ORSI ITALIANI MAGAZINE




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Alla ricerca del padre perduto - 4a parte

Un racconto di Fanozzo


I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


La mia ricerca si era conclusa. Alla fine ero riuscito a trovare mio padre e cosa ancora più importante avevo svelato il mistero dietro alla sua scomparsa.

Mio padre aveva vissuto una giovinezza difficile. In un epoca molto diversa e più complessa di oggi, mio padre si era ritrovato ad affrontare completamente da solo la sua omosessualità. Durante un lungo ed inteso conflitto interiore mio padre incontrò mia madre.

Dopo una breve chiacchierata, l'alcol e un taxi avevano portato i miei a casa di mio padre. L'indomani mattina entrambi realizzarono quello che era successo e mio padre ne fu scioccato.

Lui stava attraversando un periodo di grande crisi e questa era l'ultima cosa di cui avesse bisogno. Mio padre cercò di dimenticare l'accaduto e di continuare la sua vita, ma purtroppo le cosa andarono diversamente.

Dopo qualche settimana mia madre tornò a cercare mio padre dicendogli che c'era una grossa novità. Quella novità ero io.

Mia madre era rimasta incinta di me. Dopo un primo periodo di disorientamento, mio padre decise di provare ad assumersi la responsabilità di crescermi e pensò persino di chiedere a mia madre di sposarlo.

Questa decisione in realtà reggeva unicamente sul desiderio di mio padre di essere uguale agli altri uomini e quando lui ne prese coscienza cadde di nuovo in depressione anche perché si sentiva colpevole di aver abusato dei sentimenti di mia madre che era davvero innamorata.

Al quel solito bar dove si ritrovava a bere mio padre incontrò Giuseppe, il suo attuale compagno. Quell'uomo di 15 anni più grande di lui fu l'unico a confortarlo e a comprenderlo e fu proprio questo che fece sbocciare l'amore tra loro due.

Grazie a Giuseppe inoltre mio padre era riuscito ad accettarsi completamente. Quella felicità inaspettata ma a lungo desiderata ed ora dopo tanta sofferenza raggiunta, rappresentò la chiave di volta di quella terribile decisione che mio padre fu costretto a prendere e che avrebbe tormentato tutti noi accompagnandoci ogni giorno delle nostre vite.

Mio padre decise di abbandonare me e mia madre, conscio del fatto che lei avrebbe sofferto e anche io successivamente.

Rispetto a quella falsa vita che mio padre aveva dovuto subire per molto tempo e che mai e poi mai lui avrebbe voluto per noi, quella sofferenza era quasi un dono.

La storia di mio padre mi aveva toccato nel profondo e allora decisi di perdonarlo, anche perché lui non aveva colpa di quello che era successo. Nessuno aveva colpa per questo, forse solo le circostanze.

Ad ogni modo tutto era chiarito e mi sentì decisamente più leggero. Tornato alla stazione centrale, incontrai Giovanni che aveva finito il suo turno di guardia. Dopo essere tornati a casa gli raccontai quello che era accaduto.

Parlammo a lungo e poi facemmo l'amore. Dissi a Giovanni che avrei tanto voluto restare con lui e non tornare a Milano, ma lui sembrava riluttante. All'inizio ci rimasi male ma poi capì che lui voleva solo che non prendessi decisioni affrettate ma d'altronde c'era ancora qualcosa di importante che dovevo fare.

Mia madre doveva essere messa la corrente di molte cose. Avrei dovuto dirle che avevo trovato papà e raccontarle quello che lui aveva detto a me e sopratutto dovevo farli incontrare perché solo così entrambi avrebbero potuto mettere una pietra sul passato e in ultimo ma non per importanza, avrei detto a mia madre di Giovanni.

Prevedendo che questo avrebbe potuto richiedere del tempo decisi di accettare il consiglio di Giovanni di prolungare la mia permanenza a Palermo e restare per le vacanze estive così avrei anche potuto passare più tempo con lui.

Mi risvegliai qualche ora dopo. Giovanni stava ancora dormendo e allora feci piano. Mi alzai, presi il mio cellulare e me ne andai in un'altra stanza accostando la porta per evitare di svegliarlo. Feci il numero di mia madre e dopo tre squilli mi rispose.

"Pronto?" disse mia madre

"Pronto mamma, sono io. Come stai?"

"Stefano! Io sto bene ma... perché non mi hai chiamato prima? Ero in pensiero."

"Scusami ma', sono successe molte cose... Mamma ascolta, devo dirti una cosa importante."

"Che cosa, figlio mio?"

"Mentre ero qui a Palermo ho conosciuto qualcuno."

"Davvero? Sono felice per te." disse mia madre mentre la sua voce si riaccendeva d'entusiasmo

"Si chiama Giovanni. Ha 32 anni quindi è un po' più grande di me. E' un uomo fantastico."

"Se lo vuoi bene davvero non ha importanza se è un po' più grande di te."

"Grazie mamma, mi fa piacere che la pensi così."

Sentire mia madre felice mi rasserenava. Era da molto tempo che non la sentivo così viva e la consapevolezza che avrebbe potuto essere felice a lungo termine se avesse parlato con mio padre, mi diede la forza di farle la mia richiesta.

"Allora? Hai trovato tuo padre?" mi disse mia madre

"Si mamma, l'ho trovato."

"E allora?"

"Scusa ma', ma non me la sento di parlarne al telefono."

"Va bene tesoro, non importa. Me lo dirai quando sarai qui."

"A proposito di questo ma'... tu hai già cominciato le ferie?"

"Le comincio domani, perché?"

"Perché... dovresti venire qui ma'."

"Ma Stefano io..."

"Ti prego ma'... non te lo chiederei se non fosse importante. Ho parlato con papà e le cose non stanno come credevamo. Devi parlare con lui."

"Tesoro ti prego, non farmi riaprire vecchie ferite."

"Mamma, io le voglio chiudere quelle ferite, non capisci? O pensi che non sappia perché non ti sei mai risposata? Io ti voglio aiutare mamma. Ti prego, vieni qui. Fallo per me."

