ORSI ITALIANI


Le recensioni di Emilio Campanella

Novembre 2010


PITTORI  - BENEMERITA ED I TESORI D'ARTE - OSSERVAZIONI DI NOVEMBRE - ALAIN PLATEL A FERRARA - MARIONETTE CHE PASSIONE! - RODIN PADANO!  - L'ENCICLOPEDIA DI MARCO GOLDIN: MEDITERRANEO - MEDITERRANEO 2 


Capita di essere a Genova, a passeggio per il centro, e di trovarsi in Strada Nuova (via Garibaldi).
Passando davanti a Palazzo Nicolosio Lomellino si viene attirati da una possente immagine che pubblicizza la mostra: Bartolomeo e Domenico Guidobono, dalle collezioni private a Palazzo Lomellino, inaugurata il 9 Ottobre, ed aperta sino al 12 Dicembre, allora si decide di entrare, di godere della bellezza del ninfeo del cortile, e poi di salire al piano nobile dove sono esposte poco piu' di venti opere dei due fratelli.
Bartolomeo (1654 - 1709) e Domenico (1668 - 1746) lavorarono quasi sempre a quattro mani, tanto da aver difficolta', talvolta a distinguere le due personalita', perlomeno, fintanto che il maggiore fu in vita.
Ci sono a volte particolari meno ispirati, e facilmente di bottega, altre magnificenze come fiori, animali, nature morte in cui era specialista Domenico. L'interesse della manifestazione in corso e' data, oltre alla cura che il FAI, che si occupa dell'edificio insieme alla omonima Associazione, che garantisce anche un accurato servizio di visite guidate che si trasformano naturalmente in piacevoli e colte conversazioni, anche da una serie di materiali informativi rappresentati dalla piccola ed agile guida catalogo, uno stampato specifico relativo alle allegorie esposte, un pieghevole illustrato ed un elenco delle opere dei due artisti, presenti nelle chiese e nei palazzi cittadini.
Sono cosi' interessanti e piacevoli le mostre piccole, concentrate su di una , o come in questo caso, due personalita di  maestri 'minori' che pero' si muovevano, vedevano, imparavano esperimentavano, anche alla corte sabauda a Torino, loro savonesi trasferiti a Genova e figli di un artista della ceramica, la cui manifattura veniva firmata Antiquissima Saone.
In una tela interessantissima : 'L'angelo appare ad Agar nel bosco', di Bartolomeo, si puo' ritrovare un riferimento ai soggetti decorativi dei vasi, intanto l'episodio non ha nulla di tragico, infatti, contrariamente alla tradizione, non siamo in un deserto, ma in un bosco ombroso, ed un gentile angelo adagiato su di una nube vaporosa e drappeggiato di rosso chiaro, pone una ghirlanda di fiori sul capo di Agar e le indica un elegantissimo pozzo scolpito, su cui il bimbo drappeggia la medesima lunga ghirlanda, una scena quasi gia' galante...
Un altro esempio di originalita' e' anche 'Primavera o Flora' di Domenico, una vivace, geniale, movimentata scena allegorico mitologica che risente, secondo me, di una buona conoscenza della pittura fiamminga.
Ancora di Bartolomeo, non si puo' non citare il 'Nettuno' del manifesto, che sembra un  S. Gerolamo con tridente, in mezzo a pesci, conchiglie e perle. Ci sono anche soggetti sacri, ma anche questi sempre piuttosto originali., come  'La Sacra Famiglia' a quattro mani, un'opera felicemente 'affollata' di personaggi , animali, e dai tagli di luce drammaturgicamente suggestivi.

emilio campanella

Si e' chiusa con un alto numero di visitatori, il 7 Novembre, la mostra: I Carabinieri per l'arte Tessere di un patrimonio recuperato, aperta dal 23 Giugno, alla Galleria Franchetti alla Ca' D' Oro a Venezia.
E' sempre una grande soddisfazione sapere che opere d'arte trafugate, vengono recuperate e restituite alla fruizione del pubblico, ed anche, quando e' il caso, e lo e' spesso! Accuratamente restaurate.
E' una consuetudine dei Saloni dei Beni Culturali, la presenza dello stand del Nucleo Recupero Opere d' Arte dei Carabinieri, e non raramente capita di vedere opere di grande valore, ma anche, talaltra, pezzi archeologici, ritrovati e che hanno una lunga tenebra dietro di loro, cosi' da risultare, non potendo essere contestualizzati, praticamente illeggibili, a parte la bellezza estetica, che non era sicuramente il loro unico scopo. L'ampia scelta di oggetti era distribuita sapientemente in tutta l'area del museo, e se la parte  archeologica, occupava due delle sezioni, con opere di scultura, materiali ceramici, avori, affreschi, la terza era composta da materiali cartacei altomedioevali,pagine strappate da volumi antichi, documenti, pagine a stampa, sino a documenti epistolari anche del primo periodo del XX sec.
Desidero, pero', porre l'accento sualla seconda sezione in particolare, che consta di diciannove pezzi, diciassette dei quali, restituiti dagli Stati Uniti, dove erano esposti a Cleveland, New York, Malibu, Dallas; fra questi due crateri attici del V sec. portano la firma di Euphronios....quante altre cose ancora sono scomparse senza nulla sappiamo della loro storia, e se , e quando verranno ritrovate, e se sono ancora intatte!
Intanto questo e' tornato! L'agile ed esauriente catalogo e' stato pubblicato da Marsilio.

