Interludio Veneziano

A short story by: Orsetto Siro


Interludio Veneziano

di: Orsetto Siro

Dopo la parentesi del militare mi trovavo in una situazione piuttosto confusa, per quanto frustrante, perche' in mezzo a tutti quei bellissimi e giovani ragazzi non ero mai riuscito a vedere neanche da lontano un corpo completamente nudo, il cameratismo e quell'atmosfera puramente maschile mi soddisfava. Servire lo stato ormai a 28 anni, dopo la laurea, mi aveva permesso di riflettere su quell'esperienza per molti cosi' insopportabile. Io mi divertivo,mi piacevano la vicinanza di persone cosi' vere e cosi' interessanti, la possibilita' di condividere i loro problemi di rapporti con gli altri,di ragazze a volte anche di sesso, i fugaci contatti corporei: un urto, uno spintone, una manata erano un'esperienza cosi' autentica.

Poi era tutto finito, e per quanto fossi contento di essere uscito da quell'assurdita', la solitudine iniziava a farsi sentire, il calore umano a scarseggiare e non potevo permettermi di affrontare un lungo inverno friulano, senza la possibilita' di frequentare un amico, un compagno di giochi, di letto, di esperienze.Cosi' mi sono deciso ed ho pubblicato un annuncio in una apposita rubrica di un sito gay.

Tante le risposte per me : "orsetto desideroso di coccole". La maggior parte pero' si perdeva dopo un paio di battute, indecisi, insicuri. Fabio era capitato nella mia casella postale incuriosito dal mio definirmi 'orsetto'. Le mail fra noi avevano iniziato a scorrere, parlavamo di tutto e liberamente: letteratura, musica e tradizione nella danza.

Passando per l'importanza dell'immagine nei rapporti interpersonali, all'importanza della materia grigia per rendere interessante una persona ed alla celebralita' di un rapporto sessuale, abbiamo iniziato a conoscerci. Dopo circa tre settimane smaniavamo per vederci di persona, valutando gli sviluppi a cui un nostro incontro poteva portare. Le nostre menti, i nostri intelletti viaggiavano ormai assieme, i nostri colori interiori risplendevano l'uno nel cuore dell'altro, ma chi ci garantiva che le nostre persone non si sarebbero respinte alla prima occhiata?? Ormai avevamo iniziato a giocare e sarebbe stato un peccato mandare a monte la partita, per mancanza di amore del rischio.

Venezia non era lontana, ma neanche vicina da permettermi di partire senza un alibi credibile. La scusa degli amici non sarebbe stata sufficiente, la rompicoglioni con cui mi tocca vivere non si sarebbe accontentata se non di una spiegazione convincente per stare via una notte. Finalmente dopo tanto pensare ecco la soluzione!! Non mi avrebbe permesso di passare la notte con Fabio, ma un discreto numero di ore per mettere alla prova se la nostra intesa platonica poteva essere tale anche riguardo argomenti prettamente materiali. Il sesso e' un bellissimo orto rigoglioso, ogni frutto va gustato prima che la stagione passi, e che sia troppo tardi.

Non sono un maniaco, ma di fronte a tante e chiare premesse ero impaziente di vederlo, starci assieme, palare, discutere, ma anche andarci a letto. E se non mi fosse piaciuto? e se fosse stato un mostro? e se i suoi 40 anni fossero stati portati malissimo? Pensavo a tutto questo, ma mi convincevo che la sua spigliatezza, la sua esperienza, la sua bellissima intelligenza, la sua simpatia non potevano che abbellire lo scrigno che le conteneva.

Sono riuscito a partire Sabato mattina ed un paio di ore di autostrada mi hanno portato a destinazione. Parcheggio a Mestre per raggiungere Venezia con i mezzi, tanto li la macchina non mi sarebbe servita. Che bello e' proprio un altro mondo. Non si puo' essere depressi o soli vivendo in un'opera d'arte. Decido per l'itinerario turistico, almeno cosi' vedo un po' di gente. Raggiungo in un attimo Rialto, decido di attraversarlo per raggiungere La Salute percorrendo le Zattere, che e' una zona fantastica: laguna quasi aperta, la Giudecca in lontananza. Quasi corro, sono impaziente. Sono un po' in ritardo, speriamo che ci sia ancora ! La scalinata e' deserta, e' ora di pranzo, ed anche i turisti cinesi devono mangiare.

