ORSI ITALIANI MAGAZINE


Il cinema a luci rosse (parte terza)

Andai a dormire, sicuro che durante la notte sarei stato svegliato ancora dai due amanti. Dissi a me stesso: - Goditi pure il tuo bel tenentino papa', tanto sabato prossimo tocca a me sorprenderti-. Nonostante mi fossi ripromesso di rimanere sveglio per non perdere le ulteriori prodezze sessuali che mio padre avrebbe potuto compiere durante la notte con il bel tenentino, la stanchezza e le emozioni della giornata mi fecero crollare in un sonno profondo.

Il mattino seguente fui svegliato dallo sbattere della porta d'ingresso. Guardai l'orologio sulla scrivania, segnava solo le sei e quaranta. Chi poteva essere entrato o uscito da casa cosi' di mattino presto? Forse era uscito Raffaele. Decisi di alzarmi per verificare.

Passando dalla camera socchiusa, mi accorsi che Raffaele era ancora nel lettone di papa'; mi soffermai a guardarlo: era a pancia in giu', le braccia semipiegate incorniciavano la testa leggermente girata sulla sinistra, la gambe divaricate con la sinistra piegata mentre la destra era tesa; un lembo di lenzuolo gli copriva a malapena dalla vita il gluteo destro. La posizione lasciava ben vedere il suo famoso culetto sodo e perfettamente rotondo, al centro tra una leggera peluria si intravedeva il buchetto, lo stesso che la sera prima e forse ancora durante la notte aveva ospitato l'enorme e turgido cazzo che papa' vantava e che io ormai ben conoscevo.

L'immagine davanti a me risveglio' anche il mio uccello che divento' barzotto. Ma non era il momento di fare pensieri del genere, andai in sala alla ricerca di mio padre. Lui non c'era, era gia' uscito per il lavoro; sul tavolo in cucina un biglietto di papa' diceva: - buongiorno cucciolo, io devo scappare al lavoro, tu fai gli onori di casa, prepara un caffe' per il mio ospite e, visto che ci sei perche' non cogli l'occasione di approfondire la conoscenza? Ti abbraccio, papa' -.

Rilessi il messaggio e conclusi che papa' voleva che io diventassi amico del bel tenentino. Non ci pensai due volte e dopo una doccia veloce indossai slip e maglietta e preparai il caffe' che avevo deciso di bere insieme a Raffaele. Raggiunsi la camera da letto con il vassoio, da dove due tazzine fumanti emanavano il forte profumo di caffe'. Cio' fece svegliare Raffaele che, aperto gli occhi mi guardo' un po' sorpreso per poi sorridermi sornione; si giro' e sedendosi sul letto non si curo' della sua completa nudita'.

Il mio sgardo scese sino all'inguine soffermandosi sul suo uccello che, nonostante ancora dormiente, non era per niente male, anzi lasciava immaginare una certa consistenza quando fosse in erezione. Raffaele segui' il mio sguardo e, maliziosamente, diede una massaggiatina all'arnese che divenne barzotto. - Ti ho portato il caffe' -, dissi sorridendo - papa' e' uscito e mi ha chiesto di fare gli onori di casa. - A parte il caffe', in che cosa consistono gli onori di casa? -, chiese Raffaele con tono malizioso e cosi dicendo si alzo' in piedi davanti a me per prendere il caffe' dal vassoio che tenevo ancora in mano.

Gli occhi ricaddero a guardare il suo cazzo che si ingrossava sfacciatamente e che, con quel movimento, sbatacchiava andando a sfiorare la mia gamba. - Non sono pratico a gestire gli ospiti di papa' e spero di essere un buon padrone di casa, magari se mi aiuti tu a capire cosa posso fare per farti piacere - risposi e iniziai a sorseggiare il caffe cosi' fece anche Raffaele il quale, appena finito di bere mi disse: - hai visto bene ieri sera come tuo padre sa trattare un ospite e la sua ospitalita' e' durata tutta la notte, non hai che da prendere lui come esempio -, cosi' dicendo mi disarmo' della tazzina ormai vuota, mi accarezzo' delicatamente per poi sfiorare le mie labbra con le sue che profumavano di caffe'.

Lo lasciai fare senza fare alcun movimento, fu lui a spronarmi afferrando la mia mano destra per accompagnarla sino alla sua natica sinistra che prima accarezzai e poi afferrai con decisione. Avvicinai la mia bocca alla sua e arditamente cercai la sua lingua che succhiai e risucchiai; poi scesi a leccargli i capezzoli, prima uno e poi l'altro, Raffaele mugolo' e disse che buon sangue non mente, ero bravo come mio padre. Mi confesso' che la sera prima, intanto che mio padre lo scopava selvaggiamente ed io osservavo la scena dall'uscio, lui aveva fatto un pensiero peccaminoso: dopo mio padre voleva essere scopato da me, il figlio; in generale, disse, lui e' attratto solo dalle persone mature, dagli uomini virili, maschi forti e decisi, proprio come mio padre per il quale aveva preso una bella cotta.

L'idea pero' di farsi scopare dopo il padre anche dal figlio lo eccitava moltissimo. E poi aggiunse che era attratto dal mio aspetto cosi' ingenuo, quasi angelico. Lo interruppi dicendo che io non ero attrezzato come mio padre, che il mio in confronto al cazzo di papa' sembrava quello di un bambino. Mi tranquillizzo' dicendo che non era una questione di misure ma di stile ed era convinto che io, seppur nuovo su queste esperienze, avevo un mio stile tutto da provare.

Poi fu lui a baciarmi con passione e a cercare la mia lingua intanto che accarezzava il mio uccello; mi denudo' velocemente e mi sdraio' sul letto, lo stesso letto che aveva diviso con mio padre. Si butto' a capofitto sul mio cazzo che prima bacio' quasi con devozione e poi ingoio' con ingordigia, scivolando in un su e giu' che ben presto mi porto' alle soglie della goduria. Glie lo dissi e lui mi prego' di aspettare perche' voleva sentirlo tutto dentro; si alzo' per sedersi sopra di me e puntanto il mio cazzo in direzione del suo buco lo introdusse in un sol colpo, senza alcuna fatica. Era la stessa posizione che aveva assunto la sera prima con mio padre; mi tornarono alla mente le immagini di papa' che sotto di lui godeva intensamente e capii il perche'. Raffaele saltellava sul mio grembo ed io godevo senza limiti, ci sapeva fare davvero, era nato proprio per farsi scopare. Questa volta fui io a prendere l'iniziativa, scambiai le posizioni, lui supino sul letto ed io sopra di lui cominciai a spompinarlo, il suo uccello mi piaceva, lungo e grosso quanto basta e poi sapeva di buono, mi disse che per essere un principiante ero davvero bravo, mi disse che stava per venire, io lo invitai a farlo dentro la mia bocca e un attimo dopo un'abbondante sborrata mi riempi' fino alla gola. A quel punto mi prego' di scoparlo, alzai le sue gambe sulle mie spalle, lo penetrai ancora e solo dopo pochi colpi venni copiosamente dentro di lui. Lui volle baciarmi gustando dalla mia bocca i rimasugli del suo sperma.

Dopo una veloce doccia sia Raffaele che io ci avviamo per uscire; lui era di servizio in caserma ed io dovevo andare a scuola. Salutandomi Raffaele mi fece una promessa, un giorno si sarebbe fatto scopare contemporaneamente da papa' e da me, una situazione che subito mi piacque.

