ORSI ITALIANI MAGAZINE


La mia prima volta

Un racconto di Ste

Come ogni anno, con la fine delle lezioni, ero riuscito a trovarmi un lavoretto stagionale per potermi pagare la rata di iscrizione all'universita'. Quell'anno il lavoro non era ne' comodo ne' facile, facevo il panettiere presso un forno a qualche chilometro da casa, mi dovevo svegliare alle 3,30 per poter arrivare al forno alle 4,15 e lavorare almeno fino alle 10 del mattino, quando interrompevo per aiutare in negozio fino alle 13. Ero ben pagato, questo si' ed in ottima compagnia. Il proprietario del forno era un omone di 57 anni, di almeno 1 e 90 per piu' di cento chili. Aveva due braccia grosse e pelose e un torace adiposo con due piccoli capezzolini che spuntavano della T-shirt bianca che indossava ogni giorno. Le mani erano grandi e massicce, aveva una testa pelata e una corona di capelli ricci e brizzolati tutt'attorno. Portava sempre un berrettino bianco e pantaloni lunghi a righe bianche e azzurre con calzini bianchi e zoccoli in legno. Solitamente arrivavo al forno che erano da poco passate le 4 e lui era gia' al lavoro davanti alla impastatrice. Io raggiungevo gli spogliatoi e li' mi cambiavo. Zoccoli di legno, pantaloni e giacca bianchi. Nel pomeriggio mi cambiavo nuovamente e rientravo a casa, mentre Giuseppe, Piero e Simone pranzavano e restavano piu' a lungo.

Piero, il Socio di Giuseppe, era un simpaticissimo ometto di cinquant'anni che si occupava del forno, piccolo, magro, simpaticissimo. Simone il garzone era un giovane sui venticinque anni, poco piu' vecchio di me, un culturista gonfio e solido che amava indossare magliette molto strette che facevano risultare i suoi bei pettorali ed i suoi addominali scolpiti. Michele, odioso all'inverosimile, faceva l'autista e compariva solo alle 6 ed alle 11, quando terminava il giro. Era uno spilungone quarantenne alto e magro, con denti in fuori e pizzetto ossigenato come i capelli a spazzola. Mi prendeva in giro chiamandomi bamboccio perche' a 19 anni non avevo ancora la patente. Coglione!!

Giuseppe non era sposato e allungava molto le mani con Simone e da un certo momento in avanti anche con me. Simone ne era piuttosto infastidito, io lusingato.

Comincio' a riempirmi di complimenti: begli occhi, bel fisico, mi chiamava 'figliolo', la mattina si intratteneva con me negli spogliatoi mentre mi cambiavo e mi parlava della sua giovinezza e del culo che si era fatto per costruirsi il suo piccolo impero. Due palle!!!

Con il tempo ricevetti una confidenza da Simone.

-Per me e' frocio.-

-Chi?-

-Come sarebbe chi? Giuseppe, ma non lo vedi?-

Io restai piuttosto imbarazzato a quelle parole. Avrei voluto ribattere:-Magari!! Me lo farei subito!!- Ma Simone non era tipo da apprezzare le battute, specie quando sentiva in pericolo la sua verginita' posteriore.

Cosi' decisi che volevo sincerarmene e naturalmente, una volta accertatomi della cosa, avrei provato a scoparmelo. Cominciai ad anticipare di qualche minuto il mio orario di lavoro nella speranza di potermi cambiare nello spogliatoio insieme a Giuseppe, ma mi ando' sempre male.

Una mattina mi presentai mezz'ora prima del mio orario e trovai con sorpresa il laboratorio gia' aperto. L'auto di Giuseppe era parcheggiata in cortile, ma le luci del forno erano ancora spente.

Entrai ugualmente.

-Giuseppe. Giuseppe, ci sei?- Chiamai dall'ingresso sul retro.

-Ehi figliolo, che ci fai qui a quest'ora?- Ed accese la luce del magazzino.

-Oggi mi sono svegliato prima del solito e sono partito presto.-

Giuseppe mi raggiunse. Era sexy come il peccato: non si era rasato, la barba lunga mimetizzava il suo doppio mento e la pelle leggermente butterata. Indossava ancora i jeans e una polo dalla quale spuntavano affascinanti peli brizzolati.

-Hai fatto bene figliolo.- E mi mise un braccio attorno alle spalle stringendomi a se. Profumava di bucato, ma una leggera ombreggiatura sotto l'ascella tradiva una sudorazione notevole.

