ORSI ITALIANI MAGAZINE


Il Trofeo

(Terza Parte)

Un racconto di Maurorso

Romano - la troia

Mi divertivo molto coi ragazzi ed ero diventato insieme a Davide la troia del gruppo.

Non perdevo mai l'occasione di bere la sborra di qualcuno di nascosto da Pietro, infatti l'allenatore era severo, per non perdere le energie bisognava venire solo ad allenamenti conclusi.

Lui dava via il suo bigolo con parsimonia facendolo desiderare come un trofeo e quando mi apriva il culo in premio per un mio buon allenamento ero al settimo cielo,ma piu' spesso mi puniva duramente, sculacciandomi le chiappe con una paletta o strizzandomi i capezzoli coi suoi grossi polpastrelli duri.

Era fissato coi miei teneri capezzoli e si era messo in testa che dovevano crescere e rimanere sempre eccitati, cosi' mi obbligo' a fare gli allenamenti con attaccate alle tette due pinzette con dei pesi alle estremita' che aumentava di volta in volta. I miei capezzoli divennero davvero grossi e turgidi, lunghi come chiodi, in piu' aumento' le dosi dei prodotti che mi dava per crescere di peso, ero per lui una vacca all'ingrasso. I miei muscoli erano sempre piu' gonfi, i pettorali erano cosi' prominenti che potevo mettere il reggiseno, il culo era formato dalle due angurie delle mie natiche e le mie braccia facevano paura.

Per questo molti presero a chiamarmi Tyson o Hulk, ma pur essendo grosso come loro non ero affatto aggressivo anzi ero molto docile e mi lasciavo fare di tutto.

Pietro comincio' a tosarmi radendomi il pelo che mi copriva avambracci, gambe, petto e culo con uno scopo preciso, voleva rafforzare e infoltire quel pelo che avevo soffice, perche' lo voleva folto e duro.

Ma alla ricrescita provavo un fastidio atroce e Pietro si divertiva quando gli chiedevo di radermi per darmi sollievo rifiutandosi, adorava vedere che dalla mia strettissima canottiera bianca spuntavano corti e durissimi peli come setole che bucavano il cotone e passandoci sopra una mano diceva:

-Senti senti come pungi, nessuna pelle di figa potrebbe starti vicino solo la dura pelle di un uomo.-

E infatti cominciai ad essere coperto da fitto pelo nero.

La mia natura di gran porco emerse irruente e alla fine le scopate agli allenamenti non mi bastavano piu' e lo dissi a Pietro.

-Ho capito che sei uno che deve ricevere molto cazzo per star bene- disse -fai quello che ti dico e lo avraima devi farlo alla lettera!-

La dipendenza psicologica si faceva sottilmente sempre piu' forte.tutti mi dicevano che esageravo con la palestra, che ero troppo grosso, che mi muovevo come un gorilla viste le cosce gonfie e i deltoidi muscolosi, ma io volevo solo far piacere al mio allenatore, volevo che le sue grosse mani sfiorassero il mio corpo, volevo che lui decidesse per me che cazzi succhiare in squadra e da chi farmi sfondare il culo.

Un giorno mi diede un grosso cockring di ferro e me lo mise, disse che non dovevo toglierlo mai e che dovevo vestirmi sempre con i pantaloni della tuta senza mutande.

Gli disubbidii, il cockring mi dava fastidio e poi sotto i panta si vedeva tutto il cazzo che pendeva lungo la coscia semiduro, io amavo invece il mio cazzo quando era molle e accovacciato sulle palle che da quando Pietro me le tirava non erano piu' tonde e gonfie ma penzolavano tra le gambe.

Lui mi vide, ero in giro un pomeriggio e lui mi vide coi jeans per strada e agli allenamenti successivi si incazzo' come una iena.

Fece una scenata davanti a tutti i ragazzi in mezzo al campo e mi fece sculacciare da tutti uno alla volta, chi non picchiava duro avrebbe fatto la stessa fine.

Quella sera dopo che tutti mi avevano schiaffeggiato le chiappe il culo mi ando' in fiamme e per umiliarmi ulteriormente, mentre ero ancora alla pecorina,l'allenatore piscio' sopra le mie maschie natiche arrossate. Il bruciore era insopportabile e promisi gridando ad alta voce che avrei obbedito,avrei fatto tutto quello che voleva lui. Poi i ragazzi mi rinfrescarono con dell'acqua e mi scoparono sotto le docce, forse mosso a compassione quella sera persino Michele, il paracadutista, mi sfondo' con dolcezza.

