ORSI ITALIANI MAGAZINE




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A pesca con Antonio

Un racconto di Tenerorso


I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


Mi chiamo Andrea e ho 47 anni, per lavoro sono costretto a vivere in affitto in un paesino del Nord Sardegna da quasi un anno ormai.

Alloggio presso la casa di un signore di nome Antonio sulla sessantina che faceva il muratore, ma ora vive grazie alla riscossione dell’affitto di tre appartamenti che è riuscito a costruirsi tutto da solo.

Uno di questi appartamenti lo ha ricavato sopraelevando la sua casa ed è quello che ha affittato a me.

Ho conosciuto Antonio quando sono andato per vedere l’appartamento per un possibile affitto.

Ci presentammo, io gli raccontai che per qualche anno avrei dovuto lavorare in un azienda di vino in quella zona e lui mi raccontò che viveva solo, insieme al suo cane da qualche anno, dopo essersi separato dalla moglie. Mi disse che era un posto molto tranquillo e che mi sarei trovato bene.

Antonio era un uomo molto solare, un tipo semplice dal volto sempre sorridente.

Era alto circa un metro e settanta di corporatura robusta con le spalle larghe quasi un metro insomma il classico fisico da muratore con la pancia pronunciata ma soda.

Aveva i capelli folti e brizzolati tagliati molto corti, il volto incorniciato da una barba brizzolata corta e folta, indossava quasi sempre un paio di jeans con una camicia dalle maniche arrotolate fino al gomito che mettevano in mostra i suoi poderosi avambracci da muratore.

Aveva un collo taurino e dal colletto della camicia si intravedeva una folta peluria sull’ampio petto. Con il suo modo di fare mi aveva convinto subito a rimanere.

Antonio era uno che non stava mai fermo, si dava sempre da fare, iniziava dalla mattina presto, facendo una passeggiata insieme al suo cane, poi tornava, dava una sistemata al giardino e in fine iniziava a fare avanti e in dietro dal paese per commissioni varie, per tenere a bada le altre due case in affitto e soddisfare qualche esigenza degli affittuari.

Con il tempo io e Antonio abbiamo fatto amicizia, quando tornavo da lavoro verso le quattordici alle volte mi invitava anche a mangiare con lui per fargli compagnia ed io ovviamente accettavo molto volentieri.

Quando eravamo tutti e due in casa lo aiutavo spesso in giardino e lui in cambio mi faceva anche uno sconto sull’affitto, insomma era veramente un signore gentilissimo, e ormai non lo vedevo più come il padrone di casa, stavamo diventando amici.

Un giorno mentre stavamo pranzando insieme gli chiesi come mai un tipo come lui vivesse da solo; lui mi rispose che il suo matrimonio era stato un fiasco fin da subito, mi descrisse la moglie in un modo molto particolare, l’aveva paragonata ad una corda legata intorno ai coglioni che si stringeva sempre più forte.

Alla fine ha preferito liberarsene ed è rimasto talmente scottato da promettersi di non sposarsi mai più.

Mi confidò che stava molto meglio solo, poi con un sorriso un po’ malinconico e allo stesso tempo malizioso mi disse che però qualche volta si sentiva solo,

Antonio ha una voce calda e profonda, quando parla mi fa vibrare lo stomaco; Inutile negarlo ma dal primo istante in cui l’ho visto ho provato una forte attrazione sessuale.

Dentro di me ho sempre sentito di essere attratto sessualmente da alcuni tipi di uomini.

Antonio incarna perfettamente quel genere di uomo. Il suo aspetto cosi virile e forte mi trasmette un senso di protezione quasi paterno, che ho sempre trovato molto eccitante.

Conoscendolo meglio ne sono stato sempre più attratto; non è solo il suo aspetto ad eccitarmi ma anche il suo atteggiamento sempre cosi spontaneo gentile e a volte anche fragile; è proprio questa dissonanza tra il suo aspetto da orso ed il suo animo gentile ad avermi fatto perdere la testa.