Scorgo una figura scura che si staglia sul sfondo marmoreo bianco della chiesa: maledetta miopia, perche' mi costringi ad avvicinarmi cosi' tanto per capire se e' lui e di che si tratta???? Rallento e divento circospetto. Avvicinandomi inizio a distinguere: le sfocate macchie di colore che vedevo prima si materializzano piano piano. Un paio di scarpe di camoscio sono semi coperte da un paio di pantaloni di velluto beige a coste larghe. Poi inizia una mantella blu, che termina con un bavero alto. Da dietro spuntano dei riccioli rossi: siii! adoro quel colore: e' una filosofia di pensiero, e' un modo di essere. Il resto dei capelli e' nascosto sotto una coppola di lana con un piccolo frontino. Fermi tutti, guardo in giro, mica detto che sia lui? Mi blocco e lo fisso, sperando che si giri e mi faccia un cenno di riconoscimento. Ma perche' non i siamo dati almeno sommarie generalita' ?? Sono immobile mentre lui si volta, deve essere lui, sono passati dieci minuti dall'ora prevista per l'incontro e non c'e' nessun altro!!!

L'uomo si gira.

Dal frontino spuntano distrattamente ciuffi di capelli ribelli, due occhi marroni da cerbiatto iniziano a scrutarmi. Sono protetti dalle lenti di due occhialetti d'argento ben calzati sul naso. un'ombra di barba castano-rossiccia fa da cornice alle labbra carnose che stringono una pipa di radica, da cui salgono sbuffi di fumo che spargono fino e me (ormai sono vicino) un'aroma di tabacco dolce, quasi miele e rhum mescolai assieme. Due secondi, bastano due secondi per capire che eravamo noi.

Sono felicissimo di aver trovato il mio Michelangelo. Attraversando il campiello di casa sua e salendo la scale lo spoglio con la mente. Spero che quell'accenno di pizzo, i capelli ricci e lunghi ed i peli che dai polsi corrono fino sulle dita si rivelino l'orso daddy con cui dormo sempre nei miei sogni. Come prima le mail ora le parole corrono fra noi, sono parole dolci e profonde, non sono parole dette a caso per rompere il ghiaccio,non ce n'e' bisogno: e' come se ci conoscessimo da moltissimi anni, come se ci incontrassimo in vacanza dopo un anno di lavoro.

La porta non fa a tempo a chiudersi dietro a me che le nostre labbra sono gia' sigillate le una sulle altre. La mia lingua scorre il bordo dei sui bianchissimi denti e poi affonda in quell'antro di drago ancora fumante. Le mie dita scompigliano i suoi riccioli rossi. I miei occhi fissano i suoi e si perdono in quel mare di nutella. Una sua zampona mi accarezza la schiena ed entrambe arrivano sul mio fondo schiena e si infilano sotto la camicia fra la pelle e la cintura.

I mie vestiti volano via: non ne posso piu' di tenerli dopo quel lungo viaggio, mi sono sempre sentito a mio agio senza niente addosso. Voglio scoprirlo a poco a poco, per godere di ogni nuovo centimetro che mi si rivela. Sa di buono, di doccia appena fatta, di borotalco. Non potrei nascondere la mia erezione neanche volendo, non ho piu' niente che mi copra. Mi fa i complimenti per le mie misure, per il mio fisico, per i miei caratteri ursini.

Ora tocca a lui. Si siede sul letto. Gli sbottono la camicia di flanella, Dal colletto della canottiera si intravede una folta peluria.

Davvero un splendido quarantenne, un uomo autentico, l'idea che ci sia tanto cervello in quel corpo aumenta la combustione che gia' mi brucia, fino quasi a farmi esplodere. Due cespugli di un rosso screziato bianco circondano due capezzoli grandi e duri come due cazzetti, che non perdo tempo ad inumidire di saliva, ci gioco con la lingua, ci corro attorno, mi allontano nel bosco, per poi tornare di corsa a mordicchiarli quando meno se l'aspetta, lo sento mugolare: il mio daddy e' contento.

Ora giu su quegli addominali in forma, dove la sua pelliccia si dirada. Via la cintura senza ripensamenti, la cerniera lampo scende ed un uccello dolcissimo finalmente si libera.

E' grosso, duro, mi fissa dall'alto della sua erezione.

Ci accomodiamo per un succulento 69. La mia voglia di uomo e' insaziabile. Una morbidissima peluria ricopre un enorme scroto che custodisce due enormi coglioni. Faccio fatica a mangiarli, tanto che Fabio ha un sussulto, ok ne prendero' uno alla volta.