A scuola raccontai tutto all'amico Matteo, il quale non perse una sola parola del mio racconto sia sulla serata precedente e la scopata di papa' con Raffaele sia sulla mia scopata con il focoso tenentino. Ma ora toccava a lui espormi il cosidetto piano che vedeva protagonisti solo noi quattro e cioe' io, lui, mio padre ed il suo. Matteo espose la sua idea - Domani e' sabato e papa' ha acconsentito di andare a pesca e di fermarci a dormire nella nostra casa al mare; io gli ho chiesto di invitare anche te e tuo padre. Mi ha detto che era una buona idea, che oggi lo avrebbe chiesto a Gianni per sapere se era libero, ma a questo devi pensarci tu Fabio, se necessario convinci tu tuo padre. So che probabilmente sara' a pesca anche Filippo un uomo di circa sessant'anni che ha la casa al mare proprio a fianco alla nostra; credimi Fabio, e' davvero un bellissimo ed affascinante uomo con capelli lunghi e grigi cosi' come la barba, sara' alto piu' di un metro e novanta ed ha, nonostante l'eta', un aspetto da vichingo: larghe e possenti spalle e petto peloso su una vita stretta ed un bacino che evidenzia un culo ancora muscoloso e alto ma soprattutto lascia immaginare un pacco che probabilmente non ha nulla da invidiare a quello di tuo padre.

Poi non sono da trascurare le lunghe gambe con possenti muscoli sulle cosce tappezzate da una folta peluria. Insomma caro Fabio una sorta di Sean Connery e lui sara' la nostra esca. Sai si e' accorto che lo guardo con un interesse che va oltre la semplice ammirazione e l'ultima volta che l'ho incontrato mi ha salutato con un "io e te dobbiamo parlare a quattrocchi". Se e' come penso stavolta faremo noi una bella sorpresina ai nostri padri -. Cosi' concluse Matteo poi si raccomando' di convincere mio padre ad accettare l'invito di Paolo. Cambiammo argomento, insieme decidemmo che avremmo passato un pomeriggio di sesso e divertimento. Lui propose di invitare suo cugino Alessandro e tutti e tre insieme tornare sulla spiaggetta che il giorno prima aveva visto le nostre acrobazie erotiche. Io gli proposi invece di venire con me in quel CINEMA A LUCI ROSSE, dove avevo visto Paolo, suo padre, scopare il bel ragazzotto e dove si reca sempre piu' spesso anche mio padre. Matteo accetto' con entusiasmo di andare a perlustrare quel cinema che aveva dato inizio alla mia vita sessuale.

Ci incontrammo fuori dal Cinema, Matteo come sempre era calmo e non mostrava ansie di alcun genere, per niente intimidito dalla situazione nuova. Io invece ero agitato quasi piu' della prima volta che entrai in quel cinema a luci rosse, forse perche' adesso sapevo bene come andavano le cose all'interno della sala: il via-vai, i corteggiamenti e le avances, le orge dietro le tende in fondo alla sala. O forse ad agitarmi era la presenza di Matteo; cosa avrebbe fatto? Come si srebbe comportato? Chi avremmo incontrato? Lo avrei scoperto presto, Matteo mi precedette alla cassa, pagato i biglietti scendemmo le scale che conducevano in sala proiezione. Ci venne incontro il buio pesto, dissi a Matteo che sino a quando non avessimo abituato i nostri occhi all'oscurita' della sala era meglio stare seduti. - Non ci penso nemmeno Fabio, anzi sai cosa ti dico per non compromettere ogni possibile azione che potrebbe capitare sia a me che a te, da questo momento ognuno di noi va e fa come gli pare; lasciamo che sia il caso a fare il resto -. Cosi' dicendo Matteo s'allontano', invidiavo la sua sicurezza, lo seguii con lo sguardo, s'avvio' adagio lungo il corridoio centrale che conduceva verso i posti in prima fila, guardava con attenzione in direzione dei posti occupati da uomini su ciascuna fila sia alla sua destra che a sinistra, ogni tanto si soffermava qualche istante, come a voler vedere meglio, infine lo vidi entrare e sedersi a meta' di una fila di poltroncine sul lato destro, subito a fianco di un altro uomo che a quella distanza non potevo riconoscere; mi sono chiesto se avesse gia' trovato la sua preda. Decisi in ogni caso che non avrei perso altro tempo a spiare Matteo e che avrei fatto il mio percorso. Non mi sembrava il caso di infilarmi subito dietro le famose tende, ne tantomeno di cercare qualcuno fra le poltroncine; preferivo giocare il ruolo di preda. Io mi avviai verso le prime file dal corridoio sinistro, quello piu' distante al posto dove si era seduto Matteo; non mi ero ancora abituato al buio della sala, vedevo le persone che erano sedute nei posti delle file che attraversavo, per me erano solo sagome di persone: forse giovani, forse vecchi o addirittura forse donne (improbabile se non impossibile) e forse fra quelle persone poteva esserci mio padre o il mio padrino Paolo nonche' papa' di Matteo. Un'altra botta d'ansia mi assali' d'improvviso, non avrei voluto incontrare nessuno dei due anche perche' temevo che l'incontro in qualche modo avrebbe potuto compromettere la gita a pesca del giorno dopo, cosa che mi sarebbe davvero dispiaciuto. Dopo aver parlato con Matteo quella stessa mattina, avevo molto fantasticato su quanto sarebbe potuto accadere tra noi quattro e che ruolo avrebbe avuto il "vichingo" Filippo che Matteo tanto aveva decantato.

Mi sedetti anch'io nel secondo posto di una fila di meta' corridoio, distante dal posto di Matteo ma non abbastanza da non riuscire a controllare i suoi movimenti. Infatti io ero piu' indietro alla sua sinistra. Guardai nella sua direzione ed ebbi la sensazione che il mio amico stesse chiacchierando con il suo vicino che, ora che mi ero abituato alla poca luce della sala, mi sembrava essere un uomo sui trenta, trentacinque anni. Fui distratto dal rumore di una poltroncina giusto dietro alla mia, mi girai e scorsi che si era seduto in quel posto un ragazzo abbastanza giovane che prima mi sorrise, poi spudoratamente fece girare la punta della lingua tutta intorno alle labbra. Mi rigirai e dissi che, giusto per iniziare, quel ragazzo non era per niente male; bel fisico, bel sorriso e chissa', forse anche bel pacco. Allungai e divaricai le mie gambe e senza pudore estrassi il mio uccelletto che era diventato duro, aiutato dalle immagini sullo schermo di uomini di ogni eta' e colore impegnati in un'orgia per certi versi assurda; mi accarezzai lentamente, il ragazzo dietro di me per vedere la scena si scorse in avanti sino a trovarsi guancia a guancia con me. Lo sentii sfiorare il mio orecchio con le labbra, non mi ritrassi e lui ardito ficco' la lingua nel mio orecchio per poi scendere sul collo e infine girando il mio viso verso di lui, introdusse la lingua dentro la mia bocca. La sua lingua era veloce, roteava senza sosta all'interno del mio palato; la sua mano intanto era scesa sino al mio petto e accarezzava il mio capezzolo. Mi girai in direzione di Matteo, lui non c'era piu', c'era solo l'uomo al suo fianco anzi no, eccolo riemergere al suo posto; era chinato verso il suo vicino ed immagino anche per fare cosa. Intanto un uomo si era seduto a fianco a me, quarant'anni o forse piu', aveva un bell'aspetto, elegante, sfacciatamente si era intrufolato nel gioco tra me ed il ragazzo che mi stava dietro che per niente disturbato dalla presenza dell'uomo continuava a slnguacciarmi golosamente. L'uomo prese la mia mano e l'appoggio' sul suo pacco che denunciava un contenuto di notevole consistenza, mi alzo' la maglietta, si chino' verso il mio petto e inizio' a succhiarmi i capezzoli, prima uno poi l'altro, intanto che il ragazzo trovo' ancora la mia bocca e vi rificco' la vivace lingua. Era davvero una situazione eccitante, ma volevo qualcosa di piu' peccaminoso. Allontanai l'uomo dal mio capezzolo, conducendolo sino al ragazzo, le loro bocche s'incontrarono e si incollarono come meduse; colsi l'occasione per alzarmi ed allontanarmi. Mi accorsi che anche Matteo non era piu' al suo posto. Attraversando le file per il corridoio centrale vedevo uomini che si palpavano a vicenda, che si menavano l'uccello e qualcuno che spompinava il vicino di poltrona.