-Sai devo dirti che sono molto soddisfatto di te, ti impegni molto e in poche settimane hai imparato moltissimo.- E mi diede una scrollatina. Appoggiai inavvertitamente e delicatamente la bocca sulla sua mammella.

-Grazie Giuseppe, mi piace lavorare con te.-

-Sei davvero sicuro di non volerti fermare da noi anche dopo l'estate?-

-Ti confesso che ci avevo pensato, ma...- E lasciai la frase a meta'. -...ma se tu sapessi che mi piacerebbe farti una pompa, magari mi cacceresti via.- Pensai fra me.

-Dai, andiamo a cambiarci.- E sempre stringendomi con il suo poderoso braccio mi accompagno' nello spogliatoio.

-Comincia pure, io devo accendere il forno.- E torno' sui suoi passi.

Lo spogliatoio era un localino angusto, un banale corridoio con un bagno di fianco. La panca sulla quale ci cambiavamo occupava meta' del corridoio, gli armadietti di fronte occupavano altro spazio lasciando un passaggio molto stretto. Il mio posto ed il mio armadietto erano all'inizio. Mi spogliai velocemente tendendo l'orecchio ai rumori esterni e sperando che Giuseppe rientrasse.

Restai in slip qualche secondo, poi udii dei passi che venivano verso lo spogliatoio e decisi di togliermi anche quelli restando completamente nudo.

Giuseppe entro'. Ci guardammo negli occhi per qualche secondo, poi il suo sguardo scese verso il mio randello e parve imbarazzato dallo spettacolo che si presentava ai suoi occhi. Mi guardo' insistentemente la nerchia chiudendo la porta dietro di se'. Io restai li a farmi guardare. Lasciai che il suo sguardo indagatore memorizzasse ogni centimetro del mio corpo. Ero eccitato all'idea che una volta solo, egli si masturbasse pensando a me.

Il mio fisico cresciuto a pastasciutta e rugby era rotondo ma solido, cosce forti e natiche molto pronunciate, come la mia posizione di attaccante richiedeva. Le spalle erano quadrate e muscolose, bei bicipiti e pelo, tanto pelo rossiccio in tutto il corpo, sul petto, sull'addome e sulle gambe. Il mio uccello era grosso, non particolarmente lungo, ma con una grossa e invitante cappella. Resto' ammutolito per un po', poi mi passo' accanto e notai qualche gocciolina di sudore sulla tempia. Ando' a sedersi in fondo allo spogliatoio e si cambio' restando accuratamente voltato di spalle. Capii il perche' quando mi passo' davanti per uscire biascicando un -Vestiti, dai!!- nervoso e scocciato.

Lo capii perche' i suoi pantaloni aderenti avevano svelato quell'interesse che non aveva trovato le parole giuste per venir fuori. La sua patta era piu' grande e corposa del solito. Io lo avevo interessato, eccitato, direi.

Da quel giorno fu brusco, scostante. Ero diventato semplicemente Ste. Le mattine successive arrivai ancora presto ma lo trovavo gia' al lavoro e per tutta la successiva settimana fu freddo e distaccato.

Un pomeriggio verso le 15 mentre usciva dal negozio e tornava a casa, decisi di affrontarlo.

-Ciao Giuseppe.-

-Oh! Ciao. Cazzo fai ancora qui.-

-Vorrei parlarti un minuto.-

-Senti ho fretta, non possiamo rimandare a domani?-

-Ti rubo solo un attimo.-

-Ok, che c'e'?- Sbuffo'.

-Tu vuoi ancora che io venga a lavorare da te?-

-Perche' mi fai questa domanda?-

-Perche' non sono scemo e sono dieci giorni che mi tratti come una pezza da piedi. Se ho fatto qualcosa che non dovevo e che ti ha fatto incazzare dimmelo, ma non farmi tornare a casa mortificato ogni giorno.-

Giuseppe rimase senza parole, chiuse la portiera, si appoggio' all'auto e incrocio' le braccia sul petto fissandomi a lungo. Si umetto' le labbra con la lingua.

-Ascolta figliolo, forse hai ragione, forse e' meglio se resti a casa.-

-E' stato perche' mi hai visto nudo?-

-Ma sei scemo? Che c'entra, ne ho visti altri di uomini nudi in vita mia.-

E un certo rossore comincio' a colorargli il viso.

-Allora se ti dicessi che l'ho fatto apposta?-

Il suo sorriso imbarazzato divenne uno sguardo serio e penetrante.

