ORSI ITALIANI MAGAZINE




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Il venditore ambulante (seconda parte. L'orto di Antonio)

Un racconto di Tenerorso


I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


Dopo la nostra prima esperienza gay io e Antonio ci siamo sentiti di nascosto per telefono, volevamo metterci d’accordo su come poterci rivedere, mi disse che molti degli ortaggi che vendeva al mercatino provenivano dal suo orto e che avremmo potuto incontrarci li.

Stava iniziando l’estate, iniziava a fare molto caldo, ci accordammo per la settimana successiva… io dissi a mia moglie che andavo ad una cena con i colleghi mentre lui era solo perché la moglie era partita per il fine settimana per andare a trovare la sorella che non stava molto bene.

Mi diede le indicazioni per arrivare alla sua campagna. Arrivai intorno alle otto di sera; il sole iniziava a scendere, parcheggiai l’auto davanti al cancello.

Appena Antonio si accorse che ero arrivato lasciò quello che stava facendo e venne ad accogliermi al cancello con una corsetta leggera che gli faceva sobbalzare la panza e anche altro.

Come al solito aveva un paio di jeans molto leggeri e tagliati all’altezza delle ginocchia e una camicia a quadretti completamente sbottonata e con le maniche corte.

Quando arrivo al cancello rimasi incantato; era sudato per via del caldo e del lavoro, il suo petto villoso e la sua pancia pelosa brillavano alla luce del tramonto per via delle goccioline di sudore che si erano formate tra i peli brizzolati.

Mi accolse con un grande sorriso si guardò un attimo attorno, mi prese il viso tra le mani e mi stampo un meraviglioso bacio in bocca. Io ero ancora imbambolato mi fece entrare subito dentro, disse che c’erano dei vicini che avevano la campagna confinante con la sua ma che la siepe separava gli orti e garantiva un minimo di riservatezza. In effetti una volta dentro ci sentimmo subito più tranquilli e lontani da occhi indiscreti.

Mi fece entrare subito in casa, una casetta piccolissima di campagna con un bagnetto una cucina e una camera da lettotutto molto essenziale, mi offri un bicchiere d’acqua e si scusò per avermi accolto in quel modo; stava finendo di innaffiare, mi disse di seguirlo nell’orto che stava terminando e mi voleva far vedere una cosa.

Lo seguii, aveva un orto molto curato e rigoglioso pieno di alberi da frutto e di verdure. Mi disse che nell’orto ci andava solo lui; sua moglie e sue figlie non ci andavano mai, passava delle ore nella sua campagna e solo ogni tanto scambiava qualche chiacchera col vicino.

Arrivammo al rubinetto dell’acqua che stava usando per innaffiare e lo chiuse poi mi prese per mano e mi portò vicino ad una fila di piante di cetrioli, scosto qualche foglia e apparve la sorpresa.

Scoppiammo a ridere tutti e due e lui arrossi; aveva legato alcuni cetrioli con un laccio ad una estremità in modo tale che crescendo si formasse un solco una strozzatura che simulava la cappella di un cazzo.

Il cetriolo già di suo aveva un aspetto fallico ma cosi era ancora più evidente.

Mi disse che quelli erano i suoi giocattoli per quando si sentiva solo e me ne fece scegliere uno che mi potesse andar bene, lui scelse il suo e poi mi disse che dopo ci saremmo divertiti.

Tornammo in casa, chiuse la porta appoggio gli ortaggi sul tavolo, si girò verso di me e si immobilizzò; mi stava fissando, non parlava più, era in un bagno di sudore; io ero imbambolato lo guardavo in silenzio, mi avvicinai verso di lui e iniziai ad accarezzarle il petto, gli tolsi la camicia ed iniziai a baciarlo e leccarlo dappertutto, sapeva di maschio e di sudore, infine scesi un po più giù e gli slacciai i jeans.

Lui mi bloccò e mi disse che prima voleva darsi una rinfrescata.

Gli risposi che prima volevo sentire il suo sapore e poi lo avrei accompagnato a farsi una doccia.

Gli abbassai lo slip che sapeva un po’ di piscio e ingoiai subito il pezzo di carne, sapeva di sale, piscio e sborra; era barzotto e stava iniziando a gonfiarsi, glielo ripulii per bene, lui apprezzava e mi accarezzava la testa, io non riuscivo a staccarmi succhiavo come un matto mi piaceva tantissimo, gli leccai anche le palle e ogni tanto sniffavo le sue mutande sporche, avevano un odore intenso che mi eccitava, poi gli dissi che adesso potevamo andare in doccia.