Dove s'era cacciato Matteo? Certamente si era rifugiato dietro le tende. Decisi di recarmi in bagno e lungo il tragitto ricevetti oltre a qualche lusinghiero complimento anche qualche pacca e qualche toccatina che elusi con decisione. In bagno solita scena: i tre pisciatoi a muro erano occupati da due uomini ai lati ed un ragazzino al centro, che, si e no, aveva la mia eta' ma, con maestria menava i cazzi dei vicini. Mi fermai a osservarli ed ottenni come tutta risposta il sorriso dei tre e l'invito dell'uomo del pisciatoio a destra a unirmi a loro e cosi' dicendo mi mostro il grosso cazzone turgido. Il ragazzino, forse temendo di dover dividere con me l'enorme arnese, si abbasso' e lo ingoio' fin dove poteva, senza smettere di segare l'uccello dell'altro uomo piu' a sinistra. Fui tentato di partecipare a quel gioco erotico ma l'odore sgradevole dell'ambiente e la curiosita' di scoprire cosa stesse combinando il buon Matteo mi convinsero a ritornare in sala.

Appena dentro incontrai Matteo che con tono eccitato mi disse di prepararmi ad una gran bella sorpresa; nonostante la mia insistenza, non volle darmi ulteriori indicazioni; mi chiese di seguirlo dietro le tende e di stare vicino a lui per evitare che la persona oggetto della sorpresa potesse accorgersi della nostra presenza. Lo seguii, dietro la tenda il buio era piu' fitto. Ci fermammo a meta' corridoio, Matteo mi indico' un gruppo di persone, per lo piu' semisvestite, in fondo all'angolo piu' a sinistra. Le persone del gruppo erano tutte interessate ad un uomo che si lasciava baciare prima da uno poi da un altro intanto che qualcuno gli succhiava i capezzoli e due giovani ragazzi erano intenti a sbocchinare insieme l'enorme cazzone. Riconobbi quell'uccello, era quello di mio padre. Cercai di individuare il viso dell'uomo, ma con tutta quella gente che gli stava appiccicata mi fu impossibile. Cercai conferma da Matteo che, sempre piu' eccitato e voglioso disse: - Si! E' proprio tuo padre quel maschione circondato delle attenzioni di tutta quella gente. Adesso pero' dovranno fare i conti con il sottoscritto, lascero' che si divertano ancora un po' e poi entrero' in azione io e tu resterai a guardare -, ordino' infine Matteo aggiungendo ancora: - prima che io passi a tuo padre, perche' non mi scaldi tu?-. Mi bacio' con trasporto e poi spinse la mia testa verso la sua patta gia' aperta, dove sotto le mutande il suo uccello premeva in tutta la sua imponenza. Mi sedetti sulle mie gambe per essere piu' comodo e iniziai a spominarlo con gran foga. - Piano, devi far piano, devi solo scaldarmi, sara' tuo padre che mi fara' godere -. Ordino' ancora Matteo, liberandosi con determinazione di tutti gli approcci che altri tentarono vedendo la scena del mio pompino. Lo spompinavo ed intanto pochi metri piu' a sinistra mio padre era sempre l'oggetto di deiderio soprattutto dei due ragazzini che a turno gli succhiavano l'uccello.

- Adesso tocca al tuo paparino, stai a guardare -, disse Matteo che perentorio mi stacco' dal suo uccello e, senza rivestirsi si avvio' verso mio padre. Guardai eccitato e incuriosito la scena. Matteo si fece spazio tra il gruppo e quando fu davanti mio padre, si avvinghio' su di lui in un morboso appassionato bacio. A quel punto mio padre lo riconobbe, si stacco' dal gruppo, trascino' con se Matteo fuori dalla mischia e si posizionarono loro due soli sulla parete a pochi passi da me. Mio padre non si curo' di guardarsi attorno, sicuramente non si era accorto della mia presenza. Abbraccio' e bacio' Matteo con passione, faceva scivolare le sue mani dalla schiena alle chiappe di Matteo che a sua volta afferro' il grosso cazzo che aveva davanti a se, certo che non lo avrebbe condiviso con nessun altro. Papa' pian pianino lo denudo' della camicia, senza tralasciare di baciarlo in ogni parte che scopriva: il collo, il petto, i capezzoli Poi spinse la testa di Matteo verso l'enorme uccello che fu ingoiato in un solo attimo e proprio in quel momento si giro' verso di me e credo che finalmente si sia reso conto della mia presenza. Solo un attimo di sorpresa poi papa' si giro' ancora verso di me in modo tale che potessi godere totalmente della successiva scena che stava avvenendo. Abbasso' i pantaloni di Matteo, poi il suo slip e senza incertezza introdusse il medio della mano destra nel suo buchetto; fece tutto cio' senza mai smettere di guardarmi. Giro' alla pecorina, con le mani appoggiate alla parete la sua vittima, si abbasso' anche lui per leccare il buco, oggetto del suo desiderio e lo fece con molto impegno facendo mugolare di piacere il mio fortunato amico.

Le persone prima coinvolte in giochi erotici con mio padre e successivamente, con l'arrivo di Matteo, escluse dal gioco si dispersero in altri gruppi di orge che l'ambiente offriva. Solo un anziano (???) cinquantenne rimase ad osservare la strana situazione: mio padre che leccava il culo di Matteo ed io che appena un metro piu' in la' mi menavo il cazzetto e mi macellavo con due dita un capezzolo. Guardai l'uomo era alto, muscoloso con una eccitante barbetta; dalla camicia aperta si vedeva bene un imponente petto completamente ricoperto da folta peluria per lo piu' grigia. L'uomo sentitosi osservare si avvicino' a me, mi accarezzo' con molta delicatezza, poi avvicino' il volto al mio orecchio e mi chiese suavemente se non avessi voglia di imitare i due amanti a fianco a noi. Era gentile, era affascinante, ma volevo avere la certezza che fosse adatto alla situazione: se dovevo imitare Matteo, anch'io volevo una cazzo dello stesso calibro di quello di mio padre. Con determinazione gli afferrai l'uccello. Non era duro ma da sopra la patta sembrava consistente; gli slacciai la cintura ed in un sol colpo gli abbassai pantaloni e boxer. Davanti a me si presento' un uccello di tutto rispetto che in pochi attimi divento' duro dietro ai colpetti di lingua che gli davo sapientemente. Decisi che quell'uomo poteva andare; assunsi la stessa posizione alla pecorina di Matteo e l'uomo capi' che, cosi' come continuava a fare mio padre con Matteo, doveva leccarmi il culo per prepararmi alla successiva inculata. Mi accorsi che mio padre osservava eccitato la situazione, si alzo' e, lasciandolo sempre a 90 gradi giro' Matteo verso di me.

