Lassù sulle montagne

un racconto di: Jan Masny


Sono un uomo di mare, nato sul mare, vissuto al mare, e credo che nelle mie vene scorra più acqua di mare che sangue. Non riesco ad immaginare una vita senza mare. Un ambiente così bello, mutevole ad ogni istante, così rilassante, e capace di darti forti emozioni.

Comunque con il passare del tempo e grazie ad un caro amico, nel corso degli anni ho imparato ad amare e rispettare anche la montagna.

Così quando sono un pò stanco, stressato, prendo su e nel giro di un paio di ore di macchina, scappo lassù sulle montagne, a ritemprarmi, a ritrovarmi e scommettere ancora un'ennisima volta con me stesso.

Bene anche quest'anno, ad inizio luglio sono riuscito a fare una settimana di vacanza salutare in montagna, scoprendo un piccolo paradiso di quiete, relax e una buona amicizia....Avevo a disposizione un appartamento in un residence a San Martino di Castrozza, in un bel condomio, con vista panoramica sulle Pale di San Martino, uno spettacolo veramente bello. Le Dolomiti sono uniche, per i loro colori e l'atmosfera che riescono a creare sia di giorno che al tramonto ( Si, nonostante tutto sono un romantico...) Bene armato di tanta voglia di fare, scarpinare, vedere ed assaporare profumi, colori e quiete della montagna mi organizzo per le escursioni.

Il primo giorno trascorre in fretta, con passeggiate fino a quota 2.500 mt, piccoli pranzi in baite, e piccole soste in prati verdi e pieni di margherite (anche qualche ricordo non molto profumato di qualche mucca)... Incontri di sfuggita con altri montanari (alcuni interessanti, altri un pò meno), ma senza nessuna possibilità di conquista. Ritorno in appartamento un pò stanco ma felice. La vista sulle Dolomiti mi riempie di gioia, ed avrei voluto dividerla con qualcuno. La terrazza è molto grande, l'appartamento ha 4 posti letto, un camino. Uno mi chiese in un italiano corretto, ma con accento tedesco se il posto accanto a me fosse libero.

Senza distogliere lo sguardo dal panorama, risposi di si. Dopo un pò, la stessa voce mi chiese cosa stessi mangiando. A quel punto mi volto, e con mia sorpresa affianco a me c'era lui il volto senza nome. Il cuore mi batteva forte, rimasi stordito dal suo viso così vicino a me. Era ancora più bello. Controllandomi, cercando di non far trasparire nessuna emozione, risposi si, si mangia bene ed il vino che danno è buono.

Aveva anche lui pantaloncini corti di jeans, due belle gambe abbronzate, muscolose, con pelo biondo chiaro, una bella camicia di flanella sbottonata fino a metà del petto, si intravedeva un folto mantello di pelo grigio biondo. Gli chiesi di dove fosse. Era un tedesco di Monaco, in vacanza in Italia e per vedere le Dolomiti, era da solo e ci restava per circa una settimana. Bene, mi presentai e lui mi rivelò il suo nome Bruno(!). Mangiammo insieme, parlando un pò in italiano un pò in tedeso o in Inglese. Poi andammo. Era così bello parlare con lui, dialogare con calma, passeggiargli affianco. Provavo una forte attrazione per quell'uomo, ed ero molto eccitato. Ogni tanto mentre ero avanti, mi sentivo osservato, ed infatti girandomi incontravo il suo sguardo, lo sentivo addosso, mi penetrava.

Gli chiesi dove alloggiasse, e mi rispose che era in un garnì, ma non gli piaceva e voleva cambiare posto. Bene, gli risposi che avrebbe potuto stare con me a casa mia, visto che era grande. Mi sorrise, mi ringraziò e mi abbracciò. Mi accorsi che era eccitato, e lo ero anch'io. Camminammo fino a raggiungere i due laghetti. Erano belli come gli occhi di Bruno. Ci sedemmo, ad osservare l'acqua, i contorni di quel luogo splendido. Sentivo il suo respiro. Intorno a noi poche persone, era caldo. Gli dissi che facevo un bagno.

Mi tolsi tutto rimanendo in mutande (tipo Lycra), e mi tuffai. L'acqua era fredda, ma piacevole. Ritornai a riva, Bruno aveva steso due plaids, uno per me, sull'altro c'era lui; a petto nudo a prendere il sole. Era bello, maschio, virile. Il colore della sua pelle, il suo volto, i suoi occhi, mi eccitavano, e facevo fatica a nasconderlo. Mi distesi affianco a lui, ed iniziai a non pensare a lui, per non eccitarmi ulteriormente. Era difficile. ad un tratto una mano mi accarezzò la testa, mi voltai era lui, si scusò, e disse che si era appisolato. Dopo qualche ora ci alzammo, ci rivestimmo e iniziammo a tornare a valle, in paese. Ci fermammo al suo Garnì, per prendere le sue cose e poi ci dirigemmo verso il residence. Camminavamo fianco a fianco ed io ero ansioso di arrivare a casa. L'aria era fresca, un sole arancio ci abbagliava, e la sua figura come una silhoutte si stagliava contro il portone di ingresso. Mi guardava con occhi complici di chi sà o di chi immagina. Entrammo, posammo i suoi bagagli e ci sedemmo un attimo.