"D'accordo figlio mio, farò come vuoi. Vado a preparare le valige. Ci vediamo domani."

"Grazie mamma. Non vedo l'ora che tu sia qui. Voglio farti conoscere Giovanni."

"Anch'io sono curiosa di conoscerlo. D'accordo, ci vediamo domani, Ste. Ti voglio bene"

"Anch'io ti voglio bene ma'. Ciao"

"Ciao." e chiusi la telefonata

Ero riuscito a convincere mia madre a venire a Palermo per parlare con mio padre. Ero molto emozionato e teso.

"Ehi, gio'." disse una voce dietro di me

"Giovanni, da quanto sei li?"

"Da abbastanza. Sei stato bravissimo Ste'."

"Non vedo l'ora che questa cosa finisca. L'ansia mi sta uccidendo."

"Ti capisco Gio', ma credo di avere il modo di farti svagare un po'."

"Ma l'abbiamo appena fatto..." dissi io ridendo maliziosamente

"No, no tranquillo, non intendevo quello." disse ridendo "A quello ci penseremo stanotte... per darci la buonanotte." e mi diede un pizzicotto sulla guancia "Ascolta, stamattina mi ha telefonato mio padre così, per chiedermi come stessi. Sai, da quando mi sono trasferito, tra lavoro e impegni non ci siamo potuti vedere molto. Gli ho raccontato di te."

"Davvero?"

"Certo, e mi ha detto che ti vuole conoscere. Che ne dici se ci andiamo a cena stasera?"

"Mi sembra una splendida idea."

"Perfetto, allora lo chiamo e glie lo dico." Giovanni andò nella stanza da letto e preso il telefono chiamò il padre per avvisarlo. Dopo qualche minuto ritornò. "Ok fatto. Mio padre ha detto che verrà a prenderci con la macchina quando avrà finito di lavorare. E sarà lui poi a lasciarci a casa."

"Bene. Ma nel frattempo cosa facciamo?"

"Bèh... Sono 16:35 e mio padre finisce di lavorare verso le 18:00. Che ne dici se ci vediamo un film?"

"Ottima idea. Che film scegliamo?"

Alla fine scegliemmo di vederci "Bomber". L'avevo visto un sacco di volte ma era uno dei miei film preferiti. Più che seguire la trama del film però, io e Giovanni continuavamo a fare commenti e apprezzamenti sul quel pezzo di manzo di Bud Spencer.

A circa metà del film il mio cellulare squillò. Era mia madre. Mi disse che aveva comprato il biglietto e che il suo aereo sarebbe partito verso le 9 del mattino.

La ringraziai di nuovo per aver accettato di partire e di parlare con mio padre e le dissi che ci saremo incontrati alla stazione centrale. Dopo esserci salutati, chiusi la chiamata.

"Allora?" disse Giovanni

"Mia madre prenderà il volo delle 9:00. Dovrebbe essere qui verso le 10:00, più o meno. Le ho dato appuntamento alla stazione."

"Bene" disse lui "Se vuoi posso accompagnarti."

"Ma non devi lavorare?"

"Un mio collega mi deve un turno. Aspetta che lo chiamo..." e preso il telefono Giovanni chiamò un certo Fabrizio e si accordò con lui "Fatto, a posto. Domani sono tutto per te e tua madre."

"Grazie Giovanni" e lo abbracciai

Il film era arrivato quasi alla fine quando il campanello il citofono suonò. Il padre di Giovanni era arrivato e così io e lui spegnemmo tutto e ci alzammo.

Giovanni rispose al citofono a premette il pulsante per aprire il cancello. Aperta la porta aspettammo che il padre di Giovanni uscisse dall'ascensore che era proprio di fronte. Quando vidi chi era mi venne un colpo.

"Salve." disse il padre di Giovanni

"Signor Calogero?!" dissi con gli occhi talmente sgranati che avrebbero potuto scivolarmi dalle orbite e cadere per terra. Non potevo crederci!

L'uomo che avevo incontrato al cantiere e a cui avevo succhiato l'uccello e che aveva ricambiato era il padre di Giovanni.

Dato che è passato un bel po' di tempo dall'ultima volta che Calogero è apparso credo sia il caso che ve lo descriva di nuovo.

Calogero è un gran bel sicilianotto tarchiato e verace, 51 anni, stempiato, con due bei baffoni stile Super Mario che erano la fine del mondo.

Un sorriso intrigante e seducente di un uomo che sa come sedurti sempre e che avevo provato di persona.

Aveva una panciona tonda e pronunciata, soda e mediamente pelosa. Ricordo ancora quando glie la tastai... era perfetta.

Uscito dall'ascensore vidi che indossava una camicia azzurra e ad ogni passo quell'enorme cocomero sobbalzava facendomi sbavare. Usai tutta la mia forza di volontà per trattenermi.

"Stefano, tu conosci mio padre?"

In quel momento l'imbarazzo sopraggiunse come una di quelle incudini che nei cartoni animati ti cadono in testa dal nulla.

"Si, Giovanni. L'ho incontrato una volta. Lui mi ha aiutato a trovare mio padre." naturalmente sorvolai sullo scambio di pompe tra me e lui per ovvie ragioni.

"Ma che coincidenza" disse Giovanni "Quante possibilità c'erano che tu avessi incontrato proprio mio padre?"

"Una su un milione" dissi io con una vena polemica. La mia solita fortuna.

Uscimmo tutti e tre e saliti in macchina ci avviammo verso casa del padre di Giovanni.

"Allora uhm Stefano, giusto? Sei riuscito poi a trovare tuo padre?"

"Si, signor Calogero. L'ho trovato."

"Mi fa molto piacere. E dimmi perché era sparito?"

"Ma che domande gli fai, pa'? Lascialo stare."

"Suo padre era un mio amico, per questo glie lo chiesto." e poi rivolgendosi a me "Se non te la senti di parlarne non fa nulla, tranquillo. Tuo padre era un mio carissimo amico, voglio solo sapere se ora sta bene."

"Stia tranquillo signor Calogero, mio padre sta benissimo e per farla breve lui era gay e si era innamorato di un altro uomo. Mio padre era stato con mia madre solo perché si era ubriacato.