emilio campanella

Siccome il mio compagno, ORSODORATO Walter, e' finalmente riuscito, lasciando i ghiacci del grande nord, a scendere sino alla laguna, ed a sciogliere la brina incrostata sulla barba e sulla pelliccia, siamo andati, come era suo desiderio da tempo, a visitare la 12. Mostra Internazionale di Architettura, dal titolo: People meet in architecture, diretta da Kazuyo Sejima.
Per me e' stata un'occasione per rivisitare con calma cio' che avevo visto velocemente nei trafficatissimi giorni del vernissage, quando hanno inaugurato anche altre decine di esposizioni, ed incombeva la Mostra del Cinema con la sua indigestione di fotogrammi.
Abbiamo, quindi cominciato con le Corderie dell' Arsenale in una sala per proiezioni tridimensionali affollatissima di studenti, per poi ritrovarci in una possibile scenografia per una pièce di Koltés; un poco oltre una grande stanza immersa nella nebbia in cui s'intravvedono pedane elicoidali che si percorrono in un'atmosfera vieppiu' rarefatta, man mano che si sale, ci si trova immersi nel vapore ( ora tiepido, ma la scorsa estate, veramente soffocante ), e le figure piu' lontane, appena s'intuiscono; piu' avanti, una suggestivissima sala in un buio violentato da luci stroboscopiche, sotto le quali molti tubi mossi velocemente, schizzano acqua all'intorno con suono variato e secco.
Si puo' girare attorno al grande rettangolo delimitato, e fruire di angolazioni e prospettive sempre differenti, perche' quest'anno, il grande edificio, fa veramente parte delle installazioni e contribuisce grandemente ad aumentarne le suggestioni.
Queste sono le cose che mi hanno nuovamente molto colpito. Il giorno successivo e' stata la volta dei Giardini e del suo sempre caotico Palazzo delle Esposizioni piu' o meno al centro del bel parco dove ci sono alcune partecipazioni nazionali particolarmente interessanti. La Corea, ad esempio, il cui padiglione gia' magnifico in se', viene via via reinventato, e questa volta con notevole estro ed eleganza.
L' Egitto, con l'installazione 'The Search for salvation' crea assemblaggi dorati che 'colano' anche nel giardino circostante.
Interessantissimo il lavoro della Gran Bretagna, intorno a Ruskin, la citta', il padiglione medesimo, il contesto ambientale.
Affascinante la citta' azzurra dell'Olanda, e molto suggestivo 'Emergency Exit' con le sue luci teatrali, in Polonia. Notevole, inquietante ed ipnotico, '1:1' in Romania.
Stupendo il labirinto di matite sospese, fra trasparenze e rifrazioni dell'ungherese Marcel Ferencs (BorderLINE Architecture), mentre la palma del padiglione piu' suggestivo, di quelli decentrati in citta', va al Lussemburgo che a Ca' del Duca, a San Samuele, presenta una serie di installazioni in diverse stanze, intorno alla convivialita', anche!
Si entra e davanti ad un pavimento allagato scorre un film in vari episodi, ci si puo' sedere su di una piccola panca da chiesa davanti all'acquaccia nera... dopo poco si va via, e si passa in una saletta occupata da un alto portavasi, con vaso bianco posto sopra, un grosso peso in pietra da filo a piombo, e dalle loro ombre portate sulle pareti; di seguito un salottino con piantana metallica e mobili in vimini, stile sala d'attesa elegante con riviste, poi una stanza tutta boiseries bianche e parquet perfetto, come dappertutto, dove si cammina fra un esercito di tazze da caffe' grandi, con la bevanda versata e zollette pronte a tuffarvisi dentro, tutte rigorosamente alla stessa altezza: sono centinaia, in perfetto stile surreale belga! In chiusura, l'ultima stanza, un living caldo e piacevolissimo, arredato con mobili comodi e gradevoli, un'ampia biblioteca, un tavolo da studio per scrivere e disegnare, la possibilita' di farsi un caffe' ed un pianoforte, non accordatissimo ma simpatico.
ORSODORATO si e' avventurato nella lettura a prima vista di alcune partiture cavendosela egragiamente, e poi si e' premiato con un caffe'!
I visitatori vengono deliberatamente lasciati soli di abitare la casa per il tempo che desiderano.
I guardasala compaiono, solo se richiesti per dare informazione e fare conversazione, come viene naturale in un luogo cosi' gradevole.
E' anche possibile comperare le tazze di porcellana prodotte da Villeroy & Boch, nelle loro belle scatole bianche.

