ORSI ITALIANI MAGAZINE


Una stanza buia, tu ed io

Un racconto di Turbolento

 

Ti stavo aspettando, seduto nella mia poltrona, col mio cappellino la camicia militare e i jeans strettissimi. I primi bottoni sbottonati lasciano intravedere il mio folto pelo, fumo una sigaretta mentre ma mia gamba penzola sul bracciolo della poltrona, mettendo in evidenza i miei anfibi. Ti vedo entrare titubante nella penobra della stanza e tu trasali, l'unico punto illuminato da una flebile luce sono io, vedo che mi guardi, dubbioso su cosa mi aspetto da te, tu piccolo uomo con la camicia a scacchi, pantaloni larghi e scarpe da ginnastica. Quasi tremi non ti aspettavi un'accoglienza del genere, hai paura, si vede ,ma non riesci a nascondere la macchia che si sta' formando sui tuoi pantaloni.

Ti faccio cenno di avvicinarti e di inginocchiarti tra le mie gambe, con gli occhi lucidi di paura ti avvicini, non sai che fare, e' la prima volta che non ti parlo per tanto tempo.

Hai paura di aver fatto qualcosa di sbagliato ma la visione di me ti eccita, vuoi essere mio.

Appoggi la tua mano dulla mia coscia inguainata nel pantalone in cerca di un contatto, appena la sfiori mi alzo, ti giro intono, il tuo respiro diventa pesante, gonfi il petto e vedo che rivoli di sudore bagnano il tuo pelo. Prendo il collo della tua camicia e ti contringo ad alzare, ad uno ad uno i bottoni della camicia si aprono, voglio spogliarti io. Slaccio la tua cintura, sbottono il pantalone e ti cadono giu' i pantaloni e compare il tuo enorme pisello ritto e bagnato. Cerchi di toccarmi, mi allontano, da un cassetto, nelle mie mani compaiono un collare di acciaio, una catena ed un cokring. Ti metto il collare, una smorfia di fastidio si va' formando sul tuo viso, metto la catena e ti conduco in ginocchio, mi guardi interrogativo mentre attacco la catena al mobiletto dalla tv.

Ti spingo all'indietro, allargo le tue gambe e mi risiedo a guardarti.

Bello, sudato e pronto. Noto che non ti sei rasato , mi alzo e vado a prendere il rasoio, ti bendo non voglio che tu assista attivamente all'operazione. Ogni volta che la lama percorre il tuo scroto tremi, ma ti piace lo vedo da quanto ti bagni. Ho caldo tolgo la camicia e i pantaloni. Quando ti sbendo a momenti vieni, ti compaio davanti con al mia pancia tesa piena di peli, il mio petto da cui emergono i capezzoli da una folta peluria, boxer aderenti bianchi e calzini bianchi che emergono dagli anfibi. Mi siedo tiro la catena e ti avvicini, da come ti guardo capisci che npn gradisco essere toccato e ti accoccoli tre le me gambe, vedo che la tua erezione e' diminuita, ne approfitto per infillarti il cockring, strettto come piace a me, il tuo cazzo riprende subito le dimenzioni per cui e' stato scelto, grosso con una cappella a fungo, e le vene che pompano , finalmente vedo una grossa goccia di liquido prespermatico cadere e filare. Ora puoi leccarmi le mutande, ormai sei bravo sai che devi fare, ti fermerai solo quando saranno diventate trasparenti. Sei troppo eccitato ed occupato a gustarti il mio cazzo teso nelle mutande da accorgerti che il mio anfibio si e' sporcato di te, con uno stattone al guinzaglio ti faccio notare la cosa, la tua lingua serve altrove. Ti prodighi a ripulite tutto.

Mi alzo tolgo i boxer e mi giro, quando vedi il mio cocking grosso di acciaio che brilla tra i miei peli ricci un'altra goccia scende dal tuo cazzo, mi avvicino e te lo piazzo in bocca, ti fotto io, tu coi pompini non sei mai stato tanto bravo. Mi muovo velocemente nella tua bocca, i tuoi occhi si riempiono di lacrime, sei tenero ma il mio cazzo ti rimane in gola per diversi minuti, fino a che non diventi rosso e i tuoi occhi mi implorano di uscire. Quando esco dalla tua gola esce un rantolo, mi risiedo e ti faccio salire a cavalcioni su di me, ti bacio e mentre ti lasci andare, la mia mano si piazza violentemente sulla natica destra, una, due , tre quattro volte consecutivamente, lascio libera la tua bocca, e riprendo a sculacciarti, ti alzi il tuo cazzo, sempre bagnatissimo, struscia sui miei pettorali, ne approfitto, ti sollevo, atterri sul mio cazzo duro sul tuo buco, ti fermi non sai che fare, anche se noto che sei pront,o largo e ti pulsa il buco. Rimani cosi' fermo, non sai che fare , uma morsa ti stringe la spalla e ti conduce a sederti ad ogni centimetro scende una goggia dal tuo cazzo, i tuoi occhi brillano questa volta di piacere e ancora una manata sulla tuo sedere, ti alzi di scatto e io ti trattengo e ti spingo giu'. E' tutto dentro, spingo, i tuoi pettorali si gonfiano, mordo i tuoi capezzoli ti esce un gemito ed un 'ancora'. Il mio sguardo di compiacimento si trasforma in rabbia, non devi parlare ti scaravento giu' dalla poltrona, rotoli a terra, di schiena, ti alzo le gambe e ti penetro con violenza una, due, tre spinte violente, non sai che dire mi guardi e ti esce una sola parola 'scusami', continuo forte, sobbalzi dopo un po' mi dici 'padrone , ti prego non ho resistito', rallento un po' e non affondo come prima, ma la cavalcata e' sempre violenta e profonda, ti irrigidisci e uno due tre fiotti eruttano dal tuo cazzo e ti colpiscono in viso, il resto cola sulla tua pancia e sui tuoi peli neri, io continuo, sei venuto troppo presto, peggio per te perdi l'erezione e l'eccitazione ora soffri da morire, continuo e il tuo pisello torna duro, ti lecco la bocca e ci lascio colare la mia saliva dentro, prendo le tue gambe le unisco e le poggio sulla mia spalla destra, e continuo, potente tu mi guardi e mi avverti che il secondo carico e' pronto, appena senti il mio primo schizzo vieni anche tu per la seconda volta.

Esco dal tuo culo da cui inizia a colare il mio sperna, mi siedo e ti guardo disteso su di un fianco. E nella mia mente si formula solo un pensiero: 'Ti amo'.


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