Un pomeriggio mentre Antonio stava rasando il prato io lo osservavo di nascosto dalla finestra fino a quando ad un certo punto lui si tolse la camicia per il caldo e rimase a torso nudo mettendo in mostra il suo fisico bestiale, io non resistetti e mi misi in un angolo da dove potevo spiarlo senza che lui mi vedesse e iniziai a masturbarmi come un forsennato.

Quando Antonio finì di rasare il prato rientrò in casa e dal rumore dell’acqua aperta capii che si stava facendo una doccia.

Ero sempre più eccitato al pensiero di immaginare il suo corpo massiccio e peloso sotto la doccia; dopo qualche minuto Antonio uscì dalla doccia si asciugò velocemente e si rivestì altrettanto di fretta, uscì dal portone di ingresso e mi chiamò a voce alta dalla finestra. Io trasalii, mi fermai proprio sul più bello, mentre stavo per venire, mi ricomposi e mi affacciai alla finestra per capire che stava succedendo.

Antonio mi spiegò velocemente che stava andando un attimo in paese perché c’era stato un problema in una delle case affittate, una improvvisa perdita di acqua, e che quindi stava lasciando tutta la casa aperta e mi chiese di badarci per una mezz’ora. Gli dissi di non preoccuparsi.

Antonio usci velocemente ed io rimasi li, ancora eccitato, con il cazzo duro in mano.

All’improvviso mi balenò un idea molto eccitante in testa. Scesi di corsa al piano di sotto, entrai in casa di Antonio e andai verso il bagno.

La doccia era ancora tutta bagnata, e nel piano doccia c’erano alcuni peli del corpo di Antonio; il cazzo mi divenne improvvisamente di marmo, ero nel bagno di Antonio sentivo il suo odore vedevo il suo spazzolino, il suo pettine, il suo rasoio da barba e poi la cesta della roba sporca; la aprii e le vidi, erano lì, le sue mutande sporche.

Le presi e me le portai al naso per inspirarne profondamente l’odore; ebbi un brivido, la mutanda era leggermente sudata e sporca di due o tre giorni con una macchia secca di sborra che leccai avidamente.

Iniziai a sfregarmi la mutanda di Antonio sul cazzo e continuai a masturbarmi fino a venire copiosamente, imbrattandola tutta e mischiando la mia sborra calda con la sua.

Poi leccai tutta la sborra immaginando che fosse quella di Antonio, per cercare di ripulirla almeno un po’.

Rigettai la mutanda nella cesta sperando che Antonio non si accorgesse di niente e tornai in fretta al piano di sopra.

Avevo ancora il cuore a mille, non riuscivo a credere a quello che avevo fatto.

Dopo meno di un’ora Antonio tornò a casa, ero in ansia come avevo potuto fare una cosa simile, avevo lasciato la sua mutanda imbrattata del mio sperma.

Passai la sera ad ascoltare se Antonio attaccava la lavatrice ma non successe niente per fortuna.

Verso le sette Antonio mi chiamò per ringraziarmi e mi disse di scendere da lui per cena che mi avrebbe invitato per una pizza. Io accettai volentieri ovviamente.

Mangiammo la pizza e ci bevemmo una birra parlando del più e del meno; c'era caldo e Antonio indossava una canottiera e dei calzoni corti appena sopra il ginocchio, aveva dei polpacci possenti e pelosi e dei grossi piedi, gli chiesi se potevo servirmi del bagno e con la scusa sbirciai nella cesta della roba sporca.

La mutanda era ancora lì, leggermente umida macchiata ma quasi asciutta.

Antonio non si era accorto di nulla. Quando tornai in sala da pranzo si era sdraiato sul divano e mi invitò ad accomodarmi per guardarci insieme la partita della nazionale che stava per iniziare. Io istintivamente lo guardai tra le gambe dove si notava un bel rigonfiamento  e lui forse se ne accorse e con una mano si mise una mano sul pacco; io distolsi immediatamente lo sguardo e gli dissi che ero stanco e che preferivo andare a dormire, lui insistette dicendomi di tenergli un po' di compagnia che oggi era uno di quei giorni in cui si sentiva un po' solo e che avrei potuto riposarmi il giorno dopo che era sabato; non riuscì a dirgli di no.