emilio campanella

Dopo le repliche torinesi per Torino Danza, la compagnia belga di Alain Platel, Les Ballets C de la B, ha portato al Teatro Comunale di Ferrara, il 13 e 14 Novembre: Out of contexs, for Pina, uno spettacolo coreografico corale della compagnia, per la concezione generale e la regia, di Alain Platel.
Sono circa centodieci minuti senza intervallo, idealmente divisi al loro interno, in tre parti, come i tempi musicali di una composizione.
Ad apertura di sipario la scena si presenta nuda, solo due microfoni a treppiede ai lati ed una piletta di stoffe rosso-aranciate al centro.
Per un lungo momento non accade nulla, poi si alza un giovanotto alto ed elegante (Elie Tass), sale in palcoscenico e sul fondo della scena inizia a spogliarsi, pian piano arrivano altri, sino ad essere nove personaggi con le stoffe, coperte, mantelli animali sulle spalle; i suoni sono come di stalla, ma c'e' chi gioca con i microfoni che amplificano vibrazioni e vocalizzi; tutti diventano un poco animali, si annusano, si strofinano si studiano.
Fra un suono e l'altro, evocazioni delle Variazioni Goldberg con legazioni spezzate di movimento, tutta una colta ascendenza di stile dall'espressionismo, che tiene presente il Buto e che mi ha fatto pensare a certe sculture di Wildt.
In tutto questo, sempre giochi vocali con i microfoni che sono altrettanti attori dello spettacolo, evocazioni lontane, rifrazioni sonore, spesso seduzioni complicate, e sempre tutto condito con una ironia, un occhio che non prende troppo sul serio le situazioni, o forse proprio per questo modo disincantato le considera con piu' partecipata umanita'.
Il secondo tempo e' una divertita esplosione di movimento veloce con musiche d'intrattenimento suggerite e canticchiate, talvolta benissimo, dagli stessi danzatori , e sempre con molto spitrito, e scavando nella memoria canora di tutti.
C'e' un'aria da varieta', d'intrattenimento brillante, siamo ad un passo dalla passerella, ma ci sono anche gli assoli con variazioni, quasi come nel balletto classico, fra l'altro si riconoscono anche dei cignetti!
Tutto viene mescolato con grande maestria e senso del consumato teatro . Poi la terza parte, piu' seria - forse - si torna ai temi iniziali, e poi e' chiaro che lo spettacolo volge alla fine, e ci dispiace un po', anche perche' i nove, con le loro spiccate personalita', lasciano il segno.
Alla fine, pian piano si avvicinano al fondo della scena, si tolgono la stoffa dalle spalle, la piegano e si rivestono, tornano in platea, l'uno dopo l'altro, riprendono i loro posti e la scena rimane vuota.
Ecco, sono andati via , dopo averci dato tanto, sono scomparsi, il gioco e' finito.
Buio ed applausi scroscianti da un pubblico partecipe divertito e commosso. Direi che  questo e' cio' che lasciano nella dedica a Pina Bausch che aleggia come presenza in uno spettacolo che non e' quello di un epigono, e' quello di una compagnia che seriamente cerca e propone materiali che hanno una storia che parte anche da Pina Bausch, ma che fa parte della storia della danza degli ultimi decenni di cui lei e' stata protagonista indiscussa.
Anche lei e' uscita di scena come fanno questi ragazzi che ci lasciano il vuoto dopo tutte le emozioni che ci hanno dato.