Portare quel pesante anello non era facile, mi tirava giu' il cazzo e si vedeva tutto sotto i panta della tuta, ma mi abituai anche a certi sguardi per stradaMia moglie comincio' a chiedermi cosa avessi e gli inventai un'irritazione per cui dovevo tenere il cazzo libero dalle mutande e ovviamente non potevo scoparla.

Al lavoro in cantiere fu piu' dura, soprattutto quando venne l'estate, bene o male col pantalone lungo me la cavavo e poi la mia maschia presenza col cazzo in vista incuteva un certo rispetto tra i muratori per i quali bastava parlassi di figa ma poi quando tutti si misero i pantaloni corti Pietro mi obbligo' a fare altrettanto sempre senza mutande, dicendomi che sapeva a che cantiere lavoravo e sarebbe venuto a controllare.

Fu cosi' che all'inizio cercai di non farmi notare ma era inevitabile, appena dovevo chinarmi sulle ginocchia per fare qualche lavoro mi sgusciava fuori la minchia da una gamba, da sotto i pontili si vedeva pure il cockring se uno alzava lo sguardo. Con sorpresa prima e con malizia poi si sparse la voce tra i muratori che Romano il grosso, cosi' mi chiamavano loro, girava senza mutande come una troia e molti sorrisini cominciarono a spuntare qua e la'.

Una volta da sopra un pontile sentii due uomini in basso dirsi a voce alta: -Ma che bella vista da qui', si vedono gli uccellini al guinzaglio!-E giu' a ridere.

Il primo passo lo fece il piu' porco di tutti, Salvo, un morettone dalla scura barba mai fatta, abbronzato e dal forte odore di maschio, che non faceva che parlare di trombate a gran fiche tastandosi il cazzo.

Io ero accovacciato sulle ginocchia alle prese con un buco su un muro, col mio uccello penzolante a cui mi ero abituato, e Salvo si avvicino' dicendomi: -Ti serve una mano, io coi buchi ci so fare-

Mi sorrise guardandomi tra le cosce e si accovaccio' anche lui, subito il cazzo un po' duro gli usci' da una gamba dei calzoncini dondolando, lo aveva tolto dalle mutande ovviamente, ed era lungo e con un prepuzio umido. Lo fissai incantato come sempre quando vedevo la fava di un vero uomo e vidi che si stava alzando a scatti, le palle che erano libere erano pesanti e tiravano in basso lo scroto, non potevo trattenermi mollai il martello e allungai la mano per soppesare quelle sfere pelose, alzai gli occhi e incrociai i suoi: -Che dici di farmi vedere cosa sai fare con quelle belle labbra carnose da troia?-

Mi misi in ginocchio e come un cagnolino leccai quell'osso succoso.

Gli feci un pompino coi fiocchi, come mai donna gli aveva fatto (mi confesso' poi, obbligandomi a spompinarlo tutti i giorni a venire), e quando mi riempi' la bocca bevvi fino all'ultima goccia guardando con la coda dell'occhio il capomastro che ci aveva visti e si stava menando il cazzo li' vicino.

Cosi' in breve tempo tutti sapevano di cosa ero capace perche' Salvo era uno dalla parlantina sciolta; da allora la mia giornata lavorativa si svolgeva per meta' del tempo a lavorare e per l'altra meta' a svuotare i ciglioni di tutti i muratori che ne avevano voglia, ovunque si trovavano e qualsiasi cosa facessero.

A volte dovevo salire sul pontile a ciucciare le minchie di due che tranquilli continuavano a intonacare col cazzo al vento, altre volte quando si lavorava all'interno gli uomini mi obbligavano a girare senza calzoni cosi' chi voleva poteva infilarmi il cazzo in culo liberamente anche se stavo lavorando.

Il capo cantiere era contento perche' aveva notato che tutti venivano al lavoro con entusiasmo e rendevano di piu' e mi propose di smettere di fare il muratore e di fargli da puttana a tempo pieno, mi avrebbe pagato per farmi fottere dagli uomini che lavoravano in diversi cantieri portandomi in giro tutto il giorno per conto delle diverse ditte appaltatrici. Accettai.

Era un uomo che sapeva come far lavorare di gran lena i suoi uomini, infatti se in un cantiere il lavoro andava a rilento minacciava di non portarmi piu' a soddisfarli e quelli, dopo che avevano assaggiato il mio culo e la mia bocca, pur di godere ancora aumentavano la resa. Avevo talmente tanto lavoro da fare che per lui poverino rimaneva giusto il tempo di un pompino mentre guidava il furgone con cui mi portava da un posto all'altro.

