ORSI ITALIANI MAGAZINE


Un ritardato marocchino con una giacca a quadri

Un racconto di

Jan Vander Laenen (jan.vanderlaenen@skynet.be)

 

"L'abito fa il monaco."

(Proverbio fiammingo)

Eh si', spesso passo le mie notti solitarie in un bar malfamato dalle parti della stazione centrale; e per non stonare con l'arredamento e con i clienti, accetto con rassegnazione lo stile d'abbigliamento obbligatorio, vale a dire jeans e giubbotto di pelle. Di giorno, per fare la spesa al supermercato o per bighellonare nella Rue Neuve o in Place de la Monnaie o, ancora, per andare a caccia di letteratura nelle librerie, preferisco tutt'altro look, a mio avviso molto piu' fantasioso, un look che oserei definire da immigrante povero originario di un paese dell'est o del Marocco. Un tale guardaroba ci si puo' procurare ­ che non si sappia in giro! ­ senza problemi e senza dover spendere una fortuna, nei grandi magazzini invasi, giustappunto, dai suddetti immigrati, come C&A per esempio, "Chez Tati", o Blokker. Ed e' cosi' che mi sono recentemente regalato ­ con la prospettiva dell'estate imminente e per una cifra irrisoria ­ un paio di scarpe beige dalla punta quadrata che il Maigret di Simenon definirebbe color cacca d'oca, una canottiera lilla da indossare sotto una camicia bianca, ed una splendida giacca a quadri gialli e verdi. Taglia xxxl, ovviamente, dato che sono alto quasi due metri.

La ragione per la quale preferisco indossare questi panni a buon mercato malgrado la mia situazione finanziaria piuttosto felice? Forse per una forma di snobismo al contrario, visto che i miei genitori erano dei veri arricchiti abituati a maltrattare i loro tre figli fisicamente e psicologicamente in tutta sicurezza e senza il minimo senso di colpa dietro le facciate delle loro case borghesi e delle residenze estive, ma che li esibivano volentieri in pubblico ben vestiti, con giacche di montone e completi da sci il cui prezzo era equivalente al salario mensile di un muratore. O forse per via di alcune considerazioni pratiche, visto che nelle boutique alla moda non trovo quasi mai la mia taglia. O forse ancora per una certa dose di vigliaccheria, per non essere additato come omosessuale dai numerosi immigranti del centro di Bruxelles, benche' io trovi attraenti un buon numero di essi - soprattutto quelli dall'aria un po' ingenua - e che mi sia spesso capitato di incappare nelle loro avances sornione. Insomma, tutto questo per raccontarvi un giochetto erotico al quale ho partecipato circa un mese fa con uno di questi personaggi. Un marocchino, credo.

Alcuni lettori di Bruxelles probabilmente lo riconosceranno, il mio amante marocchino segreto, poiche' si tratta indubbiamente di un personaggio pittoresco: piuttosto piccolo di corporatura, sulla quarantina, un po' strabico, con un passamontagna di lana blu sulla testa, vestiti presi ai magazzini C&A ed una barba nera da fondamentalista. Non so chi si occupi di lui ne' dove abiti, ma resta il fatto che passa le sue giornate errando, che piova o faccia bel tempo, lavato e pulito, passeggiando allegro per le vie del centro, con un sorriso simpatico sulle labbra, anche se un po' da ritardato.

L'uomo in questione ­ arrossisco ancora di vergogna ­ mi ha sempre eccitato ed e' stato spesso l'oggetto delle mie fantasie masturbatorie, forse perche', proprio a causa della sua imbecillita', trasuda un'innocenza ed una beatitudine tristemente assenti nel narratore di quest'aneddoto piuttosto perverso. E mi e' spesso capitato di sorridergli per strada, o di salutarlo con un cenno del capo, sempre in attesa di un'occasione propizia per conoscerlo piu' approfonditamente.