emilio campanella

Le marionette delle collezioni dei Musei Civici Veneziani.
Questo il titolo del Bollettino dei Musei Civici Veneziani, III serie 5.2010, che ha pero' l'aspetto di una elegante pubblicazione edita da Skira in collaborazione con i Musei Civici ed il contributo di Eni.
Si', insomma un bollettino fa pensare ad un certo numero di pagine graffettate, mentre in questo caso il libro si presenta con molta accurata presenza editoriale, oltreche' ampiamente illustrata, il progetto grafico e' dello studio Il Tapiro di Venezia.
Le oltre centoventi pagine sono suddivise in tre sezioni: Collezioni, Studi e Contributi, Attivita', e si tratta in sostanza di un lavoro riassuntivo che riguarda l'anno 2009.
Gli articoli sono curati dai vari responsabili dei differenti musei che compongono il numeroso arcipelago culturale della citta'.
Se io sono rimasto colpito dalle marionette che hanno l'onore di dare il titolo al volume, dato il mio amore per questa forma di spettacolo, scoperta, ovviamente, durante l'infanzia, e grazie al teatrino che avevo a casa e ch'era stato uno dei regali piu' graditi della mia infanzia, gli argomenti spaziano dalla numismatica, ad una recentissima attribuzione a Lorenzo Lotto di un Dio Padre del 1526 - 27 dal Museo Correr; lo studio di un arazzo fiammingo del XVI sec. da Palazzo Mocenigo, di Chiara Squarcina; affreschi in vari palazzi cittadini. 
Un interessantissimo studio intorno alle incisioni di Dominique Vivant Denon: un articolo sull'archivio di Giambattista Fauche' del Museo del Risorgimento, catalogazione di manoscritti del Museo Correr ed un lavoro sulla calligrafia, sempre per il medesimo museo.
Ma ovviamente io porro' l'accento  sull'argomento di apertura che e' quello che mi ha colpito maggiormente anche perche' questo bellissimo teatrino settecentesco esposto alla Casa Goldoni, e precedentemente a Ca' Rezzonico si compone di un importante boccascena precedentemente in Palazzo Morosini, e di una cinquantina di figure fra cui maschere, dame, gentiluomini, popolani, servitori, figure esotiche, animali, per una collezione fra le piu' ampie esistenti, che risalgano al XVIII sec.

emilio campanella

A Legnano, a Palazzo Leone da Perego, dal 20 Novembre 2010 al 20 Marzo 2011: RODIN, Le origini del genio, una mostra che e' gia' stata definita coraggiosa, ed e' comunque stimolante, ricca ed emozionante.
Pone l'accento sul primo periodo professionale del grande scultore francese, partendo dai primissimi lavori, per arrivare alle soglie della 'Porta dell'Inferno'. 
Al piano terra sono esposti acquerelli, piccoli olii, schizzi, disegni a matita, ma anche studi d'accademia che gia' connotano quale sara' il percorso del giovane Rodin. Questo risalta in un piccolo olio su cartone: 'Cavallo' del  1864, gia' molto possente; per altri versi, certi studi dove la dinamica del movimento e' gia' estremamente precisa, cosi' come lo sono busti e  ritratti, tanto dipinti, quanto a tutto tondo.
Al primo piano si viene accolti dalle grandi figure di Adamo ed Eva, e da una scelta molto importante di terrecotte di vari soggetti cui si affiancano disegni e studi da Michelangelo, molto attentamente osservato nel viaggio italiano, ed in effetti la forza delle figure di Rodin ha qui la sua piu' diretta ascendenza: da uno studio dell'antico molto attento e ricreato da una sensibilita' geniale.
E' cosi' per le tre monumentali figure del 1874: due Atlanti ed una Cariatide, illuminati con grande cura in un allestimento attentissimo alla illuminotecnica, fondamentale per la scultura;  sono altrettanto ben illuminate le 'Tre Ombre' del 1881, progettate per la sommita' della porta, cosi' come il celeberrimo 'Pensatore' qui presente in due gessi, uno 'piccolo' del 1881-2 su un elemento di capitello, e l'altro, di grandi dimensioni, del 1903.
La figura doveva in origine, rappresentare Dante nell'atto di meditare osservando l'Inferno.
Il percorso espositivo e' articolato e passa dalle grandi statue come 'L'eta' del bronzo' del 1875-76, affiancato anche da tre fotografia di Gaudenzio Marconi che ritraggono Auguste Neyt, il modello, ed il modellato in gesso.
Altrettanto accurato ed interessante il discorso che riguarda il 'San Giovanni Battista', 1880, e le varie fasi preparatorie.
Lo straordinario prestito del Musée Rodin di Parigi, perche' tutto viene di la', a grande merito dei curatori italiani e francesi, comprende anche alcune magnifiche porcellane di Se'vres con disegni dell'artista ed una coppa in terracotta del 1878: 'Giardiniera con Titani'.
Notevolissimi gli studi in gesso, di figure ed espressioni; straordinario 'L'uomo che cade' del 1882, purtroppo visibile solo da un lato...
Non posso non citare ' Il Generale Margueritte del 1882-84, dal movimento strabiliante ed il ' Leone che piange '  del 1881, oltre ad 'Ugolino e i suoi figli' 1882, dall'iconografia di grande originalita' ed in chiusura 'Il bacio' un piccolo gesso del 1885.
In conclusione, una bella mostra che merita assolutamente il viaggio, che chiude il lunedi' ed ha una piccola appendice di belle foto di Bruno Cattani, esposte nella Banca di Legnano, aperta ovviamente negli orari dell'istituto, e visibile in mezzo ai clienti!
Sicuramente una bella pubblicita', ma un po' scomoda per tutti questa scelta, e, fra l'altro non penso che mancasse lo spazio a Palazzo Leone da Perego; l'unico appunto di una manifestazione che presenta parecchi inediti e circa centoventi opere in totale. Il bel catalogo e' pubblicato da Allemandi.
Insomma una bella introduzione al Museo Rodin, uno dei piu' belli di Parigi.

