Opere scelte di Aligi Sassu al Museo Civico di Belle Arti di Lugano

di Orsodorato Walter Moser


Opere scelte di Aligi Sassu al Museo Civico di Belle Arti di Lugano

Sono esattamente dieci anni che l'artista Aligi Sassu, nato a Milano nel 1912, da padre sardo e da madre emiliana, in accordo con la moglie colombiana, Hermenita Olivera dono' 362 delle sue opere alla Citta' di Lugano dando origine tramite l'omonima fondazione (creata nel 1997) ad un'ampia e ben documentata serie di esposizioni di carattere tematico-stilistico-cronologico, quali, nel 1999, Sassu futurista 1927-1929, nel 2000 Sassu primitivista 1929-1931, nel 2001, Uomini rossi, e nel 2003 Sassu realista 1932-1944. In occasione di questa ricorrenza il Dicastero delle Attivita' Culturali di Lugano ha presentato la mostra commemorativa Aligi Sassu - Opere scelte, allestita al Museo Civico di Belle Arti Villa Ciani di Lugano dall'8 luglio al 10 settembre 2006.

La presenza di Hermenita Olivera, vedova di Sassu, al vernissage del 7 luglio 2006, la sua viva commozione alle parole del curatore, il luccichio nei suoi occhi di fronte alle opere del suo amato compagno, spentosi nel 2000, un balenare di ricordi legati a passioni per i colori, la natura, i paesaggi condivise, fu per me come un invito personale a diventare partecipe alla vita dell'artista, una vita dall'infinita ricchezza di esperienze, belle e dolorose, fonti di riflessioni sulle piu' varie realta' dell'uomo e sui suoi miti.

Un percorso che Sassu intraprende appena sedicenne affrontando temi inerenti al futurismo, quali la dinamicita' e "la meccanizzazione" dell'uomo, una percezione dell'uomo dunque in cui i lineamenti del viso, miglior specchio di qualsivoglia manifestazione emotiva, sono cancellati allo scopo di forgiare un nuovo essere, muscoloso, dalla forza titanica, il cui fisico e' risaltato da linee e forme rigorosamente geometriche. Gli uomini di Sassu, operai che svolgono lavori pesanti: I minatori (1928); I marinai (1928); I costruttori (1929); e atleti, I pugilatori (1929), L'arciere (1929), I ciclisti (1930) non idealizzano nulla, ne' vogliono rievocare miti dell'antichita', dunque sono lungi da figurare da modelli eroicizzanti, modelli propagati dai regimi nazisti / fascisti e riproposti da non pochi artisti di quelli anni, si pensi ad esempio ai nudi della fotografa Leni Riefenstahl, ma sono simbolo della perenne ed inutile lotta contro le fatiche della vita quotidiana. Sassu, anche accostandosi al movimento dei primitivisti all'inizio degli anni '30, continua a realizzare nudi maschili, caratterizzati da tonalita' rosa o rosse (dall'incarnato al rosso cadmio scuro) - fra l'altro anche il celebre ciclo degli Uomini rossi in cui la questione del colore diventa oggetto centrale della ricerca dell'artista, infatti i critici d'arte lo considerano l'ormai "unico mezzo immediato e violento dell'espressione pittorica"- uomini estrapolati dal contesto storico avvilente degli anni della loro creazione trasposti in un mondo arcaico dalla temporalita' sospesa. Pur creando dei ritratti di uomini rossi singoli, sempre caratterizzati per il loro sguardo vitreo e distaccato e per l'assenza di ogni tipo di mimica: Ragazzo (1930), Pugilatore (1931), Solitudine (1931), Sassu predilige presentarceli in raggruppamenti. Ma anche in quadri come I calciatori (1930), Argonauti (1931), La stanza rossa (1931), dove per l'attivita' svolta in comune dei protagonisti dovrebbe sussistere almeno un minimo grado di interazione tra le singole figure, permane questa sensazione di massimo distacco ed estraniamento reciproco tra gli individui.

Nel 1934 Sassu parte per Parigi, dove, attratto dall'ambiente dei caffe' e dalle caleidoscopiche realta' dei loro frequentatori, realizza una serie di dipinti con gruppi di persone di entrambi i sessi, meno costruiti, ma catturati nella loro quotidianita': uomini che discorrono fra di loro ai tavolini, coppie con lui che sbircia le mondane nella vicinanza: Il Grande Caffe' (1939). Queste, Sassu, ispirato dal racconto di Guy de Maupassant, &laqno;La maison Tellier», le fa protagoniste di un intero ciclo. Rappresentate nude, in una nudita' appesantita da flaccide masse corporee rosee che non velano nulla, le vediamo in postriboli, avvilite dalla mancanza di desiderio, in attesa di clienti: Tre nudi (1942), Tre donne (1946), Il divano azzurro (1946). L'interpretazione artistica di Sassu priva di qualsiasi tipo di condanna o atteggiamento denigratorio e' la riflessione su una determinata condizione umana, un'interpretazione che si accosta al topos di Maupassant, quello di una realta', la spietata quotidianita' delle attivita' del meretricio, ovviamente degradante per le ragazze, che riesce a squarciarsi pero' grazie alla loro umanita' rimasta integra - in &laqno;La maison Tellier», la commozione di fronte alla prima comunione di Constance Rivet, nipote di Madame.

