e differenti corpi dell'edificio, con il facile rischio di saltare ampi, importanti capitoli della mostra... disavventura capitata al vernissage, a diversi colleghi.

Per parte mia, posso dire che l'ottima intenzione risulta essere azzeccata per quanto concerne la parte storica, la biografia di Cesare Battisti, le sue ricerche geologiche, geografiche, cartografiche, fotografiche, le sue pubblicazioni, le sue traduzioni, la sua storia personale e politica, la sua tragedia.

Molto meno tutta la parte artistica legata a cio' che il mondo dell'arte produceva in Trentino, in quell'epoca, e se sono presenti opere di artisti anche insigni, e non solo locali (Carra', Wildt, Sartorio, ed ovviamente Depero, ma anche Beltrame) qualcuna proprio fuori tema, pero', si sono proposti anche artisti non proprio irrinunciabili, per cui il persorso risulta infarcito ed intasato anche di quadri assolutamente non indispensabili, in una mostra che vorrebbe essere storica...ma lo vorrebbe?

Certo un'ampia ricognizione sulla pittura locale, forse non avrebbe giustificato una manifestazione cosi' importante, o forse si, certo non possiamo saperlo: in questo modo, chi e' interessato a Cesare Battisti, visitera' la mostra e verra' edotto anche sulla pittura minore locale. A conclusione del percorso un'ampia riflessione sul mito Cesare Battisti e sulla produzione artistica da questo generata.

Motivata ed interessante sezione, questa si, ben amalgamata fra arte, celebrazione, storia e mito, Faccio una notazione a margine, che esula, se non dall'argomento, dal tipo di trattazione della mostra. Si sa come l'episodio dell'uccisione di Cesare Battisti abbia anche molto diviso l'opinione pubblica e gli intellettuali austriaci, uno fra tutti Karl Kraus che volle a frontespizio della sua monumentale opera di denuncia degli orrori della Prima Guerra Mondiale: Gli  ultimi giorni dell'umanita', proprio una delle tragiche cartoline dell'impiccagine del martire; emaciato, appeso ad una tavola sotto la faccia paonazza ed irridente del boia, gia' pronta per Georg Grosz, parente stretta, questa immagine, di quelle stampate e distribuite negli Stati Uniti, con il "negretto" impiccato e sbruciacchiato, accanto ai suoi assassini sorridenti e trionfanti. appunto. L'ampio, documentatissimo, catalogo, monumentale e di grande formato ea' pubblicato a cura della Provincia Autonoma di Trento, il Castello del Buonconsiglio, i Monumenti e le Collezioni Provinciali.

Terzo numero della collana: Museo in Mostra. Se non ritengo imperdibile l'esposizione, trovo sempre una bella occasione, quella di una visita alla città, ed  al suo magnifico castello.


emilio campanella