Voleva che fossimo liberi. Anche se sentiva una forte responsabilità verso di me e verso di lei decise di andarsene perché sapeva che se fosse rimasto saremmo stati una famiglia solo sulla carta. Saremmo stati tutti prigionieri e dato che lui sapeva cosa significava vivere una vita che non è la tua, decise di sparire."

"Capisco... in effetti un po' lo sospettavo. Da quando ci conoscevamo non ho mai sentito tuo padre parlare di donne e poi tutto ad un tratto spunta questa ragazza... nonostante sembrasse felice, si vedeva che c'era qualcosa che non andava. Quelli erano veramente dei tempi di merda..."

"Già" dissi io

"Va bene, non parliamone più. Quello che conta è che tuo padre stia bene e sia felice. Ma parliamo di voi. Come vi siete conosciuti?"

Allora gli raccontai del nostro incontro alla stazione centrale, di come fossimo stati affiatati fin dall'inizio e delle numerose escursioni in giro per Palermo.

"Mio figlio è un intellettuale..." e si mise a ridere "e dimmi, come se la cava mio figlio a letto?"

"Papà! Ma che cavolo dici? Dai, smettila..." e scoppiammo tutti a ridere

Dopo dieci minuti di strada eravamo arrivati a destinazione. Il padre di Giovanni abitava in un palazzo di tre piani costruito molto tempo fa. Il suo appartamento era al secondo piano. Saliti su ci accomodammo.

"Ma siamo solo noi? Giovanni, dov'è tua madre?"

"Mia madre non abita qui."

"Ah... vuoi dire che i tuoi si sono separati? Mi dispiace."

"No figliolo" disse Calogero "Io e la madre di Giovanni non ci siamo mai sposati."

"Non vi siete sposati? Perché?"

"Adesso ti racconto."

Calogero mi disse che sia lui che Margherita, la madre di Giovanni erano contro il matrimonio e una volta nato Giovanni decisero di prendersi cura di lui come coppia di fatto.

Stentavo a crederlo. Per quei tempi era una vera e propria rivoluzione, sopratutto al sud. Che coraggio! Calogero mi raccontò anche che lui e la sua compagna erano stati insieme per un bel po' ma Passando il tempo si erano allontanati fino a che non presero strade diverse.

"Dopo aver sistemato tutto con gli avvocati per la mia custodia, mia madre si trasferì a Roma. Non ricordo più quante volte ho fatto Palermo - Roma, Roma - Palermo." disse Giovanni "Però è stato forte.

Cioè... ai tempi della scuola ricordo che mi vantavo sempre della mia famiglia libera. Gli altri avevano due genitori spostati, erano tutti uguali, io invece ero la pecora nera e tutti mi seguivano qualunque cosa facessi."

"E ne ha combinate di cose questo qui..." disse Calogero sfregando la testa di Giovanni come si fa con i bambini e scoppiammo tutti a ridere di nuovo

C'era un clima fantastico quella sera che mi fece dimenticare l'ansia che avevo riguardo alla faccenda di mio padre e mia madre. Calogero se ne andò in cucina a preparare la cena che consisteva nel riscaldamento di una pasta già pronta. Dopo appena 15 minuti di cottura, eravamo già seduti a mangiare. Parlammo del più e del meno, sopratutto di cose passate riguardanti Giovanni. Erano davvero delle storielle divertenti.

A quanto pare Giovanni era un tipo abbastanza vivace da ragazzo. Mi ci voleva proprio quella serata. Dopo aver finto di mangiare, Calogero mise le stoviglie sporche nel lavandino e si risedette.

"Ditemi, avete dei progetti per il futuro?"

"Béh... io devo ancora iniziare l'università. Mi piacerebbe poter frequentare qui, così io e Giovanni potremo stare insieme ma non so se questo sarà possibile."

"Certo, capisco. Ora che hai trovato tuo padre immagino che dovrai tornare a casa, a Milano."

"Esatto. Ma non partirò subito, ho deciso di restare qui per le vacanze. In fondo c'è ancora parecchio tempo prima che si aprano le iscrizioni all'università. Chissà magari per allora potrei decidere di restare e frequentare qui ma per adesso ho altro a cui pensare."

"Ah si, mi dicevi che tua madre verrà qui per incontrare tuo padre."

"Già, voglio che i miei possano voltare pagina."

"Béh, te lo auguro." e dopo notai che Giovanni e suo padre si guardarono in modo strano. Calogero scosse la testa di lato come a incitare Giovanni a fare qualcosa e lui annuì.

"Ascolta Ste', io lo so."

"Che cosa?"

"Che mio padre te l'ha succhiato e che hai ricambiato."

"Cazzo" dissi io abbassando la testa per l'imbarazzo però poi mi misi a ridere "In mia difesa posso dire che è successo prima di incontrarti e che non sapevo che fosse tuo padre."

"Tranquillo Ggio', mio padre è un po' viziosetto. Ne ha succhiati di cazzi da quando ha scoperto che gli piacciono."

"Ce l'abbiamo tutti il pisello tra le gambe, Giovà." disse Calogero e scoppiammo a ridere

"Ma come l'hai scoperto?" chiesi io

"E' successo per caso. Mentre mettevo a posto un tuo paio di pantaloni, da una tasca è caduto un foglietto con un indirizzo scritto sopra. Ho riconosciuto la calligrafia di mio padre e l'indirizzo era il suo. Quando mio padre mi ha telefonato oggi, glielo detto e lui mi ha raccontato tutto.

Poi mi anche chiesto di proporti un orgia a tre perché era rimasto soddisfatto da quel pompino. Ma che gli hai fatto di speciale?" e padre e figlio si misero a ridere. Io arrossendo esitai nel rispondere e allora Calogero prese la parola

"E' stato bravissimo. Il tuo compagno è un talento fenomenale. E' un succhiacazzi nato. Mi ha fatto sborrare come un maiale." e giù a ridere "Mi piacerebbe moltissimo se ci divertissimo tutti e tre insieme ma se non te la senti basta dirlo."