Ebbene si', la pazienza e' ricompensata dal Signore, e l'occasione propizia si e' presentata circa un mese fa. Era il diciotto di maggio, il primo giorno caldo dell'anno, ed avevo allora indossato la giacca a quadri in tutta fretta per uscire a fare spese. E chi fu il primo individuo su cui m'imbattei uscendo dal portone di casa? Esattamente, il mio marocchino, strabico come al solito, con le scarpe lucidate a puntino ed una giacca identica alla mia ­ solo piu' piccola di tre taglie. E mi aveva appena intravisto quando scoppio' a ridere in modo un po' spasmodico, indicando con il dito il mio nuovo indumento.

"La stessa giacca," farfuglio'.

"Una stoffa proprio carina, non e' vero?" risposi.

Mi guardo' incantato, come un fratello.

"Ma un po' calda, purtroppo," dissi rapidamente, "avrai certamente sete.

Dimmi un po', posso offrirti qualcosa da bere?" "Ice-tea," esclamo' allegramente ­ una bevanda che tengo sempre in frigo per riconoscenza alla casa editrice che mi ha pubblicato il primo racconto in francese.

Ed e' cosi' che l'ho portato nel mio appartamento, dove tutti e due abbiamo appeso la nostra bella giacchetta a quadri all'attaccapanni del corridoio. Dopodiche', gli offrii una lattina di Ice-tea e lo feci accomodare sul divano.

In seguito non andai tanto per il sottile per approfittare del mio ritardato, forse perche' tutta la situazione mi aveva provocato fin troppo e mi resi conto che avrei dovuto sfruttare quell'occasione unica. "Io giocare con uccellino," fu tutto cio' che gli dissi mentre accarezzavo dolcemente la patta dei suoi pantaloni. Un deglutire beato ed una pronta erezione furono le sue reazioni infantili, ed in un istante finalmente ho potuto, senza incappare nella minima resistenza da parte sua, liberare l'uccellino imprigionato nei suoi pantaloni grigi di C&A. Sebbene tanto "ino", poi, non fosse! Non so se esista un rapporto fra le capacita' intellettuali e le dimensioni del pene, ma in ogni caso il mio marocchino aveva uno degli uccelli piu' grandi che abbia mai preso in mano ed in bocca nel corso della mia carriera di libertino, un esemplare circonciso veramente meraviglioso, dalle arterie voluttuosamente gonfie, con un equilibrio perfetto fra la lunghezza e la larghezza della verga e del glande, profumato di un odore igienico di sapone di Marsiglia e di lavanda provenzale.

Sfortunatamente, e verosimilmente a causa della sporadicita' con cui ha a che fare con i piaceri sessuali di questo genere, il mio marocchino venne dopo una decina di secondi appena di lavoro di bocca. Fatto che, in verita', mi spavento' un po'. Comincio' con un raglio prolungato che mi ricordava l'appello alla preghiera lanciato dai minareti, seguito da un grido lamentoso che i miei vicini non hanno potuto non sentire. E mentre svuotava dosi abbondanti di sperma nella mia bocca aperta e sui peli della mia barba, i suoi occhi neri sembravano ribaltarsi, e nel suo sguardo mi parve intravedere una sorta d'angoscia ancestrale, l'angoscia ancestrale di colui che prende coscienza del suo potere di creare un'altra creatura e di piazzarla su questa terra, essendo di conseguenza responsabile di questa creatura.

Poi scappo' in bagno, dove ­ l'ho spiato ­ avvolse il suo enorme uccello in mezzo rotolo di carta igienica e l'infilo' nuovamente nei pantaloni. E, senza degnarmi d'uno sguardo, prese la sua giacca in fretta e furia e fuggi' dal mio appartamento di peccatore.

Benche', la sua giacca? Quando, dopo essermi lussuriosamente leccato le dita ed i peli della barba, decisi finalmente di uscire a fare spese, mi accorsi infilandomi la giacca che la stoffa si strappava sotto le mie ascelle. Nella fuga, il mio marocchino aveva preso la mia e mi aveva lasciato il suo capo d'abbigliamento, piu' piccolo di tre taglie.

Beh, questa e' una storia vissuta, e se per caso incontraste un piccolo marocchino in Rue Neuve, vestito di una giacca a quadri troppo abbondante, con le maniche che gli nascondono le mani, e le tasche che cadono quasi all'altezza delle ginocchia, non dovete che attribuire la colpa sul sottoscritto narratore dalle fantasie sessuali devianti.


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