-Come sarebbe a dire?-

-Sarebbe a dire che volevo farmi vedere nudo da te.-

-Nudo da me? E perche'?-

Restai a fissarlo dritto negli occhi mentre egli cercava imbarazzatissimo un posto dove appoggiare il suo bel fondo schiena.

-Ok, colpa mia. Rientro a prelevare la mia roba.- E mi diressi verso il negozio. Egli mi chiamo'.

-Ste.....!!!- Ma decisi che non gli avrei rivolto la parola.

Giuseppe risali' in auto e se ne ando'. Io tornai a casa con il mio fagotto e per tutto il giorno rimasi nella mia stanza.

Verso le 18 una macchina entro' in cortile. Era un'ora insolita per una visita.

-Oddio!!!! E' Giuseppe.-

Mi precipitai da basso, anticipando mia madre che era intenta a pulire la verdura.

-Faccio io Mamma, e' Giuseppe.- Gridai.

Aprii la porta. Passeggiava nervosamente tirando calci ai sassolini che incontrava.

-Ciao figliolo.-

-Ciao.- Stavolta ero io imbarazzatissimo.

-Ascolta, devo dirti qualcosa. Possiamo andare da qualche parte?-

-Mamma, esco un attimo con Giuseppe.-

-Torni per cena?- Guardai Giuseppe.

-Vieni da me a cena.-

-No Mamma, torno dopo cena.-

-Va bene. Buonasera signor Giuseppe.-

Balzammo in auto e partimmo verso casa di Giuseppe.

-Penso che te ne sarai accorto, ma io ero molto imbarazzato oggi. Perche' hai detto che volevi farti vedere nudo da me?-

-Perche' mi piaci Giuseppe.-

-Ti piacciono gli uomini?- Chiese quasi incredulo.

-No, non tutti gli uomini, mi piaci tu.- E ripresi: -Credo di non sbagliarmi. Anche io ti piaccio, vero?- Fece una risata palesemente forzata e non rispose.

-Giuseppe, perche' non parli?-

-Io ho 57 anni, tu ne hai 18.-

-19!!!- Lo interruppi.

-Ok, 19...ma sei un ragazzino. Ci sono in giro centinaia di ragazzi della tua eta' che cercano compagnia. E' strano che tu sia attratto da uno come me.-

-Forse. Ma non e' strano che tu sia attratto da uno come me. E poi non sono un ragazzino, sono un uomo. E te lo dimostro.-

Allungai la mano verso la patta dei suoi pantaloni e cominciai a massaggiargli il pacco.

-Fermo, che fai!!!!-

-Ti faccio una sega e poi un pompino.-

-Ma sei pazzo????!!!! No, per favore, non in auto.- Ma la mia mano stava gia' entrando dalla cerniera abbassata ed arrivo' nel luogo piu' caldo del mondo.

-Che bel randello che hai.-

-Ti prego, smettila.- E mentre la voce si faceva piu' tremolante, il suo bigolo induriva nelle mie mani. Finalmente lo estrassi dai pantaloni e lo scappellai odorandone l'aroma maschio che emanava.

-Basta per favore, siamo a casa.- E aziono' il cancello automatico. L'auto entro' nel garage al piano terreno e la porta basculante si richiuse automaticamente.

Tiro' indietro il sedile e abbasso' lo schienale lasciandomi libero di agire su di lui.

Gli sbottonai i pantaloni e gli calai gli slip. Cominciai a leccarglielo dalle palle per tutta la sua lunghezza, lavorandomi con maggiore impegno la cappella viola intenso, irrorata di sangue all'inverosimile e profumata di uomo. Giuseppe rantolava da alcuni minuti.

-Bravo ragazzo...cosi'..aaahhhh!!!!-

Lo presi in bocca e cominciai il pompino vero e proprio. Sembrava che stesse impazzendo. Gemeva in continuazione e tremava.

-Vienimi sopra, facciamo un 69.-

-Obbedisco.-

Mi liberai in un istante di pantaloncini e slip e mi misi a cavalcioni su di lui. Il mio cazzo vischioso e ben lubrificato affondo' in un buco caldo e bagnato. Sentivo il suo naso soffiante sotto le mie palle. Mi faceva di lingua in modo irresistibile. Gli sborrai in gola, senza preavviso, nel giro di tre minuti mentre lui riusci' a resistermi ancora per qualche minuto. Il suo seme mi ricordava l'albume di un uovo, scivolava dentro di me senza ostacoli, le sue mani passavano sulle mie cosce contropelo. Le sue dita bagnate di saliva massaggiavano il mio buco e soffiandoci sopra mi faceva venire i brividi di freddo.