Restai per un po' senza dire nulla. Ero sorpreso da quella richiesta e non sapevo proprio che dire.

"Tu vuoi che lo faccia?" dissi a Giovanni "Non sei geloso?"

"Gio', è solo sesso. Tu e io ci vogliamo bene. E' diverso..." e poi si avvicinò e mi sussurrò all'orecchio "e comunque io sono gelosissimo di te."

"E va bene. Se è per farti contento..." e lo baciai

"Mio figlio è sempre stato uno sporcaccione."

"Tale padre tale figlio, pa'. Te la ricordi la festa dei 18 anni del figlio di quel tuo collega? Che orgia avete fatto con i tuoi colleghi... Ne è volata di sborra quella sera!"

"Ahahahahah... Eggià. Quella sera mi sono proprio svuotato le palle."

"E l'avete fatta al cantiere?" chiesi io

"No, fino a poco tempo fa mio padre faceva due lavori, poi con l'età ha dovuto mollarne uno. Era in un negozio di articoli elettronici se non sbaglio, vero papà?"

"Si, esatto. Lavorai li per un bel po'. Era un momento di crisi e le entrate erano poche. Feci l'addetto al carico e scarico di merci."

"E come mai allora non ha scelto quel lavoro che comunque le garantiva un entrata fissa invece dell'impresa edile?"

"Bèh... innanzitutto perché l'età non mi ha più consentito di fare lavori pesanti. Essendo un direttore dei lavori mi limito a dirigere gli altri. Certo, do anche loro una mano ma non faccio cose particolarmente pesanti. E poi a me piace costruire le cose. Mi sono laureato in ingegneria perché era la mia passione."

"E come fa con le entrate? Voglio dire una volta finito di costruire qualcosa non e che è sicuro che ce ne sia un'altra da costruire..."

"Ormai sono vicino alla pensione. Mi mancano solo pochi anni e comunque per ora le cose mi vanno bene, non mi posso lamentare. E poi non so se l'hai sentito ma ultimamente l'Italia si sta aprendo al culto del centro commerciale. Anche qui a Palermo stanno approvando un bel po' di progetti interessanti. Sia per la costruzione di centri commerciali ma anche altro. Di lavoro per ora ce n'è e quindi sto tranquillo."

"Capisco."

"Béh... allora cosa stiamo aspettando?" disse Giovanni

"Signor Calogero è una mia impressione o comincia a fare caldo qui?" e detto questo mi tolsi la maglietta e restai a torso nudo

"Eh si, fa caldissimo ma d'ora in poi chiamami solo Calogero. Anzi, chiamami Calò. Sei il mio figlioccio adesso." e sorrise

"Va bene, papi." e sorrisi maliziosamente

Presi la sedia sulla quale ero seduto e la misi accanto a quella di Calò.

Mi sedetti accanto a quel meraviglioso orsone panciuto, a destra per la precisione e gli sbottonai la camicia lasciandolo anche lui a torso nudo.

Spingendolo delicatamente lo feci appoggiare sullo schienale della sedia e cominciai ad accarezzargli quel meraviglioso cocomero che aveva, sodo e mediamente peloso. Giovanni era li seduto che si tastava il pacco e si gustava la scena.

"Giovanni, a te piacciono le pance grosse?"

"Mio figlio la conosce bene questa pancia" e prendendosi i fianchi la fece sobbalzare un po' "L'ha tastata un sacco di volte, vero Giova'? Eheheheheh"

Giovanni allora si alzò e prendendo la sua sedia si mise a sinistra di lui, dall'altra parte rispetto a me. Entrambi accarezzavamo la sua panciona con sensuale decisione e di tanto in tanto le nostre mani arrivavano più in basso. Un tastatina veloce al pacco e poi di nuovo su.

A turno Io e Giovanni limonavamo con Calò.

Mentre uno di noi gli metteva la lingua in bocca, l'altro si godeva il suo corpo. Ora era il turno di Giovanni. Mentre limonava suo padre io mi abbassai e sbottonati i pantaloni di Calò gli calai la zip.

In quel momento Giovanni si staccò da suo padre e vedendo quello che stavo facendo prese la 'zampa' sinistra del suo jeans.

Di riflesso io presi quella destra e Calò sollevando il bacino lasciò al di sotto di lui lo spazio necessario per far scivolare via il pantalone. Fummo estremamente lenti e provocanti nello sfilargli il pantalone e lui stava li, a guardarci con gli occhi carichi di voglia.

"Mettiamoci a letto. Li staremo più comodi" disse Calò ed io e Giovanni lo seguimmo nella camera da letto e dopo esserci spogliati interamente io e lui ci mettemmo proprio come prima.

Calò di distese al centro del letto, io ero alla sua destra e Giovanni a sinistra. Io e Giovanni riprendemmo a coccolare quel bel orsacchiottone panciuto facendo a turno tra mettergli la lingua in bocca e passargliela per tutto il corpo.

Essendo rimasto in mutande, il pacco di Calò era ben visibile e le nostre attenzioni affettuose cominciavano a farlo svegliare. Accorgendoci dei movimenti inguinali di Calò, io e Giovanni ci guardammo negli occhi e lentamente scendemmo giù.

Iniziammo a succhiargli un po' i capezzoli poi ci soffermammo sul suo pancione.

Glielo riempimmo di baci e leccate mentre le mani di Calò si posavano sulle nostre teste. Scendemmo ancora e immergemmo le nostre facce nelle sue mutande.

Avevano un odore fortissimo, di maschio misto a sudore e urina.

In quel momento io e Giovanni agivamo in totale sincronia come se ognuno di noi fosse davanti ad uno specchio, un po' come la tecnica della fusione in Dragon ball. Calogero iniziò ad ansimare.

"Oh si... ah... bravi figli miei..." quella situazione era davvero eccitante, la migliore della mia vita

Sotto le nostre bocche il cazzo di Calò si ingrossava e irrigidendosi tendeva sempre di più i suoi slip. Annusai a pieni polmoni quel magnifico odore intenso di uomo e quando sentì un bel salsicciotto duro e pulsante agitarsi sotto la stoffa guardai di nuovo Giovanni.

