ORSI ITALIANI MAGAZINE


Gustav of England

Un racconto di Orsardo (nemeton@freemail.it)


Gustav e' stato il raggio di sole che ha rischiarato la vacanza piu' nera dei miei ultimi tempi. Nera come l'isola in cui ho scelto d'andare per passare un po' di giorni di riposo: Lanzarote. Trecento vulcani che, benche' da secoli non abbiano piu' vomitato la loro voglia di distruzione, hanno lasciato lava nera in ogni dove.

Neri i campi, nere le montagne, neri i pensieri che mi hanno avvolto. Qualche virgulto verde di vite attorniato da un ventaglio di sassi contro il vento, alcune palme da dattero impiantate nei cortili a fazzoletto delle abitazione e cubetti bianchi di case spersi nell'arida campagna non possono suggerirmi l'incanto dei colori del sud. Ho proprio sbagliato nelle mie scelte: amo l'oro dei deserti e, di nero, amo solo il colore dell'incarnato degli uomini.

Qui, la gente del posto e' invisibile, nascosta dalle masse vocianti di inglesi e di tedeschi che sciamano ovunque: panciuti vecchiotti e lardose donne e, poi, bambini! Bambini, schiamazzanti ovunque, rincorsi da papa' che non s'accorgono che io, dentro, urlo per ricevere un loro sguardo. Niente! Sono solo occupati ad accudire ai mostriciattoli urlanti.

Giovani, ma a me andrebbero bene anche i bei quarantenni!, soli, in giro, non ce n'e' quasi. I pochi decenti veleggiano avvinghiati da femmine, quasi tutte grasse e sformate dalla cellulite.

Indigeni, ben pochi! Nell'entroterra esistono, ma, qui al mare, non si vedono. Nel mio residence, il personale e' addirittura importato dall'Inghilterra e non sanno neppure parlare spagnolo, figurarsi se sanno qualche parola d'italiano o di francese, che e' l'unica lingua straniera di cui ho padronanza!

Ho scelto questo posto perche' ne avevo letto su Gay it: errore! Sono stato nei quattro unici bar che hanno consigliato: li' c'erano soltanto coppie di checche in cerca e nuvole di marchette in offerta. Mi sono subito ritirato dal mercato e ho deciso di continuare la mia vacanza a leggere, in solitudine.

Accantonato lo stock di preservativi che mi ha regalato il mio amico libraio quando ero andato a rifornirmi di libri (Ma sei matto! Sono quindici: dovrei scopare due volte al giorno per farli fuori tutti! - Va la', va la', vedrai che ce la fai!), mi sono dedicato a prendermi infreddoliti raggi di sole, qualche bagno tremante in piscina, diversi aperitivi (quando e' presente l'unico barista decente!) e a leggere.

Verso sera vado in centro: un'infilata di negozi con gli stessi prodotti, tutti uguali! Fra insegne, suoni e odori sembra di essere a Riccione o a Rimini. Anche i ristoranti, le trattorie, gli snack offrono, tutti, lo stesso menu: pizza, pasta, piatti di carne all'italiana e gelati. Uffa! Per mangiare all'italiana, allora e' meglio sceglierne uno italiano.

Nel prescelto, c'e' un bel marcantonio, ma molto timido, che non mi caga quasi, benche' cerco di lui per la traduzione dei piatti del menu'. Di solito viene la bionda e slavata fidanzata (naturalmente inglese). Si mangia bene e i prezzi sono come in Italia.

Mi dico che voglio provarne anche uno spagnolo per scoprire se ci sono differenze, si', ci sono: i piatti sono un po' delle caricature dei nostri. Meglio tornare da lui.

E' la sera di capodanno, vado a tavola alle sette, tanto non me ne frega nulla del brindisi in una bolgia anglo-germanica in una discoteca in cui sarei, e mi sentirei, solo.

Appena entrato, Paolo, il ristoratore, si illumina e Maria, guarda che il signore e' italiano!î, cosi' mi scarica a questa Maria, che e' un'italiana che avevo gia' visto come cliente e che, per stasera, si e' offerta di aiutarlo. Meno male! una signora calabrese, allegra e gentile. Scherziamo un po' fra noi e mi da' consigli sul menu'.