Confessai tutto a Pietro.

-Bene, era quello che volevo, vedi sapevo che tu non saresti mai stato alla nostra regola di non scopare con altri uomini al di fuori dei giocatori della squadra. I miei ragazzi la rispettano, perche' alcuni hanno moglie o fidanzata e si vogliono divertire solo qui', altri so che si accoppiano anche fuori ma sempre tra di loro, be' forse qualcuno che sta in caserma qualche militare se lo fa volentieri.

Comunque tu sei una mia creazione e sono io che ti ho spinto verso il cazzo degli uomini fino all'adorazione e alla perdita di pudore e inibizioni. Se adesso giri nudo al cantiere e' un bel passo avanti, se fosse per me ti farei girare nudo anche per strada sei un cosi' bell'esemplare di maschio che tutti ti devono vedere e godere.-

Capii che voleva liberarmi dalle mie barriere mentali e glie ne fui grato, ma i suoi esperimenti non erano finiti.

Era sera tardi e avevo appena finito una sessione di allenamenti, avevo gia' dato il culo a Giorgio il proprietario della palestra, era il pegno da pagare visto che mi faceva allenare fino a tardi; eravamo io e Pietro sul piazzale del parcheggio deserto, illuminato dai lampioni.

-Vuoi fare un passo ulteriore?-Mi chiese stranamente senza ordinare.

-Certo qualsiasi cosa.- Risposi.

-Bene, spogliati e metti i tuoi vestiti sulla tua auto, poi raggiungimi.-

-Dove?-Chiesi un po' preoccupato.

-Io adesso prendo la mia macchina e ti aspetto fuori dal parcheggio dall'altra parte della strada.-

Senza aspettare risposta si avvio' alla sua auto e io alla mia. Mentre mi spogliavo il cuore comincio' a battermi fortema non pensai alle conseguenze, volevo dimostrargli che potevo fare tutto per avere in premio la sensazione incredibile della sua pancia pelosa contro la mia schiena mentre mi scopava.

Mi tolsi tutto e gia' il mio bel cazzotto si gonfiava sentendo l'aria frizzante della sera passarmi tra le chiappe e sulla pelle sensibile tra il buco e le palle, mi scostai un poco con le due mani i glutei e percepii il fresco proprio sul mio buco largo, che i miei muratori amavano chiamare la loro "figa aperta".

Chiusi la macchina e non sapendo dove mettere le chiavi le infilai sotto una ruota, mi rialzai e il parcheggio era vuoto, mi diressi all'uscita. Chiunque avrebbe potuto vedermi cosi' alla luce dei lampioni, le finestre dei palazzi vicini erano spente ma forse qualcuno spiava.

Arrivato al cancello vidi il fuoristrada di Pietro dall'altra parte della strada poco piu' avanti, ma qualche macchina sfrecciava ogni tanto tra me e lui ed io mi nascondevo.

Che fare? attesi ma al suono di clacson del mio istruttore impaziente mi decisi e attraversai.

In quel momento stava arrivando un tir che mi fece i fari e appena mi passo' accanto, accorgendosi che ero nudo, suono' un paio di volte il clacson per farsi sentire. Caspita quell'uomo mi aveva visto bene, chissa' se lo avro' eccitato e questo pensiero mi eccito' parecchio, l'idea di far venire il cazzo duro agli uomini era la cosa piu' bella.

Salii sull'auto e Pietro parti'.-Bene,adesso entriamo in autostrada. Tu accendi la luce interna e abbassa un poco il sedile, quando sorpasso un camion rallento cosi' l'autista ti puo' vedere bene, stenditi un poco e solleva le gambe. Bene cosi', accarezzati tra le cosce e infilati un dito in culo.-

Ubbidii e cominciai a farmi un ditalino, appena lo sentii rallentai guardai fuori e vidi dal finestrino aperto di un grosso tir uscire l'avambraccio peloso di un camionista. Mi strinsi uno dei grossi capezzoli e mi massaggiai il culo non potendo fare a meno di mugolare.

Il camionista aveva mezza testa fuori guardando davanti a se e dentro la nostra auto alternativamente, mi leccai le labbra vogliose e lo sentii ululare forte, sorrisi ma Pietro accelero' lasciando l'uomo, che ci faceva i fari e suonava ripetutamente, a bocca asciutta. Questo giochetto continuo' con tutti i tir che trovammo per strada, Pietro mi disse che voleva farli eccitare come ricci quegli uomini e magari anche un po' incazzare per vederne la loro reazione poi."Poi quando?" Mi chiesi, ma capii presto.