Stare vicino a lui sentire la sua vociona e far finta di niente era difficilissimo, ogni tanto quando l'azione sfiorava il goal o diventava pericolosa si alzava di scatto per esultare o imprecare e inconsciamente come fanno molti uomini si sistemava il pacco ed io trasalivo.

Quanto avrei voluto  vedere cosa si nascondeva li sotto.

Poi arrivo il goal e lui scattò in piedi si tolse la canottiera e la usò come bandiera saltando sul divano, era un po' esaltato; io finsi di essere eccitato quanto lui per il goal anche se non me ne importava niente e lo imitai togliendomi anche io la maglietta e sventolandola come faceva lui.

Ad un certo punto Antonio mise male un piede e perse l'equilibrio cadendomi addosso, ci ritrovammo a terra l'uno sull’altro la mia faccia schiacciata contro il suo petto peloso e la sua pancia che mi schiacciava… io ero diventato rosso dalla vergogna, lui cercò di scostarsi e imbarazzato si scusò. Il cuore mi stava balzando fuori dal petto per l’emozione e con voce tremolante gli dissi che non era niente e feci una battuta sul suo peso.

La partita era terminata, ringraziai Antonio e me ne tornai al piano di sopra e lui mi ringraziò a sua volta per avergli tenuto compagnia.

Inutile dirvi che appena arrivai di sopra ero già con il cazzo in mano segandomi di nuovo pensando a lui. I giorni passavano, l'estate stava arrivando al culmine, io ero di riposo e Antonio mi chiese se volessi andare a pescare con lui, io ovviamente accettai ancora una volta l'invito.

Antonio aveva un  gommoncino  che usava per andare a pesca. Intorno alle sette quando il sole iniziava a calare iniziammo a dirigerci nel punto prescelto da Antonio per pescare, una piccola insenatura rocciosa dove era andato altre volte. Arrivati sul posto preparammo le canne e le esche e ci mettemmo all’opera.

Io non ero molto pratico ma Antonio mi faceva vedere come fare; inutile dirvi che io non stavo pensando certo a pescare, il mio pensiero era rivolto solo a lui seduto di fronte a me a torso nudo con un costume slip rosso che gli metteva in evidenza il pacco.

Ad un certo punto qualcosa abboccò alla mia canna da pesca ed iniziò a tirare, lui mi affiancò dandomi consigli poi si mise dietro di me per aiutarmi e mi avvolse con le sue braccia aiutandomi a tenere la canna nella maniera corretta.

Sentivo il suo viso vicinissimo al mio, il suo vocione che mi incitava e sentivo anche qualcos'altro che mi sfiorava la gamba, il suo pacco, lo avvertivo chiaramente, mi stava toccando, non capivo più niente e ad un certo punto mi si ingarbugliò tutta la lenza  e il pesce mi sfuggì.

Antonio si fece una grossa risata e poi con pazienza si sedette affianco a me e aiutandomi a sbrogliarla.

Il sole stava ormai scomparendo dietro l'orizzonte e quindi decidemmo di interrompere e tornarcene a riva.

Prima di mettere il motore in marcia Antonio si mise sulla punta del gommone, si scusò, abbassò lo slip e si mise tranquillamente a pisciare contro la luce del sole al tramonto; io imbambolato e incredulo lo guardavo da dietro vedendo lo zampillo di urina dorato che scintillava nell'aria facendo un ponte che si univa all'acqua del mare; ebbi un’ erezione incontrollata, anche io avevo lo slip e temevo che si notasse, quindi mi girai e finsi di trafficare riordinando la sacca, poi lui si sgrullò l'uccello e si rigirò verso di me sorridendo e soddisfatto per essersi liberato.

Il mio occhio ovviamente cadde subito sul suo slip bagnato di urina, in quel momento avrei voluto prendergli il cazzo e succhiarglielo avidamente ma come al solito distolsi immediatamente lo sguardo.