Gli chiesi se volesse bere qualcosa o se volesse fare una doccia. Mi chiese un'acqua tonica, nel frattempo io mi spogliai ed entrai nella doccia. Mi stavo lavando, e data la sua presenza in casa, il cazzo era estremamente eretto e duro, l'acqua tiepida contribuiva a mantenere l'eccitazione. Mentro stavo finendo, Bruno entrò.

Aveva addosso solo un boxer, il torso era nudo, era scalzo, e dalla patta dei boxer si intravedeva una testolina, rosa, arzilla e biricchina. Il petto era bello ricoperto da una folta peluria grigiobionda, con due bei capezzoli rosa, grandi, la pancia era soda, l'addome robusto. Quel viso era splendido, sembrava scolpito nel marmo, e gli occhi erano due raggi laser che ti colpivano al cuore sconvolgendoti. Mi guardò, ma sopratutto si soffermò sul cazzo eretto. Bello disse. Si cavò i boxer e mostrò il suo sesso. Era mediamente duro, ma bello, faceva tenerezza, ed aveva un paio di coglioni enormi, belli, sodi e gonfi. Uscii dalla doccia, lui mi fermò. Mi strinse, mi aprì la bocca ed iniziò a baciarmi. La sua lingua mi roteava in bocca, mi carezzava la gola, il suo sesso cresceva ed io ne sentivo il turgore ed il calore contro la mia pancia. Mi spinse dentro la doccia di nuovo, apri l'acqua calda ed iniziammo a baciarci mentre l'acqua ci cadeva addosso. Era così bello, così virile e gentile allo stesso tempo. Un gentleman di altri tempi.......

Giocammo con le nostre lingue, con i nostri sessi, con le nostre mani, ma senza arrivare all'orgasmo. Mi sussurrava parole dolci, mi carezzava, si stringeva a me. Mi passava la sua barba umida sul mio cazzo ed ogni volta io sobbalzavo. Mi carezzava il buco del culo con le sue dita. Mi stringeva a se con la sua forza gentile, ed io mi lasciavo andare completamente. Uscimmo dalla doccia, ci asciugammo. Bruno mi chiese se avessi fame, gli risposi di si, ma di te. Sorrise, con il suo sorriso che ti trapassava da parte a parte. Mi carezzò il viso, mi attirò a se e mi strinse sul suo petto. Era profumato, morbido. Mi carezzava e cantava una nenia lenta, melodiosa, armoniosa. Gli chiesi cosa cantasse e mi rispose che si trattava di una ninna nanna che gli cantava suo nonno quando giocava con lui. Restammo abbracciati teneramente per un pò. Poi, senza parlare ci recammo in camera da letto. La finestra dava sulle dolomiti, così belle di un colore oro, un cielo di un azzurro terso, un'aquila che roteava in alto.

Cademmo abbracciati su letto. Iniziò a baciarmi tutto il corpo, soffermandosi sui capezzoli, me li baciava, mordeva teneramente, li succhiava avidamente.

Quando arrivò sul cazzo, si fermò a guardarlo e poi lo ingoiò tutto fino alla base. Sentivo il calore della sua gola sulla cappella, la sua lingua vibrante che mi massaggiava il cazzo. Le sue mani mi carezzavano i coglioni. Poi liberò il mio sesso e riempì la sua bocca con i miei coglioni. L'ingoiò tutti e due ( e dire che son un bel paio di coglioni), li stringeva li faceva andare su e giù per la gola, non avevo mai provato una simile sensazione. Mentre faceva tutto questo mi guardava, ipnotizzandomi con il suo sguardo. Ed io ero completamente in sua balia. Come una barca in tempesta che si lascia trasportare dalla forza del mare, senza lottare , ma lasciandosi andare.