Pietro mise la freccia ed entro' in un autogrill. Ci fermammo prima alle pompe di benzina che sembravano deserte.-Scendi e fammi il pieno.-

Ero titubante ma non potevo oppormi, scesi col cazzo ancora in tiro, presi una pistola e cominciai a fare il pieno sperando che a quell'ora tarda non sarebbe arrivato nessuno. Da lontano vidi che stavano arrivando uno alla volta i camion che avevamo sorpassato, ma andavano al parcheggio sul retro, uno pero' venne alle pompe dove io avevo quasi finito.

Si mise di lato al fuoristrada e un uomo sui 40anni scese dal mezzo, pantaloni corti e canottiera che teneva sollevata sulla pancia prominente e pelosa, si avvicino' a Pietro. -Ehi il tuo amico ha proprio caldo, vero?- Io arrossii come mai prima d'ora ma continuai senza guardare l'uomo che mi fissava voglioso, alzando la voce il camionista continuo': -Se vuole ho qui' un bel gelato per lui tutto da leccare.- Pietro gli disse seccamente: -Vai dietro a parcheggiare e aspettaci.-

Il camion riparti' verso il parcheggio ed io riposta la pistola mi avvicinai al mio allenatore.

-Ma non vorrai mica- Stavo protestando ma lui taglio' corto: -Zitto tu, tieni i soldi, vai a pagare e poi vieni sul retro io sono li' ad aspettarti; ricordati che tu sei fatto per dare piacere al Dio Cazzo e basta!-

Il fuoristrada parti' sgommando ed io mi avvicinai al vetro dietro cui stava dormendo il benzinaio, era un ragazzo giovane dalla maglietta stretta che fasciava un corpo niente male, aveva appoggiato i piedi sulla scrivania e a braccia conserte sonnecchiava, un filo di saliva scendeva dal lato della bocca circondata da un folto pizzetto, i capelli erano a spazzola e un orecchino lo faceva assomigliare a un pirata.

Io mi appoggiai tutto allo sportello cosi' poteva vedermi solo dalla vita in su' e non si sarebbe immaginato che ero nudo, bussai e con uno scatto il bell'addormentato si risveglio'.

Mi sorrise:-Scusa ma a quest'ora mi viene l'abbiocco. Che numero di pompa?-

-La numero sette. -Gli diedi i soldi e guardai i monitor che aveva di lato. Cazzo! In uno mi si vedeva di schiena, col mio culone in vista li' appoggiato allo sportello. Sperai che non se ne accorgesse ma da come si avvicino' a quel monitor capii che aveva visto bene il mio fondoschiena.

-Fa caldo eh?-Mi disse. -Bisognerebbe andare in giro nudi!-

Io ricambiai il sorriso arrossendo un poco, presi lo scontrino e mi allontanai veloce accorgendomi che il ragazzo aveva cacciato fuori la testa dallo sportello e stava guardando le mie chiappe che si muovevano sode sfregandosi l'una contro l'altra. Voltai l'angolo e mi diressi sul retro dove tirai un sospiro di sollievo.

Un numero imprecisato di grossi tir addormentati erano parcheggiati uno di fianco all'altro su quattro file, la luce arancione tra ogni fila di mezzi e il silenzio assoluto rendeva tutto irreale.

Non vedevo il fuoristrada di Pietro.

Cominciai cauto ad aggirarmi tra i camion in cerca dell'allenatore, che sensazioni incredibili stavo provando, il mio corpo nudo che entrava e usciva dall'ombra dei bestioni, ma presto mi accorsi di non essere solo cominciai a notare sui camion la luce delle sigarette di chi stava fumando e vidi poi in mezzo a due file tre uomini che in piedi parlottavano tra loro.

Mi scostai alla loro vista all'istante ma credo se ne fossero accortimi prese un po' il panico potevo finir male e girai veloce qua e la', ma ovunque andassi vedevo uomini fermi vicini alle grosse ruote, vedevo da sotto gambe che si muovevano, sentivo portiere che sbattevano e in quel labirinto non sapevo piu' che fare.

Mi voltai di scatto e la montagna di un uomo a petto nudo mi venne addosso.

-Dove credi di andare?-Era un omone dalla folta barba e dal vocione profondo, il naso un po' a patata avrebbe reso quel viso affabile ma le folte sopracciglia aggrottate non facevano sperare in un carattere dolce.