Matteo fece girare anche me verso di lui, ci tenemmo saldamente le braccia l'uno dell'altro intanto che i due uomini dietro di noi iniziarono il rito dell'introduzione dei loro enormi uccelli nei nostri giovani culetti.

Io e Matteo cercammo di confortare il dolore causato dalla introduzione della cappella baciandoci e leccandoci su tutto il viso. L'uomo dietro di me mi aveva con decisione ficcato dentro il suo arnese in tutta la sua notevole lunghezza e da come mugolava e si dimenava, cosi' anche aveva fatto mio padre con Matteo. I due uomini iniziarono l'andirivieni del cazzo dentro il culo, prima lentamente e dopo, come se tenessero lo stesso ritmo, sempre piu' velocemente. Smisi di baciare Matteo e guardai con spudoratezza il viso di mio padre che sudaticcio esprimeva il massimo del piacere sino a quando lo vidi godere, sborro' dentro Matteo che anch'esso eiaculo' e grido' di piacere. Anche l'uomo dietro di me stava per godere, mi staccai dal suo cazzo che introdussi in bocca giusto in tempo per assaporarne la gustosa e calda sborra, con la bocca ancora piena mi girai verso Matteo e lo baciai per condividerne l'aspro liquido dell'uomo che mi aveva scopato. I due uomini si rimisero in ordine, mio padre si avvicino' a me e disse solamente: -ci vediamo piu' tardi a casa cucciolo! -. Poi rassicuro' Matteo dicendogli che aveva accettato l'invito a pesca fattogli da Paolo e che sia lui che io saremmo stati della partita. Scomparse in sala; anche il mio uomo si era allontanato dopo aver tentato di darmi un ultimo bacio.Io e Matteo ci rivestimmo e cercammo di pulirci alla meglio. Matteo era ancora eccitato dall'avventura vissuta al cinema ed anch'io lo ero, quell'orgia che aveva coinvolto mio padre, disse poi Matteo, era solo il preludio di quanto sarebbe potuto accadere il giorno dopo nella loro casa al mare sottolineando che mio padre aveva accettato l'invito. A quel punto gli proposi di uscire da quel Cinema e di andare a bere qualcosa a casa sua.

Matteo accetto' e mezz'ora dopo eravamo in camera sua sdraiati tutte e due sul letto a confrontarci sulla esperienza sessuale e le conseguenti forti emozioni poco prima vissute. Confessai a Matteo che, intanto che l'uomo con la barba mi scopava, io osservavo mio padre che stava scopando lui e nella mia fantasia avrei voluto essere al suo posto, mi eccitava molto pensare di essere sfondato dal grosso e piuttosto raro cazzone di mio padre. Matteo rispose che non c'era niente di male e che, cosi' come mi aveva confidato qualche giorno prima, anche lui desidera fare sesso con suo padre ed e' certo che prima o poi sarebbe successo, forse prima di quando potesse immaginare Guardai negli occhi erano luminosi e solari intanto che aveva pronunciato quelle parole. Lo squillo del cellulare di Matteo interruppe i nostri discorsi. Era sua padre, Matteo gli disse che era in casa assieme al sottoscritto e poi concluse con un OK ti aspetto in casa; poi rivolgendosi a me disse: - sta arrivando mio padre, ha bisogno di me per una commissione, ha aggiunto che ti avrebbe dato uno strappo lui sino a casa, caro Fabio, qualcosa mi dice che i nostri padri si siano gia' sentiti e che tuo padre gli abbia gia' raccontato la nostra avventura di sesso al Cinema, mi sa proprio che la commissione sia solo una scusa per restare solo con te e farti la festa cosi' come tuo padre l'ha fatta a me -. La tesi di Matteo, che mi era sembrata piuttosto improbabile, fece scattare subito la mia fantasia e una vivace eccitazione; non mi sarebbe dispiaciuto ripetere l'esperienza con Paolo, avevo una gran passione per lui lo sempre considerato un uomo bellissimo e maledettamente sexy. Il citofono ci interruppe; Matteo ando' a rispondere e concluse che saremmo scesi subito entrambi.

Avevo ragione, pensai, mi sta riportando a casa.Non fu cosi', concedatosi da me e suo Padre, Matteo si avvio' per sbrigare la commisione assegnatagli. Io salii sulla macchina di Paolo che parti' immediatamente senza chiedermi nulla. Mi accorsi ben presto che non stavamo andando in direzione di casa mia, glielo dissi. Paolo rispose che prima di accompagnarmi a casa doveva passare in periferia per far vedere un appartamento ad un cliente. Paolo aveva una Agenzia immobiliare e non trovai nulla di strano su quell'impegno. Durante il tragitto mi chiese cosa avessimo fatto con suo figlio nel primo pomeriggio, se ci eravamo divertiti. Risposi semplicemente che avevamo trascorso un piacevole e singolare pomeriggio e che avevamo incontrato mio padre. - Lo so! -, rispose lui e mi sorrise maliziosamente come a volermi far capire che sapeva anche tutto il resto. Ci fermammo, Paolo parcheggio' e mi invito' a scendere dall'auto. Entrammo in un portone di una palazzina nuova. Il bottone pigiato da Paolo sull'ascensore mi fece capire che stavamo recandoci all'attico di quella palazzina.

Paolo apri' la porta e mi invito' ad entrare. L'appartamento era grande ed ammobiliato in modo signorile, dopo averlo visitato in ogni sua stanza ci sedemmo su un mega divano che circondava meta' del salone. - E il tuo cliente? -, chiesi con tono curioso. Mi rispose che sarebba arrivato quanto prima e che sarebbe stata una sorpresa per me; Paolo accarezzo' i miei capelli e subito dopo il viso e mi sussurro'. - Lo sai che sei sempre bellissimo, cucciolotto! I tuoi occhioni cosi' ingenui, quell' aria pulita, questo fisico efebico mi eccitano moltissimo. Ho ripensato spesso a quello che e' successo tra noi l'altra sera a casa tua, e confesso che desideravo tanto riprendere il discorso. Ti va Fabio di fare sesso con me? -. Non risposi, socchiusi gli occhi e mi avvicinai alla sua bocca, a quelle labbra che qualche giorno prima avevo baciato per la prima volta ma che da allora erano rimaste oggetto del mio incontrollato desiderio. Le sue labbra sfioravano delicatamente le mie poi scendevano sul collo e risalivano sino all'orecchio. Era un gioco che Paolo gestiva sapientemente riiuscendo a togliermi lucidita'. Il cuore mi batteva fortemente e le gambe mi tremavano; questo era l'effetto che riusciva a farmi Paolo. Si alzo' ddavanti a me ancora seduto. In quella posizione le gambe appena divaricate sembravano ancora piu' lunghe, le sue cosce, mio punto debole, sembravano ancora piu' forti e possenti.

Soffermai lo sguardo all'altezza della patta che, a mala pena, riusciva a contenere l'ormai piu' che vistoso contenuto. Paolo e' davvero maschio bellissimo, elegante, superbo. Nel mio intimo credo di essermene innamorato. Allungai le mani e gli sfiorai il contenuto della patta proprio all'altezza della mia bocca. Paolo mi disse che non era ancora arrivato il momento, che avremmo dovuto aspettare il cliente, quello che lui aveva definito una sorpresa per me. Proprio in quell'istante trillo' il campanello, Paolo mi fece un sorriso ed un occhiolino ed ando' ad aprire la porta.