Non sembra interessato alla mia erezione, quanto al piercing sul mio capezzolo sinistro, non deve essere abituato, ma ci gioca e scopre da solo quando mi fa male, perche' mi irrigidisco automaticamente. Sono troppo preso dal resto del suo corpo per dirgli qualsiasi cosa, tanto piu' che ho la bocca piena. Le sue mani sono grandi e calde, un po ruvide. Le sento scorrere su di me e causarmi piaceri infiniti.

Veloce, mi fa sentire in un continuo abbraccio , che mi prende tutto ad un tempo.

Stringe il mio scroto con una mano mentre con l'altra mi massaggia il cazzo. Tiene in bocca solo la cappella, che si ingrossa a piu' non posso in quella piccola serra. Sento premere contro il buco del culo, cerco di rilassarmi per accomodare le sue falangi che bussano. Gli stringo la testa fra le cosce, mio dio che panorama si deve godere da laggiu'!!! La sua lingua gioca con le mie palle e scorre fino alle sue dita che sapientemente scherzano a dilatare il mio buchetto ancora troppo rigido.

Le mie dita separano le sue natiche pelose, e si apre a due centimetri dal mio naso la vista della sua rosea serratura. Ci avvicino un dito per verificare la sua reazione, buona. Morbidamente, i muscoli di quel buco si aprono alla pressione delle dita della mano sinistra, ed il medio trova la sua strada in quella via calda ed accogliente. Fabio si lascia andare sul letto. Mi metto faccia a lui ed inizio a dardeggiare la mia lingua con la sua, lo guardo come se fosse un dio, mi guarda come il suo ganimede. Da un cassetto estrae preservativo e lubrificante. Siedo sul suo petto, sento il suo calore attraverso le mie gambe cosi' volgarmente aperte,le mie cosce ed il mio culo appoggiato su di lui.

Il mio uccellone gli si appoggia sul mento quando inizia ad infilarmi il profilattico, e si indurisce al suo massimo con il massaggio che mi fa per lubrificarlo per bene. Desidero guardarlo mentre lo posseggo, riperdermi in quei fantastici occhi, massaggiare il suo pelo. La mia lingua ritorna ad indugiare un attimo sui muscoli del suo ano, per assaporarli, lubrificarli, prepararli.

Gli tengo la caviglie sollevate in aria e gli divarico la gambe. Entro facilmente e mi fermo perche' si abitui un attimo al nuovo volume. Non mi perdo per un attimo i suoi occhi che consapevolmente puntano fissi nei miei, non servono piu' le parole. Lascio i suoi piedoni scivolarmi sul petto. Le dita delle nostre mani si incrociano e si stringono da far male.

La locomotiva inizia la sua corsa.

Sudo come un dannato, l'eccitazione e' troppa, mi sento libero di librarmi in aria.Vorrei entrare dentro di lui: un posto caldo e sicuro. I miei glutei si contraggono ritmicamente, la mia lunga asta esce quasi completamente per poi rituffarsi in quel caldo mare. I nostri mugolii vanno all'unisono, le nostre mani si stringono e si lasciano per scivolare sui nostri corpi umidi. Inizio a masturbarlo, la sua erezione e' ancora li' ad aspettarmi.

Il suo chiaro prepuzio scopre i tesori della rossa cappella. Inizia a bagnarsi. Le sue gambe ormai mi avvinghiano e mi premono sempre piu' contro di lui. Gli tengo stretti i coglioni, mentre lavoro il suo cazzo. Arriva il suo orgasmo, ed io mi fermo per assaporare tutte la contrazioni del suo corpo. La mia cappella e' in un posto caldo e morbidissimo, la base del mio pene e' abbracciata da una potentissima stretta, che non mi lascierebbe mai andare via.

Gocce del suo spema hanno bagnato la foresta del suo petto, che bambino, i miei pensieri vanno ai cristalli di ghiaccio chi imbiancano i boschi di Fantasia del vechio Walt.In quell'istante immobile, grido tutta la mia gioia mentre sento le pulsazioni dello sperma che sale e si libera la strada fino alla punta del mio pene.

Afferro le sue anche a spingo sempre piu' dentro di lui finche' il mio orgasmo dura. Poi crollo esausto fra le sue braccia. Solo i baci ormai possono sugellare degnamenta la nostra intesa, ed un fortissimo abbraccio ci tiene fermi per parecchi minuti. Ci infiliamo vicini sotto le coperte per godere del tepore dei nostri corpi e farci cullare in un riposo ristoratore.


Orsetto Siro


ORSI ITALIANI