La produzione pittorica di Sassu durante gli anni '30 e '40 comunque e' tutta caratterizzata da un continuo interrogarsi sulle condizioni dell'uomo, sul suo rapportarsi con il dolore e la sofferenza. Riflessione delle esperienze personali dell'artista durante gli anni della sua detenzione per motivi politici (1937-38), accusa dei regimi totalitari fascisti e delle loro scellerataggini ed efferatezze, o nefasto presagio dell'avvicinarsi degli anni di guerra, qualsisia l'ispirazione di Sassu, i suoi dipinti, riferiti a realta' contemporanee, traslati in contesti storici passati, o riportati nella passione di Gesu' Cristo, non mancano di eloquenza: lo sguardo sgomento di una famigliola che implora pieta', lei prostrata a mani alzate con la canna dei fucili puntati contro, e i figlioli sbigottiti, rifugiatisi sotto il largo pastrano del padre: Spagna 1937 (1939); scene di battaglia in corso con cavalli distorcentisi dal dolore sopra cadaveri di uomini e carogne di cavalli sparsi qua e la', il tutto interpretato in una cromaticita' dalle tonalita' prevalenti di rubino e rosso sangue di bue: Sortita di cavalieri veneti a Famagosta (1940); la deposizione del Cristo crocifisso il cui corpo lacerato dalla sofferenza manifesta, cancellando ogni riferimento al divino - infatti la croce, simbolo del Cristianesimo, e' tagliata, e si capisce che si tratti di questa solo dalle scale appoggiate - tutta la pesantezza dell'inesorabile destino degli esseri terrestri: La deposizione (1945).

Il suo percorso, verso il 1944, subisce una significativa svolta, vale a dire l'artista scostandosi dalla tematica dai corpi martoriati dal dolore, fin troppo legata alla realta' opprimente degli anni di guerra, fa rinascere il mito della 'joie de vivre' e comincia a rappresentare l'uomo che nella natura vive una magnifica eta' dell'oro: girotondi, abbracci, manifestazioni di gioia ed allegria su prati, all'ombra di alberi, alle sponde di laghi e sotto cieli dai colori vivacissimi: Primavera (1944), Bagnanti (1944), Ninfee (1944). Nella sua creazione artistica, da questa specie di immersione in uno stato di natura ideale, incontaminato dagli effetti corruttori della civilta', Sassu continua a percepire un forte richiamo anche quando, nel 1963 si trasferisce a Mallorca. Dando origine, sotto l'influsso esercitato dalla cultura spagnola, al suo ciclo delle tauromachie: Pase de pecho (1964), quadro piu' famoso di Sassu, usato per la locandina della mostra e quadro, come si esprime Hermenita Olivera durante il vernissage, che non ha dipinto ne' Goya ne' Picasso, un imponente toro rosso irrorato da una luce dorata che inalberandosi cerca di evitare ulteriori colpi da parte del picador; Suerte suprema (1965), opera molto emblematica per le sue tonalita' di rosso e nero; El picador (1977) vera rappresentazione scenografica della corrida con tutti gli attori presenti; che a prima vista e' una ripresa della tematica della lotta contro la morte, delle violente scene di battaglia maculate di sangue, l'artista riflette sul rapporto primordiale tra l'uomo e l'animale in un contesto, quella della corrida, certo anch'essa una battaglia, ma non piu' legato alla cronaca: "Sangue morte fiesta; lotta per emergere dei toreri. Tutto un mondo che si agita intorno a questo rituale di morte e di allegria non e' forse uno dei tanti fatti e aspetti di cui l'uomo e' protagonista?"

L'isola di Mallorca non solo rivela all'artista tutta la magia della luce, di una luce sferzante che genera colori altrettanto "terribili e speciali" come nota Dino Buzzati provocando in lui una deliberazione del colore, nei suoi dipinti paesaggistici, come ad esempio Punta Negra (1965) o Cielo Rosa (1973) manifestata in un'espressiva concomitanza cromatica relativa ai quattro elementi: fuoco, terra, acqua e aria, ma gli fa rievocare anche antichi miti mediterranei. Fa un viaggio a ritroso nel tempo per trovare in una cornice di natura solare e arcadica il favoloso mondo coabitato da uomini, mostri, dei, semidei ed animali fantastici, infatti sono numerose le opere di Sassu attinte alla mitologia greca: L'apparizione (1978) - due ragazzi che incontrano una delicata donna centauro; Pasifae e il minotauro (1981); Il ratto d'Europa (1984).

La mostra Aligi Sassu - Opere scelte mi ha fatto conoscere meglio uno straordinario artista che nell'arco di quasi mezzo secolo ha saputo interpretare e rappresentare con una cromaticita' intensissima, direi quasi pungente le piu' varie sfaccettature della realta' dell'uomo, afflizione, paura, dolore, allegria, gioia, serenita'.

 

Orsodorato Walter Moser



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