-Ma che bel bocconcino abbiamo qui!-E comincio' a tastarmi il culo tanendomi per un braccio:

-Quanta carne hai addosso ma la nonna non ti ha detto che se giri nel bosco trovi l'orso?-

Io appena quelle mani calde mi toccarono mi calmai subito e capii cosa dovevo fare, presi tra le mani il grosso indice dell'uomo e lo portai alla bocca, lo leccai un po' e poi lo spompinai, quindi lo sfilai umido mentre lui mi guardava fisso e lo portai dietro al buchetto facendogli sentire che stava palpitando.

-Questa e' la tana dell'orso- gli dissi.

L'uomo spinse appena il dito che scivolo' veloce dentro il buco dilatato e mi tiro' a se, i nostri bacini si incontrarono e un enorme minchione chiuso nei pantaloni mi premette addosso, sentii il grande petto dal pelo riccio contro i miei teneri capezzoloni e lui senza dire una parola mi caccio' la lingua in bocca spingendo il dito in culo fino in fondo. Il suo linguone carnoso era ricco di saliva che mi riempi' la bocca, mi baciava con passione come se fossi suo, poi si scosto' e mi disse: -Riempiti bene la bocca di saliva che devi lubrificare il mio bigolo se non vuoi che faccia male a questo buchetto...anche se sento che e' bello largo-

Io sorrisi e mi divincolai dall'abbraccio,gli dissi di seguirmi e uscii dal corridoio stretto dei due tir allineati mettendomi in piena luce in mezzo alle due fila. Mi inginocchiai e rimasi ad aspettare guardando verso il buio da cui ero venuto, l'asfalto duro mi dava un po' fastidio alle ginocchia ma ero infoiato e non ci pensai. Dal buio spunto' prima la sua cappella gonfia, violacea e dal prepuzio molto carnoso anche se scappellato, poi l'asta bella in tiro, venosa e dalla circonferenza di un bel salame stagionato e quindi tutto il corpo del camionista che si era spogliato e che si avvicinava a me con un'andatura un po' goffa, portando tutto il peso su un gambone e poi sull'altro.

Il bigolotto era scosso a destra e a sinistra, ma l'orso lo fermo' afferrandolo saldamente e lo indirizzo' leccandosi i baffi verso di me.

Lo ingoiai appena mi fu di fronte e ci lavorai sopra, era ricco di sapore e caldo pulsava nella mia gola, tenevo le chiappone pelose dell'uomo tra le mani per imprimere il ritmo al pompino e lui mi accarezzava la testa come un padre tenero: -Bravo bambino succhia il cazzo di papa'.-

Poi mi sollevo' tenendomi da sotto le ascelle e mi volto', mi basto' chinarmi appena che gia' l'uomo era dentro di me; e' sempre bello sentirsi dilatare da un grosso cazzo e allargai bene le cosce per riceverlo tuttoEssendo io una montagna di muscoli riuscivo con facilita' ad attutire tutti quei chili di maschio che mi scuotevano ritmicamente e avvenne l'inevitabile: lentamente dai camion cominciarono ad arrivare gli altri autisti in calore, prima due poi cinque poi venti. Sia che lo avessero duro tra le mani o che se lo massaggiassero attraverso i calzoncini sapevo che il mio dovere era quello di soddisfarli tutti a uno a uno. Aprii la bocca e aspettai che il piu' veloce ci infilasse l'uccello.

Fu l'uomo dalla pancia all'aria che avevo visto alla pompa di benzina il primo, non era il mio tipo ma non importa, non ero io che poteva decidere, dovevo solo succhiare e farmi sbattere.

Feci godere quegli uomini per tutta la notte, alcuni portarono dei cuscini dopo che a furia di prenderlo nel culo alla pecorina mi lamentai della posizione e potei sdraiarmi per essere inculato dal davanti.

Molti si sedevano letteralmente col culo sul mio viso ed io leccavo loro il buco sudato prima che mi lasciassero ingoiare anche i loro bastoni. Con la coda dell'occhio a un certo punto, mentre un cretino mi trapanava la bocca col suo martello pneumatico dicendomi: -Ti piace il trapano eh?-, vidi Pietro.

Era nudo anche lui e si stava inculando il benzinaio, quel ragazzotto se lo stava godendo alla grande ad occhi chiusi tenendosi spalancato il culo con le mani, lo avrei rivisto presto come nuovo acquisto nella nostra "squadra dei manzi".

