ORSI ITALIANI MAGAZINE


Galeotta fu la caserma

Un racconto di: Il Druido

Ore 16:15, oramai erano quasi quindici i minuti di ritardo del Generale, quindici

interminabili minuti per i soldati dell'esercito italiano, che stavano fermi sull'attenti,

immobili, ritti e perfettamente allineati con tanto di alta uniforme,

e immancabile pesantissimo fucile. Ma tutto si deve sopportare per un'occasione

speciale come questa: il generale deve passare in rassegna le truppe.

Per sfortuna di Vincenzo, e dei suoi commilitoni, la giornata

primaverile è calda, forse troppo, per sopportare ancora a lungo la

situazione. Vincenzo al limite della sopportazione, vorrebbe

andarsenesogna un mare azzurro nel quale tuffarsi, magari in compagnia

di un amico ma è solo un pensiero fugace, la realtà è ben diversa.

Nello spiazzo della caserma, aleggia una strana atmosfera e il silenzio

assoluto fa il resto, gli ufficiali iniziano, anche loro, a

spazientirsi per l'attesa. Vincenzo, di animo molto sensibile, captava

benissimo gli stati d'animo, e non poteva far altro che approvare, e

nella sua testa si ripeteva cosa ci facesse un ragazzo come lui in

posto simile d'altronde un venticinquenne laureato in psicologia aveva

tutto il diritto di aspirare a qualcosa di meglio. E poi, non aveva,

come si dice, il 'fisique du role'. Anzi, tutt'altro. Alto poco meno

centosettanta centimetri, faceva schizzare l'ago della bilancia quasi

alla tripla cifra del numero 100, mentre i suoi occhi erano verdi come

i prati d'Irlanda e i capelli e la soffice peluria che ricopriva tutto

il suo corpo era rossa, quasi arancio. E mentre i suoi pensieri si

perdevano nel vuoto, ecco spuntare il corteo d'automobili e

nell'ultima, quella con i vetri fumé, doveva esserci lui, il Generale.

Le auto si fermano e atleticamente scende un uomo sulla cinquantina,

fisico asciutto e atletico, e lineamenti del volto molto spigolosi. A

Vincenzo non fa una bella impressione, ma tanto mica deve andarci a

letto! A questo punto si dà il via alle operazioni di rito,

alzabandiera con in sottofondo inno nazionale, ispezione e controllo di

tutti i soldati, squadrati e sezionati nei più piccoli particolari.

Vincenzo si sente scrutato sino al midollo, e dei brividi gli corrono

lungo la schiena, una brutta sensazione che si trasforma in

premonizione, triste premonizione. Infatti terminato lo strazio

dell'ispezione, il generale chiede per i suoi alloggi due

collaboratori, e Vincenzo è scelto insieme al suo commilitone Giovanni,

fisicamente molto simile a lui, se non fosse per i capelli nerissimi. I

due, tra l'incredulo e l'imbarazzo per l'imprevisto si mettono a

disposizione del generale: "Comandi signor generale" declamano con una

sintonia perfetta di voci e tacchi che sbattono. Il primo ordine che

ricevono è quello di scaricare i bagagli, non pochi e pesanti e

preparare l'alloggio. Il lavoro si rivela più duro del previsto.

L'alloggio risulta alla fine così organizzato, tre stanze più due

bagni, di cui uno padronale per l'alto ufficiale. L'ingresso spazioso

fa anche da studio, una piccola camera da letto dove trovano spazio due

brande per i soldati e annesso bagno, e poi la camera più grande

spartanamente arredata per il comandante della caserma. Vincenzo e

Giovanni si scambiano un'occhiata eloquente, che la dice lunga su

quanto gli aspetta. Infatti, il Generale Pristici ha la nomea di uomo

severo, pignolo e poco umano quello che si dice un rompiballe. Si

preannunciano dunque tre giorni d'inferno, ma forse ne vale la pena,

tre giorni senza libera uscite e riposi ma dopo sette giorni di licenza

premio. Per i due non c'è un attimo di tregua, "Sissignore di qua,

sissignore di là", ore e ore sull'attenti ad aspettare ordini e ad

eseguirli immediatamente. E naturalmente, senza perdere d'occhio

l'uniforme, sempre perfetta per evitare rimproveri inutili. Un po'