Fu davvero una sorpresa, una bella sorpresa. Il nuovo arrivato era suo nipote Alessandro, lo stesso con il quale, assieme a Matteo qualche giorno prima, avevo condiviso quei giochi erotici sulla spiaggetta isolata e di cui probabilmente Paolo ne era a conoscenza. Sapevo della complicita' e la confidenza che c'era tra i due, lo stesso Paolo me ne aveva dato conferma quella sera a casa mia, non capivo pero' come mai Paolo lo avesse invitato in questa situazione. Paolo lesse la mia espressione perplessa e ancora prima che io chiedessi mi disse: - Ho chiesto ad Alessandro di aggiungersi a noi perche' volevo che fosse per te una esperienza diversa da quella che abbiamo gia' avuto. Non ti dispiace vero? E poi da quel che mi e' stato raccontato e' chiaro che Alessandro ti piace! -. Durante quelle sue parole Alessandro che si era seduto al mio fianco sul divano aveva allungato le mani posando la destra sulla mia coscia e la sinistra sul pacco di Paolo sempre in piedi davanti a noi. No!, Non mi dispiaceva la presenza di Alessandro, lo dissi al mio Padrino esortandolo a giocare con il nipote, lasciandomi, per il momento, solo a guardare. Paolo rispose con i fatti, si denudo' in un solo istante mettendo in mostra quel magnifico corpo perfettamente armonioso: un Dio greco; fece poi alzare Alessandro e lo invito' a spogliarsi. Quando lo ebbe fatto Alessandro inizio' una sorta di adorazione dell'uomo davanti a se. Era partito dai piedi, il nipote sdraiatosi a terra aveva iniziato a baciare i piedi dello zio, a leccarne e succhiarne con golosita' tutte le dita. Poi risali' il corpo davanti a se baciando ogni centimetro delle gambe, accarezzandone le possenti e sode cosce e aggrovigliando le dita fra il folto pelo rossiccio che le rivestiva. Io intanto mi ero denudato e giocavo con il mio uccello, osservavo Paolo sembrava davvero una divinita' greca; lascio' fare al nipote sino a quando questo arrivo' con la bocca al suo uccello; a quel punto mi fece segno con la mano di raggiungerli. Guidandomi mi posiziono' tra se ed il nipote ancora chinato. Adesso Alessandro aveva davanti a se e inizio' un pompino al mio piccolo arnese che nulla aveva a che fare con il perfetto fallo dello zio, il quale, intanto, dietro di me inizio' a slinguazzare il mio buco, lasciandomi immaginare le sue intenzioni.

Le attenzioni dei due mi portarono all'apice del piacere, ma non volevo ancora godere, feci alzare Alessandro, adesso fui io a chinarmi e a succhiare alternativamente i due cazzi davanti a me. I due si baciavano con passione intanto che io mi occupavo dei loro uccelli; - Adesso faremo un bel trenino -, cosi dicendo Paolo fece sdraiare Alessandro supino sul divano, mi disse di scoparlo; alzai le sue gambe sulle mie spalle e posizionai il mio glande dietro il suo buco. Mi ritrovavo in una posizione che mi lasciava ogni possibilita' di essere contestualente inculato anch'io. Infatti Paolo si posiziono' dietro di me e nello stesso tempo che io penetrai Alessandro, fui penetrato a mia volta dal grosso cazzo di Paolo. Una senzazione nuova che mi fece perdere il controllo: pochi colpi e gridando venni dentro il culo di Alessandro, rimasi in quella posizione perche' potessi continuare ad essere scopato da Paolo che sul piu' bello estrasse il cazzo dal mio culo e corse alla bocca del nipote riempendola di sborra ed intanto baciava me con trasporto e passione.

La sorpresa era funzionata. Paolo disse che era ora di cena, mio padre di certo mi stava aspettando e a che mi avrebbe accompagnato a casa. Alessandro aveva la sua auto. Lungo il tragitto Paolo mi chiese se mi era piaciuto l'incontro a tre che mi aveva combinato. Dissi semplicemente un SI! distratto; io infatti pensavo alla gita del giorno dopo, a noi quattro nella loro casa al mare. Cosa avra' in mente Matteo? Come vuole "punire" per cosi' dire, i nostri cari papa'. Mi venne in mente Filippo, il loro vicino di casa al mare e chiesi a Paolo - che tipo e' il sig. Filippo? Matteo mi ha detto che e' un anziano molto affascinante e che forse domani sara' a pesca anche lui -. E' probabile che ci sia anche lui, va a pescare ogni fine settimana, moglie e figli non sempre l'accompagnano, dicono di annoiarsi nella casa al mare, cosi' lui quando ci sono io con la mia famiglia si unisce a noi. Ma perche' mi chiedi di Filippo? Tu e Matteo non vi sarete fatti qualche strana idea?. Filippo e' un uomo all'antica, tutto di un pezzo, uno di quelli che si chiude nella cerchia familiare con rigidita', uno di quelli che neanche una giovane bella figa riuscirebbe a portarlo fuori dal suo binario -. Arrivammo sotto casa Paolo mi saluto' dicendomi che ci saremmo visti il giorno dopo per la gia al mare.

A casa mio padre aveva gia' preparato la cena, non mi chiese dov'ero stato dopo il nostro incontro al cinema. Ne io gli raccontai nulla, certo che l'avrebbe fatto Paolo molto presto. Mi feci una doccia, indossai i pantaloni dalla tuta e una maglietta e raggiunsi mio padre in cucina che gia' stava pasteggiando. Durante la cena nessuno dei due parlo' di quanto era accaduto al cinema nel pomeriggio ne tantomeno degli eventi straordinari che si erano susseguiti negli ultmi giorni. E anche dopo cena in salotto, davanti al televisore, evitammo di parlare di quegli avvenimenti, ci limitammo a discorsi formali sulla mia scuola il suo lavoro e cose del genere. Gli dissi che ero stanco e che sarei andato a letto. Papa' mi disse che sarebbe venuto in camera mia a darmi la buonanotte. Tolsi il pantalone e mi sdraiai sopra le coperte aspettando che mio padre arrivasse. Arrivo' presto, si sedette sul bordo del letto e fu a quel punto che papa' affronto' l'argomento: - So caro Fabio che negli ultimi giorni sono accadute tante cose assolutamente nuove per te, sono orgoglioso di te, ti sei comportato come un vero ometto; hai saputo capire i miei bisogni di uomo solo e per me e' stato molto bello aver condiviso con te questo mio modo di soddisfare i miei bisogni. So anche che per te sono state le prime esperienze di sesso e sono contento che tu le abbia fatto con persone che ti vogliono bene e soprattutto che tu abbia fatto tutto cio' che ti sentivi di fare -. Io lo ascoltavo senza parlare ma avrei voluto dirgli che non avevo fatto proprio tutto quello che avrei voluto fare, avrei voluto confessargli che c'era una cosa ancora piu' importante per me: fare sesso con lui. Come se mi avesse letto nel pensiero papa' mi disse che ricordava con particolare dolcezza la mia doccia in sua presenza e che il mio giochino dietro l'anta opaca della doccia lo aveva trovato molto eccitante. Poi si chino' verso di me e mi diede un lungo bacio in fronte sussurrandomi che sapeva bene cosa avrei voluto da lui e, mi confesso', che spesso anche lui faceva con la mente giochetti particolari con me. A questa confessione lo attrassi sopra di me e lo abbracciai con tutte le mie forze; in quella posizione il suo gomito sfioro' il mio uccello ormai totalmente turgido. Papa' si sdraio' al mio fianco, continuo' ad abbracciarmi e con la mia anca sinistra potei anch'io appurare il suo stato di sorprendente eccitazione. Rimanemmo in silenzio in quella posizione per qualche minuto. Poi papa' disse che era meglio se fosse andato in camera sua e cosi' dicendo si alzo' dal mio letto; io lo trattenni per le spalle, il suo viso era a pochi centimetri dal mio, non esitai e mi buttai sulla sua bocca che ospito' la mia lingua per poi sentire la sua penetrarmi sino alla gola. Duro' solo un istante, mio padre si alzo' e disse solamente: - No Fabio, non possiamo! -, si ritiro' in camera sua.