Dopo aver preso l'elastico delle sue mutande glie le calammo insieme.

Il cazzo di Calò era libero e svettava in tutta la sua forza aspettando qualche bocca che lo scaldasse. Lo presi in mano e lentamente feci scorrere il prepuzio liberando la cappella e dopo averla annusata dissi a Giovanni "Vuoi iniziare tu?"

"Va bene" e Giovanni fagocitò il cazzo di suo padre

"Oh si... bravo Giovanni... Ah.. si così... bravo... Minchia..."

Mentre Giovanni scaldava con la sua lingua il cazzo di Calò, io risalendo misi la mia nella sua bocca e lui mi cinse con il suo braccio tirandomi a sé.

"Allora ti piace, Calò?" dissi io

"Si..." disse pieno di goduria e improvvisamente iniziò a sobbalzare. Abbassando lo sguardo vidi che Giovanni gli stava solleticando la pancia. "Ah... Ohohohohohoh... Si... Ihihihihihih... Oh si..." Calò continuava a dimenarsi come un anguilla

Abbassandomi allora mi unì a Giovanni e iniziammo a solleticargli la pancia insieme. Come prima Giovanni si occupò della parte sinistra e io di quella destra. Calò era tra le stelle per la goduria.

"Ahahahahahah mascalzoni Ah... si... ihihihihihih... Bravi... ahahahahah...AH!"

All'improvviso Calò ebbe un spasmo più forte e un fortissimo schizzo gli partì dall'uccello e gli arrivò sulla parte alta della pancia.

Io e Giovanni ci guardammo di nuovo e risalendo cominciammo a leccare quel prezioso liquido bianco appena fuoriuscito dalla sede. Mentre ci gustavamo quel dolce nettare io e Giovanni sentimmo di nuovo le mani di Calò accarezzarci la nuca.

"Oh... siete proprio degli sporcaccioni... Glie lo proprio insegnato bene a mio figlio come si solletica una pancia." Allora era stato Calò ad insegnarlo a Giovanni e questo significava che in passato lui l'aveva fatto al figlio parecchie volte. Il solo pensare Calò e Giovanni insieme nudi mi faceva salire il testosterone.

Dopo averlo ripulito per bene, presi l'iniziativa e mi misi a 69 sopra Calò. Il padre di Giovanni prese con le sue vigorose spesse mani le mie natiche e iniziò a leccarmi il buco con soddisfazione.

"Hai un bellissimo culetto, Ste..." e poi dopo qualche altra leccata "Mmm... mio figlio te lo ha aperto per bene..." io ero estasiato dalla lingua di Calò.

Giovanni mi aveva fatto vedere le stelle ma l'esperienza dovuta agli svariati anni in più di Calò si fece sentire.

Ero come in trance, godevo come un pazzo e l'arrapo era talmente grande che non riuscivo nemmeno a muovermi ma anche se avessi potuto non mi sarei spostato di un centimetro.

Giovanni a sua volta si mise sopra suo padre e cominciò a strusciare e dimenarsi sopra il cazzo duro di Calò. Per chiudere il cerchio Giovanni avvicinandosi verso di me mi baciò.

Restammo in quella posizione di piacere al cubo per un bel po'. Calò continuava ad arraparsi come un matto e ogni tanto mi dava qualche pacca sul sedere.

Mentre si gustava il mio culo ansimando e dicendo cose sconnesse dalle sue leccate mi disse che voleva sentire com'era dentro il mio culo.

"Ah si?" dissi io ondeggiando il bacino per strusciarli il mio sedere in faccia "e ce l'hai il lubrificante?" chiesi io

Calò mugugnava dal piacere e poi riuscì a dire "Certo, è nel secondo cassetto del comodino. Prendilo." e mi diede una pacca sul sedere bella forte.

Allora mi alzai e aprì il cassetto e presi la bottiglietta di gel lubrificante e vidi che c'era anche una scatola di preservativi accanto alle sue mutande pulite.

Ne presi uno e lo diedi a Giovanni che dopo averlo scartato lo infilò delicatamente sulla mazza di suo padre.

Nel frattempo io avevo preso un po' di gel in mano e dopo aver posato la bottiglietta di gel sul comodino mi avvicinai a Calò e con fare provocante gli passi il gel sul cazzo foderato dal profilattico. Glie lo menai lentamente e con fare erotico.

"Ti piace così?" dissi io

"Oh si... Oh..." disse Calò chiudendo gli occhi e lasciandosi andare a quel momento "Bravo così... preparalo per bene che poi ti apro in due... Oh..." Calò era proprio andato.

Giovanni si stese accanto a suo padre e iniziò a limonare con lui accarezzandogli il petto e la panciona e poi si concentrò sui suoi capezzoli. Tutto ad un tratto senti qualcosa insinuarsi nel mio buco.

Mi sentivo bagnato ma non era acqua e qualcosa scivolava dentro di me. Mi girai e vidi che Calò stava cominciando a preparare il mio culo e con un po' di lubrificante mi stava penetrando con un dito. Le sue dita erano belle spesse e ruvide e mi davano una sensazione sublime.

"Ah, si... Calò... si, continua..."

"Pensa a quando sentirai il mio pesciolone la dentro. Dai non fermarti, continua che fra un po' ti faccio vedere le stelle." Mi sentivo carico come mai prima. Nel frattempo Giovanni si era messo le dita dell'altra mano di suo padre in bocca, una alla volta e le succhiava.

"Dai, vieni a sederti qui che papuccio vuole giocare." mi arrapai come una bestia e senza pensarci su sali sopra Calò e mi sedetti su quel palo unto e voglioso e lo infilai tutto dentro e incredibilmente non sentì il minimo fastidio, solo piacere.

"Bravo così... che bel calduccio che qui dentro..."

"Ti piace papino?" dissi io ondeggiando il bacino per stuzzicarlo

"Si... gioia mia..." e mi strinse forte i fianchi

Iniziai a muovermi avanti e indietro cavalcando quello orso da monta mentre Giovanni abbracciandomi da dietro mi stringeva a sé e mi baciava ovunque.