La doccia era piccolissima, ci entrava a malapena lui, quindi aspettai fuori e nel frattempo mi godetti lo spettacolo; il suo possente corpo che si bagnava la sua mano che accarezzava il suo corpo cospargendo quella delicata schiuma in mezzo a quella selva di peli bagnati, era molto eccitante.

Mi avvicinai aprii la porticina della doccia e iniziai a massaggiargli il cazzone flaccido fino a farlo risvegliare, poi lui si abbassò per lavarsi le gambe mostrandomi il lato b; gli passai la mano piena di schiuma lungo la fessura massaggiando quel bellissimo culone peloso e soppesando e palpando il suo enorme scroto. poi presi il doccino, lo risciacquai per bene e gli porsi un asciugamano.

Andammo un attimo in cucina a prendere i cetrioli e poi in camera.

Lui era ancora un po’ bagnato con solo l’asciugamano legato in vita, mi tirò a se e mi baciò, la sua barba ispida mi pungeva, le nostre lingue si aggrovigliavano l’una nella bocca dell’altro; mi buttò sul letto e iniziò a spogliarmi, era sopra di me; mi fece mettere a pecora e inizio a massaggiarmi il sedere con la sua manona, poi si inumidì un dito con la saliva e mi profanò.

Il suo dito entrava e usciva dal mio ano lentamente, poi mi allargò bene il culo con entrambe le mani e iniziò a leccarmelo in profondità, la sua lingua sembrava un serpente, io stavo già godendo da matti, girai la faccia e notai che sotto il suo asciugamano il suo bestione si stava risvegliando; gli strappai l’asciugamano e mi ritrovai quella sberla di salsiccione davanti al naso; ora profumava di pulito ma potevo comunque sentire il suo odore maschio e lo presi avidamente in bocca.

Mentre io glielo succhiavo, lui mi ravanava il culo con il dito poi prese il cetriolo che avevo scelto e continuò con quello.

Ero in estasi mi aggrappavo forte alle lenzuola e lui faceva scorrere dentro di me quel cetriolo enorme fino a dilatarmi completamente, poi me lo sfilò e si sedette su una sedia affianco al letto allargando le gambe e mettendo in mostra tutta la sua potenza.

Io lo raggiunsi mi inginocchiai davanti a lui e ripresi a succhiarglielo, poi mi sedetti a cavalcioni sulle sue gambe abbracciandolo.

Antonio mi allargò il culo con entrambe le mani e con un colpo secco mi penetrò violentemente, mi sembrava di stare sopra un toro imbizzarrito, dopo pochi colpi bene assestati la mia prostata non resse e gli venni copiosamente sulla pancia; lui non si fermava continuava a scoparmi in quella posizione; il suo membro era sempre più grosso il ritmo stava aumentando e ad un certo punto finalmente si liberò esplodendomi dentro tutto il suo miele.

Ero esausto mi abbandonai tra le sue braccia, i nostri ventri a contatto scivolavano l’uno su l’altro cosparsi di sudore e sborra. Il suo pene si rilassò un poco e uscì dal culo dandomi una dolce sensazione liberatoria; il mio buco sembrava una voragine, lui mi massaggiò lo sfintere con il dito medio fino a che la sua sborra colò fuori sulla sua mano e me la spalmò addosso come crema.

Ci baciammo per qualche minuto e ci scambiammo parole dolci.

Era stato bellissimo, fu la prima volta sia per me che per Antonio, ci sdraiammo nuovamente sul letto e ci rilassammo; erano circa le nove e mezza di sera, ci guardavamo negli occhi e ci accarezzavamo a vicenda poi ad un certo punto mi chiese se mi ricordavo che cosa mi avesse detto la volta precedente quando ci salutammo e mi prese la mano portandola verso il cetriolo più grosso; mi disse che mentre mi ricaricavo potevo farlo divertire con il suo cetriolo; dopo avermi visto godere in quel modo voleva provare anche lui ad essere penetrato.

Io non vedevo l’ora, mi stavo già eccitando lo feci girare a pancia in su e gli allargai bene le gambe; con le mani gli tenevo le cosce aperte e iniziai a leccargli il culo, lui stringeva le lenzuola con i pugni chiusi, sembrava molto sensibile in quella zona, io gli spingevo la lingua sempre più in profondità e lui gemeva sempre di più poi presi il cetriolo e glielo appoggiai iniziando a premere.