Dopo proseguì più giù, mordendomi dolcemente le cosce, baciandomi le gambe, e poi iniziò a succhiarmi gli alluci alternativamente come se volesse sbocchinarli. Dio, che sensazione di immenso piacere. Le mie mani gli carezzavano la testa, il volto, la barba. Dalla mia bocca uscivano solo parole confuse, strozzate dal piacere, ed avevo una voglia di sentire quell'uomo in me, su di me, ma lui andava dritto per il suo verso. Mi girò, e mi disse sei abbastanza robusto per tenermi. Non capii cosa volesse dire, ma mi eccitava qualsiasi cosa volesse farmi o fare. Io girato a pancia in giù, la schiena un pò arcuata, data la forte erezione, le natiche belle sode si offrivano a lui. Bruno si alzò, si spostò verso la testata del letto, ed inziò a camminarmi addosso. Il calore dei suoi bei piedi sulle mie spalle, sulla schiena, mi dava un sensazione di piacere mai provata prima, arrivato sulle natiche, si fermò e vi rimase un pò. Mi girari a guardare quell'uomo su di me.

E l'immagine che mi si presentò era sconvolgente. Un corpo statuario, un culo maschio robusto, eretto su di me, due belle spalle. Il suo peso addosso mi sconquassava di piacere maschio. Si chinò ed iniziò a succhiarmi il buco del culo. Se lo gustava, lo penetrava con la lingua, lo inumidiva per entrarci con le dita. Con le sue mani forti, mi spostò il cazzo verso la sua faccia ed inizio a leccarmelo, passando la sua sapiente lingua adesso sul cazzo adesso nel culo. Volevo venire, ma lui disse di no.

Comandava e controllava il mio piacere come solo lui sapeva fare.

Mi rigirò ancora e si sedette sul mio petto. Il suo cazzo era bello, eretto, gonfio, ma ancora più belli erano i suoi coglioni. Grossi, gonfi, pelosi, enormi. Me li passò sul viso, sulla barba. Mi aprì la bocca con le sue dita e me la riempì con quella enorme massa di coglioni. facevo fatica a tenerli, ma un pò alla volta riuscii a tenerli tutti. Mi sbatteva il cazzo sulla faccia, mentro gli succhiavo i coglioni, mi passava la cappella sugli occhi, sulla fronte. Si alzò un pò e si sedette con il culo sulla mia bocca. Non capivo più nulla, il profumo di quel maschio, il sapore della sua intimità, la sua potenza virile, mi davano un enorme piacere. I miei sensi erano sconvolti da ciò che mi stava capitando, ma sopratutto ero sconvolto dall'artefice di tutto ciò.

Bruno mi chiese di cambiare posizione, lui sotto con la schiena sul letto, io sopra di lui, accovacciato sulla sua pancia. Il calore di quella pancia, la posizione oscena mi caricavano. Sbuffavo come un mantice, volevo venire, e buttare fuori tutto il seme. Ma ancora una volta disse NO. Mi chiese di sollevargli le gambe, allargargliele e di giocare con il suo ano.

Non me lo feci ripeter due volte. Ero un bel buco di culo, rosa, morbido, peloso. Lo baciai ancora, e man mano che lo lubrificavo, gli infilavo dentro due/tre dita, saggiavo la carne delle parati anali, del suo retto. Il suo cazzo era robusto, forte, i suoi enormi coglioni era in su pronti per venire.

Ad un tratto Bruno mi urla, infilami la mano nel culo. Fammi vedere come sei capace di far godere un uomo come me. Si allargò come più potè. Non avevo mai visto un buco così largo. Piano piano senza fargli male iniziai ad fargli passare la mano. Le mie mani non sono molto grandi, ma sono robuste abbastanza. Sentivo la sua carne aprirsi al passaggio. Quando tutta la mano fu dentro Bruno mi chiese di inziare ad aprirla e chiuderla lentamente. La sua voce era roca, interrotta, il fiato corto. Il suo corpo si irrigidì come un arco di violino e lunghi caldi fiotti di sborra calda volarono sul suo corpo. Il suo volto era sconvolto, il suo corpo madido di sudore.

Mi chiese di estrargli la mano dal culo lentamente. Quando la estrassi, la sua caverna era rilassata, e si richiuse piano piano. Bruno mi chiese di chiavargli la bocca con il mio cazzo. Gli venni copiosamente in bocca, e lui tenne tutto il seme. Cademmo entrambi in un sonno profondo, sotto un cielo coperto di stelle, ed un silenzio complice ed incantatore, testimone di quella notte. Credo di aver dormito una dozzina di ore. Mi risvegliai cercando il suo corpo, ma ahimè, non c'era. Mi alzai di scatto per cercarlo, spaventato per averlo perso. Metre uscivo dalla stanza, Bruno era lì che mi veniva incontro con una tazza fumante di caffè, ed il suo sorriso smagliante. Ancora una volta mi ipnotizzò con quello sguardo. Si fermò mi guardò e disse : Buongiorno piccolo grande uomo, son qui per te. Lo abbracciai baciandogli le labbra...Era solo l'inizio di quei cinque giorni da vivere insieme lassù sulle montagne, lontano dal caos della città ...

Jan Masny


ORSI ITALIANI