Sto sorseggiando il mio aperitivo che, ecco, entra un ragazzone: deve essere la prima volta che entra in questo locale perche' si guarda intorno, spaesato, come alla ricerca di qualcuno o di qualcosa. Maria chiede se vuole mangiare: lui e' un po' frastornato, si guarda attorno (oddio, mi ha guardato!), sbircia i tre o quattro tavoli gia' occupati, poi sceglie di sedersi al tavolino vicino al mio, ma che si trova proprio dietro le mie spalle!

Ma, porcamiseria! non poteva sedersi di fianco?

Mi volto a guardarlo un paio di volte, beh, forse qualche volta di piu', forse, anche, qualcuna di troppo visto come risponde meravigliato ai miei sguardi, ma alla fine ci sorridiamo: un piccolissimo accenno di sorriso, piu' da parte mia che sua, ma mi ricambia! Chissa' se ci sta? Il mio cuore comincia a ribaltarsi e a ticchettare scomposto.

In effetti, e' proprio un gran bel ragazzo, alto sul metro e novanta, spalle ampie, lunghe gambe che gli tendono la stoffa dei jeans, una camiciola tipoehawai e uno sguardo dolce, gentile.

Ordina, in inglese, pizza e birra.

Io continuo a cercare un mezzo per parlargli, guardarlo, non mi riesce di inventarmi niente!, ma, ecco che lo sento dire qualcosa che non capisco, mi volto e si ripete nel chiedermi l'ora. Quasi svenuto, guardo sul telefonino l'ora: - le diciannove.

Torno a girarmi, turbato e mi accorgo d'aver sbagliato, perche' ho lasciato l'ora su quella di Milano e ogni volta debbo tradurmela. Allora, di nuovo, rivolto verso di lui: - Scusa! Ho sbagliato, sono le diannove e trenta!- poi, sempre tutto contorto sulla sedia per godermi la sua vista, - Perche' e' tardi? - E, il biondo da favola, mi sorride, aggiungendo qualcosa. Un po' il brusio degli altri avventori, un po' che faccio fatica a parlare e a capire l'inglese, gli chiedo se posso sedermi al suo tavolo, per parlare.

Sorride e, colla mano, mi indica il posto accanto a lui. In un frucchete, trasloco le posate e i bicchieri e volo accanto a lui.

- Mi chiamo Gigi -

- Piacere! Gustav! Sono inglese, qui in vacanza -

- Anch'io sono in vacanza e sono italiano - e via, cominciamo a parlare e a raccontarci perche' siamo qui, dove abitiamo, dove andiamo a fare il bagno e tutta una serie di scemenzuole che mi permettono di ammirarlo.

All'improvviso, la domanda: - Sei solo? Non c'E' tua moglie? -

- Non sono sposato.-

- Come mai?-

- Non mi piacciono le donne, e tu, come mai sei solo? - Sgrana gli occhi, un po' imbarazzato, ma continua e mi risponde.

Avrebbe dovuto venire con un amico, ma quello si e' ammalato, quindi e' da solo.

- Ma non hai trovato una ragazza? -

- Finora, no. Ma dopo vado in disco. -

E, qui, inizio a fargli la corte spietata: ne ammiro, e glielo dico!, soprattutto gli occhi azzurri e dolci ombreggiati da ciglia scure, il naso, piccolo ma bellissimo, ha una parvenza di abbronzatura, come le gote, il corpo e' ben sviluppato (- Si', ho fatto rugby, ma non agonistico! -) e sopra ogni cosa mi piacciono i peli, scuri, che si intravedono dalla camicia. Ride. Come possono piacermi i peli? I tuoi sono bellissimi, folti e lisci.

- Ne hai anche sulle spalle?- Si'! E molti sulle gambe, sulle braccia, invece no! -

E' vero: sulle braccia c'e' solo un velo di piccoli peli biondi, che gli accarezzo. Non si ritrae e continua a mangiare.

- E a te, gli uomini piacciono? -

- No. Sono etero. -

- Ma non hai mai avuto esperienze omosessuali? Mi sembra impossibile, bello come sei, che nessuno abbia tentato di

- Oh, si'! Ce ne sono stati quattro!

- E tu non hai mai accettato? -

Mi racconta sorridendo di un suo datore di lavoro, di uno su un treno, di un altro in Germania e, infine, di un compagno di rugby: ma a tutti ha detto no!

E figurati se questo vuol dire si' a me!

Potrei essere suo padre, infatti ho indovinato la sua eta' ed anche, facendogli i complimenti, il suo carattere dolce e buono e il suo amore per la natura.