Dopo un po’ di insistenza, la capellona del cetriolo fu tutta dentro e Antonio tirò un ruggito misto tra dolore e piacere poi mi prese le braccia con le sue potenti mani e me le strinse forte.

Lo feci abituare un attimo poi estrassi il cetriolo e me lo misi in bocca per cospargerlo di saliva e poi glielo rinfilai nel culo facendolo sobbalzare; iniziai lentamente a stantuffarlo, lui si giro si mise a pecora, inarcò la schiena allargò bene le gambe e si aggrappò forte al cuscino, io iniziai ad aumentare il ritmo.

Stavo inginocchiato affianco a lui con una mano gli allargavo il culo e con l’altra gli infilavo il cetriolo ritmicamente; dopo un paio di minuti Antonio iniziò a godere incredibilmente, i suoi gemiti riempivano tutta la stanza, il suo culo inghiottiva letteralmente tutto il cetriolo per poi rilasciarlo subito dopo; io ero sempre più eccitato, non vedevo l’ora di cavalcarlo.

Estrassi il cetriolo e gli appoggiai la mia cappella gonfia; il suo culone la ingoiò subito ed io iniziai a montare Antonio. I ruoli si erano invertiti, ora ero io che avevo il controllo, lo cavalcavo con ritmo regolare senza strafare e con una mano gli accarezzavo la nuca, lui gemeva a bocca aperta; stava sbavando, voleva qualcosa da succhiare ed io gli infilai due dita della mano in bocca.

Lo cavalcai ancora qualche minuto in quella posizione poi lo feci girare a pancia in su e gli sollevai le cosce. Il suo cazzone svettava davanti a me sulla sua pancia pelosa, glielo presi con la mano destra e mentre lo masturbavo, lo penetrai a fondo fino a farlo urlare.

Iniziai a scoparlo ad un ritmo sempre più forte e a segarlo contemporaneamente, lui si aggrappò forte alle lenzuola fino a quando si irrigidì mentre sentiva arrivare l’orgasmo.

A quel punto anche io mi liberai e gli riversai dentro il culo tutto il mio latte, con la mano ormai piena della sua sborra continuavo a segarlo poi gli feci leccare le dita e lui me le ripulì una ad una.

Anche dal suo culo grondava la mia sborra ed io la raccolsi con un dito e gli feci leccare anche quella e poi lo baciai.

Le nostre lingue si intrecciavano, sentivo il sapore della sborra ed il suo odore pungente.

Tra i peli della barba ne aveva ancora un po’ ed io gliela succhiai avidamente, mi sdraiai su di lui sul suo ventre, rimanemmo abbracciati così con i nostri membri a contatto che non volevano saperne di riposare.

L’eccitazione non si era ancora placata ma pian piano ci rilassammo e ci addormentammo abbracciati per qualche ora.

Quando ci svegliammo erano quasi le tre di notte, avevamo una fame da lupi non avevamo neanche cenato; nella stanza c’era odore di sesso.

Avevamo dato sfogo a tutte le nostre voglie represse, io mi sentivo in imbarazzo e forse anche lui; ad un certo punto ci prese il panico; avevamo paura che qualcuno ci scoprisse.

Ci facemmo una doccia velocemente e poi lui mi riaccompagnò al cancello. Era notte fonda, non c’era nessuno e neppure la luna.

Avevo uno strano senso di ansia; ci facevamo luce con il cellulare, mi baciò di nuovo e mi disse di non preoccuparmi.

Tutti dormivano, le luci del vicino erano spente e io dissi ad Antonio che mi sentivo in colpa e preoccupato perché avevamo appena iniziato una relazione clandestina da nascondere a tutti, alle nostre mogli ai nostri figli, a tutti.

Mi rispose che anche lui aveva le stesse ansie ma che era contento perché finalmente si sentiva vivo al cento per cento e aveva liberato una parte di se che aveva sempre represso.

Lo capivo benissimo, io provavo le sue stesse sensazioni e gli dissi che volevo continuare a vederlo ma che dovevamo trovare il modo di farlo in completa sicurezza, solo ogni tanto, lì da lui nella sua campagna o come la volta precedente all’aperto e lontano da occhi indiscreti.

Ci abbracciammo ancora qualche secondo e poi salii in macchina e me ne andai contento ma anche preoccupato; dovevo già inventare una scusa a mia moglie per aver fatto così tardi sperando che la bevesse e non chiedesse a nessuno della cena con i colleghi che non c’era mai stata.