Iniziò a menarmelo un po' e quando il mio cazzo si indurì completamente fece il giro, si abbassò e lo prese in bocca. Calò mise la sua mano sulla nuca di Giovanni e spingeva delicatamente per guidarlo.

"Bravo Giovanni bravo... succhialo bene quel pesciolone che voglio sentire di nuovo il gusto della sua sborra..."

Giovanni mi succhiava il cazzo mentre quello di Calò mi apriva il culo. Mi sembrava di essere all'apice della goduria ma dopo qualche minuto mi ricredetti.

Calò cambiò improvvisamente espressione e prima che potessi pensare sentì le sue dite ondeggiare sui miei fianchi per poi spostarsi sulla pancia e tornare indietro e talvolta anche spostarsi un po' verso l'altro sul petto e di lato sulle ascelle.

Finalmente vedevo il maestro all'opera, colui che aveva insegnato a Giovanni a solleticare la pancia mi stava dando un saggio della sua sapiente bravura.

Riusciva a trovare parecchi punti sensibili ed ero talmente sconvolto da essere in grado di trombare Calò con i soli spasmi che lui mi provocava. Non era più necessario che io mi muovessi avanti e indietro.

Mai avevo provato quel tipo di sottomissione. Era come se Calò agisse su dei fili invisibili per muovermi, come se fossi una marionetta nelle sue mani.

Fu straordinario e ancora oggi ne ho un bellissimo ricordo. Non so per quanto andammo avanti perché la mia cognizione del tempo andò a farsi benedire ma l'arrapo arrivò al livello di guardia. Il mio respiro si fece più affannato e sentì l'orgasmo avvicinarsi sempre di più.

"Ah... sto per venire... Ah... si..."

"Giovanni prendigli la sborra e poi dalla a me, la voglio sentire."

Giovanni si mise a succhiarmi il cazzo come un forsennato fino a che raddrizzando la schiena per la goduria venni come un fiume in piena nella sua bocca.

Giovanni si mise sopra Calò e uscendo la lingua fece scivolare delicatamente la mia sborra nella bocca di suo padre.

Dopo averla assaporata per bene Calò la inghiottì e rise strofinandosi le labbra. Pur essendo tornato in possesso del mio corpo ero ancora provato da quel fortissimo orgasmo e per qualche istante me ne rimasi immobile, poi abbassandomi mi accasciai su Calò e lui mi abbracciò e mi baciava sulla guancia.

"Eheheheh bravo figlioccio mio, bravo... Ti è piaciuto?"

"Si... grazie papino." dissi stremato e lo baciai. Poi sollevandomi mi girai verso Giovanni "Grazie anche a te, gio'..." e baciai anche lui "Adesso tocca a te." e sfilandomi cedetti il posto a lui. Mi distesi di lato ancora con il fiatone e osservai Giovanni che si spalmava di lubrificante il buco e si sedeva sul pesciolone di Calò.

"Ah... il tuo culo e sempre bellissimo Giova'..." Calò si stava proprio divertendo con noi. Giovanni aveva iniziato a muoversi avanti e indietro che Calò girandosi verso di me mi fece l'occhiolino.

Giovanni venne preso da fortissimi spasmi quando Calò cominciò a solleticargli i fianchi e la pancia e dopo qualche istante era li che andava avanti e indietro con i soli spasmi proprio come me poco prima.

"Vieni qui Ste', masturba Giovanni e fallo venire. Stavolta lo voglio schizzato in faccia." allora mi alzai e mettendomi alle spalle di Giovanni gli presi il cazzo in mano e cominciai a menarglielo con velocità crescente.

Giovanni ansimava sempre più forte e potevo sentire il suo cazzo sobbalzare e contrarsi per il solletico di Calò. In un certo senso era come se attraverso Giovanni quell'arrapo potesse arrivare fino a me.

Fu molto strano ma mi piacque. Andavamo avanti da più di due ore eppure Calò sembrava che potesse continuare per sempre.

Aveva una resistenza incredibile. E dire che quando glie lo avevo succhiato la prima volta non aveva resistito così tanto. Il giusto diciamo, ma stavolta... cavolo, che uomo! Il respiro di Giovanni cominciava ad accorciarsi e allora mi avvicinai al suo orecchio.

"Gio', stai per venire?"

"Si, gio'... lo sento... non ti fermare oh.. si..." avendo sentito anche lui, Calò apri la bocca uscendo la lingua proprio come un cane. "Ah... si... ci sono... ah... ah... ah... AHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!" Il corpo di Giovanni sembrava impazzito, scosso da fortissimi spasmi.

Lo strinsi a me cercando di farlo stare fermo il più possibile mentre i suoi getti di sborra colpivano il viso di Calò con una forza incredibile.

Calò continuava a leccarsi la faccia per prendere tutto quel liquido prezioso ma un po' gli restò sui baffoni. Io e Giovanni allora ci guardammo di nuovo e lo baciammo insieme mordicchiandogli i baffoni per prenderci le ultime gocce del suo seme.

"Chi di voi due vuole un po' di latte?" disse Calò prendendosi in mano il cazzo e agitandolo

"Io, io, io" continuavamo a dire io e Giovanni

"Calma, calma. Ce ne è per tutti e due... avanti venite qui e fatelo uscire."

Dopo avergli sfilato il profilattico io e Giovanni facevamo a turno a menarglielo e succhiarglielo e leccargli gli scroto.

Nessun millimetro del suo organo sessuale sfuggì alle nostre cure e poco dopo Calò cominciò a respirare velocemente. Ansimava e godeva dicendo cose sconnesse e dopo un urlo soffocato raddrizzò la schiena di botto e dalla sua uretra uscirono schizzi a raffica.

Calò aveva un orgasmo irregolare, nel senso che quando sembrava che, nel calo di potenza fosse arrivato l'ultimo schizzo subito dopo ce n'era un altro molto potente e consistente. Il cazzo di Calò continuo a spuntare sperma per circa un minuto di seguito.