frastornati e stanchi, i due si danno una mano a vicenda, si aiutano e

si danno dei consigli; l'un l'altro controllano che l'abbigliamento sia

perfetto, bottoni splendenti, cravatta e nodo a posto. Un'intesa

perfetta. Dopo il primo giorno è già nata un'intesa perfetta, e anche

l'intimità è a mille, specie dopo che la sera si sono ritrovati insieme

a fare la doccia. Per entrambi è stata un'emozione, i loro corpi grassi

che si sfioravano, i profumi del bagnoschiuma, i vapori dell'acqua

calda, l'atmosfera poteva promettere degli sviluppi inaspettati, ma

nessuno ha avuto il coraggio di fare il primo passo. Giovanni e

Vincenzo, dopo essersi abbondantemente e nascostamente 'spiati' sotto

la doccia, escono ciascuno con una erezione vistosa e un certo

imbarazzo. Contemporaneamente sentono le urla del Generale che li

richiama. "Chissà da quanto ci chiama", esclama Vincenzo. Fanno appena

in tempo ad infilarsi un paio di slip bianchi che la porta del loro

bagno si apre, "Attenti" - grida isterico il Comandante, e i due non

perdono certo tempo, l'uno accanto all'altro sono immobili con le

braccia distese sui fianchi, una pancia grande mostrata in tutto il suo

splendore e un erezione che non vuole finire. Il particolare non

sfugge all'ufficiale che hanno di fronte, e l'imbarazzo che provano non

gli aiuta certo. "Ah, che meraviglia, ho di fronte due checche".

"Veramente Signore, possiamo spiegare", inizia timidamente Giovanni.

"Silenzio - esclama il Generale Pristici - siete la vergogna

dell'esercito. Ora vi sistemo io". Detto questo, infligge ai due una

punizione corporale. Infatti, con una sorta di frustino colpisce per

ben 10 volte il culo dei due soldati, costretti a stare piegati a 90

gradi. Scaricata la rabbia sui due, che difficilmente potranno sedersi

per i prossimi giorni, medita ora di godersi un altro spettacolo.

Innanzi tutto, li fa scattare sull'attenti, questa volta nudi, senza

gli slip, uno di fronte all'altro, Giovanni e Vincenzo si guardano

dritti negli occhi, mentre i loro addomi prominenti si sfiorano. Non

passa molto tempo che, anche i loro cazzi diventano duri come non mai.

"Vi voglio vedere scopare", ordina il Generale. I soldati sono

imbarazzati. "Avanti, iniziate", urla mentre si adagia nella poltrona.

Vincenzo, timidamente, inizia ad accarezzare il viso paffuto di

Giovanni, il quale a sua volta gli accarezza i capelli tagliati corti.

Nel frattempo i loro corpi sono uniti, le loro verghe, lunghe e dure,

sbattono l'una sull'altra, l'eccitazione è al massimo. Finiscono sul

letto, si baciano avidamente, le lingue esplorano ogni angolo dei

corpi. Intanto, il Generale li incita a osare di più, e fa arrivare

loro qualche colpo di frustino. Vincenzo, si avvicina con la bocca al

pene del suo compagno, lo inghiotte tutto e inizia a succhiarlo,

lavorando da vero esperto con la lingua. Giovanni gode, come mai gli

era accaduto, e viene copioso, il liquido caldo e denso invade la bocca

di Vincenzo, che si sente ordinare di ingoiarlo tutto. Non se lo fa

ripetere due volte, tanto aveva intenzione di farlo. Adesso, seguendo

gli ordini del comandante, devono cambiare posizione. Vincenzo offre il

suo culo, ricoperto di una peluria rossa, al suo amico. Inizia a

baciarlo, leccarlo e ad allargarlo prima di entrare e farlo suo. I

preliminari piacciano a Vincenzo che lo incita a proseguire. Con

delicatezza, Giovanni, entra dentro e scarica tutto il suo seme dentro

l'amico. I due sono una sola cosa. La scena avviene sotto gli occhi del

Generale che schiuma per la rabbia, ma anche per l'invidia di non

essere tra loro. Ma no è finita. L'ordine è di andare avanti per tutta

la notte. Ai giovani soldati non sembra vero. Baci, carezze, leccate e

pompini, non c'è tregua e il piacere cresce. Stremati arrivano le

cinque del mattino, il Comandante Pristici, si è sopito sulla poltrona,

e i due notano che non è rimasto con le mani in mano. I primi raggi di

sole lo svegliano, "Attenti", comanda nuovamente, e i due ubbidiscono

immediatamente all'ordine, piazzandosi di fronte al loro superiore.

Neanche a dirlo, in contemporanea al loro attenti scatta un'altra

vistosa erezione: hanno voglia l'uno dell'altro. Senza chiedere il

permesso si tuffano sotto la doccia, con i loro corpi rotondi, morbidi

e rosa che si sfiorano, si toccanoche si amano. Dopo qualche minuto

sono richiamati fuori dall'ordine del Generale, ubbidiscono

immediatamente. "Signore, la vogliamo ringraziare perché ha fatto

nascere tra noi l'amore", dichiarano all'unisono con i cazzi ancora

duri e l'acqua che bagna i corpi rotondi. La settimana di licenza pare

che Giovanni e Vincenzo l'abbiano trascorsa chiusi in una camera

d'albergo. Ma questa è un'altra storia.

 


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