-Sei stato bravissimo figliolo.-

-Lo vedi che hai fatto bene a fidarti di me?- Gli risposi sorridendo.

-E sei bravo anche di dietro?-

-Di dietro non l'ho mai fatto.-

-Sei vergine? Capisco, alla tua eta' forse e' un po' presto.-

-Mi sento pronto, ho un po' di paura ma ne avevo anche la prima volta che l'ho preso in bocca.-

-Vuoi farlo?-

Sorrisi e feci cenno di si con la testa. -Mi fara' male?-

-All'inizio si, la prima volta e' sempre un po, dolorosa, ma faro' di tutto per non farti troppo male.-

Scendemmo dall'auto e mi porto' di sopra in casa, in camera da letto. Ci spogliammo completamente.

-Tu rilassati, stenditi prono e lascia fare a me.- Mi disse con tono rassicurante.

Ando' in bagno a prendere dell'olio essenziale alla menta. Mi mise un cuscino sotto i genitali e mi fece allargare bene le gambe, quindi prese a massaggiarmi il buco con l'olio.

-Il mentolo ti aiutera' ad anestetizzare i muscoli del buco.- E continuo' a massaggiare con sempre maggiore intensita'.

-Rilassati, sei troppo teso.- Mi parlava con molta dolcezza. Con una mano scosto' una natica. Avvertii che mi stava penetrando con un dito e con movimenti circolari tendeva ad allargare l'orifizio. Ero molto intimorito, mi batteva forte il cuore e credo di avere contratto il buco piu' volte, ricevendone sempre parole dolci e rassicuranti.

-Rilassati, tranquillo, fidati di me.- Prosegui' infilando due dita e continuo' con il massaggio. sembrava che avessi il buco ghiacciato e finalmente riuscii a rilassarmi totalmente.

Giuseppe appoggio' la boccetta dell'olio a terra e mi disse.

-Ora non opporre la minima resistenza e fidati di me.-

Il gigante si posiziono' fra le mie gambe allargandomele bene con le ginocchia. Le sue braccia puntarono sul letto ai lati del mio corpo e avvertii la sua cappella appoggiarsi al mio sfintere.

Entro' in me con molta lentezza, mentre io cominciavo a sentire un fortissimo bruciore. La sua cappella enorme mi dilato' il buco come mai era accaduto.

-Ti prego, mi fai maleeeee!!!- Lo supplicai.

-Non fare il bamboccio, fra poco passera'.- E continuo' ad entrare in me. Mi accorsi dell'entrata della cappella, infatti il mio buco sembro' richiudersi un poco, poi lui scivolo' dentro con l'intero batacchio e io emisi un ultimo lamento.

-Aaaahhhh!!! Basta, bastaaaaa!!!-

-Sono dentro.- E comincio' a muoversi avanti e indietro. Io cercai di rimanere rilassato, ma talvolta stringevo il culo dolorante ricevendone in risposta un incitamento a tenerlo stretto.

-Siiii, bravo figliolo, stringi pure, mi piace cosi'.-

Mi montava gia' da qualche minuto e il dolore era ormai un ricordo. Il suo membro scorreva dentro di me come un pistone nel cilindro e come un motore sentivo l'energia del mio gigante sfogarsi su di me. Ero l'oggetto della sua libidine, ed egli lo era della mia. Sentivo il suo attrezzo riempirmi la cavita' anale, sentivo le pareti rettali sollecitate all'inverosimile. Piu' gemevo e piu' pompava eccitato, finche' ebbi la sensazione che tutto si stava compiendo.

Pochi, decisi e violentissimi colpi di reni che mi fecero urlare di dolore e mi ritrovai inondato del suo liquido.

Usci' dal mio corpo gocciolando sperma e sudore, ansimante, rosso in viso, si sdraio' supino accanto a me con le gambe allargate e le mani intrecciate dietro la nuca.

-Che scopata!!! Dio che scopata!!!- Sorrideva, mi guardava e sorrideva.

-E' stato strano, mi fa un gran male il buco del culo e mi sento come se avessi la dissenteria.-

Mi accorsi che il cuscino era macchiato di sperma e di sangue e che anche il mio uccello aveva rilasciato qualcosa. Strisciai sopra di lui baciandolo sul petto e sulla pancia e cosi', cullato dal suo respiro, mi addormentai.

Ste