Non avevo mai visto un orgasmo simile. Non mi sembrava possibile che un uomo potesse emettere tanto seme. L'altra volta, quando glie lo succhiai non mi era sembrato che il suo orgasmo fosse copioso come quella sera, anzi sembrava normale.

Il seme di Calò ricadde sul suo petto e la sua panciona. Io e Giovanni aspettavamo quel momento con impazienza e gli facemmo un bel pigiama di saliva per prenderci quel meraviglioso latte paterno. Non ne lasciammo neanche una goccia, era troppo prezioso e gustoso per essere sprecato.

"Si bravi... prendetelo tutto... è pieno di proteine!" disse Calò scherzando

Dopo averlo ripulito per bene io e Giovanni ci stendemmo accanto a Calò uno a destra e l'altro a sinistra e le sue braccia rimaste sotto di noi ci avvolsero a lui.

"I miei due ragazzi..." disse Calò baciandoci uno alla volta

Che serata pazzesca! Ci eravamo sfogati come animali in calore e quel solletico... non c'avrei più rinunciato. Giovanni ed io l'avremmo fatto ogni volta da quel momento in poi.

Calò invitò me e Giovanni a farci una doccia per ripulirci dallo sperma e dal lubrificante e noi accettammo. Dopo esserci rinfrescati e rivestiti, eravamo pronti per uscire.

"Ma è sicuro che non è un disturbo accompagnarci a casa? E' molto tardi, non è stanco?"

"Ma no, non preoccuparti" rispose Calò "in fondo in macchina si arriva presto." e così uscimmo

Calò ci accompagnò a casa a dopo essere arrivati ci salutammo.

"Ciao papà, buona notte." disse Giovanni

"Ciao, Giovà." e gli diede un bacio sulla guancia

"Ciao Calò." dissi io

"Ciao, Ste." e uscendo dalla macchina diede anche a me un bacio sulla guancia e poi mi abbracciò "...e benvenuto in famiglia." e poi risalì in auto. La sua voce era molto affettuosa e il suo sorriso era raggiante. Dopo aver riacceso la macchina ci guardò per un po' e disse "Siete bellissimi insieme." provai una felicità indescrivibile nel sentirglielo dire.

"Grazie, pa'."

"Grazie, Calò."

Stavamo per entrare dal cancello quando Calò disse "Potete venirmi a trovare quando volete, ragazzi."

"Giovanni, avevi ragione. Tuo padre è un vero maiale." e ridemmo entrambi

"Ma no, io dicevo per stare insieme a chiacchierare, magari giocare a carte ecc... ormai siamo una famiglia." e poi fece uno sguardo malandrino "Certo... se voi poi volete fare un po' di zum zum... io di no non ve lo dico... ahahahah!" e scoppiamo a ridere tutti quanti.

"Buonanotte pa'. Facci uno squillo quando arrivi a casa, ok?"

"Ok, Giovà. Buonanotte." e se ne andò

Io e Giovanni risalimmo in casa e giusto il tempo di metterci il pigiama, il cellulare di Giovanni squillò. Calò era arrivato a casa.

Ci addormentammo subito, stremati da quello sfogo di testosterone che aveva consumato le nostre energie fino al midollo ma che ci aveva dato una soddisfazione senza pari. Il giorno seguente io e Giovanni andammo alla stazione centrale per accogliere mia madre. Arrivammo verso le 10:20 e dieci minuti dopo la metrò arrivò in stazione. Vidi mia madre scendere con una valigia e le corsi incontro.

"Ciao mamma." e la abbracciai

"Ciao Ste'."

"Salve signora" disse Giovanni

"Ma', questo è Giovanni. Il mio compagno."

"Molto piacere signora." e le porse la mano

"E' un piacere conoscerti, Giovanni. Mi chiamo Domenica."

"Dai su, andiamo a casa. Così posiamo le valige e tu puoi riposarti un po'. Sarai stanca per il viaggio." in realtà lo dissi semplicemente perché non volevo metterle fretta. Da Milano a Palermo c'è solo un'oretta di volo, in fondo.

"Tranquillo Ste', sto benissimo. Non sono stanca... e poi vorrei fare quello per cui sono venuta qui. Voglio chiudere questa storia."

"Certo mamma, capisco. Giovanni potresti..."

"Ma certo gio'..." disse interrompendomi "Ci penso io al bagaglio di tua madre. Voi andate pure."

"Grazie, Giovanni. Andiamo, ma'." e risalimmo su quella metrò che era appena arrivata.

Durante tutto il tragitto mia madre se ne stette in silenzio. Rividi me in lei prima che incontrassi mio padre.

Aveva paura, era evidente ma allo stesso tempo aveva uno sguardo deciso. Non vedeva l'ora di arrivare, forse perché anche lei voleva delle risposte nonostante non volesse venire al'inizio o forse perché era mossa da quella rabbia che avevo provato anch'io prima.

Arrivati in Via Notarbartolo, dove abitava mio padre e trovato il numero 52 suonammo il campanello.

"Chi è?"

"Sono io pa'... e c'è anche la mamma con me."

"Entrate." e la porta fece 'click'.

Salimmo su e arrivati davanti all'ingresso mia madre e mio padre si rincontrarono dopo tantissimi anni.

"Domenica..." disse mio padre

"Ciao, Antonio..." disse mia madre con il tono un po' sostenuto

"Ciao, Ste" dietro mio padre c'era anche Giuseppe e ricambiai il saluto.

Ci ritrovammo tutti nella sala da pranzo e dopo che i miei si sedettero "Andiamo Ste', lasciamo i tuoi genitori da soli." disse Giuseppe e mi invitò ad andare in un altra stanza.

"Si, certo." risposi io "Mamma, io sono nell'altra stanza, ok? Se hai bisogno di me, chiamami."

"Ok." disse mia madre e allora li lasciai da soli.

Giuseppe ed io ci ritrovammo nella stanza da letto. La casa era piccola e volevamo lasciare ai miei un po' di privacy . La camera da letto era la stanza più lontana da loro. Essere nella stanza dove mio padre faceva sesso con Giuseppe mi faceva uno strano effetto.