Lui si sistemò il pacco accese il motore e tornammo a riva.

Mentre ritornavamo a casa mi chiese se mi ero divertito, gli risposi che se avessi preso un bel pesce mi sarei divertito di più; lui scoppiò a ridere e mi disse che prima o poi avrei preso un bel pescione e che la pesca dovrebbe essere un attività rilassante mentre secondo lui io ero stato teso per tutto il tempo, comunque mi ringraziò per la compagnia.

Come dargli torto in effetti ero stato tesissimo per tutto il tempo in modi che lui neanche immaginava, o almeno io credevo.

Il giorno dopo pensai che non ce la facevo più a stare in quella situazione.

Non c'era niente di normale.

Tutte le piccole cose accadute, avevano qualcosa di finto, per esempio, quando Antonio mi chiese di rimanere con lui a guardare la partita perché si sentiva un po solo, ma allora perché non era andato al bar a guardarsela in compagnia come fanno tutti e poi quando mi era caduto addosso, sembrava lo avesse fatto apposta, e ancora quando eravamo a pesca e c’è stato quel piccolo strusciamento e il mettersi in mostra pisciando davanti  a me e tante altre piccole cose, i suoi inviti frequenti, la sua gentilezza sembravano tutti segnali.

Possibile che Antonio fosse gay e che in qualche modo ci stava provando con me?

Dovevo scoprirlo assolutamente, dovevo diventare più audace, ma se mi sbagliavo? Non volevo perderlo.

Se mi fossi dichiarato fraintendendo tutto, non avrei più potuto rimanere in quella casa, ma d'altronde starci così, era una sofferenza ma allo stesso tempo anche molto eccitante.

Poi mi venne un idea, Antonio viveva da solo e avevo notato che aveva un pc portatile in sala, era un uomo e quindi come tutti gli uomini sicuramente guardava dei porno su internet.

Se fossi riuscito ad avere accesso alla cronologia avrei capito in un baleno i suoi gusti sessuali, non sembrava tanto difficile, non pensavo che il suo portatile avesse password, non avrebbe avuto senso averla, per un uomo che vive da solo… dovevo provare.

Un giorno mentre Antonio uscì di casa per andare in paese scesi al piano di sotto e provai ad entrare, la porta era chiusa ma spesso, Antonio lasciava la finestra del bagno sul retro aperta, andai a verificare ed infatti la trovai socchiusa, scavalcai, ero di nuovo dentro al suo bagno, sentivo il suo profumo, andai di corsa in cucina.

Il portatile era al suo posto, lo aprii e provai ad avviarlo e come immaginavo non ci fu nessuna richiesta di password, era fatta: entrai immediatamente nella cronologia.

Antonio ormai non aveva più segreti, era come tutti gli altri uomini: l'ottanta per cento dei siti che visitava erano siti porno e per mia grande sorpresa, la maggior parte, erano siti gay.

Il cuore mi batteva a mille, chiusi tutto e rimisi a posto ed uscii da dove ero entrato. Ora avevo la conferma di ciò che pensavo ma col senno di poi era tutto molto ovvio.

Ero uno stupido a non essermene accorto subito, ora toccava a me fare la mia parte, dovevo solo attendere l'ennesima occasione che Antonio mi avrebbe concesso.

Un paio di giorni dopo durante il mio giorno di riposo  mi affacciai dalla finestra ed Antonio era lì che come al solito tosava l'erba del prato a torso nudo (che spettacolo!); ad un certo punto fece una pausa ed io lo chiamai dalla finestra.

Mi salutò sorridente con il suo faccione barbuto e mi chiese se mi servisse qualcosa.

Gli chiesi quando mi avrebbe riportato a pesca e lui con il suo vocione mi rispose che quella era la giornata ideale e stava proprio pensando di andarci e che se volevo potevo andare con lui.