Poi il trivellatore mi riempi' la bocca di sborra e persi di vista Pietro, bevvi a sorsate veloci perche' il camionista era davvero pieno e non finiva di eruttare urlando di piacere.

All'alba l'ultimo camionista mi stava scopando di nuovo alla pecorina, era un turco dai lunghi baffoni scuri, mi ero gia' fatto il suo compagno di viaggio che li' di fianco col cazzo pendulo e gocciolante incitava l'amico a spaccarmi il culo nella sua lingua incomprensibile, credo.

Peccato che ormai non c'era piu' nulla da spaccare, con tutta la sborra di cui ero pieno e grazie alla dilatazione subita probabilmente se il turco mi infilava il pugno fino all'avambraccio neanche me ne sarei accorto!

Era l'alba ed ero esausto, non ce la facevo piu' di cazzi! Da un tir scese uno dei camionisti che mi aveva inculato quella notte, si avvicino' sputando per terra con gli occhi gonfi di chi si e' appena svegliato, era un tipo tutto tatuato e molto rude.

Mi prese per un polso e mi invito' ad alzarmi, "finalmente e' finita" pensai e lo seguii docilemi sbagliavo.

Il bastardo giunti sul retro dell'autogrill mi fece abbassare di nuovo contro la parete e si tiro' fuori l'uccello molle.

-Apri la bocca zoccola.- Ci risiamo pensai e malvolentieri aprii la bocca: un improvviso getto di piscio caldo mi fini' dritto in gola. Tossii e sputai, ma mi arrivo' un ceffone in faccia mentre l'uomo continuava a pisciarmi addosso. -Devi bere stronzo!-

Non feci in tempo a riaprire la bocca che ormai il getto si stava esaurendo, cercai allora di assaporare quel piscio e non lo trovai poi cosi' male ma non mi ero accorto che un secondo uomo si era avvicinato ed estratto anche lui il cazzo mi piscio' contro una guancia.

Chiusi gli occhi e mi voltai verso di lui a bocca spalancata cosi' pote' riempirmela.

Purtroppo tutti i camionisti che mi avevano scopato e che si risvegliavano scendendo dai camion per andare a pisciare vedendo la scena si avvicinavano e mi usano come cesso. Non ne potevo piu'!

Ma lassu' qualcuno mi ama, infatti il primo orso che mi aveva allargato il culo quella notte si stava avvicinando anche lui, ormai faceva chiaro e potevo veder bene il suo pelo sale pepe che sbucava dalla canottiera, il suo grosso corpo e l'espressione che non era come la sera prima quella di un uomo in calore ma quella di un padre affettuoso.

Mi alzai e gli andai in contro,teneva una coperta tra le mani, una volta di fronte a lui lo guardai negli occhi con tenerezza e lo supplicai:-Portami a casa ti prego, mi potrai scopare quando vorrai-

-Ho proprio bisogno di un cucciolotto come te da trombare quando sono da queste parti. Mi piace avere un culo caldo che mi aspetta in ogni citta' dove mi fermo. -E sorridendo mi copri' con la coperta e mi condusse al suo camion.

-Puzzi molto ragazzo vieni. - E prima di farmi salire a lato del bestione prese una tanica d'acqua e mi sciacquo' per bene, massaggiandomi col bagnoschiuma, mi sentivo un bambino nelle sue mani forti.

-Quanto sei grosso ragazzo, sei tutto da palpare-sussurrava sfregandomi la schiena muscolosa e le chiappe stanche.

Mi resi conto che non avevo solo bisogno di chi usasse il mio corpo ma anche di chi lo amasse come stava facendo quest'uomo e cominciai a provare risentimento nei confronti di Pietro dopo che mi aveva abbandonato li' dimostrandomi che per lui ero solo un animale da addomesticare.

Si instauro' un rapporto saltuario ma intenso con Ettore, questo e' il nome del camionista.

Tutte le volte che per lavoro veniva col suo grosso tir dalle mie parti mi chiamava ed io lo raggiungevo per farmi fottere da lui, era dolce e forte allo stesso tempo e se ci si trovava in qualche parcheggio dopo avermi fatto il culo mi lasciava libero di soddisfare anche i camionisti parcheggiati li' intorno.

Infatti io ero insaziabile di cazzo, non mi bastavano i minchioni che succhiavo di giorno al lavoro, volevo anche quelli che recuperavo la notte in quei parcheggi che avevo scoperto grazie ad Ettore e che frequentavo sempre piu' spesso.

Maurorso