Ma la mia componente perversa non demorde ed inizio, con fare sicuro a leggergli la mano: di solito indovino un po' e sembra che con lui vado alla grande! Indovino, pressapoco, anche il suo lavoro: e' tecnico di un'impresa di componenti computerizzati.

Lo ammalio.

Mi chiede particolari su cio' che diventera' e che, ovviamente, sara' bello, meraviglioso.

Mi chiede notizie sull'amore, sui soldi, sulla carriera.

Gli chiedo se posso fargli un gioco: e' sempre piu' entusiasta!

Gli faccio piegare il medio sul palmo della mano, poi gliela faccio aprire: dal punto toccato alla punta del dito e' la lunghezza del suo pene. Lo guarda sorridendo, poi scoppia a ridere dicendo che si', si', potrebbe essere!

Mi congratulo con lui, saranno almeno venti-ventidue centimetri! Sorride, tra l'imbarazzato e il compiaciuto.

Gliene faccio un altro: prendendogli le mani, le metto in opposizione e le faccio intrecciare, poi, facendo un anello con due dita, raccolgo i due medi e i due indici, gli faccio sfilare le mani e gli mostro il tondello formato dalle mie dita: capisce al volo che quella e' la dimensione del suo uccello. Ride, ride! E i suoi denti bianchi mi danno una grande allegria.

- Cosa fai dopo cena? -

- Andro' a bere qualcosa, prima di andare a ballare: devo festeggiare. -

- Ma e' presto! -

- Oggi e' anche il mio compleanno! Compio ventinove anni! - un bimbo, per me!

Ordino subito da bere: vodka per due e, dopo qualche minuto, bissiamo.

E, dopo qualche altro minuto, ancora!

- Mi vuoi fare ubriacare? -

- Ma figurati! - mentre ordino la quarta.

Decidiamo di andarcene, insisto per pagare il conto di entrambi: non vuole, non vuole proprio! Ma Maria mi aiuta. Ce ne andiamo con lui che continua a ringraziare.

- Dove vai, ora? -

- Non so, forse a bere qualcosa, non so!-

- Il mio residence e' qui vicino: vuoi venire a riposarti un po'? -

E' indeciso: si vede che gli piacerebbe continuare a stare con me, ma ha paura che io

- Una delle cose piu' importanti nella vita e' avere rispetto degli altri, quindi, non temere! Non ti faro' fare mai nulla che tu non voglia fare! -

Fortunatamente mi ero trascinato il tv in camera, cosi' e' logico dirgli che, se ci stendiamo, possiamo vedere qualcosa in tv. Si illumina, su una rete BBC ci dev'essere una partita di calcio, c'e'.

Ci sdraiamo a vederla.

A me, naturalmente, non interessa per niente, ma aver lui, li', cosi' vicino, mi manda gia' in estasi.

Quando la partita si fa piu' interessante, lui non stacca gli occhi dallo schermo e risponde soltanto, con dei si' o dei no, alle mie domande.

Mi faccio coraggio: - Posso guardarti i peli? -

Non risponde. Insisto: - Quelli del petto. -

Si dice che chi tace acconsente: dopo una piccola pausa, gli slaccio i bottoni della camicia, stando attento a non coprirgli la visuale, e mi appare il piu' bel torso della mia carriera: due meravigliosi pettorali (non da palestrato!) tutti ricoperti da splendidi peli neri che si dirigono verso il centro del petto, lasciando due oasi libere intorno ai capezzoli. Poi, stringendosi in mezzo, scendono come una coda verso il basso, attorniano l'ombelico e si tuffano nella cintura dei jeans.

Li accarezzo. Non mi allontana.

Li seguo fino all'ombelico e ci gioco.

Scendo ancora fino alla cinta e torno indietro, su, sino ai capezzoli. Li pizzico lievemente, prima uno poi l'altro, e vedo che, oltre a non dispiacergli, sente come delle piccole scosse che si riflettono su tutto il corpo.

Anche su qualcosa che, mi sembra, e' andato a gonfiarsi sotto i pantaloni.

- Ti piace? -

La risposta e' un piccolo grugnito: forse e' un si', non so! Non ne sono sicuro, ma continuo e vedo che non m'ero sbagliato: si e' proprio risvegliato qualcosa, laggiu'!

Leggermente, e pronto a toglierla subito, spingo la mia mano sul suo sesso. Lui non si muove.

Abbasso la cerniera, apro i due lembi e, sotto un orribile slip a disegnini colorati e infantili, intuisco l'oggetto del mio desiderio.