Era fatta, ci accordammo per le diciannove; arrivati in spiaggia Antonio si spogliò e rimase in un costume azzurro (mmmmmm che figo!), si tuffo e andò a prendere il gommone ancorato  ad una ventina di metri dalla riva e poi tornò a prendermi. Nel frattempo anche io mi ero spogliato ed avevo anche io un costume azzurro simile al suo, neanche a farlo a posta, e con la scusa di fare una battuta sul fatto che avevamo il costume simile mi soffermai a guardargli il pacco un istante.

Con lo slip bagnato si intravedeva benissimo la sagoma del cazzo, mi stavo già eccitando, caricammo l'attrezzatura da pesca e partimmo per la medesima caletta della volta precedente.

Eravamo seduti l'uno di fronte all'altro e guardavamo verso l'orizzonte, Antonio mi guardò sorridendo e mi disse che era una bella serata e che avremmo pescato sicuramente. Io gli risposi subito in maniera maliziosa giusto per sondare il terreno; gli dissi che oggi non me ne sarei andato senza prendere un bel pesce e lui con una sonora risata mi rispose che oggi avrei preso un bel pesciolone e dicendo ciò, si palpò il cazzo facendo l'indifferente ma a me la cosa non sfuggì.

Arrivati alla caletta  preparammo le esche e gettammo; mentre aspettavamo che i pesci abboccassero Antonio con lo sguardo chino sulla cassetta degli attrezzi per la pesca cercando qualche cosa con le dita mi fece una domanda a bruciapelo; mi chiese se mi piacessero le ragazze, io divenni improvvisamente rosso in volto, la mia temperatura corporea salì di tre gradi in un secondo; i nostri sguardi si incrociarono.

Per la prima volta notai il colore dei suoi occhi, un colore stranissimo, intenso, che dava sul grigio verde, con delle striature color nocciola, sembrava che mi avesse letto nel pensiero.

Io ero paralizzato; nonostante  dentro di me avessi voluto dirgli la verità, temevo la paura di un rifiuto o di una reazione omofoba.

All'improvviso qualcosa abboccò alla mia canna e Antonio si alzò subito in piedi, si mise dietro di me come la volta precedente e mi aiutò a tirare su il pesce.

Inutile dire che l'unico pesce che si tirò su, era quello che avevo tra le gambe. Il pesce  si staccò dall' amo e se ne tornò nel mare, sentivo il corpo di Antonio avvolgermi e il suo pene che si ingrossava stando a contatto della mia gamba.

Stavamo guardando entrambe il pesce che spariva sotto la superfice dell' acqua, poi ci guardammo dritto negli occhi senza parlare, la canna mi scivolò dalle mani.

Antonio mi strinse forte i polsi obbligandomi ad andare giù, aveva una forza incredibile; in un attimo mi fu addosso, era  fortissimo, mi allargò le braccia,  aveva il ginocchio tra le mie gambe, io non riuscivo a opporre resistenza, era sopra di me, sudava, avvicinò il suo viso barbuto al mio e mi penetrò con lo sguardo poi le nostre labbra si toccarono ed io sentii una scossa pervadermi tutto il corpo.

Le nostre lingue si aggrovigliarono come serpenti; ci baciammo con una passione che sembrava repressa da anni e ad un certo punto, Antonio si fermò, mi lascio i polsi e si sollevò. 

Io ero con le spalle a terra e lui affianco a me in ginocchio.

Dal suo costume si intravedeva un abbondante erezione, io allungai la mano e gli palpai con forza il cazzo poi gli abbassai lo slip e gli strinsi forte l'asta del pene.

Rompendo finalmente il silenzio, gli dissi: “era questo il pesce che stavo cercando”, e lui sorridendo, mi rispose: ” è tutto tuo”.

E mentre il sole scendeva sull’ orizzonte io feci il mio primo pompino ad Antonio.

Ci ribaltammo, lui con le spalle a terra ed io sopra di lui gli succhiavo il cazzo, accarezzandogli  con l' altra mano il petto villoso.