Ero deluso, non capivo, che male c'era se io desideravo fare l'amore con mio padre ed anche lui lo avrebbe fatto con me, la sua eccitazione parlava chiaro. Perche' allora era scappato via; lo aveva fatto con Matteo, con Raffaele e chissa' con quanti altri. Ma non voleva farlo con me. Ripensai al bacio che gli avevo dato, era stato ricambiato con passione. Ti voglio papa', solo tu e il tuo esagerato cazzone potra' soddisfare il mio desiderio di essere sfondato. Mi consolai pensando che il giorno dopo avremmo trascorso molto tempo insieme e confidavo nel piano diabolico di Matteo, che avrei sostenuto con tutte le mie forze; domani non mi sfuggirai.

Cercai di dormire. Mi svegliai il mattino dopo, ancora deluso per il rifiuto della sera prima ma eccitato per quello che mi attandevo nella giornata, dalla gita a pesca con Matteo e suo padre al nuovo protagonista, il signor Filippo il vichingo gran figone, come lo aveva definito il mio amico Matteo. La partenza era prevista per le 16,00; due ore circa di viaggio, arrivo a destinazione, cena veloce e poi pesca notturna. Alle 16,30 vennero a prenderci Paolo e Matteo. Al volente della sua BMW Paolo, papa' al suo fianco, io e Matteo dietro. Paolo mi disse che mi sarei divertito a pescare anche se non l'avevo mai fatto prima e che sicuramente mi sarebbe piaciuta la casa al mare, che non avevo mai visto. Avrei diviso la camera degli ospiti con mio padre mentre lui e Matteo avrebbero dormito sul matrimoniale. A tale informazione segui' un momento di silenzio. Sono certo che, come me, anche gli altri stavano pensando alla nostra sistemazione notturna. Fu Matteo ad interrompere quel silenzio, dopo avermi fatto l'occhiolino perche' io lo sostenessi, disse che secondo lui sarebbe stato meglio se noi due ragazzi avessimo condiviso la camera degli ospiti, avevamo i nostri ritmi, le nostre confidenze e cosi via. - Non vorrai che io divida il matrimoniale con Paolo -, chiese con tono preoccupato mio padre. Mi affrettai a sostenere la tesi di Matteo - Perche' no, papa' cosa c'e' di male? Paolo e' il tuo migliore amico da decenni e poi sono convinto che non corri rischi con lui, in quel senso, capisci vero? -. Ma si! -, convenne Paolo, - i ragazzi hanno ragione: giovani con giovani e vecchi con vecchi -, concluse con una bella risata che ben presto coinvolse tutti e quattro. Matteo si giro' e mi fece ancora una volta l'occhiolino d'intesa. Io in realta' non avevo capito la sua manovra, avrei preferito dormire con mio padre per riprovarci. Ma avevo un accordo con Matteo: sostenerlo in ogni sua mossa. Mi fido di lui, so quanto riesce ad essere diabolico per raggiungere i suoi obiettivi.

Arrivammo alla casa al mare intorno alle 19,00, il sole non era ancora tramontato. Prendemmo posto nelle nostre camere poi, intanto che i due adulti si diedero ai fornelli, Matteo mi fece fare il giro della casa e dell'esterno e qui mi indico' una casetta bianca di proprieta' del signor Filippo. Le tapparelle alzate a meta' e la porta d'ingresso socchiusa denunciavano che in casa c'era sicuramente qualcuno e Matteo si auguro' che fosse il vichingo, magari da solo. Voleva appurarlo subito e mi invito' a seguirlo. Poco dopo davanti alla porta d'ingresso Matteo grido': - Heila'!, c'e' qualcuno in casa? - Sono qui in camera, entra pure Matteo -. Richiudemmo la porta dietro di noi e attraversammo la sala sino alla camera del vecchio. Era in piedi davanti al letto e stava trafficando con dei libri. Era davvero un gigante, da dietro la barba simulo' un leggero sorriso, strinze la mano di Matteo e poi la mia chiedendo chi fossi. Matteo mi presento' e racconto' brevemente della nostra gita e della presenza dei nostri padri che avrebbe incontrato la sera stessa a pesca. - Stasera non vado a pesca, ho gia' fatto tardi la sera prima e sono stanco, rimarro' a casa a guardare un po' di TV, poi a nanna -, disse con tono determinato Filippo, poi ci concedo' con a presto! Appena fuori Matteo esprimette il suo disappunto ma si affretto' ad aggiungere che allora, inventando una scusa, non saremmo andati a pesca neanche noi, se il signor Filippo sarebbe rimasto a casa lo avremmo raggiunto noi. Poi mi chiese un parere sull'uomo. Dissi che era davvero sorprendente la somiglianza con l'attore SEAN CONNERY, era davvero un gigante che, nonostante quell'aria burbera, aveva un fascino unico. Poi con quell'abbigliamento: larghi calzoni in lino bianco, legati a vita da una coulisse, canotta nera aderente, sotto una camicia anch'essa bianca, aperta e lasciata fuori dai pantaloni, con maniche lunghe rotolate sull'avanbraccio e soprattutto a piedi nudi o forse e' il caso di chiamarli piedoni visto che' avra' avuto almeno il 47; il suo abbigliamento non nascondevano il massiccio corpo muscoloso e peloso, che nonostante i suoi sessantanni, avrebbe fatto invidia ad un giovane palestrato; insomma sembra quasi una immagine irreale, un corsaro. Sentimmo Paolo chiamarci, era pronta la cena.