Scendo, col capo, su di lui e glielo bacio leggero, sopra la stoffa. Lui continua a fingere d'essere interessato alla partita, come se non sentisse e non s' accorgesse di nulla. Tutta la stanza e' immersa in una sorta di liquidita' luminosa verde, come e' verde il prato su cui quei poverini si affannano a rincorrere una palla: anche il suo splendido corpo e' verdastro!

Gli accarezzo una gamba e lo sento fremere!

Dopo un po', inizio ad accarezzargli il dorso della mano che e' qui, adagiata accanto a me. Gli appoggio la guancia e inizio a sfiorarla con le labbra, coprendola di baci, piccoli e veloci.

Lui non si muove, allora mi getto a capofitto fra le sue cosce, gli abbasso i pantaloni e gli slip e inizio a leccargli le gambe, stuzzicandolo, di tanto in tanto, con piccoli morsi.

Il suo sesso e' istantaneamente pronto, tutto teso verso l'alto. Ne controllo la lunghezza e lo spessore: - Hai visto che, prima, avevo indovinato?- ma continua a seguire il gioco.

Mi fermo ad osservargli il corpo, ne seguo con un dito gentile le forme, gli accarezzo il sesso, gli soppeso lo scroto.

La mia bocca, golosa, anela ad assaporare il suo rotolo di carne e ne tradisco, con gli occhi, il desiderio.

Inizio a strofinare le dita sullo scroto, soppesandone la consistenza.

All'improvviso, comincio a leccargli i testicoli, poi, senza fretta, risalgo alla radice dell'uccello e poi piu' su, fino alla cappella.

Ad ogni leccata il suo corpo vibra di piacere e questo accresce il mio desiderio.

Gli stringo il membro fra le dita e inizio a farle scorrere, lentamente, sulla superficie del glande e inumidisco la cappella con la saliva, per rendere piu' facile lo slittare della mano. Quando la punta della lingua gli sfiora la cappella, emette gemiti di godimento, che mi fanno piacere e che mi confermano quanto, anche a lui, piace.

Gli lecco l'uccello mentre gli massaggio le palle. Ho l'impressione che stia per perdere i sensi, in preda ad un irresistibile piacere.

Le pulsazioni dell'uccello si accelerano a contatto con le mie dita.

Me lo infilo in bocca e, avido, glielo succhio per tutta la lunghezza.

Inizia a sussultare con il bacino come per accompagnare la penetrazione nella mia gola. Le sue mani si posano sulla mia testa e giocano con i miei capelli, in sintonia con il movimento delle sue anche.

Un dardo di fuoco entra ed esce dalla mia bocca sempre piu' rapidamente.

Quando, con la punta della lingua, gli sforzo l'orifizio uretrale, scopre un mondo di nuovi piaceri.

Poi, tenendolo fermo con la mano, inizio a leccargli il frenulo.

Sento che l'uccello si contrae in spasmi d'inaudito piacere.

Glielo ingoio fino a spingerlo contro le adenoidi, nel fondo della gola. Con le labbra gli sfioro la radice, tanto l'ho ingurgitato.

Si contrae tutto e, subito dopo, mi scarica abbondantemente il suo seme caldissimo in bocca.

Gustav e' felice, finalmente non guarda piu' la televisione e si lascia andare sul letto.

Non lo estraggo dalla bocca per farlo godere fino alle ultime pulsazioni e non lascio perdere neppure una goccia del suo sperma.

Lo sto ancora succhiando che m'accorgo che si e' addormentato e mi lascio andare anch'io: sempre ciucciandoglielo, mi addormento tra le sue poderose cosce.

 

Alle dieci e mezzo mi sveglio di soprassalto: ho ancora il 'ciuccio' in bocca ed e' proprio questo che, risvegliandosi e prendendo forma, mi fa tornare in questo mondo. Mi vien voglia di farlo ancora godere, ma mi obbligo a smettere subito: se deve andare a trovarsi una donna e' bene che ci vada ora!

Lo lascio, mi stendo lungo il bellissimo corpo e gli tocco una spalla.

Niente: e' proprio sprofondato nel sonno! Ma io non demordo: appena apre gli occhi e, subito, mi apostrofa: - Gigi, cosa mi hai fatto fare! -

- Ti ha dato fastidio? Non ti E' piaciuto?-

- No! Mi e' piaciuto, ma tu sei un uomo e io, con gli uomini, non ci vado! -

Vabbe''! Lasciamo perdere! e non sto a sottolineare che se non avesse voluto poteva dirmelo o allontanarmi!