Lui gemeva e si dimenava, poi allungò una mano e mi abbassò lo slip; mi spinse giù di nuovo e si avvicinò con il viso al mio cazzo, lo studiò lentamente e lo accarezzò con la sua barba ruvida,  poi tirò fuori la lingua e lo assaggiò delicatamente per sentire che sapore avesse e dopo qualche secondo, lo ingoiò avidamente e iniziò a pomparmelo fino a farmelo scoppiare.

Gli venni in bocca e sulla barba, poi ci baciammo di nuovo; adesso era il mio turno, volevo farlo venire e ingoiare tutta la sua sborra bollente; aveva un cazzo grossissimo pieno di vene con un grosso prepuzio che gli rivestiva il glande; aveva un gusto salato e dolce, mi riempiva tutta la mano e la bocca, iniziai  a succhiarglielo forte e a segarlo contemporaneamente, poi senza fermarmi incrociai le mie mani con le sue e quel contatto, innescò immediatamente l'orgasmo.

La sborra iniziò a fluire  abbondante e densa e  colava lungo l'asta del pene che io ripulivo avidamente senza sprecarne una goccia. Poi risalì su, per guardarlo di nuovo negli occhi e mentre il sole scompariva dietro l'orizzonte io appoggiai l'orecchio sul suo petto, per ascoltare i possenti battiti del suo cuore.

Fu la nostra prima volta e mentre tornavamo a riva, mi fece guidare posizionandosi dietro di me, avvolgendomi con il suo corpo e  le sue possenti braccia e facendomi sentire ancora il suo membro premere contro il mio  corpo.

Mi chiese se ero soddisfatto del pesce che avevo pescato  e scoppiammo a ridere.

Tornando a casa passammo a prenderci una pizza al volo e dopo aver cenato,  andammo a farci  una doccia calda insieme.

Ci insaponavamo e ci accarezzavamo a vicenda  lui aveva un corpo massiccio, le sue cosce erano grosse e forti, il suo sedere di marmo. 

Ci palpeggiavamo l'uno lo scroto dell' altro, poi lui mi strinse a sé e mi infilo la lingua in bocca e mentre mi baciava, mi strinse forte le chiappe con le sue forti mani e con un dito mi penetrò, sussurrandomi all'orecchio che voleva possedermi.

Andammo a letto ed iniziammo ad esplorare i nostri corpi uno di fronte all' altro, con il cazzo in tiro.

Io gli accarezzavo il petto peloso e lui faceva stridere la sua barba ispida contro il mio petto, poi mi spinse indietro e mi fece allargare le gambe e con la lingua inizio a leccare il mio orifizio più intimo.  Io stavo godendo  da matti ma lo volevo sentire dentro e lo supplicai di penetrarmi.

Lui era ipereccitato, mi spinse dentro la cappella e poi pian piano mi scopò sempre più a fondo e sempre più forte fino a riempirmi il culo di sborra.

Sentivo il suo membro pulsare dentro di me e questa sensazione innescò il mio orgasmo, infine uscì da me e si chinò sul mio ventre per leccare tutto il mio sperma per poi passarmelo con un bacio.

Crollammo esausti e ci addormentammo nudi e abbracciati.

Il mattino seguente appena mi svegliai, lui era affianco a me che ancora dormiva.

Era ora di svegliarlo; gli appoggiai il cazzo sulle labbra e glielo feci sentire. Lui ancora con gli occhi chiusi inizio a succhiarmelo dolcemente  ed io scesi giù tra le sue gambe per succhiare il suo; facemmo uno splendido sessantanove e poi lo feci girare a pancia in giù e  gli massaggiai il culo.

Lui iniziò a dimenarsi e a mostrarmi il suo orifizio. Anche io volevo penetrarlo, prima iniziai con il dito poi con due dita ed infine lo penetrai con il membro.

Mentre lo scopavo con una mano gli allargavo una chiappa e con l’altra lo segavo, poi all'improvviso, Antonio schizzò un potente getto di sborra sulle lenzuola ed io alla vista della sua goduria, non resistetti e gli venni dentro, ci baciammo intensamente e dopo andammo a prenderci un caffe in cucina, nudi mano nella mano.