Durante la cena Paolo disse che avremmo incontrato a pesca anche Filippo, Fabio si guardo' bene di dire quanto sapeva e colse l'occasione per dire che, noi due, avevamo deciso di rimanere a casa se a loro due non dispiaceva, avremmo giocato un po' con la play station e poi magari li avremmo raggiunti. Suo padre disse di fare come ci sembrava meglio, il mio si limito' a guardarmi con un'aria interrogativa. Dopo cena i due uomini si avviarono raccomandandoci di chiuderci in casa. A quel punto Matteo disse che iniziava l'avventura, prima tappa, o forse era meglio chiamarla vittima, sarebbe stato il bel Filippo. Sistemammo la cucina e preparammo i letti, un'ora dopo seguii Matteo a casa del vichingo. La porta era ancora socchiusa, Matteo mi chiese di fermarmi fuori, di lasciargli qualche minuto per lavorarsi l'omone, mi avrebbe chiamato lui al momento piu' opportuno, poi chiese il permesso di entrare; Filippo lo invito' a raggiungerlo in camera dove si era disteso. Dalla mia postazione non potevo vederli ma non avrei perso una parola di quello che si sarebbero detto. - Cosa ci fai qui? -, chiese il vecchio. Matteo gli rispose che era venuto a trovarlo per sentire se avesse avuto bisogno di qualcosa ed era, come lui aveva proposto l'ultima volta si erano incontrati, l'occasione buona per fare due chiacchiere a quattro occhi. - Non perdi tempo e non lo perdero' neanch'io -, disse l'omone ed aggiunse che si era accorto di certi suoi sguardi ammiccanti, anzi invitanti. Voleva capire cosa volesse da un vecchio che poteva essere suo nonno. - Se avessi un nonno come lei -, lo interruppe Matteo -, non lo lascerei mai, vorrei stargli vicino, molto vicino. - Non sarai una checchina e a me non piacciono le checchine -, esclamo' il vecchio - Non sono una checchina, sono solo uno che fa sesso con tutti coloro che lo attizzano, che siano uomini donne e lei signor Filippo, mi eccita molto -. Ma bene e cosa vorresti farmi -, disse il vecchio piu' incuriosito che infastidito. - Certe cose si fa prima a farle che a spiegarle -, disse Matteo che intanto doveva essersi avvicinato all'anziano. Segui' un breve silenzio poi l'uomo con tono meno duro esprimette la sua preoccupazione se fosse arrivato qualcuno, se suo padre o l'amichetto l'avessero per esempio cercato. - Fabio e' di la e se vuole faccio venire anche lui qui con noi -. Non aspettai conferma, mi presentai all'uscio della camera sorridendo ai due con complicita'. Filippo era sdraiato sul letto, indossava solo la canotta nera ed uno slip, anch'esso nero, che non nascondeva che il suo cazzo era gia' barzotto e che Matteo gia' spudoratamente accarezzava. - Io non sono un esperto, perche' non mi fate vedere voi due cosa siete capaci di fare -, disse il vecchio con un tono di voce roca. Matteo appoggio' il suo cellulare sul vicino comodino, mi prese per mano e davanti al vecchio' inizio' uno spogliarello e mi invito' ad imitarlo; l'uomo osservava a bocca semiaperta che mostrava labbra carnose e gia' umide. Matteo s'incollo' a me e mi bacio' voluttuosamente, le sue mani percorrevano il mio corpo ed io non fui da meno, mi abbassai ed iniziai a leccare il suo cazzone. L'uomo inizio' a far scorrere la sua mano destra sul suo uccello che ormai aveva raggiunto una notevole eccitazione, poi abbasso' lo slip e un cazzo davvero indescrivibile apparse in tutta la sua imponenza. Era ancora piu' grosso e piu' lungo di quello di mio padre.

Ci buttammo insieme con le nostre bocche a prenderci cura del bestione, che sotto i colpetti di lingua prima dell'uno e poi dell'altro, svetto' verso l'alto assumendo grandezza ancora piu' spropositata. - Bene, bene ecco i miei due nipotini all'opera, adesso pero' voglio scoparvi a turno troiette -, disse Filippo costringendoci ad assumere la pecorina uno a fianco all'altro sul lettone. Lui in piedi punto' il glande prima sul mio culo poi su quello di Matteo. Poi penso' bene che dovevano essere umidificati; ci impose un sessantanove ed io e Matteo iniziammo a leccarci con avidita' i nostri buchetti che ben presto avrebbero subito quella penetrazione impossibile. L'uomo ci fece assumere nuovamente la posizione della pecorina e come prima tento' di penetrarmi. Era solo entrata la punta del suo uccello e gia' un dolore insopportabile mi pervase dal culo tutto il corpo; lo dissi e Matteo lo invito' a provare con lui. Matteo era abituato al cazzo di mio padre e con un po' di sofferenza riusci' a farsi impalare tutto. Inizio' ad urlare come un matto, pregandolo di non fermarsi e di scoparlo fino in fondo e intanto cercava la mia lingua per ingoiarla fino in gola. L'uomo lo scopava come un forsennato e non senti' cio' che Matteo mi stava sussurando all'orecchio. Mi disse di guardare il suo cellulare che aveva appoggiato sul comodino proprio al mio fianco. Il cellulare era acceso e lui prima di iniziare quel giochetto, aveva chiamato suo padre, aveva aspettato che rispondesse e poi gli ha chiesto di rimanere in linea; sicuramente i nostri padri stavano ascoltando le sue urla di dolore e di godimento. - Adesso tocca a Fabio -, disse Matteo allo stallone; io ancora alla pecorina stavo subendo la penetrazione piu' impensabile per chiunque, Matteo si tese sul letto sotto di me e inizio' a spompinarmi, intanto che Filippo con determinazione mi infilo' meta' del suo arnese. Per il dolore atroce chiesi di smettere, Matteo mi chiese di resistere, lui smise di spompinarmi e rimanendo sotto il mio culo disse che avrebbe leccato la parte di cazzo che ancora non era entrato nel mio culo.

Matteo leccava e poi leccava intorno al mio buchetto; il piacere ben presto sostitui' il dolore.

L'uomo con colpi decisi si guadagnava il fondo del mio culo; ben presto l'enorme fallo era dentro di me ed inizio' il conto alla rovescia per il vecchio che inizio' a gridare che era al culmine, che stava per godere. Ancora una volta fu Matteo a decidere come cio' serebbe accaduto. L'uomo in piedi, noi inginocchiati per terra iniziammo un talentuoso lavoro di bocca; in pochi istanti una sborrata lavica innaffio' i nostri visi. Io e Matteo ci leccammo a vicenda per non perdere neppure una goccia del gustoso liquido.

L'uomo non aspetto' neanche che fossimo completamente rivestiti; ci urlo' di lasciarlo da solo, di andare via. Uscimmo in fretta lasciando l'anziano soddisfatto ma sicuramente anche scioccato. Appena fuori la voce di Paolo dietro le nostre spalle disse: - e bravi i nostri cuccioli, non solo abbiamo sentito, ma abbiamo visto tutto dalla finestra della camera del vecchio; l'oscurita' dell'esterno ci consentiva di vedere ma non di essere visti. Certo siete stati due eroi ad infilarvi una trave come quella che Filippo tiene tra le gambe. Ma spero non sarete stanchi, perche' adesso tocca a noi completare il lavoretto -. Mio padre non parlo', allungo' il braccio sulle spalle di Matteo e ci dirigemmo verso casa. - aspettateci in camera sul lettone, noi ci diamo una rinfrescata -, disse perentorio Matteo. In bagno Matteo disse che ora finalmente si sarebbe consumata la nostra vendetta; i nostri padri si erano scopati senza ritegno l'uno il figlio dell'altro.