- Ti ho svegliato perche' penso che sia ora che tu vada! Mi piacerebbe farti dormire qui, con me, ma se ti devi trovare una ragazza e' meglio che tu ora vada.-

Si alza, lento. Tira su slip e pantaloni, si allaccia la camiciola e fa per uscire.

- Aspetta! C'e' una piccola uscita, qui vicino, che e' proprio in direzione del porto: cosi' arrivi prima! -

- Buon compleanno e auguri perche' tu ottenga tutto quello che desideri! - gli dico, mentre mi da' la mano e un turbato ciao, di congedo.

Torno a letto. Fra mezz'ora, in Italia e' mezzanotte. Staro' sveglio un po' cosi' faccio le mie telefonate di auguri e finalmente mi mettero' a dormire.

Faccio qualche telefonata, ne ricevo un paio e, finalmente, mi metto a letto con la speranza di addormentarmi. Naturalmente non mi riesce: troppo intenso e' stato l'incontro con Gustav. Chissa' cosa sta facendo? Chissa' se ha gia' trovato? Chissa', chissa', e m'addormento.

 

All'improvviso, squilla il cellulare: guardo l'ora, in Italia e' la una e chi diavolo mi chiama a quest'ora?

- Pronto. Sono Gustav, volevo ringraziarti per la serata e farti gli auguri.- Ha la voce impastata e fa lunghe pause, ma il mio cuore e' gia' schizzato in alto, lassu' tra le stelle.

Lo ringrazio, gli faccio ancora gli auguri e - Spero di vederti ancora, prima di partire -

- Chissa' - e attacca!

Naturalmente se prima ho fatto fatica ad addormentarmi, ora proprio non ce la faccio! M'ingollo, a canna, una lunga sorsata di Amaretto, che e' l'unico alcolico che ho in casa, e mi affaccio a guardare le stelle.

Novilunio, quindi il cielo e' tutto nero, trapuntato da miliardi di punti luminosi. » Uno spettacolo raro, ma su quest'isola non c'e' l'inquinamento luminoso che abbiamo noi, a Milano. Mi piacerebbe ritrovarmi su una delle piu' lontane, naufrago per sempre, con Gustav

A furia di ammirare il cielo trapunto di stelle, mi torna la sonnolenza: ne approfitto subito per tornare a letto e a riprender sonno.

 

Ma non e' sera! Ecco di nuovo quel malefico telefono!

La sveglia dice che e' da poco passata l'una, qui. In Italia alle due chi mai puo' avere il coraggio di telefonarmi?

La voce impastata di Gustav mi mugola: - Scusa, sono molto stanco, posso venire a dormire da te?-

E, salendo a due a due i gradini di una scala che porta direttamente in paradiso, subito rispondo:

- Certo! Ti vengo ad aprire il cancello -

Arriva, un po' lento e un po' malfermo, mi abbraccia stretto e: - Non ti daro' fastidio, se vuoi, dormo sul divano, meno male che, prima, avevo chiuso la seconda camera, quella coi due letti e quindi non sa di questa possibilita'! - Non mi disturbi, anzi, mi fa veramente piacere.-

Cosi' entriamo in casa. In camera si spoglia (naturalmente non si toglie lo slip!), va in bagno e sento scorrere l'acqua della doccia.

Quando esce, naturalmente ha rimesso gli slip!, si lascia cadere sul letto, dove io sono nudo. Me lo guarda, ma subito distoglie lo sguardo. Si china su di me e mi da un bacio a labbra chiuse e: - Buonanotte.-

-Buonanotte!- e seppure io abbia accanto colui che m'ha fatto tanto sognare, ci addormentiamo.

 

Verso le ottemmezzo, ogni mattina, ricevo la visita del primo raggio di sole: anche oggi, si e' posato sul petto di Gustav illuminando di bagliori violacei i suoi bellissimi peli. Resto un po' ad ammirarlo: E' veramente un bel ragazzo!

Allungo una mano e gioco coi riflessi di quel primo raggio. E, anche, gioco con un capezzolo.

Lui dorme, ma il piccolo bottone si sveglia turgido.

Provo a titillare l'altro e, non solo si sveglia il capezzolo, ma si sveglia anche la bestia che dorme raccolta in un brutto slip, kitch.

Scendo a controllare. Lo bacio attraverso la stoffa, sempre controllando che Gustav non dia segni d'insofferenza.