emilio campanella

Rimarra' aperta al pubblico dal 27 Novembre  2010 al Primo Maggio 2011, la nuova mostra di Marco Goldin, curatore poliedrico e bulimico che sta occupando elegantemente e, bisogna dire, con opere d'arte, talvolta imperdibili, molti degli spazi espositivi strategici del nostro paese al nord, ma anche, ora, verso il centro.
Questa volta si e' offerto gli appartamenti dogali del Palazzo Ducale genovese, per proporre un'ampia, seppur non amplissima scelta, di tele che vanno dalla meta' del ' 700 ai primi del ' 900.
Se da una parte e' un gran bene che l'esposizione non sia intasata ed eccessiva, come molto spesso nello stile del curatore, purtuttavia essendo lo spazio genovese non enorme, si ha come l'impressione di una certa incompletezza, anche perche' mancano moltissimi nomi, infatti, si tratta quasi esclusivamente di pittori francesi, veroe' che il sottotitolo della mostra recita: Da Courbet, a Monet, a Matisse, e cosi' siamo sistemati.
Altrettanto vero e' che siamo incontentabili, certo, ma... quel negozietto libreria esposizione di gadgets organizzato nella cappella dogale, ci ha lasciato non poco perplessi!
La manifestazione che rientra nello scatolone delle manifestazioni genovesi intorno al Mare Nostrum avra' presumibilmente un grande successo siccome e' facile, ma questa volta non lo dico come complimento, ma piuttosto un po' come critica ad una cert'aria di semplificazione.
Non so ancora se meriti un viaggio, mi riservo di rivederla con calma per affermarlo, sicuramente una visita se siete in citta', anche perche' la ' Riva del mare a Palavas ' di Goustave Courbet (Montpellier) e' un quadro stupendo, ed e' stato, con molta intelligenza, scelto per i manifesti.
E' interessante vedere la Montagne Sainte Victoire dipinta da Gre'sy, e ritrovarla ovviamente in Cézanne.
Ci sono due bei Munch ed una bella serie di Monet, anche legati alla Liguria.
E' presente il sempre interessante Vallotton ed il grande Pierre Bonnard, forse il piu' grande, intenso interprete delle luci mediterranee. Catalogo Linea d'Ombra.

emilio campanella

In concomitanza con la mostra negli appartamenti dogali, il Palazzo Ducale genovese, ospita, sempre per la cura di Marco Goldin, nella suggestiva Loggia degli Abati, un' ampia retrospettiva dedicata a Guccione, con opere che vanno dal 1973 al 2010, e che s'intitola, ovviamente: 'Guccione, il Mediterraneo'.
Si tratta di una quarantina di quadri, comprese due tecniche miste esposte con grande attenzione e che si giovano delle alte pareti bianche  e delle possenti colonne romaniche delle sale, in contrasto con il calore e la mobilita' della luce dei dipinti, del mare mutevole, dei rari muri assolati, i giardini estivi, certi enigmatici edifici.
Aperta sino al 6 Gennaio 2011, catalogo Terra Ferma. A Palazzo Reale, invece, negli spazi del Teatro del Falcone, sino al 30 Gennaio 2011, un'ampia esposizione, allestita con grandissimo gusto, dedicata al pittore Raimondo Sirotti, intitolata: 'Sirotti, Mediterraneo. Il colore della luce', una cinquantina di opere che vanno dal 1974 al 2010, di questa gloria locale (e' originario di Bogliasco).
Anche questa mostra e' curata da Marco Goldin ed il catalogo e' sempre di Linea d'Ombra.

emilio campanella


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