Adesso dovranno scopare ognuno il proprio figlio. Prima pero' aveva in mente un giochetto inaspettato. Mi disse di seguirlo e di assecondarlo ancora. Entrammo in camera. I due uomini erano gia' completamente nudi distesi l'uno a fianco all'altro. Ed anche noi eravamo nudi; in centro alla camera Matteo comincio' a baciarmi con delicatezza, le sue labbra scesero su ogni parte del mio corpo, mi leccavano dapertutto; poi tocco' a me ricambiare nello stesso modo. I due uomini mettevano in mostra i loro uccelli e cosi, vicini l'uno all'altro, difficilmente si poteva scegliere: due uccelli diversi ma entrambi superbi. Il nostro giochetto li avava eccitati come non mai, la bava fuoriusciva dalla bocca dei due che iniziarono a menarsi. - Eh no? -, disse imperativo Matteo indirizzandosi ai nostri padri -, non ci siamo proprio. Adesso tu Gianni afferri l'uccello di papa' e tu papa' farai lo stesso con quello di Gianni e, non finisce qui, vi siete divertiti a guardare noi, adesso tocca a noi vedere cosa siete capaci di fare fra voi, se volete che poi completeremo noi l'opera, sei d'accordo con me Fabio? -. Non gli risposi ma con voce risoluta dissi a Paolo di succhiare il cazzo di mio padre. I due uomini si guardarono, sorrisero perplessi e timidamente si afferrarono uno il cazzone dell'altro. Poi senza pudore Paolo esclamo': - Al diavolo, Gianni, mi sono sempre chiesto come sarebbe stato fra noi due a letto se ne avessimo avuto occasione e, ti confesso, che in fondo in fondo l'ho sempre desiderato di fare sesso con te; bene facciamo vedere a questi due sbarbati cosa vuol dire fare sesso -. A quel punto Paolo bacio' mio padre che, dopo un attimo di perplessita', ricambio' il favore ficcandogli a sua volta la lingua in bocca e rotolandosi su di lui. I due continuarono e sempre su iniziatiiva di Paolo si ritrovarono a farsi un sessantanove che ben presto fece scattare la mia invidia, non mi bastavano piu' le attenzioni di Matteo che mollai per buttarmi sul letto dalla parte di Paolo. Matteo segui' il mio esempio e ben presto ci ritrovammo tutti e quattro a giocare senza ruoli definiti, passavo dal bocchino che mi faceva Matteo alla lingua grossa e pastosa di mio padre al dito in culo che con insistenza mi ficcava Paolo. Poi eccomi a succhiare il cazzo di mio padre, Paolo continuava ravanare con il dito il mio buchetto e baciava appassionatamente suo figlio. Poi Matteo mi strappo' al gruppo ed ancora una volta suggeri' ai due uomini qualcosa di inaspettatato: - adesso vogliamo che vi inculiate fra voi, io e Fabio staremo a guardare, poi saremo noi due ad incularvi -.

Stavolta fu mio padre a prendere l'iniziativa, favorito dalla posizione in cui si trovava e cioe' aveva Gianni disteso davanti a se, alzo' la gamba sinistra dell'amico e comincio' a spingere il suo uccello nello sfintere dell'altro. Paolo non si oppose anzi cerco' di aiuatare l'amico. In men che non si dica Gianni aveva penetrato completamente l'amico di sempre, lo scopo' per qualche minuto e fu sempre Gianni a suggerire l'inversione dei ruoli. Ora era Paolo che con colpo deciso penetro' il culo peloso di mio padre supino sul letto con le gambe alzate sulle spalle del compare. Lo cavalco' infoiato e si spinse perche' potesse baciarlo. Mio padre accetto' di buon grado la lingua di Paolo e la succhio' golosamente. - Adesso tocca a noi scoparvi -, ordino' ancora una volta Matteo che fece mettere i due alla pecorina uno davanti all'altro e intanto che i due si slinguazzavano, lui si posiziono' dietro mio padre ed io dietro Paolo e al suo via gli ficcammo in culo i nostri rispettivi uccelli. Li cavalcammo ancora per pochi minuti poi l'orgasmo sopraggiunse all'unisono. Io e Matteo gridammo che stavamo per sborrare, che stavamo godendo come non mai.

- Adesso cucciolotti e' il nostro turno -, disse mio padre con tono che non prevedeva rifiuti, - Adesso tocca a noi scoparvi, ed io mio caro Fabio scopero' te mentre Paolo lo fara' con suo figlio. - E quello che voglio anch'io -, dissi senza piu' alcun pudore. - Forse l'ho sempre voluto, ho sempre voluto essere penetrato dal tuo fallo caro papa'. Ma lo faremo da soli, lasciamo Matteo e suo padre alla loro intimita' -.

Mi avviai verso la camera degli ospiti, mio padre mi segui', mi girai verso i nostri amici, sorrisi a Paolo e feci un occhiolino di complicita' a Matteo che ricambio' come a voler dire che era d'accordo con me. Arrivati in stanza mi sdraiai su uno dei due lettini ed allargai le braccia pronto ad accogliere ogni qualsiasi cosa mio padre avesse voluto farmi. Mio padre si stese con tutto il suo massiccio peso sopra di me. Inizio' a baciarmi ed a leccarmi con dolcezza ogni centimetro della mia pelle. Lo lasciai fare senza intervenire, volevo godermi ogni piccola attenzione che mi dava. Finalmente avevo tra le braccia l'uomo che avevo sempre sognato, forte, muscoloso, peloso, possente: mio padre. Ricambiai tutte le sue azioni, adesso lui supino ed io sopra di lui, percorsi con la bocca ogni muscolo, fino alle dita dei piedi che succhiai con amore uno ad uno. Risalii sino al suo cazzo che gia' prima avevo succhiato in quella confusione. Adesso lo rifeci con calma delicatezza e destrezza. Mio padre mugolava senza mai smettere di guardarmi. - Voglio scoparti cucciolo, adesso sei pronto anche tu per ficcarti dentro tutto il mio uccellone -. A questo punto fu mio padre ad iniziare un laborioso lavoro di lingua; la introdusse fino a dove poteva dentro il mio culetto che io allargavo con le mani perche' potesse riceverne il piu' possibile. Poi mi sollevo' delicatamente e mi appoggio' sulla sua pelosa pancia. Mi invito ad allargare nuovamente il buco con le mie mani e poco dopo sentii il suo glande dentro di me. Mio padre agi' con molta delicatezza e ben presto tutto il suo arnese fu dentro di me. Mi prese per i fianchi e con le mani, sempre con dolcezza accompagno' il su e giu' del mio culo sul suo cazzone ormai completamente ignottito; continuo' a scoparmi ancora per molto e sempre con la stessa dolcezza. - Aspetta papa' non voglio favoritismi, basta con queste gentilezze, io ti voglio come tu sei un vero montone che rompe i culi senza tanto riguardo; vieni sopra di me, fottimi come una donna, sfondami il culo, voglio sentirlo sino alle viscere dello stomaco -. Mi misi supino, allargai le gambe fin dove mi fu possibile, mio padre mi reggeva dalle caviglie e con colpo deciso mi ripenetro' e questa volta spinse violentemente, le sue grosse palle sbattevano sulle mie chiappe irritate dallo sfregare del suo folto pelo. Mi scopo' senza tregua ed io mi menavo il cazzetto, volevo godere nel preciso istante che avesse goduto mio padre. - Vengo, si! vengo cucciolo, ti sto sborrando dentro Fabio, dai vieni bello, vieni anche tu insieme al tuo papa' -. Sentii il fluido caldo della sua sborra sputata a fiotti dentro il mio culo, sborrai anch'io e godetti come non mai. Mio padre mi bacio' lungamente. Finalmente avevo avuto quello che da sempre avevo solo sognato. Uscimmo nudi dalla stanza per andare a lavarci. In sala trovammo Paolo con Matteo anch'essi avevano un'aria pienamente soddisfatta. Il solito Matteo diede l'ultimo ordine: adesso dobbiamo brindare a cio' che e' successo e soprattutto a quello che continuera' a succedere tra noi quattro. Dopo qualche attimo quattro calici di fresco spumante furono alzati dalle nostre braccia tese: CIN CIN !

ALIO


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