Dorme, o, ancora, finge di dormire.

Seguendo il sentiero dei peli, gli lecco tutto l'addome, soffermandomi sull'ombelico, poi lentamente raggiungo i due capezzoli, uno dopo l'altro, e lui dorme!

Torno giu'.

Prendo con le due mani lo slip e cerco di sfilarlo, ma, il dormiente, solleva il bacino facilitandomi l'impresa.

Glielo sfilo dai piedi.

Con la luce del sole E' bellissimo! Il triangolo nero da cui si eleva il lungo e liscio pene eretto mi richiama.

Torno a prendermi tutta in bocca la meraviglia, tanto, Gustav continua a dormire.

Percorro piu' volte, in su e in giu', la lunga asta, poi risucchio in bocca un testicolo, poi l'altro: Gustav ricomincia a mugolare e mi facilita (sempre dormendo, naturalmente!) allargando le gambe. Gli lecco, timidamente, il perineo, mugola ancora, ma mi lascia fare.

Con la punta della lingua raggiungo il muscoletto tondo. Lo percorro girandogli intorno piu' volte.

Ora non sono piu' mugolii, sono sospiri.

Gli piego verso l'alto le ginocchia in modo da poter lavorare con piu' facilita'.

Mi lascia fare.

Ormai riesco ad infilare la punta della lingua e sento la mano di Gustav accarezzarmi i capelli, l'orecchio, una gota.

Quando mi mette in bocca un dito, io gliene metto uno nel sedere.

Stringe, come non volendo, ma riesco a raggiungere la prostata e lui, all'improvviso, molla, si apre tutto e comincia a dire parole sconnesse, che non capisco. Quello che so e che non mi sta chiedendo di smettere!

Gli appoggio sul muscolo vibrante la punta vogliosa del mio membro e comincio, con dolcezza, a spingere.

Non faccio alcuna fatica ad entrare in lui e non mi sembra di avergli fatto male, ma glielo chiedo e gli chiedo anche il permesso di continuare.

Un piccolo grugnito: dev'essere un si'. Spero!

Gli sollevo le due lunghissime gambe, appoggiandomele sulle spalle, e mi spingo completamente in lui e, infine, mi lascio andare, pesante, sul suo petto.

Ansima un po'.

Provo a baciarlo: per un po' le labbra sono serrate, poi mi lascia entrare e le nostre lingue si sciolgono insieme in una danza affamata, mentre il calore torrido delle mucose del suo ano mi eletrizzano la schiena e mi obbligano ad entrare in lui, sempre di piu', sempre piu' a fondo, sempre piu' con violenza.

Come e' violenta la cavalcata che ne segue e, mentre finalmente riesco ad esplodere in lui e a riempirlo del mio seme, sento il suo nettare spandersi copioso e caldo tra i nostri due ventri incollati.

Mi allontana dalla bocca, ma, laggiu', mi trattiene, stringendo lo sfintere, dentro di lui.

Con un dolce plop, esco.

Lo riprende con le due dita e se lo appoggia ancora, ma ormai e' mollo e non riesce ad infilarlo.

Un po' deluso e mi guarda. Ci sdraiamo, con i ventri all'aria, tutti impiastricciati.

-Sai, mi e' piaciuto e ti ringrazio, ma non lo faro' piu' perche' io sono eterosessuale!-

-Va bene! Non c'e' problema! -

Dopo la doccia, che naturalmente vuol fare da solo, si veste rapido, facciamo colazione, poi se ne va, sorridendo, ma con un substrato di tristezza.

Al cancelletto, mi dice, prima di stringermi nell'abbraccio del commiato: -Stasera ho l'aereo per Londra, ti faccio tutti i miei auguri. Addio!-

-Arrivederci! Chissa' se un giorno potremo rivederci -

Non risponde neppure e se ne va.

 

Ho finito le vacanze sognando di rivederlo, ma sara' veramente difficile.

Oggi, a Milano, e' l'Epifania, sono ancora a letto a poltrire, e a ricordare!, ma suona il cellulare, e' lui!

Mi dice che la sua ditta, a fine mese, deve fare un lavoro in Italia ed e' stato scelto lui! Mi potrebbe far piacere rivederlo? -Cavolo, si'!!! Quando arrivi?-

Rimaniamo che mi telefonera' presto per avvertirmi dell'epoca della sua venuta, questi etero non finiscono mai di meravigliarmi!