Ero imbarazzato ed eccitato al tempo stesso. Mio padre era rimasto un figo da paura e anche Giuseppe era sexy. Immaginarli in quel letto mentre si contorcevano per il piacere, mi faceva salire la temperatura. Di tanto in tanto aguzzavo l'orecchio ma non riuscivo a sentire nulla. Giuseppe se ne accorse.

"Sei preoccupato?"

"Si. Spero tanto che vada tutto bene."

"Sta tranquillo, hai fatto la cosa giusta. Vedrai che tutto si risolverà." Giuseppe aveva una voce così calda, pacata e rassicurante che mi fece subito stare meglio.

"Ti ringrazio... ahm, Giuseppe?"

"Si, dimmi."

"Ascolta... l'altra volta non ho avuto modo di parlare con te e così ne approfitto adesso. Io ci tenevo moltissimo a ringraziarti per essere stato vicino a mio padre. Per averlo aiutato quando stava male. Grazie."

"Io voglio molto bene a tuo padre. Mi sono innamorato di lui la prima volta che l'ho visto e insieme abbiamo vissuto un sacco di momenti felici ma sappi che lui pensava sempre a te e tua madre. Si chiedeva sempre se eravate felici. Tuo padre ci teneva davvero a voi e non hai idea di quanto sia stato difficile per lui lasciarvi..."

"Posso immaginarlo..."

"Comunque avrei voluto fare molto di più per lui..."

"Che vuoi dire?"

"Ecco... è già da un po' di tempo che ci penso. Forse se avessi detto o fatto qualcosa, tuo padre non sarebbe stato costretto a prendere quella decisione. Forse le cose sarebbero potute andare in modo diverso e..."

"No Giuseppe" dissi io interrompendolo "non pensare a quello che è stato. Tu e mio padre avete fatto quello che vi sembrava giusto e non avete niente da rimproverarvi.

Io ho perdonato mio padre e non ce l'ho con te, anzi sono contento che mio padre abbia trovato un brav'uomo come te. Non avrei potuto chiedere di meglio per lui." non riuscivo a credere alla maturità delle parole che mi stavano uscendo di bocca. Ero cambiato davvero molto da quando ero arrivato a Palermo.

"Ti ringrazio Stefano, sono contento che la pensi così. Ah... tuo padre mi ha detto che ti sei fidanzato. Volevo farti le mie congratulazioni."

"Grazie, Giuseppe."

"Ehi! Mi è venuta un idea! Perché non ci vediamo una sera a cena tutti e quattro insieme? Cosi ne approfitteremo per conoscerci meglio. Che ne dici?"

"Mi sembra un'idea eccellente." e in quel momento mia madre entrò nella stanza da letto. Aveva gli occhi gonfi di lacrime.

"Mamma, tutto bene?"

"Si, Stefano. Adesso si. Torniamo a casa."

"D'accordo. Ciao Giuseppe." e dopo aver salutato anche mio padre che era dietro mia madre ce ne andammo via. Usciti in strada cercai di parlare con mia madre

"Allora... com'è andata?"

Mia madre mi guardò, mi accarezzo il viso e mi disse "Non ti preoccupare Stefano, adesso è tutto passato." la sua voce era leggera e serena come mai l'avevo sentita

"Sono contento mamma. Uhm mamma, posso chiederti una cosa?"

"Dimmi."

"Cosa pensi di fare adesso? Lo perdonerai?"

"Penso proprio di si. Tutti noi ne abbiamo passate troppe. E' ora di voltare pagina."

"Qualsiasi cosa tu avessi deciso io sarei stato con te ma sono contento che tu abbia scelto di perdonarlo. Dai su andiamo a casa."

La metropolitana ci portò in un lampo di nuovo alla stazione centrale. Tornati a casa da Giovanni ci mettemmo comodi a chiacchierare. Mia madre volle sapere tutto di me e Giovanni, di come c'eravamo conosciuti e di tutto il resto.

"Sono molto felice per voi, ragazzi." disse mia madre

"Ascolta ma'..." le dissi io "Io avrei deciso di restare qui a Palermo per le vacanze, perché non resti anche tu?"

"Oh no tesoro mio. Io domani torno a Milano."

"Domani?! Ma perché? Sei appena arrivata..."

"Tesoro mio, lo sappiamo entrambi che sarei il terzo incomodo se decidessi di restare. Voi due siete una coppia e ogni coppia ha bisogno della sua intimità..."

"Ma se torni a Milano sarai da sola..."

"No, non preoccuparti." disse mia madre ridendo "Non sarò da sola."

"In che senso?"

"Mentre eri via ho conosciuto qualcuno."

"Davvero?" feci i salti di gioia

"Si. Siamo usciti solo qualche volta ma non ero ancora pronta per impegnarmi. Adesso lo sono e non vedo l'ora di sapere se questa rosa fiorisce. Per questo voglio tornare."

"Allora ti auguro buona fortuna, mamma." e l'abbracciai pieno di gioia

"Congratulazioni, signora Domenica"

"Ti ringrazio Giovanni ma chiamami solo Domenica, ok?"

"D'accordo, Domenica."

L'indomani mattina io e Giovanni accompagnammo mia madre alla stazione e la salutammo. Nonostante avessi molti dubbi alla fine tutto si risolse per io meglio. Io, mia madre e mio padre eravamo finalmente liberi dal nostro comune passato.

Avevamo voltato pagina e cosa ancora più importante ognuno di noi aveva trovato l'amore. Io e Giovanni avremmo passato tutta l'estate insieme e di sicuro avremmo avuto altri 'incontri' con quel bel panzone di suo padre.

Mia madre aveva deciso di rimettersi in gioco e mio padre si era liberato del suo senso di colpa. Insomma il futuro era più che roseo per tutti. Non sapevo ancora cosa avrei fatto dopo per quanto riguarda l'università ma c'era ancora parecchio tempo per pensare a quello. Per il momento volevo solo essere felice.

[Fine]


Spero che questa storia vi sia piaciuta. Nel caso aveste delle idee, spunti per altre storie potete contattarmi a questo indirizzo -> stefano_339@yahoo.it


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